Post precedente: "Segnale di pericolo"Post successivo: "Segnale di pericolo - parte II"Primo post della missione: "Specchi di sabbia - parte I"Ultimo post della missione: "La fine"Missione precedente: "Base Stellare 137: Un Nuovo Inizio"Missione successiva: "Centro Medico Triven Soth"Apre una pagina adatta alla stampaPagina stampabile MISSIONE: Specchi di sabbia
 48 
LE LUCI DELLA CITTA' di Paolo Maroncelli
14 settembre 1999

    CHAMERSIS III
    Citta' di Vengim, all'imbrunire

    La squadra di ricognizione si materializzo' nel luogo designato. La dottoressa Selenjak e i tenenti Newport, Krugar e Morgan approfittarono dell'assenza di occhi indiscreti per afferrare il tricorder che avevano riposto sotto gli abiti che stavano indossando ed effettuare una rapida scansione della zona.
    A dire il vero, nessuno sapeva con esattezza se quegli abiti sarebbero parsi credibili come speravano. Le rilevazioni e le valutazioni che erano state compiute sulla Unicorn lasciavano ampi margini di errore, e ognuno aveva il forte sospetto che ogni abitante di Chamersis III avrebbe preso a guardarli come marziani al primo sguardo.
    Certo, l'alterazione chirurgica della dottoressa era impeccabile, cosi' come il funzionamento del congegno olografico di Quill, il cui utilizzo, dopo il recente incidente, era stato limitato ad una modifica della statura. Tuttavia la squadra aveva discusso a lungo su Krugar: la sua fisionomia aveva richiesto un'alterazione molto piu' profonda, e fu Krugar stesso a dubitare della sua efficacia. Si decise quindi che il Capo della Sicurezza della Unicorn avrebbe indossato una tuta occultante, almeno fino a quando la squadra non avesse ritenuto assolutamente sicuro il suo camuffamento.

    Vista l'impossibilita' di fare ritorno sulla Unicorn, si stabili' di comune accordo che tutti i componenti della squadra tecnica che aveva contribuito all'installazione sarebbero rimasti al quartier generale; tutti tranne il tenente Tabatha Morgan.
    Forse il capitano avrebbe avuto da ridire sulla scelta di una "testa calda" come la Morgan in una situazione cosi' delicata, ma Newport era assolutamente convinto che avrebbe potuto fornire contributi preziosi alla squadra.

    Come previsto, il teletrasporto li aveva portati fuori dal bosco non tanto rassicurante nel quale avevano installato il quartier generale, e in questo momento si trovavano all'estrema periferia di uno dei piu' grandi centri abitati del pianeta.
    La citta' vera e propria era molto distante; tuttavia, alzando lo sguardo, tutti colsero l'imponenza della metropoli che si apprestavano a visitare: una schiera di enormi grattacieli si alzava fino ad altezze vertiginose, e si potevano scorgere edifici scuri dalla forma assolutamente insolita, punteggiati da una griglia regolare di luci bianche. L'area occupata da queste imponenti costruzioni pareva essere molto estesa, e occupare tutta la citta'; edifici piu' bassi di venti metri parevano non esistere! I piccoli punti luminosi che a tratti si accendevano e si spegnevano restituivano segni di attivita' frenetica, e i fasci luminosi che a volte si levavano verso l'alto colpendo gli strati nuvolosi piu' bassi avevano qualcosa di psichedelico ed affascinante. Con un po' di attenzione, la squadra riusci' a distinguere un nugolo di lucette piu' o meno intense che sfrecciavano nel cielo in ogni direzione, segno evidente del fatto che la popolazione locale aveva imparato a sfruttare le vie aeree oltre che quelle di terra.
    Qui', l'aria aveva caratteristiche completamente differenti: all'aroma intenso ma fresco del sottobosco (che Newport aveva imparato ad apprezzare) si era sostituito un odore piu' acre e pungente; non si trattava del fetore titpico degli idrocarburi presenti su ogni pianeta che avesse raggiunto questo livello tecnologico, ma di qualcosa piu' simile ai solventi o ai derivati polimerici, con una tendenza al dolciastro. Non fastidioso, ma comunque insolito.

    Tutto sommato, Krugar si trovava a proprio agio: il notevole livello tecnologico della popolazione locale rendeva i Chamersiani piu' simili a loro di quanto lo fossero i Minoviani quando il klingon aveva condotto una squadra di osservazione attraverso le paludi dove i locali costruivano le proprie palafitte!
    Qui, su Chamersis III, violare la Prima Direttiva sarebbe stato sicuramente piu' difficile.

    Il gruppo avvertiva il rumore ovattato dell'attivita' metropolitana a diversi chilometri di distanza; si trovavano sul ciglio di qualcosa che doveva essere un passaggio stradale terrestre; una striscia di gomma scura, larga 6 o 7 metri, proseguiva diritta in direzione della citta'. La superficie scura era liscia e non recava segni di attrito o frizione. Proseguendo verso sud sarebbero tornati al bosco, mentre in direzione nord, attraversando una struttura metallica molto simile ad un ponte o ad un arco di un qualche tipo, si sarebbero diretti verso l'imponente citta' che si stendeva davanti a loro.

    Mentre la dottoressa Selenjak stava scandagliando il corpo di Newport con il proprio tricorder medico, il gruppo avverti' chiaramente un rumore in avvicinamento. Era profondo e regolare, come quello di uno degli antichi congegni elettrici dotati di rotori elettro-magnetici in movimento; ognuno riprese a scandagliare l'area con il proprio tricorder, ma ancora prima di avere letture precise, tutti intravidero una piccola sagoma scura emergere dall'orizzonte e avvicinarsi a loro lungo la strada in direzione sud.



Torna all'inizio della pagina