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ATTO PRIMO di Aristide Gorizia
15 agosto 2002

    Si risvegliò in un ambiente a lui noto ma per certi versi, completamente sconosciuto.
    Non sapeva come era finito lì e l'ultima cosa che ricordava era una spiaggia sassosa dell'isola di Augusto. Poi lo colpì il solito mal di testa mattutino e seppe che era tutto vero. O che per lo meno non stava sognando.
    Maledizione, si disse, una bella allucinazione di prima mattina era proprio quello che gli ci mancava. Si mise a sedere sul lettino e notò con piacere la finezza dei dettagli, la luminosità degli ambienti e la cortese asetticità del mobilio. Gran bella allucinazione.

    Era decisamente un infermeria della Flotta Astrale. Ma di dove? Una base stellare? Una nave stellare? La terra del 24simo secolo? Tutte domande di cui non sentiva il bisogno di trovare una risposta immediata. In fondo, se si trattava di un allucinazione, tanto valeva godersela fino in fondo.

    Sorrise al pensiero di dove avrebbe potuto trovare una buona tazza di caffè. Al più vicino replicatore "ofcourse" ma come distinguere un replicatore da tutto il resto? Aveva intuito che si trovava in un infermeria dalla presenza del simbolo del caduceo stampato qua e là sulle coperte e su un paio di pareti ma niente indicava una "zonaBar" o "replicatore".

    Si accorse allora di non essere solo. Nella stanza semicircolare c'erano altri sei letti di cui cinque ancora occupati. Si avvicinò sperando di riconoscere qualcuno ma quei volti non gli dicevano nulla. Per lo meno, si disse, da quello che vedeva nessuno di loro pareva un extraterrestre. Peccato. Sarebbe stato un particolare raffinato della sua allucinazione.

    Le apparecchiature alle spalle di quei letti ronzavano tranquilli sensa dare nessun segno di urgenza o di pericolo. Suppose che quelle persone stavano solo dormendo. Come lui pochi istanti prima. Valeva la pena di svegliarli per sapere chi fossero? Non proprio. Meglio aspettare che lo facessero da soli. Perchè avere fretta di mettersi nei guai?

    Si stiracchò la schiena nel pigiamino azzurro tipico degli episodi di TNG e si stupì che ancora nessuno del centro medico si fosse ancora fatto vivo. Chessò, un dottore, un infermiere...si sarebbe accontentato anche di un inserviente, qualcuno insomma che gli spiegasse come era finito li e che ruolo avesse in quella follia che stava vivendo.

    Perchè solo follia si poteva chiamare.

    Risvegliarsi in compagnia di sconosciuti in un infermeria della flotta stellare non era certo la cosa più strana che gli fosse capitata ma decisamente la più insolita, o quanto meno, la più inaspettata.
    Si strofinò il viso con le mani e decise era il caso di trovare la via d'uscita. Sperando che qualcuno a bordo parlasse la sua lingua. Certamente lui non parlava lo standard federale.
    Sarebbero stati momenti...interessanti, almeno fino a quando si fosse ricordato dell'esistenza del traduttore universale.

    Poi quasi ebbe un colpo quando qualcuno parlò alle sue spalle.
    -Ben svegliato.-
    Sull'uscio della sala adiacente, un persona più o meno della sua età, lo guardava sorridente, indossando la sua stessa...divisa azzurrina da bioletto.
    -Scusa, non volevo spaventarti.- disse lo sconosciuto.- ero di là a cercare questo e mi sono accorto solo ora che ti eri svegliato.-

    Il tizio impugnava un boccale nero fumante di qualcosa e che amanava uno strano odore. Sul boccale c'era la serigrafia del delta della flotta.
    -D...dove..?- cercò di chiedere.
    -Non lo sai?- chiese l'altro. Lui ridacchiò sperando di non sembrare imbarazzato.
    -Credo di saperlo, ma una risposta mi farebbe certamente sentire meno...idiota di quanto non mi senta già.-
    -Oh, bè. ovviamente ognuno reagisce a suo modo. per quanto mi riguarda, io mi sto già adattando.-
    -Adattando a cosa?- chiese dubbioso, lui.
    -A tutto questo. Sapevo che prima o poi sarei impazzito ma che questo fosse il mio delirio, proprio non me lo aspettavo.-

    Poi l'altro prese l'iniziativa di presentarsi.
    -Ciao, mi chiamo Paolo. Benvenuto nel mio incubo preferito.- e sorrise stendendo la mano.
    Lui strabuzzò gli occhi e quasi impallidì.
    -P...Paolo?- chese lui stringendo la mano dell'altro.
    -Si, Paolo Maroncelli. C'è qualcosa che non và? Ti vedo pallido...- Effettivamente cominciava a non sentirsi del tutto coerente. Ebbe il bisogno di appoggiarsi ad un lettino.
    -No...no, sto benissimo. E che pensavo che fosse il mio di sogno.-
    Poi prese un ampio respiro e cercò di fare mente locale.
    -No, no. Decisamente no. Ora comincio a fare anche da gueststar nei sogni altrui...pazzesco.-

    Maroncelli si accomodò su una poltrona e prese a sorseggiare dal boccale.
    -Lo so, è pazzesco. Ma che vuoi farci? Cominciare a urlare, agitare le mani in aria e correre per la stanza?-
    -E un opzione come un altra. Comincerò a prenderla in considerazione quando tutte le altre falliranno miseramente.-
    Paolo emise un risolino soffocato dalla bevanda.

