Post precedente: "Corale di avvicinamento per battiti e sudore"Post successivo: "Orbita"Primo post della missione: "Specchi di sabbia - parte I"Ultimo post della missione: "La fine"Missione precedente: "Base Stellare 137: Un Nuovo Inizio"Missione successiva: "Centro Medico Triven Soth"Apre una pagina adatta alla stampaPagina stampabile MISSIONE: Specchi di sabbia
 29 
VITA di Paolo Maroncelli
31 maggio 1999

    Diario del Capitano
    Supplemento

    Il viaggio di andata della Unicorn è terminato.
    L'equipaggio è riuscito a mettere in pratica la tecnica di avvicinamento elaborata dal Tenente Newport, e in questo momento la nave orbita attorno a Chamersis III, in una posizione che può definirsi sicura.
    Ma l'incarico vero e proprio inizia ora, e sarà necessario smaltire in fretta l'euforia e iniziare al più presto le indagini.

    U.S.S. UNICORN
    Ponte di comando

    Knight annuì con un sorriso di soddisfazione e si rivolse al giovane timoniere della nave:
    - Ben fatto tenente. Complimenti, una manovra perfetta. -

    Allentando la presa sui braccioli della poltrona, avvertì alle estremità delle dita il fastidio tipico del sangue che all'improvviso riprende a circolare. Non che avesse mai temuto il peggio; 20 anni tra le stelle lo avevano preparato ad ogni tipo di difficoltà, ma una cosa era certa: ciò che era appena stato fatto non poteva essere considerato un'operazione di routine, e un equipaggio men che ottimo avrebbe avuto non poche difficoltà.

    Aprì e chiuse velocemente i pugni per sgranchire le articolazioni delle mani e si alzò in piedi, muovendo qualche passo in direzione dello schermo principale. Come lui, tutto il resto del personale, ancora scosso ed eccitato, osservava la vista a campo largo che i sensori esterni rimandavano in plancia.
    - Magnifico..... -
    Pronunciò la parola a bassa voce, a proprio uso e consumo, ma tutti poterono udirla.
    - Un altro mondo che nasconde la......magia....... -
    Sul visore campeggiava una falce azzurra, il cui contorno era appena percettibile. Il sole del sistema illuminava il corpo celeste da dietro, e i pochi raggi che giungevano dalla parte opposta disegnavano con strabiliante precisione la curva morbida ed eterea del terminatore notturno.
    I sensori esterni della nave polarizzavano la luce ed effettuavano una varietà di miglioramenti e di intensificazioni dell'immagine; ne risultava che sulla superficie in ombra era comunque possibile scorgere un buon numero di dettagli.
    La conformazione delle terre emerse appariva sempre.......strana ed aliena; questi erano gli aggettivi che ricorrevano più spesso di fronte ad un mondo nuovo. Un eso-geologo avrebbe certamente notato i segni di una deriva continentale, inevitabile in un pianeta di classe M, ma il cuore romantico avrebbe semplicemente visto un enorme territorio inesplorato da scoprire, conoscere e toccare con le proprie mani.
    O'Broinn ricordò la Terra in tempi remoti, e le epiche spedizioni esplorative ai Poli e all'equatore; allora si rischiava la vita per andare incontro all'ignoto. Ora tutti conoscevano la Terra nei minimi dettagli, dal nucleo fuso fino al mantello esterno.........ma quello era un pianeta tutto nuovo!
    Le striature e i vortici delle candide formazioni nuvolose apparivano dense e corpose, e conferivano al pianeta un aspetto ovattato; solo la zona del Polo Sud era risparmiata dalle volute circolari dei corpi nuvolosi, e il cielo che sovrastava l'enorme massa bianca di ghiaccio e terra doveva apparire terso e limpido ad un osservatore sulla superficie.

    Ed ecco la magia:
    Muovendo lo sguardo in direzione dell'equatore, i lembi di terra risparmiati dalle formazioni nuvolose erano costellati da un numero enorme di piccoli punti luminosi, che non sarebbe certo stato possibile apprezzare senza l'ausilio tecnologico dei filtri del visore.
    A volte le luci erano disposte in spazi ristretti, e apparivano come grappoli di nodi luminescenti a delimitare le estremità dei segmenti di un'enorma ragnatela di luce.

    Lì sotto, milioni di individui senzienti ed intelligenti dormivano, si divertivano, lavoravano........o forse guardavano le stelle e si chiedevano se ci fosse vita nell'universo.
    = Non sapete quanta...... = disse Knight tra sé e sé.
    Sbarcare e prendere contatto con quella gente. Una parte del Capitano avrebbe voluto farlo, e si sarebbe compiaciuta di aver squarciato il velo di ignoranza che impediva agli abitanti del pianeta di carpire i segreti dell'universo; un'altra parte sapeva, invece, che nella maggior parte dei casi questo era stato controproducente: affrontare una questione così importante senza possedere la necessaria maturità culturale avrebbe sconvolto la vita di questa gente, e avrebbe gettato il pianeta nel caos e nel terrore.
    Troppe volte questo era accaduto, prima che la Federazione decidesse di promuovere la Prima Direttiva.

