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SPECCHIO, SPECCHIO di Paolo Maroncelli
12 giugno 1999

    U.S.S. UNICORN
    Ponte di comando

    Le dita verdi, sottili e nodose del Tenente Dephisol si muovevano lentamente sul pannello di controllo della Postazione Scientifica 2; pareva che il sistema nervoso distribuito del Filosiano dedicasse ad ogni movimento cure ed attenzioni spasmodiche, fino a rasentare l'eccesso. In realtà, la lentezza connaturata con l'organismo dei Filosiani era controbilanciata da una distinta chiarezza di pensiero e da una capacità di ottimizzazione fuori dal comune, affinata da millenni di evoluzione volta alla conservazione dell'energia ed alla riduzione degli sprechi; il Tenente Dephisol compiva le stesse azioni di altri Ufficiali con la metà dei movimenti, se non meno, e tutti invidiavano la sua capacità soprannaturale di rimanere completamente immobile per decine di minuti durante i periodi di inattività; solo in tempi recenti la Flotta Stellare aveva reso disponibile un'uniforme che i Filosiani potessero indossare, permettendo loro di sottrarsi alla fastidiosa curiosità di chi, non avendo mai avuto a che fare con uno di loro, li scambiava per piante decorative.

    Alla fine, e in tempi assolutamente ragionevoli, la falce azzurra di Chamersis III venne sostituita da un'immagine più ruvida, il cui contrasto con la delicata morbidezza delle linee e dei colori del mondo di classe M non poté essere ignorato da nessuno dei presenti:
    sul visore principale campeggiava un disco dal marcato color giallo ocra, sufficientemente intenso da ferire gli occhi degli osservatori se la tecnologia dei sistemi della Unicorn non avesse filtrato i raggi luminosi che la superficie sabbiosa del pianeta rifletteva. La sottilissima atmosfera di Chamersis II non consentiva nessuna forma di precipitazione, e l'immagine uniforme e desolante del pianeta non era rotta da candide formazioni nuvolose, ma da striature più scure che la attraversavano trasversalmente fino a formare macchie oblunghe di colore rossastro. Nessun altro elemento degno di nota riusciva a conferire a quella grande roccia di sabbia arroventata un aspetto meno arido e...........morto.

    - Ingrandire. - ordinò il Capitano.

    I bordi del pianeta scomparvero e l'immagine color sabbia andò ad occupare il visore principale nella sua interezza. Tutti colsero un nuovo dettaglio: i sensori esterni non rivolgevano più la loro attenzione al pianeta, bensì ad un congegno chiaramente artificiale che era bene a fuoco sullo schermo.
    Il dispositivo pareva costituito da tre moduli distinti, a formare un'unica struttura: su un oggetto cilindrico, la cui superficie era costellata di antenne e piccoli pannelli solari argentati, era inserita una struttura più grande e complessa; pareva che anch'essa fosse costituita da moduli separati, ma in un qualche modo si aveva l'impressione di una maggiore omogeneità, sia nel design che nei dettagli. Non sfuggì a nessuno che due sezioni piuttosto ampie della struttura, in posizione diametralmente opposte l'una all'altra, erano semiaperte, come due grandi portelli appena socchiusi. Quì l'opaco grigio metallico che dominava il dispositivo lasciava il posto ad una cromatura più viva, capace di riflettere i raggi del sole chamersiano con maggior vigore e intensità; qualcosa giaceva paziente dietro i portelli semiaperti, attendendo il momento in cui avrebbe potuto dispiegarsi e portare a termine il compito per il quale era stato progettato.
    Infine, in cima alla struttura, un modulo più piccolo e dalla forma leggermente più arrotondata esibiva due enormi pannelli solari che facevano da contraltare a quelli più piccoli del modulo inferiore. Sulla superficie del corpo centrale era evidente, più che in altre sezioni, la disuniformità nel colore dovuta all'elevato numero di lastre metalliche affiancate e saldate l'una all'altra. Una serie di scritte e simboli facevano mostra di sé sulla piccola calotta grigia che incappucciava il dispositivo.

    - Analisi, signor Dephisol. - chiese il Capitano, senza distogliere lo sguardo dal visore principale.

