CHAMERSIS II
Area di sbarco della navetta Amundsen
La porta dello shuttle si era appena chiusa, e gia' il respiro dei tre
uomini della squadra di sbarco iniziava ad echeggiare all'interno dei
caschi.
La perturbazione che aveva reso estremamente difficoltoso l'atterraggio, e
che aveva seriamente danneggiato la gloriosa Shyron Yurik, poteva ancora
essere vista all'orizzonte, con il suo carico di pesanti nuvole sabbiose
sospinte da venti di inusitata violenza, sicuramente capaci di scarnificare
un essere umano in pochi secondi.
La squadra del tenente Peters muoveva i primi passi sulla soffice sabbia
chamersiana, alternando velocemente lo sguardo tra l'inespressiva, infinita
distesa di sabbia color ocra e i sofisticati tricorder che ognuno teneva in
mano.
Come molti temevano, le prime rilevazioni si rivelarono assolutamente
infruttuose, con gli strumenti che cedevano buona parte della propria
funzionalita' alla pesante ionizzazione dell'atmosfera. Le tute ambientali
costituivano una efficace protezione, ma livelli piu' elevati avrebbero
sicuramente iniziato a minacciare anche i sistemi di schermatura, esponendo
i tre a campi elettromagnetici potenzialmente pericolosi.
- Peters a Unicorn. Mi sentite Unicorn? -
Il comunicatore rimase muto. Il giovane ufficiale non si fece prendere
dallo sconforto; forse la nave riusciva a ricevere ma non a comunicare.
- D'accordo. Iniziamo l'esplorazione preliminare dell'area di sbarco della
Shyron Yurik. Le rilevazioni iniziali non rivelano nessuna traccia della
squadra del Comandante Dhek. Nessun segno di vita, e nessuna traccia di
attivita'. Proseguiamo in direzione nord, dove la ionizzazione pare essere
minore, con la speranza di ottenere letture piu' precise e significative.
Peters, chiudo. -
Il Comandante Goryme fisso' Peters per qualche attimo, in attesa di un
ordine. Il fatto che un suo inferiore in grado fosse al comando della
squadra non la infastidiva affatto; senza considerare che tra i due
esisteva un profondo rapporto di amicizia che pareva rinsaldarsi mese dopo
mese. Era stata lei a spingere Peters verso la sezione tattica, riuscendo
ad intuire in maniera magistrale quali fossero i talenti naturali del
giovane amico.
Peters ricambio' lo sguardo della Goryme, quando improvvisamente qualcosa
di inaspettato travolse la squadra.
Il cielo, che gia' lasciava passare buona parte dei raggi luminosi della
stella Chamersiana, si accese della luce piu' sfolgorante, intensa ed
accecante che i tre avessero mai visto, come se la superificie del pianeta
fosse stata investita dall'esplosione di mille soli.
La polarizzazione automatica dei caschi non riusci' ad intervenire con la
dovuta velocita', e per pochi istanti le intense radiazioni luminose
colpirono i volti dei membri della squadra. Ognuno ebbe la sensazione che
la pelle del proprio viso stesse andando a fuoco, e il gesto istintivo che
tutti compirono fu di proteggersi gli occhi con le mani guantate.
Tra le grida di dolore, quella del Comandante Goryme spicco' su tutte:
- Oh Dio, non ci vedo piu'!! Non ci vedo piu'! Aiutatemi......non ci vedo
piu'! -
Nello stesso istante, tutti gli allarmi delle tute presero a risuonare
all'interno dei caschi, e la sensazione di bruciore al viso si estese
immediatamente al resto del corpo; attraverso le spesse e pesanti suole
degli scarponi, la sabbia gia' scottava in maniera insopportabile.
- Dentro, dentro! Tutti dentro! Andiamocene da qui'! -
disse con concitazione il tenente Peters mentre, con lo sguardo annebbiato
dalle lacrime di irritazione che riempivano i suoi occhi feriti, arrancava
verso Goryme, che continuava a gridare in preda al panico.
Uno dopo l'altro, i sistemi automatici delle tute iniziarono a cedere al
caldo infernale, mentre la sabbia si scioglieva e si faceva piu' viscosa.
Senza sapere come ci fosse arrivato, Peters si ritrovo' avvinghiato a Goryme
sul pavimento rovente dello shuttle Amundsen. La povera donna continuava a
lamentarsi, ma le sua grida era sempre piu' flebili e probabilmente sarebbe
svenuta di li' a poco. Noto' con terrore che il suo volto era completamente
ricoperto da bruciature profonde, mentre l'area delle orbite aveva assunto
un innaturale colore viola; il terribile spettacolo lo indusse a
considerare i dolori lancinanti che pervadevano anche lui, dal viso fino ai
piedi.
