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UN COLPO DI MANO - PARTE I di Roberto Messora
8 gennaio 2003

    Esistono momenti nella vita di ogni essere vivente in cui il confronto con l'universo circostante rende la visione della vita nichilistica, minimalista, al limite dell'autolesionismo, ci sono eventi che a prima vista possono apparire innocui, ma la profonda complessità della psiche trasforma in mostri ed incubi, nel nero cavaliere del terrore che impedisce ogni pensiero razionale.
    Lamarc lo sapeva più che bene, lo aveva studiato ed analizzato freddamente durante i consessi ed i simposi a cui aveva assistito sia da studente universitario, sia da Ufficiale della Flotta Stellare; aveva approfondito il lato oscuro in molte delle sue letture cercando di coprire il più alto numero di razze possibili, ma soprattutto lo aveva vissuto in prima persona durante la crisi di Atrea IV.
    Atrea IV... la sua mano destra si mosse quasi involontariamente a massaggiare il braccio sinistro, i polpastrelli sfiorarono la divisa fino al duro contatto con il bracciale che portava appena sotto l'ascella, un ricordo in lega di titanio-duranio che gli aveva lasciato quel lontano pianeta.
    Il suo sguardo si era concentrato sul bozzolo traslucido che avvolgeva la Providence, una sorta di propaggine mefitica diretta emanazione di una protostella, molto probabilmente se avesse chiesto il suo nome ad un qualunque ufficiale scientifico avrebbe ricevuto una risposta pronta e sicura, ma lui se lo era già dimenticato, non lo riteneva oggetto di grande considerazione, un dettaglio marginale.
    Marcel aveva la brutta abitudine, secondo molti dei suoi superiori, a sfrondare un qualsiasi concetto, situazione di tutto ciò che non riteneva importante, in maniera del tutto arbitraria, senza seguire le regole di logica che ben aveva imparato durante l'Accademia; si soffermava su passaggi che a prima vista potevano sembrare inutili, ridondanti ad un'analisi scientifica, ma che considerava i tasselli fondamentali di una visione globale, astratta. Aveva sempre avuto questo istinto primario di osservazione "obliqua" come l'aveva definita, un punto di vista che spesso rivelava evidenze inattese, connessioni imprevedibili ed affascinanti.
    La gente moriva, sulla Providece questo lo colpiva come nessun'altra informazione ricevuta da quando erano arrivati.
    La gente moriva e la stella prosperava.
    Una morte strana, diversa, spesso beffarda, ironica, dolce. Termini lontani dal concetto comune di morte, di fine dell'esistenza immanente. Come se qualcuno non conoscesse affatto il valore della vita e si stesse divertendo in un gioco innocente, spensierato, a curiosare nel bagaglio di conoscenze di un'intera nave stellare, tanto per vedere cosa succede.
    Al Consigliere della Unicorn mancava il fiato, una morsa allo stomaco lo prese alla sprovvista rubandogli una smorfia acida.
    -Qualcosa non va Consigliere?-, Knight era una persona attenta, nonostante tutto lo aveva visto.
    Lamarc si voltò lentamente, restio a distogliere l'attenzione dal visore della plancia.
    -Qualcosa non va Capitano.-
    Era una risposta banale che scadeva nell'ovvietà, ma nel tono della sua voce e nella luce del suo sguardo c'era tutto tranne che stupidità e superficialità.
    Knight ebbe una sensazione di vertigine, come se negli occhi del suo ufficiale francese vedesse una profondità scura che di rimando lo allarmasse della criticità della situazione.
    -Ha qualcosa da dirmi?-
    Lamarc annuì:
    -Non devono partire, almeno non ora in questa situazione.-
    -Si spieghi.-
    -Guardi la nebula che avvolge la Providence, il filamento che le collega direttamente alla protostella, quanto pensa che ci vorrebbe a trascinare un paio di runabout nella stessa situazione? qualunque sia il fenomeno che abbiamo di fronte esiste una disparità difficilmente colmabile fra le masse in gioco, la stessa Unicorn è un minuscolo bruscolino.-
    -Non mi sembra un discorso scientifico il suo.-, nella voce del capitano c'era una nota di biasimo latente.
