CHAMERSIS III
Citta' di Vengim, all'imbrunire
La squadra di ricognizione si materializzo' nel luogo designato.
La dottoressa Selenjak e i tenenti Newport, Krugar e Morgan approfittarono
dell'assenza di occhi indiscreti per afferrare il tricorder che avevano
riposto sotto gli abiti che stavano indossando ed effettuare una rapida
scansione della zona.
A dire il vero, nessuno sapeva con esattezza se quegli abiti sarebbero
parsi credibili come speravano. Le rilevazioni e le valutazioni che erano
state compiute sulla Unicorn lasciavano ampi margini di errore, e ognuno
aveva il forte sospetto che ogni abitante di Chamersis III avrebbe preso a
guardarli come marziani al primo sguardo.
Certo, l'alterazione chirurgica della dottoressa era impeccabile, cosi'
come il funzionamento del congegno olografico di Quill, il cui utilizzo,
dopo il recente incidente, era stato limitato ad una modifica della
statura. Tuttavia la squadra aveva discusso a lungo su Krugar: la sua
fisionomia aveva richiesto un'alterazione molto piu' profonda, e fu Krugar
stesso a dubitare della sua efficacia. Si decise quindi che il Capo della
Sicurezza della Unicorn avrebbe indossato una tuta occultante, almeno fino
a quando la squadra non avesse ritenuto assolutamente sicuro il suo
camuffamento.
Vista l'impossibilita' di fare ritorno sulla Unicorn, si stabili' di comune
accordo che tutti i componenti della squadra tecnica che aveva contribuito
all'installazione sarebbero rimasti al quartier generale; tutti tranne il
tenente Tabatha Morgan.
Forse il capitano avrebbe avuto da ridire sulla scelta di una "testa calda"
come la Morgan in una situazione cosi' delicata, ma Newport era
assolutamente convinto che avrebbe potuto fornire contributi preziosi alla
squadra.
Come previsto, il teletrasporto li aveva portati fuori dal bosco non tanto
rassicurante nel quale avevano installato il quartier generale, e in questo
momento si trovavano all'estrema periferia di uno dei piu' grandi centri
abitati del pianeta.
La citta' vera e propria era molto distante; tuttavia, alzando lo sguardo,
tutti colsero l'imponenza della metropoli che si apprestavano a visitare:
una schiera di enormi grattacieli si alzava fino ad altezze vertiginose, e
si potevano scorgere edifici scuri dalla forma assolutamente insolita,
punteggiati da una griglia regolare di luci bianche. L'area occupata da
queste imponenti costruzioni pareva essere molto estesa, e occupare tutta
la citta'; edifici piu' bassi di venti metri parevano non esistere!
I piccoli punti luminosi che a tratti si accendevano e si spegnevano
restituivano segni di attivita' frenetica, e i fasci luminosi che a volte
si levavano verso l'alto colpendo gli strati nuvolosi piu' bassi avevano
qualcosa di psichedelico ed affascinante. Con un po' di attenzione, la
squadra riusci' a distinguere un nugolo di lucette piu' o meno intense che
sfrecciavano nel cielo in ogni direzione, segno evidente del fatto che la
popolazione locale aveva imparato a sfruttare le vie aeree oltre che quelle
di terra.
Qui', l'aria aveva caratteristiche completamente differenti: all'aroma
intenso ma fresco del sottobosco (che Newport aveva imparato ad apprezzare)
si era sostituito un odore piu' acre e pungente; non si trattava del fetore
titpico degli idrocarburi presenti su ogni pianeta che avesse raggiunto
questo livello tecnologico, ma di qualcosa piu' simile ai solventi o ai
derivati polimerici, con una tendenza al dolciastro. Non fastidioso, ma
comunque insolito.
Tutto sommato, Krugar si trovava a proprio agio: il notevole livello
tecnologico della popolazione locale rendeva i Chamersiani piu' simili a
loro di quanto lo fossero i Minoviani quando il klingon aveva condotto una
squadra di osservazione attraverso le paludi dove i locali costruivano le
proprie palafitte!
Qui, su Chamersis III, violare la Prima Direttiva sarebbe stato sicuramente
piu' difficile.
Il gruppo avvertiva il rumore ovattato dell'attivita' metropolitana a
diversi chilometri di distanza; si trovavano sul ciglio di qualcosa che
doveva essere un passaggio stradale terrestre; una striscia di gomma scura,
larga 6 o 7 metri, proseguiva diritta in direzione della citta'. La
superficie scura era liscia e non recava segni di attrito o frizione.
Proseguendo verso sud sarebbero tornati al bosco, mentre in direzione nord,
attraversando una struttura metallica molto simile ad un ponte o ad un arco
di un qualche tipo, si sarebbero diretti verso l'imponente citta' che si
stendeva davanti a loro.
Mentre la dottoressa Selenjak stava scandagliando il corpo di Newport con
il proprio tricorder medico, il gruppo avverti' chiaramente un rumore in
avvicinamento. Era profondo e regolare, come quello di uno degli antichi
congegni elettrici dotati di rotori elettro-magnetici in movimento; ognuno
riprese a scandagliare l'area con il proprio tricorder, ma ancora prima di
avere letture precise, tutti intravidero una piccola sagoma scura emergere
dall'orizzonte e avvicinarsi a loro lungo la strada in direzione sud.
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