    -Per la cornaca, io sono Gorizia. Aristide Gorizia.-

    -Newport!!!- Esplose Maroncelli alzandosi in piedi e stringendogli di nuovo la mano con calore.
    Gorizia emise un gemito di dolore. Il mal di testa non era ancora passato del tutto.
    -Tenente Newport!- disse sorridendo Maroncelli.-Avevo il sospetto che fossi tu. Gli altri li ho riconosciuti tutti.-
    -Si, si...con calma adesso. E scordati la possibilità che ti chiami capitano. Quello funziona solo in rete.- rispose Gorizia. -E chiamami Ari. -
    -Certo certo...ovviamente.- si calmò Maroncelli. Aristide si avvicinò agli altri lettini ma da quelli non veniva nessun segno di risveglio.

    -Hai detto che li conosci? Chi sono?-
    -Certo. E se tu ti fosi fatto vivo più spesso, li riconosceresti anche tu.- Paolo si avvicinò ad Aristide ed indicò le prime due "dormienti". -Le ragazze sono Marina di Milano e Wanda Calderoni...mentre questo bel tipo è Marco Dalmonte. Gli altri due sono Roberto Messora e Gianluigi Russo.-
    -Il cast al completo, insomma.-
    -Non proprio. Mancano ancora un paio di persone ma il meglio del nucleo "storico" c'è tutto.-
    Il meglio diceva lui. Aristide avrebbe voluto urlare.
    -Allora c'è solo da aspettare che si risveglino e poi forse scopriremo a chi appartiene questo incubo.- Disse.
    Maroncelli prese un altro sorso.
    -Dipende.-
    -Dipende? E da cosa? E poi dove diavolo siamo finiti?- chiesse astioso Gorizia. -Se non è il mio delirio e, sperando, non è un tuo sogno perticolarmente brillante, allora deve appartenere a qualcuno di loro, non trovi?-
    -Certo, certo. Una spiegazione logica ci deve anche essere ma personalmente non ho fretta di scoprirla. Negli ultimi tempi ero così stressato dal lavoro che una distrazione del genere mi ci voleva proprio. Avrei preferito poter scegliere ma, sai comè...a caval donato...-
    Si si, pensò Aristide. Anche per lui gli ultimi mesi non erano stati particolarmente rilassanti e quella gita a Capri era il primo momento di pausa che si prendeva da molto tempo.

    Poi Maroncelli continuò.
    -...Quanto alla tua prima domanda...- ed allora con calma, girò il boccale mostrandogli la serigrafia sull'altro lato. U.S.S UNICORN.
    -Pazzesco.- disse.
    -Completamente folle- corrispose Maroncelli. Poi i due si sedettero su altrettante poltroncine e rimasero in silenzio per qualche istante.

    Aristide ruppe la pausa per primo ricordando il suo primo desiderio.
    -Cos'è che stai bevendo?-
    -Tè vulcaniano.-
    -Ed è buono?-
    -Un vero insulto al palato. Fa proprio schifo-
    -Allora perchè...-
    -Perchè ormai l'avevo già ordinato al replicatore e non sapevo come restituirlo.- Lo interruppe Maroncelli.
    -Non volevo lasciarlo sulla scrivania di qualcuno e non ho trovato nessun contenitore per i rifiuti o un lavandino. E poi, ho pensato che se questa storia continuerà per parecchio, era meglio se cominciavo ad abituarmi ai "sapori" locali.-

    Aristide annui tristemente concorde sperando in cuor suo nessuno che nessuno gli chiedesse di dar prova di se stesso in ingegneria.
    -Replicatore hai detto?- Chiese all'altro. Maroncelli annuì mentre ancora poco convinto finì l'ultimo sorso.
    -E funziona? Cioè fa anche del caffè normale?-
    -Certo, per quello che sono stato capace di capire.-
    -Allora andiamo.-Incitò Gorizia alzandosi di scatto. -Portamici, ho proprio bisogno di una buona tazza per svegliarmi del tutto. E chissa che non ci riesca di svegliarci del tutto.-
    Maroncelli posò su una mensola il boccale annuì.
    -Daccordo. Comincio ad aver bisogno anch'io di qualcosa di normale. E poi non credo che fino a quando gli altri non svegliano, noi si possa fare qualcosa.-
    -Senza contare il fatto che comincio a sentire il bisogno di trovare un bagno.- Maroncelli fù daccordo anche su quello.

    I due uscirono di buon passo dalla saletta diretti probabilmente all'unico vantaggio tangibile di trovarsi su una nave stellare della federazione classe Galaxy II. Un replicatore funzionante.
    Le ultime parole che si sentirono nella saletta fu la voce di Gorizia che chiedeva...
    -Hai provato già ad uscire dall'infermeria? Hai notano quaalcun'altro...?-
    -No.- Rispose Paolo -A quanto pare........-

    E nel frattempo che le voci si affievolivano, un altro paio di occhi si aprirono preoccupati nella stanza.



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