    Tutto a suo tempo.

    Il Tenente Comandante Quill levò gli occhi dalla propria postazione scientifica, e decise che per qualche attimo poteva trascurare F'Rann e la miriade di dati che scorrevano sullo schermo del terminale per osservare l'immagine sul visore principale.
    L'occhio razionale e calcolatore non poté fare a meno di cogliere un particolare che, in fondo, poteva avere una certa rilevanza: una parte dei contorni tracciati dalle terre emerse sulla superficie di Chamersis III presentava regolarità quantomeno sospette, sfoggiando linee ed angoli che difficilmente si sarebbe potuto attribuire alla natura.
    = La capacità di controllare ed alterare l'ambiente a livello continentale è compatibile con il livello di sviluppo tecnologico assegnato a questa civiltà. Compatibile, ma comunque notevole; ci sono tutti i presupposti per una rapida conquista dello spazio. =
    Quill si rese conto che tale valutazione era degna di essere comunicata al Capitano, e si ripromise di farne menzione in un prossimo, probabile rapporto.

    -[ Bello, vero? ]-
    La scritta sovrastava le colonne di numeri che scorrevano inafferrabili sullo schermo del terminale , e Quill tornò a concentrarsi sulla postazione scientifica.
    -[ Sì F'Rann. A volte i mondi di classe M si somigliano molto, ma bisogna ammettere che Chamersis III visto dallo spazio offre un bello spettacolo. Non sono sicuro di preferirlo ad Andoria, però. ]-
    -[ Oh, beh, se è per questo neanch'io. Sei riuscito a trasformarmi in un'andoriana a tutti gli effetti, ti ho mai fatto i complimenti per questo? ]-
    -[ Ti piace così tanto essere andoriana? ]-
    -[ No....cioè sì, ma non era questo che intendevo. Volevo semplicemente complimentarmi con te per le tue stupefacenti abilità informatiche. ]-
    -[ Grazie. Comunque.....sì, l'avevi già fatto! ]-
    Quill digitò quest'ultima frase con un leggero sorriso sulle labbra, e realizzò che F'Rann lo avrebbe notato.
    -[ E' bello sentirsi vivi. Potrà sembrarti stupido, considerando che prima non lo ero, e che quindi non potevo provare nulla con cui effettuare un confronto; ciò nonostante, nulla potrebbe convincermi a rinunciare alle sensazioni che ora sono in grado di provare. ]-
    -[ Beh, certo che controllare i sistemi di un'installazione in rovina e tenere compagnia ad un vecchio è piuttosto diverso che vivere su una nave stellare della Federazione. ]-
    -[ Non mi riferivo alle mie mansioni precedenti. ]-
    -[ Sì, certo, l'avevo capito. Prima eri un algoritmo, ora sei una forma di vita; bel cambiamento, eh? ]-
    -[ Sì Quill! Il migliore in cui potessi sperare. ]-
    -[ Credimi. Questo vale anche per me, F'Rann ]-

    - Capitano? -
    Il Comandante Dhek si rivolse a Knight dopo aver gettato una rapida occhiata al terminale accanto alla propria poltrona.
    Knight mantenne lo sguardo sul visore principale per qualche altro secondo, poi girò la testa e rispose alla voce che proveniva alle sue spalle.
    - Sì Numero Uno? -
    - Riceviamo rapporti da tutti i ponti. Qualche danno minore alle infrastrutture interne della nave e quattro feriti lievi, con contusioni e traumi non gravi. -
    Il Capitano tornò ad osservare Chamersis III. Quando si accorse che l'immagine era ormai impressa nella propria memoria, girò i tacchi e tornò a passo spedito verso la propria poltrona, non prima di aver elargito una pacca sulla spalla al Tenente O'Broinn.
    - Bene. Rimaniamo comunque in Allarme Giallo; dobbiamo essere certi che questa posizione sia realmente sicura prima di intraprendere qualsiasi altro tipo di azione. -
    - Posso suggerire un'analisi preliminare dello spazio planetario e della superficie di Chamersis III? Potremmo ottenere dati piuttosto interessanti anche utilizzando i sensori in modalità passiva, signore. -
    - Certo, Numero Uno. Signor Quill..... -
    L'andoriano girò la testa e attese gli ordini del Capitano.
    - ......Analisi scientifica completa di Chamersis III e dello spazio orbitale. Veda anche cosa riesce a scoprire di quella stazione scientifica che dovrebbe essere installata sulla luna maggiore. -
    - Sì, Capitano. - rispose l'andoriano.
    -[ Al lavoro, Quill! ]- era la frase che campeggiava sul terminale della postazione scientifica.
    Rise tra sé e sé e la fece sparire con un paio di tocchi sui comandi. Poi mise alla frusta quei nuovi sensori la cui efficacia sarebbe stata presto verificata.
    - Signor Krugar, voglio un'analisi tattica della situazione. Veda se gli abitanti hanno armi o strumenti di offesa sulla superficie o in orbita attorno al pianeta. Dovrebbe essere piuttosto probabile. -
    - Sì signore. Direi che è quasi certo. - rispose il Tenente Krugar, e riprese a parlare fissando la consolle tattica:
    - Dei 732 satelliti artificiali in orbita, almeno 12 sono costituiti da missili balistici strategici a testata nucleare. Comunque, secondo i sensori, le testate hanno perso la capacità di essere armate e dovrebbero risultare inservibili. -
    - Confermato. - aggiunse Quill dalla postazione scientifica:
    - E' probabile che le armi siano state lanciate nello spazio parecchie decine di anni fa, e che ora siano in disuso; in fondo i rapporti della Flotta Stellare parlano di una popolazione piuttosto pacifica. -
    Krugar attese la fine dell'intervento di Quill e riprese a sua volta:
    - Nessuna minaccia per la Unicorn nello spazio orbitale, Capitano. Continuo le analisi sulla superficie. -
    - Bene Tenente. Plancia a Sala Macchine. -

