U.S.S. UNICORN
Ponte di comando
- Tempo stimato di arrivo, guardiamarina. - chiese Knight dalla poltrona
centrale.
- 12 minuti e 20 secondi, mantenendo rotta e velocita', signore. - rispose
prontamente il giovane ufficiale che sostituiva O'Broinn al timone.
In plancia si respirava aria di attesa..........con una tensione palpabile
che attanagliava gli uomini della Unicorn e li trasformava in molle pronte
a scattare quando fosse giunto il momento opportuno.
F'Rann e il Capitano si erano trovati d'accordo sull'opportunita' di non
sovrapporre le proprie competenze, pur considerando che le "competenze"
dell'intelligenza artificiale erano state riconosciute gioco forza, ma
ormai non potevano essere piu' ignorate.
Knight fece di tutto per togliersi quella storia dalla mente e concentrarsi
senza distrazione sulla grave situazione che si era venuta a creare; il
tempo per mettere una parola chiara e precisa sulla questione si sarebbe
trovato in seguito, senza contare che la figura centrale nell'"affare
F'rann" in questo momento era dispersa su una desolata palla di sabbia,
spazzata da venti di inusitata violenza.
- Plancia a sala macchine. -
- Qui' Tripitaka, dica pure signore. -
- Tenente, come pensa che reagirebbe una nostra navetta alle tempeste di
sabbia su Chamersis II? -
- Con tempeste della portata di quella che si sta scatenando in questo
momento nell'area della zona di sbarco, sicuramente peggio della Shyron
Yurik. Mi creda capitano, quella nave e' solida come un roccia, e se
qualcosa l'ha messa in difficolta'.....beh.......allora deve trattarsi
sicuramente di qualcosa di molto grosso e molto violento. I nostri shuttle
se la caverebbero sicuramente peggio. -
- E non c'e' proprio nulla che si possa fare, tenente? -
- Intende dire....qualche modifica? -
- Esattamente. -
- Oh, beh, i problemi principali sono nei sistemi di stabilizzazione e di
smorzamento. Quando gli scossoni sono molto violenti e duraturi nel tempo,
gli stabilizzatori perdono gradualmente efficacia; a volte, per evitare
surriscaldamenti, si spengono automaticamente. E allora non ci sono scudi
che tengano: tutto lo stress si ripercuote sulla struttura della nave. Se
e' sufficientemente solida, come la Shyron Yurik, puo' resistere a lungo;
diversamente, il cedimento strutturale e' una possibilita' da tenere in
seria considerazione. -
- D'accordo. Abbiamo le idee chiare su quale sia il problema di fondo. Che
ne direbbe di incrementare l'efficacia degli stabilizzatori e degli
smorzatori inerziali? -
Il tenente Tripitaka si lascio' sfuggire una risatina amara.
- Non e' cosi' facile. Sovralimentare un sistema significa togliere
qualcosa da qualche altra parte; una nave e' fatta di delicati equilibri,
signore. -
All'Accademia Knight aveva presentato una tesina sull'argomento; era
assolutamente convinto del fatto, e la pratica lo confermava, che i sistemi
di un qualsiasi veicolo complesso potessero essere spinti ben oltre le
limitazioni imposte per questioni di sicurezza piu' che di reale
necessita'. Questo, Tripitaka lo sapeva benissimo, ma Knight iniziava a
rendersi conto che la mancanza di Newport aveva smorzato gli animi dei
macchinisti della Unicorn, come se il loro fuoco interiore avesse preso ad
ardere con minore intensita'. John aveva creato una squadra eccezionale, e
la sua leadership in sala macchine era un punto fermo per l'attivita' di
tutto il personale tecnico; Knight aveva saputo di come il suo arrivo sulla
nave avesse inizialmente creato scompiglio e malumori, ma aveva sicuramente
contribuito a creare un ambiente attivo ed efficiente. Ora che Newport non
c'era, Knight avrebbe dovuto fare emergere l'ingegnere che era in lui,
abbandonato ormai da troppo tempo sulla poltrona di un ponte di comando, e
spronare i suoi uomini.