    Il Filosiano mosse nuovamente un paio di estremità sul pannello di controllo della postazione scientifica e si girò verso il visore principale; poi parlò con quella voce debole, appena percettibile, che il suo limitato apparato vocale gli concedeva:
    - Si tratta di uno dei 314 dispositivi automatici che occupano lo spazio orbitale di Chamersis II in orbita geostazionaria. Stando alle letture dei sensori, i congegni sono dotati di una batteria elettro-nucleare al cadmio-cobalto ad altissimo rendimento; con un irraggiamento diretto costante, i dispositivi possono accumulare energia per più di 5 anni terrestri, per poi rilasciarla ai sistemi elettronici interni in forma controllata. -

    Il Capitano si inserì durante una delle pause, piuttosto lunghe, che il Filosiano era solito effettuare:
    - Sono questi gli......specchi orbitali che il popolo chamersiano ha costruito? -
    - Sì Capitano. La struttura interna dei dispositivi è più complessa di quanto l'apparenza possa suggerire; i sensori rilevano chiaramente la massiccia presenza di Forbezio, Melicio, Tremenio e Focardio; elementi che, se raffinati e lavorati insieme ad appropriati catalizzatori silicei, consentono la realizzazione di superfici altamente riflettenti. E non parliamo di semplici specchi, ma di strutture in grado di polarizzare e concentrare la luce ad altissimi livelli. Uno specchio ottenuto con la quantità di elementi rilevata sarebbe sufficiente ad illuminare a giorno un piccolo continente di un mondo standard di classe M. -

    Il Tenente Comandante Dhek rifletté tra sé e sé, e si rivolse al Filosiano:
    - C'è qualcosa che mi sfugge: qual è l'utilità di tutta l'energia che le batterie di questi dispositivi possono accumulare? Dopotutto, si tratta di specchi; basano la propria funzionalità sulla riflessione della luce. Il funzionamento di motori, servomeccanismi e dispositivi elettronici non è così dispendioso in termini energetici. -

    Dephisol rispose con sicurezza:
    - Una delle interessanti caratteristiche di un congegno ottenuto combinando gli elementi che abbiamo rilevato, è la possibilità di modificare la capacità riflettente modificando la sua struttura molecolare. Ma Forbezio e Tremenio, se utilizzati per ottenere un materiale riflettente, danno luogo ad un reticolo cristallino notevolmente stabile; sono richieste grandi quantità energetiche per rompere i legami e riuscire a modulare gli effetti dello specchio. -

    - Che benefici si possono ottenere modificando la struttura molecolare della superficie riflettente? - chiese Knight.

    - E' possibile non solo concentrare la luce, ma modificare in maniera significativa la lunghezza d'onda della radiazione elettromagnetica riflessa. -

    Il discorso si era fatto piuttosto tecnico; tutti avevano competenze scientifiche adeguate a comprendere la questione, ma Knight voleva che venisse fatta emergere la sostanza pratica del discorso:
    - In definitiva, qual è l'effetto che 314 dispositivi di questo tipo possono avere su Chamersis II ? -

    Dephisol aveva inteso il senso della domanda del Capitano, ed evitò di riferire quanto di irrilevante poteva emergere dalla situazione attuale:
    - Se attivati tutti allo stesso momento, concentrando e modulando in maniera appropriata le radiazioni luminose, la posizione dei dispositivi è favorevole ad un brusco e significativo innalzamento della superficie.......300 o 400 gradi centigradi.........con il conseguente sfaldamento del mantello esterno e l'innescarsi di una reazione a catena a livello del nucleo planetario; in questo caso, lo sviluppo più probabile è l'innescarsi di una reazione a catena che provocherebbe un fenomeno esplosivo di grandi proporzioni, sufficiente a distruggere l'intera massa planetaria. -

    Il Tenente Comandante Dhek ruppe il silenzio che era seguito al rapporto di Dephisol:
    - Abbiamo qualche elemento per stabilire il momento in cui questi congegni diverranno operativi? Sempre che non lo siano già, ed attendano semplicemente che qualcuno, su Chamersis III, spinga il bottone giusto. -

    - No. Tutto lascia pensare che gli specchi siano programmati per caricare le batterie interne fino ad un livello di soglia prestabilito che, per il momento, non siamo in grado di verificare, anche se ho ragione di credere che il processo richieda ancora parecchi giorni. In effetti, gli specchi veri e propri non sono ancora fisicamente dispiegati. Ritengo che i due portelli semiaperti visibili ai lati dei congegni si apriranno completamente e consentiranno la fuoriuscita di una struttura molto simile ad un ventaglio o un grade pannello solare. - rispose Dephisol.

    - Sono già passati almeno 50 giorni da quanto i congegni sono stati installati.
    Quanto tempo occorrerà agli specchi perché gli effetti sul pianeta divengano irreversibili? - chiese Knight con un tono di voce basso e cupo.

