Sulla arida superficie di Chamersis II, la tempesta infuriava.
Venti capaci di sradicare alberi secolari spazzavano il piccolo pianeta,
ruggendo e vorticando, spostando miliardi di tonnellate di finissima
polvere, dando l'impressione di immani dune di sabbia che strisciassero
sulla superficie, come cieche salamandre sul fondo di un mare di sabbia.
In mezzo a tutto questo finimondo, la "Shyron Yurik", scintillante
scheggia di metallo in un oceano di polvere e vento, lottava per non
essere spazzata via dalla furia degli elementi.
I motori della navetta erano un capolavoro di ingegneria, capaci di
erogare una tremenda quantità di energia a dispetto della loro piccola
stazza; seppure per un periodo limitato di tempo, la "Shyron Yurik",
aveva contribuito, insieme alle sue sorelle, a sostenere la titanica
massa della "Unicorn" quando la sua orbita stava pericolosamente
degradando, impedendogli di schiantarsi sul florido pianeta Betazed come
una fiammeggiante cometa.
Eppure, la navetta stava lottando. La furia di Chamersis II, urlante e
selvaggia, stava mettendo a dura prova gli scudi e gli stabilizzatori
della navetta, costretti ad attingere energia come alcolizzati. L'intera
struttura strideva e gemeva sotto lo sforzo di mantenere la posizione.
Ad un certo punto, il computer della navetta decise che la situazione
si stava avvicinando un pò troppo ai limiti di sicurezza, ed inviò un
segnale di preallarme alla squadra di sbarco.
La risposta fu il silenzio.
Il computer tentò altre due volte, ad intervalli di qualche minuto, e
con crescente energia, ma i canali di comunicazione con la squadra erano
morti.
A questo punto, sulla console di comando si attivò un segnale
d'emergenza, rosso e lampeggiante, e sul monitor principale apparvero
delle cifre:
< - 60:00:00 >
< - 59:59:59 >
< - 59:59:58 >
< - 59:59:57 >
All esterno, la tempesta sfogava sulla navetta tutta la sua rabbia
primordiale.
|