- Purtroppo non possiamo permetterci il lusso di cercare soluzioni comode
ed eleganti. Se la Shyron Yurik non dovesse farcela, e il teletrasporto
dovesse risultare inutilizzabile, qualcuno dovra' per forza scendere e
recuperare la squadra alla vecchia maniera. E non voglio trovarmi nella
condizione di dover assemblare una squadra di recupero per recuperare la
squadra di recupero; c'e' bisogno di un mezzo efficiente, solido, robusto e
capace di sopportare a lungo lo stress di una violentissima tempesta di
sabbia. Non e' una richiesta, tenente. E' una necessita'. Tutto chiaro? -
Tripitaka trasse un respiro profondo e osservo' i propri colleghi in sala
macchine con rinnovato vigore, forte di un orgoglio ritrovato.
- Iniziamo subito a lavorarci, signore. Faremo il possibile, e anche
l'impossibile. -
- Questo e' il Tripitaka che volevo sentire! Buon lavoro signori. Knight,
chiudo. -
La Unicorn continuava a sfrecciare attraverso lo spazio, macinando decine
di migliaia di chilometri in pochi secondi. Ragionando intuitivamente,
sarebbe parso impossibile che una massa talmente imponente come quella di
una nave stellare della Federazione potesse raggiungere e sostenere
velocita' che iniziavano a minacciare seriamente la vecchia barriera della
velocita' della luce.
- Signor Dephisol, interrompa ogni utilizzo superfluo dei sensori, e
concentri tutta la capacita' elaborativa sui sensori principali. Quando la
distanza lo consentira' voglio la scansione piu' approfondita e dettagliata
che sia mai stata compiuta da un veicolo stellare negli ultimi due secoli.-
Il filosiano non aveva certo bisogno di essere spronato con immagini o
frasi evocative e rispose prontamente.
- Agli ordini, signore. Saro' costretto a sospendere le indagini
astrometriche che il dottor Vajenlij sta effettuando in cartografia
stellare. -
- Esegua pure, tenente. -
Le dita di Dephisol volarono sulla sua consolle e una serie di trilli
elettronici indicarono che l'operazione era stata compiuta.
La voce cristallina del tenente Peters risuono' alle spalle del capitano.
- Signore, comunicazione in arrivo da parte della USS Bedaho. -
Il Capitano fu colto di sorpresa; nel mezzo di una missione cosi' delicata,
per la quale la Flotta Stellare aveva raccomandato la massima discrezione,
non si sarebbe certo aspettato una comunicazione sub-spaziale non protetta.
Non che i chamersiani fossero in grado di intercettarla, ma forse le
circostanze avrebbero richiesto maggiore prudenza.
- Sullo schermo. - disse dopo aver gettato una rapida occhiata al tenente
Peters.
La piccola plancia di un vascello scientifico di classe Oberth riempi' lo
schermo principale.
Seduta sulla poltrona centrale, una signora matura ma dall'aspetto fresco e
giovanile distolse lo sguardo dal terminale alla sua destra e prese a
fissare a sua volta lo schermo della propria nave.
Knight riconobbe immediatamente la ragazza che, ai tempi dell'Accademia,
era sulla bocca di tutti per aver battuto a scacchi un vulcaniano tre volte
di fila.
- Salve, Capitano Vrettakos. Cosa possiamo fare per voi? -
La donna esibi' un lieve sorriso.
- Salve a lei, Capitano Knight. Come procede la vostra missione? -
La domanda lascio' Knight interdetto.
- Non avrebbe potuto chiamare in un momento peggiore, Capitano. Abbiamo una
situazione di emergenza e ci accingiamo al recupero di una squadra di in
difficolta'. -
Se si trattava di una chiamata di cortesia, allora la comunicazione si
sarebbe sicuramente interrotta in questo momento, ma tutto lasciava
supporre che il Capitano della Bedaho avesse altro da aggiungere.
- Capisco. Spero non si tratti di un problema grave. Escludendo la
situazione contingente, qual e' lo stato attuale della vostra missione? -
Questa era una domanda decisamente strana, da parte del capitano di un
piccolo vascello scientifico che non avrebbe dovuto avere nessun interesse
nella questione.
- Beh.....l'incarico che stiamo portando a termine non e' coperto da
segreto, ma non ritengo opportuno discutere questi argomenti su un canale
non protetto. -
- Non si preoccupi capitano Knight, i Chamersiani non sono in grado di
intercettare comunicazioni sub-spaziali, e questa conversazione e'
approvata dal Comando di Flotta. Le stiamo trasferendo l'autorizzazione
dell'Ammiraglio Fressen. -
Questa conversazione cominciava a farsi inquietante. Il Capitano Vrettakos
aveva fatto riferimento ai chamersiani con cognizione di causa, e pareva
molto sicura di quello che stava dicendo.
