Si risvegliò in un ambiente a lui noto ma per certi versi,
completamente sconosciuto.
Non sapeva come era finito lì e l'ultima cosa che ricordava era una
spiaggia sassosa dell'isola di Augusto. Poi lo colpì il solito mal di
testa mattutino e seppe che era tutto vero. O che per lo meno non
stava sognando.
Maledizione, si disse, una bella allucinazione di prima mattina era
proprio quello che gli ci mancava. Si mise a sedere sul lettino e
notò con piacere la finezza dei dettagli, la luminosità degli
ambienti e la cortese asetticità del mobilio.
Gran bella allucinazione.
Era decisamente un infermeria della Flotta Astrale. Ma di dove?
Una base stellare? Una nave stellare? La terra del 24simo secolo?
Tutte domande di cui non sentiva il bisogno di trovare una risposta
immediata. In fondo, se si trattava di un allucinazione, tanto valeva
godersela fino in fondo.
Sorrise al pensiero di dove avrebbe potuto trovare una buona tazza di
caffè. Al più vicino replicatore "ofcourse" ma come distinguere un
replicatore da tutto il resto? Aveva intuito che si trovava in un
infermeria dalla presenza del simbolo del caduceo stampato qua e là
sulle coperte e su un paio di pareti ma niente indicava una "zonaBar"
o "replicatore".
Si accorse allora di non essere solo. Nella stanza semicircolare
c'erano altri sei letti di cui cinque ancora occupati.
Si avvicinò sperando di riconoscere qualcuno ma quei volti non gli
dicevano nulla. Per lo meno, si disse, da quello che vedeva nessuno
di loro pareva un extraterrestre. Peccato. Sarebbe stato un
particolare raffinato della sua allucinazione.
Le apparecchiature alle spalle di quei letti ronzavano tranquilli
sensa dare nessun segno di urgenza o di pericolo. Suppose che quelle
persone stavano solo dormendo. Come lui pochi istanti prima. Valeva
la pena di svegliarli per sapere chi fossero? Non proprio. Meglio
aspettare che lo facessero da soli. Perchè avere fretta di mettersi
nei guai?
Si stiracchò la schiena nel pigiamino azzurro tipico degli episodi di
TNG e si stupì che ancora nessuno del centro medico si fosse ancora
fatto vivo. Chessò, un dottore, un infermiere...si sarebbe
accontentato anche di un inserviente, qualcuno insomma che gli
spiegasse come era finito li e che ruolo avesse in quella follia che
stava vivendo.
Perchè solo follia si poteva chiamare.
Risvegliarsi in compagnia di sconosciuti in un infermeria della
flotta stellare non era certo la cosa più strana che gli fosse
capitata ma decisamente la più insolita, o quanto meno, la più
inaspettata.
Si strofinò il viso con le mani e decise era il caso di trovare la
via d'uscita. Sperando che qualcuno a bordo parlasse la sua lingua.
Certamente lui non parlava lo standard federale.
Sarebbero stati momenti...interessanti, almeno fino a quando si fosse
ricordato dell'esistenza del traduttore universale.
Poi quasi ebbe un colpo quando qualcuno parlò alle sue spalle.
-Ben svegliato.-
Sull'uscio della sala adiacente, un persona più o meno della sua età,
lo guardava sorridente, indossando la sua stessa...divisa azzurrina
da bioletto.
-Scusa, non volevo spaventarti.- disse lo sconosciuto.- ero di là a
cercare questo e mi sono accorto solo ora che ti eri svegliato.-
Il tizio impugnava un boccale nero fumante di qualcosa e che amanava
uno strano odore. Sul boccale c'era la serigrafia del delta della
flotta.
-D...dove..?- cercò di chiedere.
-Non lo sai?- chiese l'altro. Lui ridacchiò sperando di non sembrare
imbarazzato.
-Credo di saperlo, ma una risposta mi farebbe certamente sentire
meno...idiota di quanto non mi senta già.-
-Oh, bè. ovviamente ognuno reagisce a suo modo. per quanto mi
riguarda, io mi sto già adattando.-
-Adattando a cosa?- chiese dubbioso, lui.
-A tutto questo. Sapevo che prima o poi sarei impazzito ma che questo
fosse il mio delirio, proprio non me lo aspettavo.-
Poi l'altro prese l'iniziativa di presentarsi.
-Ciao, mi chiamo Paolo. Benvenuto nel mio incubo preferito.- e
sorrise stendendo la mano.
Lui strabuzzò gli occhi e quasi impallidì.
-P...Paolo?- chese lui stringendo la mano dell'altro.
-Si, Paolo Maroncelli. C'è qualcosa che non và? Ti vedo pallido...-
Effettivamente cominciava a non sentirsi del tutto coerente. Ebbe il
bisogno di appoggiarsi ad un lettino.
-No...no, sto benissimo. E che pensavo che fosse il mio di sogno.-
Poi prese un ampio respiro e cercò di fare mente locale.
-No, no. Decisamente no. Ora comincio a fare anche da gueststar nei
sogni altrui...pazzesco.-
Maroncelli si accomodò su una poltrona e prese a sorseggiare dal boccale.
