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FRAMMENTI di Marco Dalmonte
4 aprile 2002

    U.S.S. Unicorn
    Data Stellare 57990.4 (28/12/2380, ore 19.00)
    Alloggi privati del Tenente Comandante Tomeron Dhek.

    Tomeron fissava la fiamma della candela che ardeva al centro del tavolo quasi mesmerizzato. La musica trill in sottofondo era così rilassante, che lui si abbandonò completamente alla lucentezza e al fascino della fiamma e ne fu inghiottito, completamente, come una falena in trappola. La sua mente vagò libera, come neve spinta dal vento, posandosi sui suoi ricordi più cari.

    Rivide la sua casa natia, la prima volta che Marzhel tornò dopo l'unione, coi suoi cuccioli ad attenderla, e gli parve persino di sentire lo scroscio del ruscello che scorreva nel giardino e l'aria frizzante della sera solleticargli la pelle.
    Fu al fianco di sua sorella quando dovette partorire con grande sofferenza nella sua casa, isolata tra le montagne a causa del maltempo. Avvertì il calore sorprendente del neonato quando lo prese tra le braccia, e sentì lo stesso fremito di allora, insieme di gioia e di terrore, rendendosi conto di quanto potesse essere meravigliosa e fragile al tempo stesso una vita umana.
    Scoprì per la prima volta la nascita di una stella attraverso gli occhi di Satek, e si sorprese a provare un fremito inaspettato, mascherato dietro la sua rigida facciata vulcaniana. Era stata soddisfazione per la buona riuscita dello studio, orgoglio per l'impresa tentata, o una vera e propria commozione di fronte alla grandezza e al mistero dell'universo? Ancora oggi non avrebbe saputo dirlo.

    E poi, inaspettata, un'ombra improvvisamente attraversò la sua mente, spazzando via i ricordi felici come un vento gelido, lasciandolo di fronte ad una parete con molte porte chiuse, che sarebbe stato ben felice di non aprire. Invece, spinte da una forza inconscia, una ad una cominciarono a spalancarsi, e per non affrontarle tutte insieme, Dhek fu costretto a scegliere e si tuffò all'interno di una di esse. Quella più recente, la più facile da affrontare... e da accettare.

    ..............
    -Come ha detto?- chiese la voce dell'Ammiraglio, scuotendolo leggermente dal torpore in cui era caduto.
    -Colpevole, con le attenuanti dichiarate. Lo confermo, Ammiraglio.- Sul volto schietto del trill si leggevano chiaramente serenità e stanchezza.
    -Dunque lei ammette tutte le accuse di negligenza mosse in questa sede dal suo Capitano e dai rappresentanti della Flotta Stellare?- ripetè l'Ammiraglio Fressen, quasi incredulo.
    -Certamente. Ho agito avventatamente per salvare la vita del mio capitano e ho causato in tal modo la morte di un membro dell'equipaggio. Mi assumo la responsabilità piena delle mie azioni, qualsiasi sia il risultato di questo colloquio.- ribadì con fermezza il trill, che finora non aveva mai vacillato di fronte alla commissione presieduta in forma privata dall'Ammiraglio Fressen.

    L'anziano comandante si lasciò lentamente scivolare nella sua poltrona mentre osservava il giovane trill che gli stava dinnanzi, ritto di fronte al banco dei giudicati. Prima c'era stato l'andoriano con quella sua strana sorpresa, una IA cibernetica. Bizzarro, ma intrigante. Non aveva avuto cuore di smantellare quella creatura, sarebbe stato come dover disattivare il comandante Data (e non avrebbe certo voluto avere lui quel primato) e in definitiva l'andoriano non aveva colpe. Era stato assolto.
    Ma quest'altra situazione era completamente diversa. Si trattava di un ufficiale che aveva ucciso un compagno a sangue freddo, e con le proprie mani. Avrebbe dovuto essere passato alla Corte Marziale, se non fosse stato per le attenuanti: il compagno ostile e controllato da un'entità aliena, la minaccia incombente per il capitano del vascello e la scarsa reattività delle guardie presenti alla scena. Non aveva potuto pensare che ad usare un colpo di arti marziali per fermare l'ostile prima che uccidesse il capitano, quando sarebbe bastato un colpo di phaser regolato su stordimento... ma sarebbe davvero bastato? L'assalitore era un klingon-breen: chi può dire quanto avrebbe resistito... e forse sarebbe potuto essere lui a spezzare l'osso del collo del capitano Knight in un colpo solo.