Un paio di trilli elettronici dalla consolle dell'Ufficiale Tattico
indicarono che era stata ricevuta una trasmissione. Dopo pochi secondi, il
tenente Peters lesse ad alta voce:
- "Comando Flotta Stellare. Ammiraglio Leopold Fressen. Con la presente, si
autorizza il Capitano Ilia Vrettakos a ricevere aggiornamenti sulla
missione in corso di svolgimento da parte della nave stellare della
Federazione USS Unicorn, numero di registrazione NCC-9806."
La firma dell'Ammiraglio e' autentica, signore. -
- Otto minuti a Chamersis II, capitano. - fece discretamente notare
l'attuale timoniere della nave.
Knight respiro' a fondo.
- Abbiamo il compito di fare luce su....... -
- Si' capitano; conosco la natura del vostro incarico. Vorrei solamente
essere aggiornata sugli sviluppi. Avete gia' contattato i nativi? -
Diamine, Vrettakos era troppo diretta; l'espressione del suo volto era
calma, suadente e conciliante. Non c'era traccia di malizia.
- Abbiamo una squadra sulla superficie del terzo pianeta, ma siamo stati
costretti ad abbandonarla momentaneamente per risolvere l'emergenza di cui
le ho parlato. -
- Avete perso i contatti con una squadra su Chamersis II? -
- Esatto, Capitano. Il fatto che le trasmissioni siano disturbate e'
piuttosto normale, viste le condizioni climatiche in superficie, ma abbiamo
ricevuto una richiesta di soccorso dalla navetta che li ha sbarcati. Le
comunicazioni terra-terra non dovrebbero essere cosi' problematiche, e la
navetta non puo' permettersi di attendere a lungo il ritorno della squadra.
E' necessaria la nostra presenza. -
- Capisco. Dunque non ha ricevuto ancora nessun rapporto dalla squadra su
Chamersis II? -
- No, Capitano Vrettakos. Posso conoscere il perche' di questo
interessamento? -
- Solo un'ultima domanda: per caso il dottor Selenjak ha inoltrato un
rapporto......o si e' rivolto a lei confidenzialmente per metterla al
corrente di valutazioni personali circa Chamersis II? -
Selenjak? La Vrettakos era proprio ben informata sulla Unicorn, sulla sua
missione e sul suo equipaggio. All'Accademia la sua qualita' piu'
apprezzata era l'onesta' e la sincerita': Knight non aveva dubbi che il
Capitano della Bedaho avrebbe dato spiegazioni piu' che esaurienti.
- No, non mi risulta. Inoltre la dottoressa fa parte della squadra di
sbarco sul terzo pianeta, non sul secondo. Perche' me lo domanda? -
La Vrettakos assunse un'espressione dispiaciuta.
- Altri membri del suo euipaggio dotati di abilita' telepatiche o facolta'
extra-sensoriali hanno riferito nulla? -
- No, nulla. -
Knight iniziava a spazientirsi. Si alzo' in piedi e mosse qualche passo in
avanti mentre il capitano della Bedaho rifletteva fra se' e se'.
- Capitano Knight, scusi se le mie domande l'hanno innervosita. In realta'
la questione e' piuttosto importante, e la sua collaborazione e'
fondamentale. -
- Lasciateci condurre l'operazione di soccorso e saremo a vostra
disposizione, Capitano. -
- Mi rendo conto della vostra situazione, ma c'e' qualcosa che sarebbe
meglio sapeste prima di rimettere piede su Chamersis II. -
- In privato? -
- No, non e' necessario. Capitano Knight, le presento il dottor Sevek. -
Dal lato destro della plancia della Bedaho, una figura entro' nel raggio
visivo dello schermo principale. Indossava una tunica scura di ottima
fattura, ornata ai bordi da una lunga serie di simboli dorati; il cappuccio
era abbassato sulle spalle e rivelava il volto di un vulcaniano piuttosto
anziano. Il suo sguardo penetrante ed estremamente vigile colpi'
l'equipaggio della Unicorn.
Il Capitano Vrettakos riprese.