    - Nel momento in cui i congegni dovessero divenire operativi, direi...... - il Filosiano consultò la postazione scientifica e riprese: -.......dieci ore; forse dodici. Non di più. -

    Il Capitano tornò a sedersi sulla poltrona centrale e si rivolse al proprio Primo Ufficiale: - Troppo poco, Tomeron. -
    - Già - rispose il Trill con rassegnazione.

    Knight emise un sospiro e tentò di assumere un'espressione più rilassata, abbozzando un sorriso sincero, e si rivolse al Filosiano:
    - Signor Dephisol, si era forse preparato sulla tecnologia riflettente? Credo che la sua preparazione in materia abbia stupito tutti. -

    Krugar si girò ad osservare Dephisol con un'espressione indecifrabile; forse non tutti erano così stupiti.

    Il Filosiano rispose dopo qualche secondo:
    - Vede Capitano, i Filosiani si interessano da molto tempo di questioni relative all'illuminazione artificiale, e già in passato sono stati sviluppati dispositivi non dissimili da quelli che stiamo osservando in questo momento. Capisce anche lei che al mio popolo........la luce sta molto a cuore. -
    Dephisol non era in grado di sorridere, ma qualche risatina sommessa aleggiò nell'aria per pochi attimi.
    Sia Dhek che Knight fissarono divertiti la figura rigida del Filosiano, sforzandosi di tornare seri e professionali.

    Il Primo Ufficiale della nave si rivolse al Capitano:
    - Pare di capire che la situazione possa precipitare da un momento all'altro; suggerisco di stringere i tempi, signore. -

    - Sì, ha perfettamente ragione, Numero Uno. Signor Dephisol, concentriamoci su Chamersis II, e vediamo di capire per quale oscuro motivo i chamersiani hanno installato gli specchi. -.

    - Le modifiche apportate ai sensori consentono di effettuare una scansione della superficie del secondo pianeta anche da quì, Capitano. Ma non possiamo aspettarci che le rilevazioni siano eccessivamente precise. - sottolineò il Filosiano prima di mettersi al lavoro.

    - Il che, invece, è proprio quanto ci serve: una serie di rilevazioni precise ed esaurienti. - disse Knight, e continuò:
    - Bene. Proceda pure. Per il momento si concentri sulla presenza di forme di vita o di installazioni artificiali. Veda anche cosa riesce a dirmi sulla regione del Polo Nord che i sensori non riescono a rilevare. -
    - Sì signore. - rispose Dephisol.

    - Knight a infermeria. -
    - Quì Selenjak. - rispose la voce femminile della dottoressa attraverso gli altoparlanti della plancia.
    - Dottoressa, pensa di poter lasciare l'infermeria nelle mani dello staff medico per qualche ora? -
    Selenjak rispose dopo qualche secondo: - Sì Capitano; al momento, nessuna emergenza richiede le mie competenze professionali. -
    - Ottimo. Veda di organizzare una squadra di ricerca, e si metta al lavoro sul popolo chamersiano. Penso che, ancora prima di sbarcare, si possa compiere qualche studio interessante sulla popolazione locale analizzando le loro trasmissioni televisive. Mi faccia avere un rapporto quando riterrà di avere raccolto una quantità di informazioni sufficiente. -
    - Sono d'accordo, Capitano; inizio immediatamente. Selenjak, chiudo. -

    In questi momenti di calma, Knight ripensò alla complessa manovra che era stata portata a termine poco fa, e al fatto che O'Broinn, a dispetto della sua apparente emotività, era comunque riuscito a rimanere freddo e lucido quanto bastava per governare la nave.
    Si era decisamente meritato il turno di riposo che gli aveva concesso.

    I rumori elettronici che aleggiavano nell'aria erano prodotti quasi interamente dall'attività del Tenente Dephisol alla Postazione Scientifica 2. Alla fine, la voce sottile del Filosiano ruppe il silenzio:
    - Nessuna forma di vita sulla superficie di Chamersis II, e nessun segno di attività intelligente. I sensori registrano comunque un'elevata attività elettrica, dovuta principalmente ad effetti elettrostatici dell'attrito della sabbia, e una forte ionizzazione dell'atmosfera; questo ci impedisce di sondare le profondità del pianeta: Tuttavia, una vasta zona circolare del diametro di 30 chilometri, localizzata nella regione del Polo Settentrionale, pare completamente refrattaria ai nostri raggi sensori, come se fosse attivo un campo di smorzamento. Escludo che il fenomeno possa essere correlato alla ionizzazione dell'atmosfera. -
    - Naturale? - chiese Dhek.
    - Piuttosto improbabile, Comandante. - rispose Dephisol.
    - Ci sfugge qualcosa; questo è poco ma sicuro. - disse Knight con decisione.
    - Indubbiamente, Capitano. Ma non possiamo chiedere altro a questi sensori. Siamo troppo lontani per il genere di letture a cui siamo interessati. E comunque, anche a distanza ravvicinata, la regione del Polo Nord sarebbe ugualmente impenetrabile - ribatté secco Dephisol.
    Knight e Dhek sapevano che era così. Quali erano le alternative? Lasciare la posizione sicura, in orbita attorno a Chamersis III, così faticosamente conquistata?
    Neanche a pensarci.
    Una sonda?
    Rischioso e potenzialmente inconcludente: per quale motivo i sensori della sonda avrebbero dovuto funzionare meglio di quelli della nave, se non per la distanza ravvicinata? Fare entrare la sonda nell'atmosfera non avrebbe risolto i problemi della ionizzazione, e probabilmente non avrebbe neanche risolto quello della zona del Polo Nord; senza considerare che gli specchi avrebbero potuto rilevare la presenza di un oggetto estraneo.

