U.S.S. UNICORN
Ponte di comando
Le dita verdi, sottili e nodose del Tenente Dephisol si muovevano
lentamente sul pannello di controllo della Postazione Scientifica 2; pareva
che il sistema nervoso distribuito del Filosiano dedicasse ad ogni
movimento cure ed attenzioni spasmodiche, fino a rasentare l'eccesso.
In realtà, la lentezza connaturata con l'organismo dei Filosiani era
controbilanciata da una distinta chiarezza di pensiero e da una capacità
di ottimizzazione fuori dal comune, affinata da millenni di evoluzione
volta alla conservazione dell'energia ed alla riduzione degli sprechi; il
Tenente Dephisol compiva le stesse azioni di altri Ufficiali con la metà
dei movimenti, se non meno, e tutti invidiavano la sua capacità
soprannaturale di rimanere completamente immobile per decine di minuti
durante i periodi di inattività; solo in tempi recenti la Flotta Stellare
aveva reso disponibile un'uniforme che i Filosiani potessero indossare,
permettendo loro di sottrarsi alla fastidiosa curiosità di chi, non avendo
mai avuto a che fare con uno di loro, li scambiava per piante decorative.
Alla fine, e in tempi assolutamente ragionevoli, la falce azzurra di
Chamersis III venne sostituita da un'immagine più ruvida, il cui contrasto
con la delicata morbidezza delle linee e dei colori del mondo di classe M
non poté essere ignorato da nessuno dei presenti:
sul visore principale campeggiava un disco dal marcato color giallo ocra,
sufficientemente intenso da ferire gli occhi degli osservatori se la
tecnologia dei sistemi della Unicorn non avesse filtrato i raggi luminosi
che la superficie sabbiosa del pianeta rifletteva. La sottilissima
atmosfera di Chamersis II non consentiva nessuna forma di precipitazione, e
l'immagine uniforme e desolante del pianeta non era rotta da candide
formazioni nuvolose, ma da striature più scure che la attraversavano
trasversalmente fino a formare macchie oblunghe di colore rossastro. Nessun
altro elemento degno di nota riusciva a conferire a quella grande roccia di
sabbia arroventata un aspetto meno arido e...........morto.
- Ingrandire. - ordinò il Capitano.
I bordi del pianeta scomparvero e l'immagine color sabbia andò ad occupare
il visore principale nella sua interezza. Tutti colsero un nuovo dettaglio:
i sensori esterni non rivolgevano più la loro attenzione al pianeta,
bensì ad un congegno chiaramente artificiale che era bene a fuoco sullo
schermo.
Il dispositivo pareva costituito da tre moduli distinti, a formare un'unica
struttura: su un oggetto cilindrico, la cui superficie era costellata di
antenne e piccoli pannelli solari argentati, era inserita una struttura
più grande e complessa; pareva che anch'essa fosse costituita da moduli
separati, ma in un qualche modo si aveva l'impressione di una maggiore
omogeneità, sia nel design che nei dettagli. Non sfuggì a nessuno che due
sezioni piuttosto ampie della struttura, in posizione diametralmente
opposte l'una all'altra, erano semiaperte, come due grandi portelli appena
socchiusi. Quì l'opaco grigio metallico che dominava il dispositivo
lasciava il posto ad una cromatura più viva, capace di riflettere i raggi
del sole chamersiano con maggior vigore e intensità; qualcosa giaceva
paziente dietro i portelli semiaperti, attendendo il momento in cui avrebbe
potuto dispiegarsi e portare a termine il compito per il quale era stato
progettato.
Infine, in cima alla struttura, un modulo più piccolo e dalla forma
leggermente più arrotondata esibiva due enormi pannelli solari che
facevano da contraltare a quelli più piccoli del modulo inferiore. Sulla
superficie del corpo centrale era evidente, più che in altre sezioni, la
disuniformità nel colore dovuta all'elevato numero di lastre metalliche
affiancate e saldate l'una all'altra. Una serie di scritte e simboli
facevano mostra di sé sulla piccola calotta grigia che incappucciava il
dispositivo.
- Analisi, signor Dephisol. - chiese il Capitano, senza distogliere lo
sguardo dal visore principale.