Tento' di alzarsi in piedi e di arrancare fino ai comandi, ma si rese conto
che il compito era reso ancora piu' arduo dai violenti movimenti tellurici
che avevano inziato a scuotere il terreno. Erano scosse imprevedibili, e
rendevano pressoche' impossibile rimanere sulle gambe.
Striscio' accanto al corpo dell'Ufficiale della Sicurezza, che pareva
svenuto, e tento' di raggiungere i comandi. Era come se l'aria si fosse
trasformata in fuoco, e ad ogni movimento aveva l'impressione di sentire la
propria carne sfrigolare.
Dal pannello trasparente dello shuttle, si accorse che sulla superficie del
pianeta si stavano aprendo enormi voragini, e il fatto che lo shuttle non
ne fosse ancora stato inghiottito aveva del miracoloso. La sabbia aveva
iniziato a vetrificarsi, e nella sua tuta ormai funzionava solo l'erogatore
di ossigeno e lo stabilizzatore di pressione, mentre il regolatore di
temperatura probabilmente aveva gia' ceduto all'aria arroventata.
= Ma che diavolo sta succedendo, qui'! = penso' tra se' e se' sforzandosi
di non svenire al dolore delle ustioni che probabilmente stavano
martoriando il suo corpo.
Il calore si faceva piu' intenso di secondo in secondo, e tra poco
sarebbero sicuramente tutti morti, con i liquidi organici in ebollizione e
le carni bruciate.
= Gran brutta morte. = si disse.
Raggiunti i comandi, si rese dolorosamente conto che nessuno dei sistemi
della navetta sembrava funzionare. Scrutando attraverso il pannello
trasparente, vide il Tormònio che avrebbe dovuto rinforzare lo scafo
evaporare nell'aria in piccole nuvole biancastre. Riusci' per poco ad
evitare di fissare il cielo incandescente del pianeta, ma continuo' a
chiedersi come se la sarebbero potuta cavare.
C'era un odore che cominciava a diffondersi all'interno dello
shuttle........odore di bruciato; la navetta iniziava a sciogliersi.
= Bene. Basta cosi'. = urlo' a se' stesso, ed effettuo' un ultimo sforzo
per alzarsi e mettersi ai comandi.
Raggiunse il pannello situato sotto la consolle di navigazione e lo
strappo' con violenza, avvertendo l'orribile sensazione dei guanti della
tuta che gli si scioglievano sulla pelle.
Tento' di fare mente locale su quali fossere i controlli dei motori ed
inizio' a disconnettere, cambiare, togliere e reinserire come in uno dei
test del corso di Ingegneria all'Accademia.
= I motori di uno shuttle sono molto resistenti, e la temperatura di
ebollizione del deuterio e ben piu' elevata di questa. La nave DEVE
muoversi! =.
Si ripete' la frase almeno dieci volte, nel tentativo di autoconvincersi
che una via di uscita doveva pur esistere.
Una scossa di terremoto particolarmente violenta gli fece cadere di mano i
chip isolineari che aveva appena disconnesso, e si rese conto di non avere
piu' la manualita' necessaria per afferrarli. Ogni dito piegato era un onda
di dolore che pareva percorrere tutto il corpo. Probabilmente la pelle era
completamente bruciata, e il guanto arroventato toccava la carne viva.
Si sforzo' di non pensarci.
= OK. Dovrebbe funzionare ugualmente. = menti' a se' stesso.
Continuando ad agire dal pannello di manutenzione, fece scattare un rele' e
i motori della navetta diedero un debole segno di vita.
Riprovo'.....riprovo'.......e poi provo' ancora fino a quando osservo' con
terrore il vetro del pannello trasparente incurvarsi ed esplodere
all'interno, inondandolo di schegge finissime; un vetro progettato per
resistere al vuoto cosmico.
Fuori era l'inferno.
Provo' ancora......fino a quando ebbe l'impressione che i motori si fossero
accesi e stessero andando a regime.
Niente supporto vitale, niente stabilizzazione, niente sistemi di
sicurezza, niente di niente........solo, alzati!
I motori spinsero verso il basso, ma lo shuttle non si mosse, imprigionato
come era in quella che una volta era sabbia, e che ora era una distesa di
vetro che andava in frantumi ad ogni scossa.
Fu l'ultima di queste ad aprire una voragine sotto la navetta, che pote'
finalmente erogare tutta la propria spinta e spiccare un deciso balzo verso
l'alto.
Peters, annegato in un bagno di sudore, senti' che le forze iniziavano ad
abbandonarlo. Le ultime cose che vide furono altissime lingue di fuoco che
si alzavano dalla superficie e tentavano di afferrare la navetta.
Cio' che sarebbe successo l'avrebbe saputo solo al risveglio........…
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