    Fressen mandò un leggero grugnito, cambiando posizione sulla sua poltrona, mentre alla sua destra il Capitano Knight aspettava in silenzio, con gli occhi rivolti al suo ufficiale, e si tormentava il pizzetto.
    "Brutta faccenda! E tocca sempre a me giudicare..." si lagnò Fressen con se stesso, ben sapendo che non avrebbe trovato alcun conforto. E poi c'era qualcosa nello sguardo tranquillo e nell'atteggiamento remissivo di quel trill che non faceva per nulla pensare ad un individuo impulsivo con manie omicide. Il suo stesso ruolino di servizio parlava chiaro: non aveva mai commesso azioni violente, e aveva persino disobbedito agli ordini del suo superiore, allontanandosi dalla battaglia a Wolf 359 per portare in salvo dei membri della Flotta, quando ormai la situazione era diventata insostenibile. Come poteva allora aver ucciso a mani nude un klingon-breen in un colpo solo? Assurdo che quei casi toccassero sempre a lui...
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    -Sei felice qui?-
    La voce era familiare, ma dal principio non la riconobbe. Però era una voce dolce e comprensiva, ed era quanto di più voleva al momento.
    -Sei felice così?- ripetè.
    Lo era? Non sapeva cosa rispondere. Certo era passato molto tempo dall'ultima volta che poteva dire di aver davvero provato quella sensazione di pace e di sollievo inebriante che dava la felicità.
    -Tu sei felice ora?-
    Alisa. Nella sua mente ora si apriva un'altra porta, da cui proveniva la voce che lo interrogava.
    -Con te ero felice- riuscì finalmente a rispondere a stento il trill.
    -Ora non lo sei più?- interloquì la voce femminile quasi in apprensione.
    -Non credo di esserlo...- Dhek era interdetto: si sentiva strano, stanco e sul punto di piangere.
    -Continui a cercarmi?- chiese ancora la voce, questa volta con fare civettuolo. Per un fuggente attimo Dhek la rivide, mentre ridendo cercava di fuggire da lui e, voltandosi, una cascata di capelli color della notte calavano a nascondere al suo sguardo il volto di lei, radioso e gentile. Dhek non rispose, e rimase solo, senza più immagini, suoni o ricordi a confortarlo.
    Una figura in piedi apparsa al limitare del suo campo visivo attirò l'attenzione del trill. L'uomo indossava l'uniforme della Flotta Stellare e sembrava in attesa di una risposta... o di un giudizio. L'uomo si voltò verso di lui, e si ritrovò a fissare se stesso, mentre sulle labbra del suo stesso io prendevano forma alcune parole mute...
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    -Qualsiasi sarà il verdetto di questa Corte, signore, mi conceda solo un'ultima precisazione.- domandò Dhek. Vedendo il cenno d'assenso dell'Ammiraglio, riprese: -E' stato per me un onore servire al fianco del Tenente Krugar, individuo integerrimo e dal profondo senso dell'onore. Se avessi potuto agire diversamente, lo avrei fatto, ma la realtà ha dato un esito diverso, e ho dovuto intervenire per salvaguardare la vita del mio Capitano, come ogni buon membro della Flotta avrebbe fatto. Ciò detto, non esito a dire che rifarei quanto ho compiuto, sia per salvare la vita del Capitano Knight che l'onore del Tenente Krugar, che per sua stessa ammissione valeva quanto la sua vita. Sono colpevole di aver agito in difesa della vita e dell'onore di due membri del mio equipaggio, e se verrò condannato per questo, accetterò di buon grado la sentenza.- Dopo aver ripreso fiato, il trill guardò per l'ultima volta Fressen negli occhi, e aggiunse: -Ho terminato.-