Il Filosiano mosse nuovamente un paio di estremità sul pannello di
controllo della postazione scientifica e si girò verso il visore
principale; poi parlò con quella voce debole, appena percettibile, che il
suo limitato apparato vocale gli concedeva:
- Si tratta di uno dei 314 dispositivi automatici che occupano lo spazio
orbitale di Chamersis II in orbita geostazionaria. Stando alle letture dei
sensori, i congegni sono dotati di una batteria elettro-nucleare al
cadmio-cobalto ad altissimo rendimento; con un irraggiamento diretto
costante, i dispositivi possono accumulare energia per più di 5 anni
terrestri, per poi rilasciarla ai sistemi elettronici interni in forma
controllata. -
Il Capitano si inserì durante una delle pause, piuttosto lunghe, che il
Filosiano era solito effettuare:
- Sono questi gli......specchi orbitali che il popolo chamersiano ha
costruito? -
- Sì Capitano. La struttura interna dei dispositivi è più complessa di
quanto l'apparenza possa suggerire; i sensori rilevano chiaramente la
massiccia presenza di Forbezio, Melicio, Tremenio e Focardio; elementi che,
se raffinati e lavorati insieme ad appropriati catalizzatori silicei,
consentono la realizzazione di superfici altamente riflettenti. E non
parliamo di semplici specchi, ma di strutture in grado di polarizzare e
concentrare la luce ad altissimi livelli. Uno specchio ottenuto con la
quantità di elementi rilevata sarebbe sufficiente ad illuminare a giorno
un piccolo continente di un mondo standard di classe M. -
Il Tenente Comandante Dhek rifletté tra sé e sé, e si rivolse al
Filosiano:
- C'è qualcosa che mi sfugge: qual è l'utilità di tutta l'energia che le
batterie di questi dispositivi possono accumulare? Dopotutto, si tratta di
specchi; basano la propria funzionalità sulla riflessione della luce. Il
funzionamento di motori, servomeccanismi e dispositivi elettronici non è
così dispendioso in termini energetici. -
Dephisol rispose con sicurezza:
- Una delle interessanti caratteristiche di un congegno ottenuto combinando
gli elementi che abbiamo rilevato, è la possibilità di modificare la
capacità riflettente modificando la sua struttura molecolare. Ma Forbezio
e Tremenio, se utilizzati per ottenere un materiale riflettente, danno
luogo ad un reticolo cristallino notevolmente stabile; sono richieste
grandi quantità energetiche per rompere i legami e riuscire a modulare gli
effetti dello specchio. -
- Che benefici si possono ottenere modificando la struttura molecolare
della superficie riflettente? - chiese Knight.
- E' possibile non solo concentrare la luce, ma modificare in maniera
significativa la lunghezza d'onda della radiazione elettromagnetica
riflessa. -
Il discorso si era fatto piuttosto tecnico; tutti avevano competenze
scientifiche adeguate a comprendere la questione, ma Knight voleva che
venisse fatta emergere la sostanza pratica del discorso:
- In definitiva, qual è l'effetto che 314 dispositivi di questo tipo
possono avere su Chamersis II ? -
Dephisol aveva inteso il senso della domanda del Capitano, ed evitò di
riferire quanto di irrilevante poteva emergere dalla situazione attuale:
- Se attivati tutti allo stesso momento, concentrando e modulando in
maniera appropriata le radiazioni luminose, la posizione dei dispositivi è
favorevole ad un brusco e significativo innalzamento della
superficie.......300 o 400 gradi centigradi.........con il conseguente
sfaldamento del mantello esterno e l'innescarsi di una reazione a catena a
livello del nucleo planetario; in questo caso, lo sviluppo più probabile
è l'innescarsi di una reazione a catena che provocherebbe un fenomeno
esplosivo di grandi proporzioni, sufficiente a distruggere l'intera massa
planetaria. -
Il Tenente Comandante Dhek ruppe il silenzio che era seguito al rapporto di
Dephisol:
- Abbiamo qualche elemento per stabilire il momento in cui questi congegni
diverranno operativi? Sempre che non lo siano già, ed attendano
semplicemente che qualcuno, su Chamersis III, spinga il bottone giusto. -
- No. Tutto lascia pensare che gli specchi siano programmati per caricare
le batterie interne fino ad un livello di soglia prestabilito che, per il
momento, non siamo in grado di verificare, anche se ho ragione di credere
che il processo richieda ancora parecchi giorni. In effetti, gli specchi
veri e propri non sono ancora fisicamente dispiegati. Ritengo che i due
portelli semiaperti visibili ai lati dei congegni si apriranno
completamente e consentiranno la fuoriuscita di una struttura molto simile
ad un ventaglio o un grade pannello solare. - rispose Dephisol.
- Sono già passati almeno 50 giorni da quanto i congegni sono stati
installati.
Quanto tempo occorrerà agli specchi perché gli effetti sul pianeta
divengano irreversibili? - chiese Knight con un tono di voce basso e cupo.