    Un'osservazione diretta in loco.

    - A cosa sta pensando, Capitano? - chiese Dhek.
    - Una navetta, Numero Uno. Credo che la soluzione migliore sia quella di fare scendere una squadra di sbarco su Chamersis II per un'osservazione diretta, come del resto già avevamo previsto. Signor Dephisol, la ionizzazione dell'atmosfera impedirebbe un teletrasporto? -
    Il Filosiano consultò la propria postazione e rispose: - Credo di no, Capitano. E comunque, una volta sbarcati, due o tre amplificatori di segnale dovrebbero essere sufficienti a risolvere ogni problema. -
    - Perfetto. La navetta potrebbe parcheggiarsi in orbita alta, il più lontano possibile dagli specchi, e le comunicazioni subspaziali non costituirebbero un problema. -
    Dhek rifletté per qualche attimo, e disse:
    - Credo abbia ragione, Capitano. E' un tipo di indagine che non possiamo affidare unicamente alla tecnologia. -
    - Già, ma c'è la questione sicurezza da tenere in considerazione. Mi preoccupa molto il fatto di avere una squadra di sbarco su un mondo oggetto di una possibile deflagrazione planetaria, considerando anche che le cariche elettrostatiche potrebbero causare qualche problema con le comunicazioni e ritardare un'azione di emergenza. - disse Knight.
    - Non vedo altre alternative, Capitano. E inoltre quello che ha appena detto mi costringe a citare i regolamenti e a fare valere la mia nuova autorità per impedirle categoricamente di fare parte della squadra. -
    Knight sorrise, poi riprese a parlare:
    - La mia presenza è irrilevante. La salvaguardia dell'equipaggio e della nave, questo conta veramente. - disse il Capitano.
    - E la buona riuscita della missione. - aggiunse Dhek.
    - Tomeron......non avrei avuto scrupoli ad assegnare questo incarico al mio vecchio equipaggio sulla Braben. Ma con voi è diverso; non ci conosciamo bene. Non ho ancora l'autorità morale per mandare qualcuno incontro a rischi difficilmente calcolabili. - ribatté Knight.
    - Non ci si arruola nella Flotta Stellare se non ci si sente in grado di correre rischi. E, mi permetta, non si accetta il ruolo di Capitano se non ci si sente in grado di prendere decisioni che possono mettere a repentaglio la vita dei propri Ufficiali. - Dhek concluse la frase con un'espressione amichevole e conciliante.
    Knight apprezzò ancora una volta la saggezza nelle parole del Trill. Respirò a fondo e distolse lo sguardo dagli occhi di Dhek per portarlo alla superficie color sabbia di Chamersis II.
    - Molto bene, Numero Uno. Lasci trascorrere il turno e organizzi una squadra di sbarco; inserisca anche il Tenente O'Broinn, il Signor Quill, ovviamente, e il pilota di navette più abile della nave.
    - O'Broinn, signore? - Dhek osservò Knight con aria stupita.
    - Sì, Numero Uno. Penso che........la sua professionalità possa tornare utile alla squadra. -
    Dhek non pareva del tutto convinto, ma non fece altre domande:
    - Sì signore. -
    - Veda di utilizzare queste ore per scegliere con cura l'equipaggiamento. Chamersis II non è un mondo di classe M e, oltre alle tute ambientali, serviranno anche kit di sopravvivenza e quant'altro. Niente deve essere lasciato al caso, Comandante. Voglio rischio Zero. - disse Knight con decisione.
    Dhek notò che il volto del Capitano era contratto e preoccupato, e tentò di sdrammatizzare con un sorriso:
    - Non si preoccupi, Capitano. Sono il suo Numero Uno, dopotutto. -



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