    L'Ammiraglio sospirò, poi appoggiò le mani sul tavolo incrociando le dita, e comunicò infine la sua decisione ai due ufficiali presenti, mentre il computer della sala registrava l'incontro.
    - Tenente Comandante Tomeron Dhek, in considerazione delle accuse a lei mosse e del suo comportamento in presenza di testimoni, nonchè delle sue dichiarazioni di fronte a questa corte, la Flotta Stellare la ritiene colpevole della morte del Tenente Kumas Krugar di stanza sulla U.S.S. Unicorn.- Fressen si inumidì le labbra e trasse un profondo respiro socchiudendo gli occhi per un attimo, poi continuò:
    - Tuttavia, dato il suo stato di servizio impeccabile e le attenuanti circostanziali confermate dagli addetti alla Sicurezza presenti sulla scena, nonchè dal rapporto dello stesso Capitano Edward Knight implicato nei fatti, questa corte ritiene di dover giudicare la morte del Tenente Krugar come azione accidentale dovuta a negligenza, e si risolve pertanto di non procedere ad inviare l'imputato a giudizio presso la Corte Marziale.
    - Ciò detto, il grado di Primo Ufficiale della Unicorn guadagnato sul campo le viene revocato, e, di comune accordo e su precisa indicazione del Capitano Knight, lei viene riassegnato alla carica di Ufficiale Tattico da svolgere sulla U.S.S. Unicorn. Da questo momento sarà scrupolosamente monitorato dal Capitano Knight, il quale si riserverà di fornire un rapporto del suo stato di servizio ogni 4 mesi a partire da domani. Se per i prossimi 2 anni non verrà rilevata alcuna irregolarità nell'espletamento dei suoi doveri, questa corte delibera che verrà definitivamente scagionato dall'accusa di omicidio, anche se la morte del Tenente Krugar rimarrà sul suo ruolino di servizio, classificata come incidente per negligenza. Resta sottinteso che nei prossimi due anni lei non potrà beneficiare di alcuna promozione di grado, e sarà sottoposto a retrocessione o persino a congedo con disonore dalla Flotta Stellare, se il rapporto del Capitano Knight sarà a lei sfavorevole. Fine registrazione.-

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    A volte è come un sogno. Viviamo incerti, seguendo una via tracciata da altri, che abbiamo già percorso mille volte, eppure ogni volta scopriamo una nuova parte del percorso, un nuovo modo di guardare l'orizzonte, un nuovo motivo per camminare. E alla fine continuamo ad andare avanti, certi che prima o poi raggiungeremo l'orizzonte e riusciremo finalmente a toccare il sole con un dito e a scoprire perchè mai ci affanniamo tanto lungo il percorso.
    E poi potremo sederci a guardare la strada infinita che abbiamo percorso da una nuova angolazione, e così scopriremo una via nuova, che non conoscevamo, e vedendo la luna sorgere sul lato opposto, avremo voglia di scoprire se è davvero così fredda e bella come appare, e prima che ce ne possiamo rendere conto, avremo già lasciato il nostro posto accanto al sole per ritornare a piedi sulla strada.

    "Perchè vedi, non è la meta che conta, ma il percorso che sta in mezzo."

    -Hai capito ora?- chiese dolcemente una voce nella sua mente.

    Dhek aprì gli occhi, guardò se stesso riflesso nella fiamma e sorrise.
    Non aveva compreso tutto, ma quello che importava era che adesso era di nuovo in viaggio…



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