O'Broinn seguì la squadra a bordo della navetta e, impacciato come sempre,
inciampò un paio di volte prima di riuscire a raggiungere la sua
postazione.
I due guardiamarina scelti da Dhek per la missione si guardarono in
silenzio. Per O'Broinn non fu difficile immaginare che stessero
domandandosi perché mai il Capitano Knight avesse scelto un navigatore
cosi' imbranato: schiantarsi con la navetta sul pianeta non avrebbe di certo
contribuito alla buona riuscita della missione....
Quello che non sapevano era che O'Broinn quella navetta l'aveva già
pilotata...
E la prima volta ancora prima di salire sull'Unicorn.
Si assestò alla sua posizione e si preparò a partire. La Unicorn aveva
gia' autorizzato il decollo e la Virago era pronta a uscire dall'hangar
navette.
Con un ultimo sospiro, O'Broinn manovrò fuori dall'hangar.
Sentì Kalz e Taylor lanciare sommessi gridolini di sorpresa per la
delicatezza con cui il timoniere aveva condotto la navetta lontano dal
rassicurante ventre della Unicorn, ma non ci fece caso... per una volta non
gli importava di quello che stavano pensando gli altri.
Il fatto di pilotare nuovamente la navetta Maquis lo coinvolgeva molto, e i
suoi pensieri erano tutti rivolti a cercare di afferrare il senso di quella
che era stata la sua vita sulla Unicorn dal giorno in cui aveva provato per
la prima volta i comandi della Virago...
Ciò che lo colpiva di più era l'assoluta mancanza di significato di molte
cose che erano avvenute.
Si era iscritto all'Accademia perché sapeva che la vita nella Flotta
Stellare serebbe stata una vita con uno scopo, con un obiettivo importante
al quale sacrificare le proprie esigenze personali...
Tuttavia... a volte si domandava se davvero non fosse tutto privo di
senso... I gradi sul suo colletto, la divisa che portava, la gerarchia
militare... la loro stessa presenza nello Spazio... che senso aveva tutto
questo se per un errore... o un incidente... tutto sarebbe potuto finire?
La Virago era ormai giunta in prossimita' della atmosfera di Chamersis II e
da quella posizione il planetoide sembrava tranquillo e pacifico.... Davvero
nulla di cui avere timore...
Eppure, per qualche strano motivo, Patrick era teso. Non per la manovra di
avvicinamento alla superficie, quella avrebbe potuto farla ad occhi
chiusi... Non sapeva dire il motivo esatto della sua tensione... eppure
qualcosa c'era... come un'inquietudine che gli si insinuava in quello spazio
indefinibile tra i pensieri e l'inconscio profondo....
Decise di scuotersi e comincio' a manovrare in scioltezza, come faceva
all'Accademia, prendendosi qualche rischio di troppo, magari, ma
divertendosi molto di piu'....
Chamersis II era una strana apparizione davanti ai loro occhi. Una grande
massa rossa... non che fosse davvero rosso...certo.. ma l'atmosfera
rifrangeva i raggi del Sole del sistema in modo netto, proiettandoli in una
gamma di colori piuttosto uniforme che andava dal rosso vivo ad un rosso un
po' piu' scuro, meno brillante, ma sempre carico.
Era inquietante, ma spettacolare a suo modo.
Man mano che la navetta si avvcinava al pianeta, O'Broinn riusciva a
cogliere sempre qualche particolare in piu'. Lo colpi' l'assoluta assenza di
acqua. Non un solo lago o mare che spezzasse la monotonia delle grandi
pianure e degli altopiani che lentamente comparivano sulla superficie
uniforme del pianeta.
Certo, aveva studiato i dati tecnici della loro destinazione... sapeva bene
che non poteva aspettarsi niente di diverso da un pianeta la cui atmosfera
era densa di moltissimi gas, e la cui temperatura era di circa 69° C.
Tuttavia osservare con i suoi occhi quella desolazione lo intristiva.
"Entriamo nell'atmosfera di Chamersis II" comunico' al resto della squdra
"Tenetevi forte, non sara' una passeggiata..."
Viro' decisamente, e la Virago si precipito' impavida verso quello scudo
gassoso che avvolgeva il pianeta rosso. Forse O'Broinn avrebbe dovuto
chiudere un po' di piu' l'angolo di approccio, ma il timoniere sapeva bene
che la struttura della navetta Maquis non avrebbe avuto nessun problema....
a parte forse il fatto che il computer impiego' qualche minuto in piu' del
normale per controllare l'aumento della temperatura interna.... Ma oltre a
questo e a qualche scossone un po' troppo forte, non si verifico' nessun
problema.
Prima di atterrare, O'Broinn procedette a un rapido scan della zona dove
avevano programmato lo sbarco. Nessuna novita' da segnalare. Era tutto
tranquillo come da copione... (ma allora perche' continuava a sentirsi cosi'
inquieto?)
La Virago assunse la posizione di atterraggio e dopo pochi minuti tocco'
dolcemente terra.
L'irlandese senti' distintamente un sospiro si sollievo provenire dalle sue
spalle, ma non aveva voglia di approfondire, anche perche' subito la voce di
Dhek ordino' di verificare l'equipaggiamento e indossare le tute per lo
sbarco.
O'Broinn fini' di controllare la strumentazione, e lo fece con molta flemma,
quasi che di colpo non avesse piu' molta voglia di scoprire cosa gli
riservava quel pianeta... Sentiva solo una profonda fiacca. Eppure lui non
era cosi'... Perche' d'un tratto era cosi' stanco?
Si attardo' a studiare i dati che il computer di bordo stava elaborando
sullo stato della Virago. Non c'era nulla che non fosse fuori posto, ma
continuo' a fissare lo schermo davanti a lui.
Poi senti' una voce dietro di lui...
"Cosa?" chiese voltandosi
"Vuole venire con noi, oppure ha deciso di rimanere qui?" lo sferzo'
dall'interno del casco la voce di Dhek.
Solo allora si accorse che tutti glia ltri erano gia' fuori e lo aspettavano
per iniziare la missione a terra.
"S-si.. certo... Arrivo subito!" balbetto' alzandosi in piedi e afferrando
la sua tuta.
La infilo' rapidamente e usci' anche lui dalla Virago.
Dhek e gli altri lo guardarono mentre poggiava i piedi sulla sabbia immota
che ricopriva tutta la superficie del pianeta.
Dentro il casco l'orecchino bajoriano tintinnava oscillando ad ogni
movimento, mentre O'Broinn andava a piazzarsi di fianco a Quill.
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