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DOPPIO GIOCO di Paolo Maroncelli
25 settembre 1999

    U.S.S. UNICORN
    Ponte di comando

    - Tempo stimato di arrivo, guardiamarina. - chiese Knight dalla poltrona centrale.
    - 12 minuti e 20 secondi, mantenendo rotta e velocita', signore. - rispose prontamente il giovane ufficiale che sostituiva O'Broinn al timone. In plancia si respirava aria di attesa..........con una tensione palpabile che attanagliava gli uomini della Unicorn e li trasformava in molle pronte a scattare quando fosse giunto il momento opportuno.
    F'Rann e il Capitano si erano trovati d'accordo sull'opportunita' di non sovrapporre le proprie competenze, pur considerando che le "competenze" dell'intelligenza artificiale erano state riconosciute gioco forza, ma ormai non potevano essere piu' ignorate.
    Knight fece di tutto per togliersi quella storia dalla mente e concentrarsi senza distrazione sulla grave situazione che si era venuta a creare; il tempo per mettere una parola chiara e precisa sulla questione si sarebbe trovato in seguito, senza contare che la figura centrale nell'"affare F'rann" in questo momento era dispersa su una desolata palla di sabbia, spazzata da venti di inusitata violenza.
    - Plancia a sala macchine. -
    - Qui' Tripitaka, dica pure signore. -
    - Tenente, come pensa che reagirebbe una nostra navetta alle tempeste di sabbia su Chamersis II? -
    - Con tempeste della portata di quella che si sta scatenando in questo momento nell'area della zona di sbarco, sicuramente peggio della Shyron Yurik. Mi creda capitano, quella nave e' solida come un roccia, e se qualcosa l'ha messa in difficolta'.....beh.......allora deve trattarsi sicuramente di qualcosa di molto grosso e molto violento. I nostri shuttle se la caverebbero sicuramente peggio. -
    - E non c'e' proprio nulla che si possa fare, tenente? -
    - Intende dire....qualche modifica? -
    - Esattamente. -
    - Oh, beh, i problemi principali sono nei sistemi di stabilizzazione e di smorzamento. Quando gli scossoni sono molto violenti e duraturi nel tempo, gli stabilizzatori perdono gradualmente efficacia; a volte, per evitare surriscaldamenti, si spengono automaticamente. E allora non ci sono scudi che tengano: tutto lo stress si ripercuote sulla struttura della nave. Se e' sufficientemente solida, come la Shyron Yurik, puo' resistere a lungo; diversamente, il cedimento strutturale e' una possibilita' da tenere in seria considerazione. -
    - D'accordo. Abbiamo le idee chiare su quale sia il problema di fondo. Che ne direbbe di incrementare l'efficacia degli stabilizzatori e degli smorzatori inerziali? -
    Il tenente Tripitaka si lascio' sfuggire una risatina amara.
    - Non e' cosi' facile. Sovralimentare un sistema significa togliere qualcosa da qualche altra parte; una nave e' fatta di delicati equilibri, signore. -
    All'Accademia Knight aveva presentato una tesina sull'argomento; era assolutamente convinto del fatto, e la pratica lo confermava, che i sistemi di un qualsiasi veicolo complesso potessero essere spinti ben oltre le limitazioni imposte per questioni di sicurezza piu' che di reale necessita'. Questo, Tripitaka lo sapeva benissimo, ma Knight iniziava a rendersi conto che la mancanza di Newport aveva smorzato gli animi dei macchinisti della Unicorn, come se il loro fuoco interiore avesse preso ad ardere con minore intensita'. John aveva creato una squadra eccezionale, e la sua leadership in sala macchine era un punto fermo per l'attivita' di tutto il personale tecnico; Knight aveva saputo di come il suo arrivo sulla nave avesse inizialmente creato scompiglio e malumori, ma aveva sicuramente contribuito a creare un ambiente attivo ed efficiente. Ora che Newport non c'era, Knight avrebbe dovuto fare emergere l'ingegnere che era in lui, abbandonato ormai da troppo tempo sulla poltrona di un ponte di comando, e spronare i suoi uomini.
    - Purtroppo non possiamo permetterci il lusso di cercare soluzioni comode ed eleganti. Se la Shyron Yurik non dovesse farcela, e il teletrasporto dovesse risultare inutilizzabile, qualcuno dovra' per forza scendere e recuperare la squadra alla vecchia maniera. E non voglio trovarmi nella condizione di dover assemblare una squadra di recupero per recuperare la squadra di recupero; c'e' bisogno di un mezzo efficiente, solido, robusto e capace di sopportare a lungo lo stress di una violentissima tempesta di sabbia. Non e' una richiesta, tenente. E' una necessita'. Tutto chiaro? -
    Tripitaka trasse un respiro profondo e osservo' i propri colleghi in sala macchine con rinnovato vigore, forte di un orgoglio ritrovato.
    - Iniziamo subito a lavorarci, signore. Faremo il possibile, e anche l'impossibile. -
    - Questo e' il Tripitaka che volevo sentire! Buon lavoro signori. Knight, chiudo. -