-Lo so, è pazzesco. Ma che vuoi farci? Cominciare a urlare, agitare
le mani in aria e correre per la stanza?-
-E un opzione come un altra. Comincerò a prenderla in considerazione
quando tutte le altre falliranno miseramente.-
Paolo emise un risolino soffocato dalla bevanda.
-Per la cornaca, io sono Gorizia. Aristide Gorizia.-
-Newport!!!- Esplose Maroncelli alzandosi in piedi e stringendogli di
nuovo la mano con calore.
Gorizia emise un gemito di dolore. Il mal di testa non era ancora
passato del tutto.
-Tenente Newport!- disse sorridendo Maroncelli.-Avevo il sospetto che
fossi tu. Gli altri li ho riconosciuti tutti.-
-Si, si...con calma adesso. E scordati la possibilità che ti chiami
capitano. Quello funziona solo in rete.- rispose Gorizia. -E chiamami
Ari. -
-Certo certo...ovviamente.- si calmò Maroncelli. Aristide si avvicinò
agli altri lettini ma da quelli non veniva nessun segno di risveglio.
-Hai detto che li conosci? Chi sono?-
-Certo. E se tu ti fosi fatto vivo più spesso, li riconosceresti anche tu.-
Paolo si avvicinò ad Aristide ed indicò le prime due "dormienti".
-Le ragazze sono Marina di Milano e Wanda Calderoni...mentre questo
bel tipo è Marco Dalmonte. Gli altri due sono Roberto Messora e
Gianluigi Russo.-
-Il cast al completo, insomma.-
-Non proprio. Mancano ancora un paio di persone ma il meglio del
nucleo "storico" c'è tutto.-
Il meglio diceva lui. Aristide avrebbe voluto urlare.
-Allora c'è solo da aspettare che si risveglino e poi forse
scopriremo a chi appartiene questo incubo.- Disse.
Maroncelli prese un altro sorso.
-Dipende.-
-Dipende? E da cosa? E poi dove diavolo siamo finiti?- chiesse
astioso Gorizia. -Se non è il mio delirio e, sperando, non è un tuo
sogno perticolarmente brillante, allora deve appartenere a qualcuno
di loro, non trovi?-
-Certo, certo. Una spiegazione logica ci deve anche essere ma
personalmente non ho fretta di scoprirla. Negli ultimi tempi ero così
stressato dal lavoro che una distrazione del genere mi ci voleva
proprio. Avrei preferito poter scegliere ma, sai comè...a caval
donato...-
Si si, pensò Aristide. Anche per lui gli ultimi mesi non erano stati
particolarmente rilassanti e quella gita a Capri era il primo momento
di pausa che si prendeva da molto tempo.
Poi Maroncelli continuò.
-...Quanto alla tua prima domanda...- ed allora con calma, girò il
boccale mostrandogli la serigrafia sull'altro lato. U.S.S UNICORN.
-Pazzesco.- disse.
-Completamente folle- corrispose Maroncelli. Poi i due si sedettero
su altrettante poltroncine e rimasero in silenzio per qualche istante.
Aristide ruppe la pausa per primo ricordando il suo primo desiderio.
-Cos'è che stai bevendo?-
-Tè vulcaniano.-
-Ed è buono?-
-Un vero insulto al palato. Fa proprio schifo-
-Allora perchè...-
-Perchè ormai l'avevo già ordinato al replicatore e non sapevo come
restituirlo.- Lo interruppe Maroncelli.
-Non volevo lasciarlo sulla scrivania di qualcuno e non ho trovato
nessun contenitore per i rifiuti o un lavandino. E poi, ho pensato
che se questa storia continuerà per parecchio, era meglio se
cominciavo ad abituarmi ai "sapori" locali.-
Aristide annui tristemente concorde sperando in cuor suo nessuno che
nessuno gli chiedesse di dar prova di se stesso in ingegneria.
-Replicatore hai detto?- Chiese all'altro. Maroncelli annuì mentre
ancora poco convinto finì l'ultimo sorso.
-E funziona? Cioè fa anche del caffè normale?-
-Certo, per quello che sono stato capace di capire.-
-Allora andiamo.-Incitò Gorizia alzandosi di scatto. -Portamici, ho
proprio bisogno di una buona tazza per svegliarmi del tutto. E chissa
che non ci riesca di svegliarci del tutto.-
Maroncelli posò su una mensola il boccale annuì.
-Daccordo. Comincio ad aver bisogno anch'io di qualcosa di normale. E
poi non credo che fino a quando gli altri non svegliano, noi si possa
fare qualcosa.-
-Senza contare il fatto che comincio a sentire il bisogno di trovare un bagno.-
Maroncelli fù daccordo anche su quello.
I due uscirono di buon passo dalla saletta diretti probabilmente
all'unico vantaggio tangibile di trovarsi su una nave stellare della
federazione classe Galaxy II. Un replicatore funzionante.
Le ultime parole che si sentirono nella saletta fu la voce di Gorizia
che chiedeva...
-Hai provato già ad uscire dall'infermeria? Hai notano quaalcun'altro...?-
-No.- Rispose Paolo -A quanto pare........-
E nel frattempo che le voci si affievolivano, un altro paio di occhi
si aprirono preoccupati nella stanza.
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