- Nel momento in cui i congegni dovessero divenire operativi, direi...... -
il Filosiano consultò la postazione scientifica e riprese: -.......dieci
ore; forse dodici. Non di più. -
Il Capitano tornò a sedersi sulla poltrona centrale e si rivolse al
proprio Primo Ufficiale: - Troppo poco, Tomeron. -
- Già - rispose il Trill con rassegnazione.
Knight emise un sospiro e tentò di assumere un'espressione più rilassata,
abbozzando un sorriso sincero, e si rivolse al Filosiano:
- Signor Dephisol, si era forse preparato sulla tecnologia riflettente?
Credo che la sua preparazione in materia abbia stupito tutti. -
Krugar si girò ad osservare Dephisol con un'espressione indecifrabile;
forse non tutti erano così stupiti.
Il Filosiano rispose dopo qualche secondo:
- Vede Capitano, i Filosiani si interessano da molto tempo di questioni
relative all'illuminazione artificiale, e già in passato sono stati
sviluppati dispositivi non dissimili da quelli che stiamo osservando in
questo momento.
Capisce anche lei che al mio popolo........la luce sta molto a cuore. -
Dephisol non era in grado di sorridere, ma qualche risatina sommessa
aleggiò nell'aria per pochi attimi.
Sia Dhek che Knight fissarono divertiti la figura rigida del Filosiano,
sforzandosi di tornare seri e professionali.
Il Primo Ufficiale della nave si rivolse al Capitano:
- Pare di capire che la situazione possa precipitare da un momento
all'altro; suggerisco di stringere i tempi, signore. -
- Sì, ha perfettamente ragione, Numero Uno. Signor Dephisol,
concentriamoci su Chamersis II, e vediamo di capire per quale oscuro motivo
i chamersiani hanno installato gli specchi. -.
- Le modifiche apportate ai sensori consentono di effettuare una scansione
della superficie del secondo pianeta anche da quì, Capitano. Ma non
possiamo aspettarci che le rilevazioni siano eccessivamente precise. -
sottolineò il Filosiano prima di mettersi al lavoro.
- Il che, invece, è proprio quanto ci serve: una serie di rilevazioni
precise ed esaurienti. - disse Knight, e continuò:
- Bene. Proceda pure. Per il momento si concentri sulla presenza di forme
di vita o di installazioni artificiali. Veda anche cosa riesce a dirmi
sulla regione del Polo Nord che i sensori non riescono a rilevare. -
- Sì signore. - rispose Dephisol.
- Knight a infermeria. -
- Quì Selenjak. - rispose la voce femminile della dottoressa attraverso
gli altoparlanti della plancia.
- Dottoressa, pensa di poter lasciare l'infermeria nelle mani dello staff
medico per qualche ora? -
Selenjak rispose dopo qualche secondo: - Sì Capitano; al momento, nessuna
emergenza richiede le mie competenze professionali. -
- Ottimo. Veda di organizzare una squadra di ricerca, e si metta al lavoro
sul popolo chamersiano. Penso che, ancora prima di sbarcare, si possa
compiere qualche studio interessante sulla popolazione locale analizzando
le loro trasmissioni televisive. Mi faccia avere un rapporto quando
riterrà di avere raccolto una quantità di informazioni sufficiente. -
- Sono d'accordo, Capitano; inizio immediatamente. Selenjak, chiudo. -
In questi momenti di calma, Knight ripensò alla complessa manovra che era
stata portata a termine poco fa, e al fatto che O'Broinn, a dispetto della
sua apparente emotività, era comunque riuscito a rimanere freddo e lucido
quanto bastava per governare la nave.
Si era decisamente meritato il turno di riposo che gli aveva concesso.
I rumori elettronici che aleggiavano nell'aria erano prodotti quasi
interamente dall'attività del Tenente Dephisol alla Postazione Scientifica
2. Alla fine, la voce sottile del Filosiano ruppe il silenzio:
- Nessuna forma di vita sulla superficie di Chamersis II, e nessun segno di
attività intelligente. I sensori registrano comunque un'elevata attività
elettrica, dovuta principalmente ad effetti elettrostatici dell'attrito
della sabbia, e una forte ionizzazione dell'atmosfera; questo ci impedisce
di sondare le profondità del pianeta: Tuttavia, una vasta zona circolare
del diametro di 30 chilometri, localizzata nella regione del Polo
Settentrionale, pare completamente refrattaria ai nostri raggi sensori,
come se fosse attivo un campo di smorzamento. Escludo che il fenomeno possa
essere correlato alla ionizzazione dell'atmosfera. -
- Naturale? - chiese Dhek.
- Piuttosto improbabile, Comandante. - rispose Dephisol.
- Ci sfugge qualcosa; questo è poco ma sicuro. - disse Knight con
decisione.