    La Unicorn continuava a sfrecciare attraverso lo spazio, macinando decine di migliaia di chilometri in pochi secondi. Ragionando intuitivamente, sarebbe parso impossibile che una massa talmente imponente come quella di una nave stellare della Federazione potesse raggiungere e sostenere velocita' che iniziavano a minacciare seriamente la vecchia barriera della velocita' della luce.

    - Signor Dephisol, interrompa ogni utilizzo superfluo dei sensori, e concentri tutta la capacita' elaborativa sui sensori principali. Quando la distanza lo consentira' voglio la scansione piu' approfondita e dettagliata che sia mai stata compiuta da un veicolo stellare negli ultimi due secoli.-
    Il filosiano non aveva certo bisogno di essere spronato con immagini o frasi evocative e rispose prontamente.
    - Agli ordini, signore. Saro' costretto a sospendere le indagini astrometriche che il dottor Vajenlij sta effettuando in cartografia stellare. -
    - Esegua pure, tenente. -
    Le dita di Dephisol volarono sulla sua consolle e una serie di trilli elettronici indicarono che l'operazione era stata compiuta.

    La voce cristallina del tenente Peters risuono' alle spalle del capitano.
    - Signore, comunicazione in arrivo da parte della USS Bedaho. -
    Il Capitano fu colto di sorpresa; nel mezzo di una missione cosi' delicata, per la quale la Flotta Stellare aveva raccomandato la massima discrezione, non si sarebbe certo aspettato una comunicazione sub-spaziale non protetta. Non che i chamersiani fossero in grado di intercettarla, ma forse le circostanze avrebbero richiesto maggiore prudenza.
    - Sullo schermo. - disse dopo aver gettato una rapida occhiata al tenente Peters.

    La piccola plancia di un vascello scientifico di classe Oberth riempi' lo schermo principale.
    Seduta sulla poltrona centrale, una signora matura ma dall'aspetto fresco e giovanile distolse lo sguardo dal terminale alla sua destra e prese a fissare a sua volta lo schermo della propria nave.