    -la mia è semplicemente una considerazione tattica, non sappiamo con chi o con cosa abbiamo a che fare, sulla Providence sono quasi tutti morti, da quello che sappiamo era un equipaggio valido con un Capitano ed un corpo ufficiali altrettanto valido, credo che abbiano pensato le stesse contromosse che stiamo progettando noi, ma a quanto sembra non sono servite a nulla. Mandare là dei runabout non credo cambierà di molto la situazione, almeno fino a quando la providence si trverà sotto l'influenza della nebula. dobbiamo portarli via da lì in un modo o nell'altro.-
    Quill si era avvicinato da qualche istante ascoltando con attenzione.
    -In effetti è una considerazione che ho fatto anch'io, da quei pochi dati che abbiamo l'unica possibilità che abbiamo di dare soccorso alla providence è quella di modulare con precisione un impulso energetico dall'interno della nave stessa, un impulso che possa eliminare ogni tipo di interferenza sul computer di bordo senza recare danno ai sopravvissuti, cosa che non sarebbe assicurata se venisse emesso dall'esterno. Ma per raggiungere l'interno della nave è necessario l'utilizzo di almeno un runabout, nella situazione attuale però una missione del genere è fin troppo rischiosa e potrebbe recare più danno che beneficio.-
    Knight si mostrava neutro alle considerazioni dei suoi due ufficiali, avrebbe come al solito ascoltato con grande attenzione, poi avrebbe deciso, di solito bilanciando le considerazioni dei suoi subalterni ed integrandole con la sua esperienza.
    -Posso essere d'accordo sulla vostra analisi a patto che possiate indicare una valida soluzione sul come liberare la Providence dalla nebula di plasma in cui si trova al momento intrappolata.-
    Lamarc e Quill si guardarono per un attimo, dopodichè Quill prese la parola:
    -Al momento la soluzione che mi sembra più praticabile è quella di tagliare il cordone ombelicale che lega la protostella alla nebula, ho analizzato molteplici scenari ed ho elaborato tutta una serie di variabili statistiche che riguardano i possibili esiti di un'operazione del genere. Data la natura dei gas plasmatici ad alta energia elettromagnetica che compongono il filamento, posso dare una percentuale del 65% di successo.-
    Knight posò lo sguardo sul visore, probabilmente durante quella discussione qualche altro membro dell'equipaggio della Providence era morto, Lamarc seguì lo sguardo del suo superiore e quasi provasse un senso di empatia latente provò simili sentimenti, immaginando i possibili volti e le possibili forme che il cavaliare del terrore assumeva nella mente degli uomini della Providence.
    -Dovremo essere molto rapidi Signori, una volta che il filamento sarà reciso non voglio che le nsotre avi rimangano qui un minuto di più.-
    -Dove pensa di dirigersi?.- chiese Quill.
    -A me non piace fuggire Numero Uno, ma voglio un minimo di tranquillità nel portare i soccorsi, ci dirigeremo il più in fretta possibile verso il secondo ammasso gassoso di questo sistema.-
    Quill e Lamarc si sorpresero a quelle parole, a Knight non sfuggì la loro espressione:
    -Troveremo una posizione defilata nelle zone periferiche della nuvola di gas, non troppo stabile, continueremo a muoverci lentamente seguendo schemi randomici di manovra, avremo sicuramente dei problemi, ma non insormontabili, qualsiasi cosa abbia intenzione di seguirci avrà i suoi problemi a scovarci, e forse avremo il tempo necessario per capire cosa sta succedendo qui. La soluzione migliore per per portarci a rimorchio la Providence?-
    -Con l'aiuto di F'Rann credo che si possa portare al limite di carico il raggio traente, una volta messa in movimento almeno ad un quarto di impulso dovremmo riuscire ad inglobare nella nostra bolla di curvatura la Providence, ci basta una brevissima spinta alla massima potenza per portare tutte e due le navi in prossimità della seconda nuvola di gas, da lì poi saremo nascosti in breve tempo, ma a quel punto dovremo necessariamente mandare qualcuno sulla Providence.-
    -Lamarc, per ora è lei il nostro Capo Operazioni, tocca a lei il coordinamento, non è un compito facile, ma non lo era nemmeno trovare l'Ardena in territorio romulano, come minimo mi aspetto lo stesso risultato.-
    Marcel annuì, mentre si dirigeva verso la postazione operazioni pensò che Razi era decisamente il benvenuto.



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