- Il dottor Sevek e' una personalita' di spicco all'Accademia delle Scienze
di Vulcano, e la sua esperienza in esobiologia e contatti con forme di vita
non-umanoidi e' impressionante. Era a bordo con noi quando trenta giorni fa
la Bedaho ha esplorato il sistema Chamersiano. -
Knight rimase di stucco. Il Comando di Flotta aveva parlato di rilevazioni
sub-spaziali e missioni di ricognizione a distanza, ma non si era mai fatto
cenno ad una completa esplorazione del sistema. La Unicorn avrebbe dovuto
essere la prima nave ad effettuarla.
Il capitano non aggiunse nulla, ed attese che la Vrettakos terminasse il
proprio discorso:
- Prego, dottor Sevek. -
Il Capitano della Bedaho indico' al vulcaniano di proseguire la
conversazione. Sevek, in piedi accanto alla poltrona centrale, intreccio'
le dita delle mani e prese a parlare.
- Una forma di vita intelligente e probabilmente non-umanoide abita il
secondo pianeta del sistema. Ho colto i suoi schemi di pensiero, deboli e
quasi impercettibili; ho motivo di ritenere che sia in fase di attesa, o
che stia andando incontro ad una carenza di risorse che potrebbe anche
portarla alla morte. Anche se ridotte al minimo, le sue attivita' mentali
sono completamente rivolte al terzo pianeta del sistema. Io sono riuscito a
contattarla. -
Knight aggrotto' le sopracciglia e tento' di ricacciare l'agitazione che
stava per assalirlo. Avanzo' ulteriormente verso il visore principale.
- Io non ero stato messo al corrente di queste scoperte. La Unicorn ha
affrontato la missione nell'ignoranza piu' completa, e chi ci ha affidato
l'incarico ha fatto intendere che la Flotta non avesse in mano nessun
elemento; pare che invece non fosse cosi'. Il Comando ha ricevuto il vostro
rapporto? -
Il capitano Vrettakos si inseri' nella conversazione:
- Si', Capitano Knight. L'Ammiraglio Fressen ha vagliato le informazioni e
ha coordinato le ricerche personalmente. Esistono motivi ben precisi per i
quali si e' stabilito di non mettervi al corrente dell'esito della
ricognizione della Bedaho. -
Dunque i timori che erano emersi all'inzio della missione erano fondati: la
Flotta Stellare aveva mantenuto dei segreti con la Unicorn.
- Capitano Vrettakos, io sto rischiando degli uomini in questa missione! Le
informazioni che avete raccolto ci sarebbero state utilissime, e avremmo
potuto agire diversamente, piuttosto che brancolare nel buio. Sono proprio
curioso di sentirle, queste motivazioni! -
La Vrettakos pareva sinceramente dispiaciuta e imbarazzata, ma fu Sevek a
riprendere la parola:
- In realta' non si e' trattato di un vero e proprio contatto. Non c'e'
stato nessuno scambio di informazioni, ma sono convinto che l'intelligenza
abbia male interpretato la nostra presenza e i nostri tentativi di
contatto; si tratta sicuramente di una coscienza non ostile, ma credo che
non abbia compreso le nostre motivazioni. -
- Siete stati attaccati? -
Sevek inarco' un sopracciglio:
- No, niente affatto. Cosa le fa pensare che un equivoco debba
necessariamente dare luogo ad uno scontro fisico? -
- Niente, certo. Dottore, concluda il suo discorso; abbiamo quasi raggiunto
il secondo pianeta. -
- In definitiva, credo che l'alieno non si fidi di noi. Quando si e'
finalmente reso conto che non eravamo emissari degli abitanti del terzo
pianeta, ha chiuso ogni contatto mentale; ho motivo di ritenere che
l'intelligenza ci vedesse come una distrazione, che gli avrebbe impedito di
portare a termine un compito non meglio specificato. Qualcosa che ha a che
fare con gli specchi. -
- E' incredibile. Mi sta dicendo che ho mandato una squadra di sbarco su un
pianeta abitato da una forma di vita sconosciuta e potenzialmente ostile? -
- Si sbaglia, capitano. Nego fortemente la possiblita' che l'intelligenza
possa essere ostile. -
- Ma non capisco perche' non dircelo! -
- Il motivo e' molto semplice: la forma di vita ha notevoli capacita' di
analisi nei confronti delle onde cerebrali e degli schemi mentali. Una
volta riconosciuta la nostra estraneita' alla questione che pare stesse
sbrigando, ci ha completamente isolati. Questo ci ha reso impossibile
continuare i nostri tentativi di contatto. I colleghi che hanno proseguito
l'esplorazione dopo di me a bordo di un vascello scientifico vulcaniano, su
richiesta dell'Accademia delle Scienze, hanno verificato lo stesso tipo di
riluttanza. Come vede, si tratta di un'ostilita' intellettuale, non certo
fisica. Semplicemente, l'intelligenza ha riconosciuto negli schemi mentali
dei nuovi ricercatori l'impronta delle conoscenze precedentemente acquisite
da me e dalla Bedaho. L'unico modo di ingannare l'alieno e di tentare di
stabilire un nuovo contatto era di tenere l'equipaggio della Unicorn
all'oscuro della sua presenza. -
Knight impiego' parecchie decine di secondi per digerire il discorso del
dottor Sevek. Questo comunque non basto' a rilassarlo.