    Knight riconobbe immediatamente la ragazza che, ai tempi dell'Accademia, era sulla bocca di tutti per aver battuto a scacchi un vulcaniano tre volte di fila.
    - Salve, Capitano Vrettakos. Cosa possiamo fare per voi? -
    La donna esibi' un lieve sorriso.
    - Salve a lei, Capitano Knight. Come procede la vostra missione? -
    La domanda lascio' Knight interdetto.
    - Non avrebbe potuto chiamare in un momento peggiore, Capitano. Abbiamo una situazione di emergenza e ci accingiamo al recupero di una squadra di in difficolta'. -
    Se si trattava di una chiamata di cortesia, allora la comunicazione si sarebbe sicuramente interrotta in questo momento, ma tutto lasciava supporre che il Capitano della Bedaho avesse altro da aggiungere.
    - Capisco. Spero non si tratti di un problema grave. Escludendo la situazione contingente, qual e' lo stato attuale della vostra missione? -
    Questa era una domanda decisamente strana, da parte del capitano di un piccolo vascello scientifico che non avrebbe dovuto avere nessun interesse nella questione.
    - Beh.....l'incarico che stiamo portando a termine non e' coperto da segreto, ma non ritengo opportuno discutere questi argomenti su un canale non protetto. -
    - Non si preoccupi capitano Knight, i Chamersiani non sono in grado di intercettare comunicazioni sub-spaziali, e questa conversazione e' approvata dal Comando di Flotta. Le stiamo trasferendo l'autorizzazione dell'Ammiraglio Fressen. -
    Questa conversazione cominciava a farsi inquietante. Il Capitano Vrettakos aveva fatto riferimento ai chamersiani con cognizione di causa, e pareva molto sicura di quello che stava dicendo.
    Un paio di trilli elettronici dalla consolle dell'Ufficiale Tattico indicarono che era stata ricevuta una trasmissione. Dopo pochi secondi, il tenente Peters lesse ad alta voce:
    - "Comando Flotta Stellare. Ammiraglio Leopold Fressen. Con la presente, si autorizza il Capitano Ilia Vrettakos a ricevere aggiornamenti sulla missione in corso di svolgimento da parte della nave stellare della Federazione USS Unicorn, numero di registrazione NCC-9806."
    La firma dell'Ammiraglio e' autentica, signore. -
    - Otto minuti a Chamersis II, capitano. - fece discretamente notare l'attuale timoniere della nave.
    Knight respiro' a fondo.
    - Abbiamo il compito di fare luce su....... -
    - Si' capitano; conosco la natura del vostro incarico. Vorrei solamente essere aggiornata sugli sviluppi. Avete gia' contattato i nativi? -
    Diamine, Vrettakos era troppo diretta; l'espressione del suo volto era calma, suadente e conciliante. Non c'era traccia di malizia.
    - Abbiamo una squadra sulla superficie del terzo pianeta, ma siamo stati costretti ad abbandonarla momentaneamente per risolvere l'emergenza di cui le ho parlato. -
    - Avete perso i contatti con una squadra su Chamersis II? -
    - Esatto, Capitano. Il fatto che le trasmissioni siano disturbate e' piuttosto normale, viste le condizioni climatiche in superficie, ma abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso dalla navetta che li ha sbarcati. Le comunicazioni terra-terra non dovrebbero essere cosi' problematiche, e la navetta non puo' permettersi di attendere a lungo il ritorno della squadra. E' necessaria la nostra presenza. -
    - Capisco. Dunque non ha ricevuto ancora nessun rapporto dalla squadra su Chamersis II? -
    - No, Capitano Vrettakos. Posso conoscere il perche' di questo interessamento? -
    - Solo un'ultima domanda: per caso il dottor Selenjak ha inoltrato un rapporto......o si e' rivolto a lei confidenzialmente per metterla al corrente di valutazioni personali circa Chamersis II? -
    Selenjak? La Vrettakos era proprio ben informata sulla Unicorn, sulla sua missione e sul suo equipaggio. All'Accademia la sua qualita' piu' apprezzata era l'onesta' e la sincerita': Knight non aveva dubbi che il Capitano della Bedaho avrebbe dato spiegazioni piu' che esaurienti.
    - No, non mi risulta. Inoltre la dottoressa fa parte della squadra di sbarco sul terzo pianeta, non sul secondo. Perche' me lo domanda? -
    La Vrettakos assunse un'espressione dispiaciuta.
    - Altri membri del suo euipaggio dotati di abilita' telepatiche o facolta' extra-sensoriali hanno riferito nulla? -
    - No, nulla. -
    Knight iniziava a spazientirsi. Si alzo' in piedi e mosse qualche passo in avanti mentre il capitano della Bedaho rifletteva fra se' e se'.
    - Capitano Knight, scusi se le mie domande l'hanno innervosita. In realta' la questione e' piuttosto importante, e la sua collaborazione e' fondamentale. -
    - Lasciateci condurre l'operazione di soccorso e saremo a vostra disposizione, Capitano. -
    - Mi rendo conto della vostra situazione, ma c'e' qualcosa che sarebbe meglio sapeste prima di rimettere piede su Chamersis II. -
    - In privato? -
    - No, non e' necessario. Capitano Knight, le presento il dottor Sevek. -
    Dal lato destro della plancia della Bedaho, una figura entro' nel raggio visivo dello schermo principale. Indossava una tunica scura di ottima fattura, ornata ai bordi da una lunga serie di simboli dorati; il cappuccio era abbassato sulle spalle e rivelava il volto di un vulcaniano piuttosto anziano. Il suo sguardo penetrante ed estremamente vigile colpi' l'equipaggio della Unicorn. Il Capitano Vrettakos riprese.
    - Il dottor Sevek e' una personalita' di spicco all'Accademia delle Scienze di Vulcano, e la sua esperienza in esobiologia e contatti con forme di vita non-umanoidi e' impressionante. Era a bordo con noi quando trenta giorni fa la Bedaho ha esplorato il sistema Chamersiano. -
    Knight rimase di stucco. Il Comando di Flotta aveva parlato di rilevazioni sub-spaziali e missioni di ricognizione a distanza, ma non si era mai fatto cenno ad una completa esplorazione del sistema. La Unicorn avrebbe dovuto essere la prima nave ad effettuarla.
    Il capitano non aggiunse nulla, ed attese che la Vrettakos terminasse il proprio discorso:
    - Prego, dottor Sevek. -
    Il Capitano della Bedaho indico' al vulcaniano di proseguire la conversazione. Sevek, in piedi accanto alla poltrona centrale, intreccio' le dita delle mani e prese a parlare.
