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LE DECISIONI SBAGLIATE di Paolo Maroncelli
25 agosto 1999

    CHAMERSIS III
    Citta' di Trimorio, Confederazione Gilimiana
    Camera del Consiglio Riunito

    Dopo quasi due settimane di caldo tepore, il sole aveva lasciato posto ad un cielo plumbeo, solcato da enormi formazione nuvolose cariche d'acqua. Aveva cominciato con una pioggia fine e fastidiosa, per poi arrivare ad un violentissimo scroscio che continuava da piu' di 48 ore. La citta' si era presto trasformata in un'enorme pozzanghera, e l'attivita' degli abitanti aveva suběto pesanti ripercussioni; escludendo la drammatica congestione del traffico stradale ed aereo, la netta inefficienza del sistema di controllo atmosferico era palese, e i piu' iniziavano a dubitare che il progetto avrebbe mai potuto abbandonare lo stadio prototipale per divenire pienamente operativo. Inutile dire che la pioggia torrenziale aveva avuto gli effetti piu' drammatici nelle zone del paese che erano state colpite dal terremoto di venti giorni prima; l'organizzazione degli aiuti e delle squadre di ricostruzione era stata perfetta, ma quella gente aveva bisogno di tutto tranne che di acqua dal cielo.
    Si sarebbe discusso anche di questa delicata questione durante l'assemblea del Consiglio Riunito, ma il punto piu' importante all'ordine del giorno era un altro.

    Il palazzo che ospitava gli alloggi presidenziali e la Camera del Consiglio (costituendo di fatto la sede amministrativa dell'intero paese) era sferzato dal vento, e la pioggia picchiava con inaudita violenza contro le finestre. Seppur spesse ed insonorizzate, le grandi vetrate non impedivano che il debole echeggiare degli scrosci si diffondesse lungo i corridoi della grande edificio.
    Nelle ultime 24 ore era aumentata la tendenza a fermarsi per osservare le nuvole d'acqua che si formavano attorno alle strutture della citta' quando la pioggia vi si infrangeva contro, e i responsabili di ogni settore erano costretti a richiamare il personale al proprio posto.

    La Camera del Consiglio era l'ambiente piu' spazioso dell'edificio ma, a differenza della maggior parte dei centri politici nevralgici degli altri paesi, era una sala che lasciava ben poco spazio a richiami del passato: le pareti erano lucide, costituite da un materiale plastico particolarmente riflettente, ed erano punteggiate da un'ampia gamma di dispositivi elettronici per la verbalizzazione automatica, le comunicazioni satellitari, il controllo e la sicurezza.
    Il pavimento sembrava costituito da un'unica lastra di marmo chiaro, ma uno sguardo ravvicinato avrebbe rivelato che si trattava in realta' di un grande pannello trasparente che lasciava intravedere un qualche tipo di rappresentazione artistica.
    La sala misurava piu' di sei metri in altezza, e l'unico richiamo all'amor patrio era simboleggiato dai colori della bandiera della Confederazione Gilimiana: viola, rosso e azzurro, dipinti sul soffitto e disposti in cerchi concentrici.

    I banchi che avrebbero ospitato i membri del Consiglio seguivano una disposizione piuttosto semplice: un grande tavolo da riunioni posizionato al centro della sala era circondato da tre banchi; il lato rimasto libero era completamente dedicato al Presidente della Confederazione, per un totale di 34 persone; non piu' solenne del consiglio di amministrazione di un'azienda.
    Prima dell'unificazione i membri effettivi erano 214, e la Camera del Consiglio aveva un aspetto decisamente diverso........

    ......ma le cose cambiano.
    = Non sempre in meglio. = penso' la presidentessa Rivett mentre, seduta al posto a lei riservato, gettava occhiate malinconiche all'aula asettica che aveva sostituito la vecchia Camera del Consiglio.
    Aveva preceduto gli altri membri di almeno 30 minuti, e ora era l'unica occupante; fece scorrere le dita nodose sulla copertina di uno dei tredici fascicoli che sarebbero stati oggetto di discussione, e torno' a ricordare i tempi passati. Certo......la Gilimia non era ancora unificata, ma aveva la netta impressione che chi allora si occupava delle cose pubbliche avesse uno spessore morale neanche paragonabile con la sterilita' burocratica dell'odierna classe politica.
    L'anziana presidentessa era stata eletta prima dell'unificazione, e ora molti si aspettavano da lei che traghettasse il paese verso il nuovo ordine per poi togliersi discretamente di mezzo, ma era testardamente convinta di avere ancora molto da dare......e da dire.