- Questo modo di agire non mi convince affatto, dottore. -
- Era la soluzione piu' logica, capitano. -
- Immagino sia stato lei a suggerirla al Comando della Flotta Stellare. -
- Si', certo. -
- Beh, non vedo perche' abbiate deciso di comunicarci ora queste
informazioni. Non abbiamo piu' nessun contatto con la squadra su Chamersis
II, e non sappiamo se siano riusciti a contattare o meno l'intelligenza a
cui si riferisce. -
- Abbiamo calcolato male i tempi, Capitano. - rispose ironica Vrettakos.
Sevek inarco' nuovamente un sopracciglio.
- No, non e' cosi'. Semplicemente, ritenevamo che, in un dato momento,
vista la delicata situazione degli specchi orbitali, avreste dovuto essere
messi al corrente della situazione nella speranza che aveste gia' fatto
luce sulla questione. Il tempo, purtroppo, comincia a stringere. -
- Capitano Vrettakos, dottor Sevek, credo di riuscire a capire le vostre
motivazioni, ma ribadisco la mia contrarieta' a questo modo di agire. -
Knight stava per continuare il discorso, ma la Vrettakos lo interruppe:
- Mi creda, capitano, non sono entusiasta neanche io, e non so come
reagiro' se qualche membro del suo equipaggio dovesse rimanere ferito. Io
sono con lei. -
- Ad ogni modo, meglio tardi che mai. Dottor Sevek, le assicuro che, una
volta recuperata la squadra di sbarco, faremo di tutto per contattare la
forma di vita che vive su Chamersis II, e fare luce sull'intera questione
degli specchi. -
Sevek rispose impassibile:
- Mi fa piacere notare che lo slancio emotivo che l'ha assalita negli
ultimi minuti non ha intaccato le sue capacita' decisionali. -
- Non sono entusiasta, dottor Sevek, mi creda. Ma sono un Ufficiale della
Flotta Stellare, e credo nel mio lavoro. Ora, se permettere, abbiamo un
incarico da portare a termine. -
- Certamente. A lei e a tutto il suo equipaggio i miei migliori auguri,
capitano Knight. - disse la Vrettakos esibendo un sorriso sincero.
- Lunga vita e prosperita', capitano. - aggiunse Sevek.
- Bedaho, chiudo. - concluse il capitano Vrettakos.
= Intollerabile! = penso' Knight tra se' e se', anche se in un angolo della
propria coscienza qualcosa gli diceva che il Comando della Flotta Stellare
aveva avuto le sue buone ragioni. C'era solo da sperare che la squadra su
Chamersis II non avesse incontrato difficolta' insormontabili.
- 1 minuto e 40 secondi a Chamersis II, signore. - disse il timoniere della
nave.
INTANTO, SULLA SUPERFICIE DEL SECONDO PIANETA
La situazione aveva ormai assunto i connotati di una tragedia. Il vento
sferzava senza sosta la superficie sabbiosa del pianeta, e la struttura
della Shyron Yurik aveva preso a mugolare e a cigolare come se una mano
invisibile la stesse stritolando fra le dita scuotendola violentemente.
Tutti i sistemi erano in emergenza e i malfunzionamenti iniziavano a farsi
significativi. Il computer lo sapeva, e sapeva anche che la squadra di
sbarco doveva essere in pericolo.