    - Una forma di vita intelligente e probabilmente non-umanoide abita il secondo pianeta del sistema. Ho colto i suoi schemi di pensiero, deboli e quasi impercettibili; ho motivo di ritenere che sia in fase di attesa, o che stia andando incontro ad una carenza di risorse che potrebbe anche portarla alla morte. Anche se ridotte al minimo, le sue attivita' mentali sono completamente rivolte al terzo pianeta del sistema. Io sono riuscito a contattarla. -
    Knight aggrotto' le sopracciglia e tento' di ricacciare l'agitazione che stava per assalirlo. Avanzo' ulteriormente verso il visore principale.
    - Io non ero stato messo al corrente di queste scoperte. La Unicorn ha affrontato la missione nell'ignoranza piu' completa, e chi ci ha affidato l'incarico ha fatto intendere che la Flotta non avesse in mano nessun elemento; pare che invece non fosse cosi'. Il Comando ha ricevuto il vostro rapporto? -
    Il capitano Vrettakos si inseri' nella conversazione:
    - Si', Capitano Knight. L'Ammiraglio Fressen ha vagliato le informazioni e ha coordinato le ricerche personalmente. Esistono motivi ben precisi per i quali si e' stabilito di non mettervi al corrente dell'esito della ricognizione della Bedaho. -
    Dunque i timori che erano emersi all'inzio della missione erano fondati: la Flotta Stellare aveva mantenuto dei segreti con la Unicorn.
    - Capitano Vrettakos, io sto rischiando degli uomini in questa missione! Le informazioni che avete raccolto ci sarebbero state utilissime, e avremmo potuto agire diversamente, piuttosto che brancolare nel buio. Sono proprio curioso di sentirle, queste motivazioni! -
    La Vrettakos pareva sinceramente dispiaciuta e imbarazzata, ma fu Sevek a riprendere la parola:
    - In realta' non si e' trattato di un vero e proprio contatto. Non c'e' stato nessuno scambio di informazioni, ma sono convinto che l'intelligenza abbia male interpretato la nostra presenza e i nostri tentativi di contatto; si tratta sicuramente di una coscienza non ostile, ma credo che non abbia compreso le nostre motivazioni. -
    - Siete stati attaccati? -
    Sevek inarco' un sopracciglio:
    - No, niente affatto. Cosa le fa pensare che un equivoco debba necessariamente dare luogo ad uno scontro fisico? -
    - Niente, certo. Dottore, concluda il suo discorso; abbiamo quasi raggiunto il secondo pianeta. -
    - In definitiva, credo che l'alieno non si fidi di noi. Quando si e' finalmente reso conto che non eravamo emissari degli abitanti del terzo pianeta, ha chiuso ogni contatto mentale; ho motivo di ritenere che l'intelligenza ci vedesse come una distrazione, che gli avrebbe impedito di portare a termine un compito non meglio specificato. Qualcosa che ha a che fare con gli specchi. -
    - E' incredibile. Mi sta dicendo che ho mandato una squadra di sbarco su un pianeta abitato da una forma di vita sconosciuta e potenzialmente ostile? -
    - Si sbaglia, capitano. Nego fortemente la possiblita' che l'intelligenza possa essere ostile. -
    - Ma non capisco perche' non dircelo! -
    - Il motivo e' molto semplice: la forma di vita ha notevoli capacita' di analisi nei confronti delle onde cerebrali e degli schemi mentali. Una volta riconosciuta la nostra estraneita' alla questione che pare stesse sbrigando, ci ha completamente isolati. Questo ci ha reso impossibile continuare i nostri tentativi di contatto. I colleghi che hanno proseguito l'esplorazione dopo di me a bordo di un vascello scientifico vulcaniano, su richiesta dell'Accademia delle Scienze, hanno verificato lo stesso tipo di riluttanza. Come vede, si tratta di un'ostilita' intellettuale, non certo fisica. Semplicemente, l'intelligenza ha riconosciuto negli schemi mentali dei nuovi ricercatori l'impronta delle conoscenze precedentemente acquisite da me e dalla Bedaho. L'unico modo di ingannare l'alieno e di tentare di stabilire un nuovo contatto era di tenere l'equipaggio della Unicorn all'oscuro della sua presenza. -
    Knight impiego' parecchie decine di secondi per digerire il discorso del dottor Sevek. Questo comunque non basto' a rilassarlo.
    - Questo modo di agire non mi convince affatto, dottore. -
    - Era la soluzione piu' logica, capitano. -
    - Immagino sia stato lei a suggerirla al Comando della Flotta Stellare. -
    - Si', certo. -
    - Beh, non vedo perche' abbiate deciso di comunicarci ora queste informazioni. Non abbiamo piu' nessun contatto con la squadra su Chamersis II, e non sappiamo se siano riusciti a contattare o meno l'intelligenza a cui si riferisce. -
    - Abbiamo calcolato male i tempi, Capitano. - rispose ironica Vrettakos. Sevek inarco' nuovamente un sopracciglio.
    - No, non e' cosi'. Semplicemente, ritenevamo che, in un dato momento, vista la delicata situazione degli specchi orbitali, avreste dovuto essere messi al corrente della situazione nella speranza che aveste gia' fatto luce sulla questione. Il tempo, purtroppo, comincia a stringere. -
    - Capitano Vrettakos, dottor Sevek, credo di riuscire a capire le vostre motivazioni, ma ribadisco la mia contrarieta' a questo modo di agire. -
    Knight stava per continuare il discorso, ma la Vrettakos lo interruppe:
    - Mi creda, capitano, non sono entusiasta neanche io, e non so come reagiro' se qualche membro del suo equipaggio dovesse rimanere ferito. Io sono con lei. -
    - Ad ogni modo, meglio tardi che mai. Dottor Sevek, le assicuro che, una volta recuperata la squadra di sbarco, faremo di tutto per contattare la forma di vita che vive su Chamersis II, e fare luce sull'intera questione degli specchi. -
    Sevek rispose impassibile:
    - Mi fa piacere notare che lo slancio emotivo che l'ha assalita negli ultimi minuti non ha intaccato le sue capacita' decisionali. -
    - Non sono entusiasta, dottor Sevek, mi creda. Ma sono un Ufficiale della Flotta Stellare, e credo nel mio lavoro. Ora, se permettere, abbiamo un incarico da portare a termine. -
    - Certamente. A lei e a tutto il suo equipaggio i miei migliori auguri, capitano Knight. - disse la Vrettakos esibendo un sorriso sincero.
    - Lunga vita e prosperita', capitano. - aggiunse Sevek.
    - Bedaho, chiudo. - concluse il capitano Vrettakos.