    CHAMERSIS III
    Citta' di Trimorio, Confederazione Gilimiana
    Camera del Consiglio Riunito

    - Sebbene la situazione sia stata da piu' parti sottovalutata, pare ormai chiaro che ci troviamo di fronte a comportamenti aberranti ed inspiegabili da parte del Governatore Delegato di Ornamio. Ora, se cio' sia dovuto a malafede o ad improvvisi problemi di cui, francamente, non saprei specificare la natura, resta ancora da stabilire. Credo pero' che in questo preciso momento la questione abbia interesse puramente accademico. Siamo costretti a valutare i fatti: Ornamio ci sta mettendo di fronte ad un pericolo mortale......una catastrofe di enormi proporzioni le cui conseguenze paiono inimmaginabili. -

    Chi parlava era un giovane membro del Consiglio; erano in molti a ritenere che il ragazzo avesse un grande futuro in politica, e persino i suoi detrattori iniziavano a pensare che la sua candidatura alla presidenza avrebbe potuto incontrare il favore dei cittadini Trimoriani.
    La presidentessa Rivett ascoltava in silenzio il lungo discorso del giovanotto, con le mani incrociate sul tavolo e l'espressione pensierosa di chi ha gia' capito dove si volesse andare a parare.
    Era inevitabile che, prima o poi, la questione sarebbe stata affrontata dal Consiglio, e la presidentessa aveva sperato fino all'ultimo che Jeer Roines, Governatore Delegato di Ornamio, avesse deciso di fare chiarezza su quest'assurda vicenda, sgomberando il campo dalle nubi che si erano addensate sull'amicizia ormai consolidata dei due popoli.
    Sensima Rivett si porto' una mano alla bocca e tossi' discretamente, riportando immediatamente la propria attenzione sul giovane membro del Consiglio.

    - A dire il vero, un'idea di cosa potrebbe accadere al nostro pianeta e' ormai agli atti da tempo - disse, picchiettando le dita su un grosso fascicolo che campeggiava sul tavolo di fronte a lui.
    - Questo rapporto e' stato stilato parecchi giorni fa, e illustra con sufficiente chiarezza le conseguenze dell'attivazione dei dispositivi che Ornamio ha messo in orbita attorno a Mondove; l'abbiamo letto tutti, e non e' necessario ripetere cio' che gia' sappiamo. La domanda e': dobbiamo stare a guardare? Ricordiamoci che il governo di Ornamio ci ha ingannato piu' volte, prima sostenendo di volere sfruttare le risorse minerarie di Mondove, poi, impossibilitato a negare l'evidenza, ha ammesso di voler effetturare un non meglio precisato "esperimento scientifico". Le nostre obiezioni non sono servite a nulla; Jeer Roines e' ormai praticamente irreperibile e Ornamio ha di fatto interrotto ogni contatto con la Gilimia. Ripeto la domanda: cosa vogliamo fare? -

    La presidentessa avvertiva chiaramente il grande carisma del ragazzo e l'aura di rispetto che emanava dalla sua persona; nessun membro del consiglio aveva intenzione di rispondere, e tutti pendevano dalle sue labbra per avere un'illuminazione.

    - Ci vediamo costretti a contrastare la grave minaccia che grava su di noi: quegli specchi vanno eliminati. -

    Un borbottio di stupore si diffuse nella sala, e tutti i membri presero a guardarsi in faccia; qualcuno sorrise apertamente. La presidentessa continuava a fissare immobile il giovane membro del Consiglio.

    - I nostri reparti scientifici e il centro di ricerca aero-spaziale comunicano che uno dei nostri shuttle puo' essere riconvertito e attrezzato per trasportare un acceleratore elettro-dinamico a doppia induzione magnetica. -
    Il giovanotto sorrise a chi gli aveva rivolto un'espressione interrogativa.
    - Si', e' un termine un po' troppo tecnico per descrivere quello che, in pratica, e' un dispositivo piuttosto potente, capace di inibire completamente le funzionalita' di congegni elettronici anche complessi, quali dovrebbero essere gli specchi Ornamiensi. Stando ai rapporti, lo shuttle dovrebbe essere in grado di rendere inoperativi tutti gli specchi in meno di 36 ore, una volta entrato in orbita. -