- Indubbiamente, Capitano. Ma non possiamo chiedere altro a questi sensori.
Siamo troppo lontani per il genere di letture a cui siamo interessati. E
comunque, anche a distanza ravvicinata, la regione del Polo Nord sarebbe
ugualmente impenetrabile - ribatté secco Dephisol.
Knight e Dhek sapevano che era così. Quali erano le alternative?
Lasciare la posizione sicura, in orbita attorno a Chamersis III, così
faticosamente conquistata?
Neanche a pensarci.
Una sonda?
Rischioso e potenzialmente inconcludente: per quale motivo i sensori della
sonda avrebbero dovuto funzionare meglio di quelli della nave, se non per
la distanza ravvicinata? Fare entrare la sonda nell'atmosfera non avrebbe
risolto i problemi della ionizzazione, e probabilmente non avrebbe neanche
risolto quello della zona del Polo Nord; senza considerare che gli specchi
avrebbero potuto rilevare la presenza di un oggetto estraneo.
Un'osservazione diretta in loco.
- A cosa sta pensando, Capitano? - chiese Dhek.
- Una navetta, Numero Uno. Credo che la soluzione migliore sia quella di
fare scendere una squadra di sbarco su Chamersis II per un'osservazione
diretta, come del resto già avevamo previsto. Signor Dephisol, la
ionizzazione dell'atmosfera impedirebbe un teletrasporto? -
Il Filosiano consultò la propria postazione e rispose: - Credo di no,
Capitano. E comunque, una volta sbarcati, due o tre amplificatori di
segnale dovrebbero essere sufficienti a risolvere ogni problema. -
- Perfetto. La navetta potrebbe parcheggiarsi in orbita alta, il più
lontano possibile dagli specchi, e le comunicazioni subspaziali non
costituirebbero un problema. -
Dhek rifletté per qualche attimo, e disse:
- Credo abbia ragione, Capitano. E' un tipo di indagine che non possiamo
affidare unicamente alla tecnologia. -
- Già, ma c'è la questione sicurezza da tenere in considerazione. Mi
preoccupa molto il fatto di avere una squadra di sbarco su un mondo oggetto
di una possibile deflagrazione planetaria, considerando anche che le
cariche elettrostatiche potrebbero causare qualche problema con le
comunicazioni e ritardare un'azione di emergenza. - disse Knight.
- Non vedo altre alternative, Capitano. E inoltre quello che ha appena
detto mi costringe a citare i regolamenti e a fare valere la mia nuova
autorità per impedirle categoricamente di fare parte della squadra. -
Knight sorrise, poi riprese a parlare:
- La mia presenza è irrilevante. La salvaguardia dell'equipaggio e della
nave, questo conta veramente. - disse il Capitano.
- E la buona riuscita della missione. - aggiunse Dhek.
- Tomeron......non avrei avuto scrupoli ad assegnare questo incarico al mio
vecchio equipaggio sulla Braben. Ma con voi è diverso; non ci conosciamo
bene. Non ho ancora l'autorità morale per mandare qualcuno incontro a
rischi difficilmente calcolabili. - ribatté Knight.
- Non ci si arruola nella Flotta Stellare se non ci si sente in grado di
correre rischi. E, mi permetta, non si accetta il ruolo di Capitano se non
ci si sente in grado di prendere decisioni che possono mettere a
repentaglio la vita dei propri Ufficiali. - Dhek concluse la frase con
un'espressione amichevole e conciliante.
Knight apprezzò ancora una volta la saggezza nelle parole del Trill.
Respirò a fondo e distolse lo sguardo dagli occhi di Dhek per portarlo
alla superficie color sabbia di Chamersis II.
- Molto bene, Numero Uno. Lasci trascorrere il turno e organizzi una
squadra di sbarco; inserisca anche il Tenente O'Broinn, il Signor Quill,
ovviamente, e il pilota di navette più abile della nave.
- O'Broinn, signore? - Dhek osservò Knight con aria stupita.
- Sì, Numero Uno. Penso che........la sua professionalità possa tornare
utile alla squadra. -
Dhek non pareva del tutto convinto, ma non fece altre domande:
- Sì signore. -
- Veda di utilizzare queste ore per scegliere con cura l'equipaggiamento.
Chamersis II non è un mondo di classe M e, oltre alle tute ambientali,
serviranno anche kit di sopravvivenza e quant'altro. Niente deve essere
lasciato al caso, Comandante. Voglio rischio Zero. - disse Knight con
decisione.
Dhek notò che il volto del Capitano era contratto e preoccupato, e tentò
di sdrammatizzare con un sorriso:
- Non si preoccupi, Capitano. Sono il suo Numero Uno, dopotutto. -
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