Esistono momenti nella vita di ogni essere vivente in cui il confronto con
l'universo circostante rende la visione della vita nichilistica,
minimalista, al limite dell'autolesionismo, ci sono eventi che a prima vista
possono apparire innocui, ma la profonda complessità della psiche trasforma
in mostri ed incubi, nel nero cavaliere del terrore che impedisce ogni
pensiero razionale.
Lamarc lo sapeva più che bene, lo aveva studiato ed analizzato freddamente
durante i consessi ed i simposi a cui aveva assistito sia da studente
universitario, sia da Ufficiale della Flotta Stellare; aveva approfondito il
lato oscuro in molte delle sue letture cercando di coprire il più alto
numero di razze possibili, ma soprattutto lo aveva vissuto in prima persona
durante la crisi di Atrea IV.
Atrea IV... la sua mano destra si mosse quasi involontariamente a
massaggiare il braccio sinistro, i polpastrelli sfiorarono la divisa fino al
duro contatto con il bracciale che portava appena sotto l'ascella, un
ricordo in lega di titanio-duranio che gli aveva lasciato quel lontano
pianeta.
Il suo sguardo si era concentrato sul bozzolo traslucido che avvolgeva la
Providence, una sorta di propaggine mefitica diretta emanazione di una
protostella, molto probabilmente se avesse chiesto il suo nome ad un
qualunque ufficiale scientifico avrebbe ricevuto una risposta pronta e
sicura, ma lui se lo era già dimenticato, non lo riteneva oggetto di grande
considerazione, un dettaglio marginale.
Marcel aveva la brutta abitudine, secondo molti dei suoi superiori, a
sfrondare un qualsiasi concetto, situazione di tutto ciò che non riteneva
importante, in maniera del tutto arbitraria, senza seguire le regole di
logica che ben aveva imparato durante l'Accademia; si soffermava su passaggi
che a prima vista potevano sembrare inutili, ridondanti ad un'analisi
scientifica, ma che considerava i tasselli fondamentali di una visione
globale, astratta. Aveva sempre avuto questo istinto primario di
osservazione "obliqua" come l'aveva definita, un punto di vista che spesso
rivelava evidenze inattese, connessioni imprevedibili ed affascinanti.
La gente moriva, sulla Providece questo lo colpiva come nessun'altra
informazione ricevuta da quando erano arrivati.
La gente moriva e la stella prosperava.
Una morte strana, diversa, spesso beffarda, ironica, dolce. Termini lontani
dal concetto comune di morte, di fine dell'esistenza immanente. Come se
qualcuno non conoscesse affatto il valore della vita e si stesse divertendo
in un gioco innocente, spensierato, a curiosare nel bagaglio di conoscenze
di un'intera nave stellare, tanto per vedere cosa succede.
Al Consigliere della Unicorn mancava il fiato, una morsa allo stomaco lo
prese alla sprovvista rubandogli una smorfia acida.
-Qualcosa non va Consigliere?-, Knight era una persona attenta, nonostante
tutto lo aveva visto.
Lamarc si voltò lentamente, restio a distogliere l'attenzione dal visore
della plancia.
-Qualcosa non va Capitano.-
Era una risposta banale che scadeva nell'ovvietà, ma nel tono della sua voce
e nella luce del suo sguardo c'era tutto tranne che stupidità e
superficialità.
Knight ebbe una sensazione di vertigine, come se negli occhi del suo
ufficiale francese vedesse una profondità scura che di rimando lo allarmasse
della criticità della situazione.
-Ha qualcosa da dirmi?-
Lamarc annuì:
-Non devono partire, almeno non ora in questa situazione.-
-Si spieghi.-
-Guardi la nebula che avvolge la Providence, il filamento che le collega
direttamente alla protostella, quanto pensa che ci vorrebbe a trascinare un
paio di runabout nella stessa situazione? qualunque sia il fenomeno che
abbiamo di fronte esiste una disparità difficilmente colmabile fra le masse
in gioco, la stessa Unicorn è un minuscolo bruscolino.-
-Non mi sembra un discorso scientifico il suo.-, nella voce del capitano
c'era una nota di biasimo latente.
