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SEGNALE DI PERICOLO - PARTE II di Luigi Russo
17 settembre 1999

    La coscienza di Quill si riformò per gradi, lentamente e dolorosamente, come uno specchio infranto i cui frammenti si trascinino l'uno verso l'altro, e si risaldino insieme per magia.

    Quando aprì gli occhi, l'Andoriano si trovava in un luogo quasi totalmente buio, fatta eccezzione per una debole luminostià rossastra.

    Quill si sedette, contrastando una vertigine, mentre i sistemi della sua tuta di sopravvivenza lampeggiavano quietamente sul verde ("Grazie al cielo", pensò Quill), e fece spaziare lo sguardo nell'ambiente lui circostante.

    Quill si trovava in una sala delle dimensioni approssimative di un hangar, capace di contenere comodamente tre o quattro Runabout, con ampio spazio per l'eventuale personale ed atrezzi di manutenzione.

    L'enorme sala conteneva una decina di manufatti, ciascuno dei quali di forma rozzamente ovoidale, alti più di dieci metri e larghi la metà; un mormorio soffuso proveniva da essi, così come la luminosità rossastra che informò Quill del fatto che dovevano essere perlomeno tiepidi (Gli Andoriani possono vedere nello spettro infrarosso).

    A poca distanza da dove si era risvegliato, Quill notò un movimento; aguzzando la vista, riconobbe la sagoma corpulenta del Tenente Bright, che si stava massaggiando il retro del cranio, anche lui seduto sul pavimento. Tutto intorno, gli altri membri della squadra sembravano dormire profondamente, sparsi quà e là. Ancora una volta, la lieve luminescenza prodotta dal loro calore biologico rassicurò Quill sul fatto che tutti i membri della squadra erano perlomeno vivi.

    Quill si alzò in piedi, avvertendo diverse ammaccature di lieve entità, ed attivò il comunicatore, mentre si avvicinava ai suoi compagni;
    "Comandante Quill a squadra di sbarco! Mi ricevete?"

    Quasi immediatamente, la voce di Bright uscì dagli altoparlanti della tuta di Quill; "Qui Tenente Bright, signore! Sono ancora tutto d'un pezzo, ma non riesco a vedere nulla!"

    "Non si muova, Tenente! Sono a pochi passi da lei." Mentre diceva questo, Quill raccattò da terra il suo equipaggiamento, e pochi istanti dopo, stava aiutando Bright a rialzarsi.
    "Usi la mia torcia, Tenente..." disse Quill, porgendo a Bright la propria torcia elettrica;
    "Vi sono dei manufatti che forniscono calore - e conseguentemente illuminazione, ai miei occhi - quindi non ne ho bisogno; mi aiuti a controllare le condizioni degli altri!"

    "Sissignore!"

    Fortunatamente, le condizioni di Quill risultarono analoghe a tutto il resto della squadra: diverse ammaccature, qualche contusione (prontamente curata), ma nulla di veramente grave. Dopo una decina di minuti, i fasci luminosi delle torce portatili stavano spazzando l'intero ambiente, mentre i tricorder sondavano ed analizzavano l'atmosfera (irrespirabile per la maggior parte delle forme di vita consciute) e gli strani manufatti.

    NEL FRATTEMPO, SULLA SUPERFICIE DEL PIANETA

    La "Shyron Yurik" continuava la sua lotta solitaria contro le forze elementali di Chamersis II.

    Più di una volta, il terreno era praticamente stato soffiato via da sotto di essa, costringendola ad usare altra preziosa energia per mantenere la posizione, mentre aspettava che il conto alla rovescia terminasse, per poter eseguire il suo prossimo compito.

    Non avrebbe dovuto aspettare ancora per molto.

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