Ripetendo ad intervalli regolari il segnale di soccorso, la Shyron Yurik
inizio' il riscaldamento rapido dei motori e tento' di sollevarsi da terra
quel tanto che bastava per scrollarsi di dosso tutta la sabbia finissima
che le si era posata addosso e l'aveva ricoperta quasi completamente.
Se il computer della Yuirk avesse avuto le facolta' di F'Rann, avrebbe
sicuramente emesso un grido di terrore: a poche centinaia di metri dalla
navetta, dalla sabbia dispersa in aria, che aveva ormai assunto i connotati
di un'enorme omogena formazione nuvolosa, inizio' a staccarsi una piccola
massa scura. Allungatosi fino a toccare terra, il fenomeno innesco' una
terribile reazione a catena e prese a sollevare piu' sabbia di quanto non
avesse fatto finora la tormenta.
Nel giro di pochi secondi, la piccola forma a imbuto si tramuto' in una
gigantesca massa d'aria vorticante. La velocita' periferca del vento era
talmente elevata che la frizione della sabbia diede luogo a fenomeni
elettrostatici abbastanza potenti da provocare la formazione di scariche
elettriche e fulmini globulari.
Il terrificante mostro prese a contorcersi e a muoversi in direzione sud;
con un diametro minore di un chilometro, il suo passaggio avrebbe
sicuramente travolto la Shyron Yuirk.
Il computer di bordo disattivo' ogni sistema secondario e spremette le
ultime gocce di energia per effettuare un decollo di emergenza.
A cinquanta metri da terra, mentre gli stabilizzatori tentavano
l'impossibile per mantenere la nave in posizione verticale, il mostro
abbraccio' la sagoma della piccola nave, che spari' vorticando al suo
interno dopo avere lanciato l'ultima, disperata, richiesta di aiuto.
U.S.S. UNICORN
Ponte di comando
Il tenente Peters ruppe il silenzio che accompagnava gli ultimi secondi di
avvicinamento della Unicorn a Chamersis II.
- Signore, la Shyron Yuirk segnala condizioni climatiche critiche. I dati
telemetrici sono poco chiari, ma credo che sia sull'orlo di un cedimento
strutturale! -
- La richiami immediatamente, signor Peters! Una nave distrutta non
servira' ne a loro, ne' a noi. -
- Si', signore. Tentero'. -
CHAMERSIS II
La Unicorn aveva finalmente risposto. Rientro immediato significava che le
sorti della squadra di sbarco sarebbero stata una preoccupazione non piu'
sua; dunque, il computer si sentiva autorizzato ad utilizzare ogni singola
riserva di energia per liberarsi dalla presa del tornado e raggiungere lo
spazio.
Il ruggito dei motori fu coperto da quello del vortice; ciononostante,
l'effetto fu sorprendentemente positivo: avendo escluso il sistema di
supporto vitale, gli stabilizzatori secondari e gli smorzatori inerziali,
la Yurik spinse finche' un sinistro "crack" indico' che la struttura aveva
ceduto. Niente di grave, ma ormai la nave non avrebbe potuto ospitare
nessun passeggero prima delle riparazioni, con i sistemi di contenimento
disattivati.
La Yurik dette l'ultima, disperata spinta, e schizzo' fuori dal cono a
folle velocita', in una posizione assolutamente innaturale. Tutto il
contenuto della piccola stiva era sparso sul pavimento, e le terribili
vibrazioni che percorrevano la struttura provocarono il danneggiamento di
buona parte dell'equipaggiamento di riserva.
Ciononostante, la Yurik fendeva il vento e la sabbia e continuava a salire.
Un secondo "crack", piu' profondo e minaccioso del primo, accompagno' la
comparsa di una grossa frattura sul pavimento.
La Yurik abbandono' la violenta atmosfera di Chamersis II appena in tempo,
e si tuffo' infine nello spazio esterno, nero come la pece e sicuramente
piu' tranquillo. Purtroppo la sua navigazione non sarebbe parsa elegante,
ma l'importante era che la navetta, pur ruotando su se' stessa a causa
degli ingenti danni agli accoppiatori e agli stabilizzatori, si avvicinava
alla massa materna della Unicorn.
Che vista rassicurante!
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