    = Intollerabile! = penso' Knight tra se' e se', anche se in un angolo della propria coscienza qualcosa gli diceva che il Comando della Flotta Stellare aveva avuto le sue buone ragioni. C'era solo da sperare che la squadra su Chamersis II non avesse incontrato difficolta' insormontabili.

    - 1 minuto e 40 secondi a Chamersis II, signore. - disse il timoniere della nave.

    INTANTO, SULLA SUPERFICIE DEL SECONDO PIANETA

    La situazione aveva ormai assunto i connotati di una tragedia. Il vento sferzava senza sosta la superficie sabbiosa del pianeta, e la struttura della Shyron Yurik aveva preso a mugolare e a cigolare come se una mano invisibile la stesse stritolando fra le dita scuotendola violentemente. Tutti i sistemi erano in emergenza e i malfunzionamenti iniziavano a farsi significativi. Il computer lo sapeva, e sapeva anche che la squadra di sbarco doveva essere in pericolo.
    Ripetendo ad intervalli regolari il segnale di soccorso, la Shyron Yurik inizio' il riscaldamento rapido dei motori e tento' di sollevarsi da terra quel tanto che bastava per scrollarsi di dosso tutta la sabbia finissima che le si era posata addosso e l'aveva ricoperta quasi completamente.