-la mia è semplicemente una considerazione tattica, non sappiamo con chi o
con cosa abbiamo a che fare, sulla Providence sono quasi tutti morti, da
quello che sappiamo era un equipaggio valido con un Capitano ed un corpo
ufficiali altrettanto valido, credo che abbiano pensato le stesse
contromosse che stiamo progettando noi, ma a quanto sembra non sono servite
a nulla. Mandare là dei runabout non credo cambierà di molto la situazione,
almeno fino a quando la providence si trverà sotto l'influenza della nebula.
dobbiamo portarli via da lì in un modo o nell'altro.-
Quill si era avvicinato da qualche istante ascoltando con attenzione.
-In effetti è una considerazione che ho fatto anch'io, da quei pochi dati
che abbiamo l'unica possibilità che abbiamo di dare soccorso alla providence
è quella di modulare con precisione un impulso energetico dall'interno della
nave stessa, un impulso che possa eliminare ogni tipo di interferenza sul
computer di bordo senza recare danno ai sopravvissuti, cosa che non sarebbe
assicurata se venisse emesso dall'esterno. Ma per raggiungere l'interno
della nave è necessario l'utilizzo di almeno un runabout, nella situazione
attuale però una missione del genere è fin troppo rischiosa e potrebbe
recare più danno che beneficio.-
Knight si mostrava neutro alle considerazioni dei suoi due ufficiali,
avrebbe come al solito ascoltato con grande attenzione, poi avrebbe deciso,
di solito bilanciando le considerazioni dei suoi subalterni ed integrandole
con la sua esperienza.
-Posso essere d'accordo sulla vostra analisi a patto che possiate indicare
una valida soluzione sul come liberare la Providence dalla nebula di plasma
in cui si trova al momento intrappolata.-
Lamarc e Quill si guardarono per un attimo, dopodichè Quill prese la parola:
-Al momento la soluzione che mi sembra più praticabile è quella di tagliare
il cordone ombelicale che lega la protostella alla nebula, ho analizzato
molteplici scenari ed ho elaborato tutta una serie di variabili statistiche
che riguardano i possibili esiti di un'operazione del genere. Data la natura
dei gas plasmatici ad alta energia elettromagnetica che compongono il
filamento, posso dare una percentuale del 65% di successo.-
Knight posò lo sguardo sul visore, probabilmente durante quella discussione
qualche altro membro dell'equipaggio della Providence era morto, Lamarc
seguì lo sguardo del suo superiore e quasi provasse un senso di empatia
latente provò simili sentimenti, immaginando i possibili volti e le
possibili forme che il cavaliare del terrore assumeva nella mente degli
uomini della Providence.
-Dovremo essere molto rapidi Signori, una volta che il filamento sarà reciso
non voglio che le nsotre avi rimangano qui un minuto di più.-
-Dove pensa di dirigersi?.- chiese Quill.
-A me non piace fuggire Numero Uno, ma voglio un minimo di tranquillità nel
portare i soccorsi, ci dirigeremo il più in fretta possibile verso il
secondo ammasso gassoso di questo sistema.-
Quill e Lamarc si sorpresero a quelle parole, a Knight non sfuggì la loro
espressione:
-Troveremo una posizione defilata nelle zone periferiche della nuvola di
gas, non troppo stabile, continueremo a muoverci lentamente seguendo schemi
randomici di manovra, avremo sicuramente dei problemi, ma non
insormontabili, qualsiasi cosa abbia intenzione di seguirci avrà i suoi
problemi a scovarci, e forse avremo il tempo necessario per capire cosa sta
succedendo qui. La soluzione migliore per per portarci a rimorchio la
Providence?-
-Con l'aiuto di F'Rann credo che si possa portare al limite di carico il
raggio traente, una volta messa in movimento almeno ad un quarto di impulso
dovremmo riuscire ad inglobare nella nostra bolla di curvatura la
Providence, ci basta una brevissima spinta alla massima potenza per portare
tutte e due le navi in prossimità della seconda nuvola di gas, da lì poi
saremo nascosti in breve tempo, ma a quel punto dovremo necessariamente
mandare qualcuno sulla Providence.-
-Lamarc, per ora è lei il nostro Capo Operazioni, tocca a lei il
coordinamento, non è un compito facile, ma non lo era nemmeno trovare
l'Ardena in territorio romulano, come minimo mi aspetto lo stesso
risultato.-
Marcel annuì, mentre si dirigeva verso la postazione operazioni pensò che
Razi era decisamente il benvenuto.
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