    La presidentessa dilato' le narici e prese a parlare; la sua voce ferma e dignitosa sembrava pretendere il rispetto che l'eta' e l'esperienza gli concedevano.
    - Lei propone di distruggere i dispositivi Ornamiensi. -
    - Oh no, no! Semplicemente di disattivarli. -
    - Mi sono informata piuttosto bene sulle questioni.....tecniche, e so che il dispositivo di cui ha parlato puo' provocare sovraccarichi ed esplosioni incontrollabili, ma non e' di questo che voglio parlare. Innanzitutto, posso assicurarle che l'arma che ha descritto e lo shuttle che dovrebbe ospitarla sono pronti da tempo; ho effettuato io stessa un sopralluogo ai cantieri aero-spaziali parecchi giorni fa. Cio' significa che qualcuno, diverso da me, aveva autorizzato le operazioni e i preparativi. Lei ne era al corrente? -
    - Beh......vede, questo tipo di decisioni possono essere prese dagli organi di difesa, e...... -
    - Si', i poteri del presidente della Confederazione sono stati notevolmente diminuiti, questo mi e' gia' stato detto. Cio' non toglie che io esiga di essere informata su ogni attivita' militare, sia essa rivolta allo sviluppo di nuove tecnologie, sia alla risoluzione armata di problemi diplomatici. -
    - Ehm........questo non e' un problema diplomatico, signor Presidente. E' un problema di sicurezza mondiale, e noi siamo la sola potenza in grado di affrontarlo e risolverlo. -
    - Il presidente della Gilimia non e' un fantoccio nelle mani di politici e militari; fin dal primo giorno del mio mandato ho sempre preteso rispetto e collaborazione, e devo purtroppo riconoscere che gli ultimi tempi hanno visto un triste e deplorevole crollo dei valori morali nei quali ho sempre creduto. -
    Il giovanotto fece un sorrisetto. - Vede presidente...... -
    - Non ho ancora finito, ragazzino! - la presidentessa si sporse in avanti e spalanco' gli occhi furibondi. - Dalla Gilimia non si alzera' in volo nemmeno un insetto prima che io sia stata messa al corrente della questione e di tutte le implicazioni. Sono stata sufficientemente chiara? -

    Nella sala piombo' il gelo. Il giovane membro, visibilmente indispettito, riprese a parlare dopo pochi secondi, assumendo l'espressione di chi e' sicuro di avere le spalle coperte:
    - La sua reazione mi stupisce, presidente. Se siamo qui' riuniti e' perche' la nuova costituzione indica chiaramente che in questo tipo di decisioni il presidente non ha diritto di veto; il voto del Consiglio e' determinante e definitivo. -
    La presidentessa non muto' espressione. - NOI NON ATTACCHEREMO ORNAMIO! -
    - Questo sara' il Consiglio a deciderlo. - disse il giovane membro. -
    Vorrei che la risoluzione n.324 venisse messa immediatamente ai voti. -

    La presidentessa si lascio' cadere pesantemente sulla sedia e il segretario del Consiglio opero' al proprio terminale. - Venga messa ai voti la risoluzione n.324. Votate, prego. -
    Dopo pochi secondi, la stessa voce dichiaro': - Votanti: 34. Favorevoli: 28. Contrari: 5. Astenuti: 1. La risoluzione n.324 e' approvata. -

    Il giovane membro del consiglio si risedette in maniera composta e sfoggio' un sorriso di soddisfazione, e molti altri assieme a lui.
    La presidentessa, scura in volto, si alzo' in piedi e tento' di rimanere calma e fredda. - Se qualcuno di voi si aspetta le mie dimissioni....beh, si sbaglia di grosso. Faro' di tutto per impedire che la Gilimia attacchi apertamente installazioni Ornamiensi. -
    - Beh, buona fortuna presidentessa. Sappia pero' che lo shuttle numero 8 della Flotta Gilimiana e' gia' pronto al lancio e attendeva solo l'esito di questa votazione. Partira' entro 10 ore. -

    Tutti tornarono a tacere, e fu la voce del segretario a rompere il silenzio: - Questo era l'ultimo punto all'ordine del giorno. Se nessuno ha altro da aggiungere, la seduta e' tolta. -

    I membri presero a sciamare fuori dalla sala, e la presidentessa rimase nuovamente sola, a fissare la pioggia che picchiava violentemente contro le finestre.



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