    Se il computer della Yuirk avesse avuto le facolta' di F'Rann, avrebbe sicuramente emesso un grido di terrore: a poche centinaia di metri dalla navetta, dalla sabbia dispersa in aria, che aveva ormai assunto i connotati di un'enorme omogena formazione nuvolosa, inizio' a staccarsi una piccola massa scura. Allungatosi fino a toccare terra, il fenomeno innesco' una terribile reazione a catena e prese a sollevare piu' sabbia di quanto non avesse fatto finora la tormenta.
    Nel giro di pochi secondi, la piccola forma a imbuto si tramuto' in una gigantesca massa d'aria vorticante. La velocita' periferca del vento era talmente elevata che la frizione della sabbia diede luogo a fenomeni elettrostatici abbastanza potenti da provocare la formazione di scariche elettriche e fulmini globulari.
    Il terrificante mostro prese a contorcersi e a muoversi in direzione sud; con un diametro minore di un chilometro, il suo passaggio avrebbe sicuramente travolto la Shyron Yuirk.
    Il computer di bordo disattivo' ogni sistema secondario e spremette le ultime gocce di energia per effettuare un decollo di emergenza. A cinquanta metri da terra, mentre gli stabilizzatori tentavano l'impossibile per mantenere la nave in posizione verticale, il mostro abbraccio' la sagoma della piccola nave, che spari' vorticando al suo interno dopo avere lanciato l'ultima, disperata, richiesta di aiuto.

    U.S.S. UNICORN
    Ponte di comando

    Il tenente Peters ruppe il silenzio che accompagnava gli ultimi secondi di avvicinamento della Unicorn a Chamersis II.
    - Signore, la Shyron Yuirk segnala condizioni climatiche critiche. I dati telemetrici sono poco chiari, ma credo che sia sull'orlo di un cedimento strutturale! -
    - La richiami immediatamente, signor Peters! Una nave distrutta non servira' ne a loro, ne' a noi. -
    - Si', signore. Tentero'. -

    CHAMERSIS II

    La Unicorn aveva finalmente risposto. Rientro immediato significava che le sorti della squadra di sbarco sarebbero stata una preoccupazione non piu' sua; dunque, il computer si sentiva autorizzato ad utilizzare ogni singola riserva di energia per liberarsi dalla presa del tornado e raggiungere lo spazio.
    Il ruggito dei motori fu coperto da quello del vortice; ciononostante, l'effetto fu sorprendentemente positivo: avendo escluso il sistema di supporto vitale, gli stabilizzatori secondari e gli smorzatori inerziali, la Yurik spinse finche' un sinistro "crack" indico' che la struttura aveva ceduto. Niente di grave, ma ormai la nave non avrebbe potuto ospitare nessun passeggero prima delle riparazioni, con i sistemi di contenimento disattivati.
    La Yurik dette l'ultima, disperata spinta, e schizzo' fuori dal cono a folle velocita', in una posizione assolutamente innaturale. Tutto il contenuto della piccola stiva era sparso sul pavimento, e le terribili vibrazioni che percorrevano la struttura provocarono il danneggiamento di buona parte dell'equipaggiamento di riserva.

    Ciononostante, la Yurik fendeva il vento e la sabbia e continuava a salire. Un secondo "crack", piu' profondo e minaccioso del primo, accompagno' la comparsa di una grossa frattura sul pavimento.
    La Yurik abbandono' la violenta atmosfera di Chamersis II appena in tempo, e si tuffo' infine nello spazio esterno, nero come la pece e sicuramente piu' tranquillo. Purtroppo la sua navigazione non sarebbe parsa elegante, ma l'importante era che la navetta, pur ruotando su se' stessa a causa degli ingenti danni agli accoppiatori e agli stabilizzatori, si avvicinava alla massa materna della Unicorn.
    Che vista rassicurante!



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