    In sala macchine, il tenente Newport e tutta la squadra tecnica si stavano togliendo le ingombranti tute antiradiazioni, senza mai perdere d'occhio le consolle e i terminali diagnostici.
    - Quì Newport. -
    - Rapporto, Tenente. -
    - Ce la siamo cavata molto bene, Capitano. Nessun danno degno di nota: un paio di rele' del deflettore di navigazione sono saltati, e saremo costretti a disattivare la griglia di contenimento secondaria per effettuare le riparazioni. -
    - Niente giochetti con il deflettore per.....15 minuti? -
    Newport ricordò che Knight era stato ingegnere sulla Palomino e sulla Esperantia.
    - Esatto Capitano. Niente di grave, comunque. -
    - Ottimo. I miei complimenti a tutta la sezione tecnica per l'ottimo lavoro svolto fino a questo momento. Knight, chiudo. -

    U.S.S. UNICORN
    Infermeria

    La bimbetta sedeva su uno dei lettini della sala principale dell'infermeria e faceva dondolare ritmicamente le gambe.
    Durante il passaggio della Unicorn attraverso il campo di asteroidi, uno scossone più violento degli altri aveva fatto cadere uno dei vasi di ceramica che la famiglia aveva portato dall'India; il manufatto era carambolato su una delle mensole inferiori ed era finito sulla testa della piccola, provocandole una serie di tagli superficiali.

    La dottoressa Selenjak aveva già cicatrizzato buona parte delle ferite, e si accingeva a passare il protoplaser sopra il taglio più profondo, mentre la madre osservava in piedi, libera ormai da ogni preoccupazione per le condizioni della bambina.

    I grandi occhioni color nocciola fissavano intensamente il capo della dottoressa........le orecchie, a dire il vero.
    Selenjak continuò imperterrita il proprio lavoro, e solo per pochi attimi non poté trattenersi dal ricambiare lo sguardo della bambina.
    - Sei una Vulcaniana? - disse, con voce infantile.
    - Deduzione esatta, ma non eccessivamente logica. Se ti riferisci alle mie caratteristiche somatiche, devo comunicarti che nel solo territorio federale esistono più di 29 forme di vita vulcanoidi, il cui aspetto fisico è pressoché identico al mio. Ti servirebbero altri elementi per affermare con esattezza che la persona che stai osservando proviene da Vulcano. -
    - Il mio papà dice che i Vulcaniani sono musoni e noiosi. -

    La dottoressa Selenjak inarcò un sopracciglio, e non si accorse che la madre della bambina aveva strabuzzato gli occhi ed era improvvisamente impallidita, coprendosi poi il viso con un mano e sperando che il pavimento si spalancasse sotto i suoi piedi.

    - Un'analisi piuttosto grossolana. Il modo di vivere dei nativi di Vulcano è senza dubbio diverso, e ha il proprio fondamento su una diversa scala di valori. Ma credo che tu sia troppo piccola per poter capire; del resto, spesso questo riesce difficile anche a molti umani adulti, come il tuo caso sembra dimostrare. -
    La dottoressa cercò conferma alle proprie parole girandosi ad osservare la madre della bambina, la quale si limitò a sfoggiare un sorriso ebete per poi tornare a coprirsi con una mano.

    - Ehi.....non fa più male! - squittì la bambina toccandosi la testa.
    - No, la ferita è completamente rimarginata. La prossima volta, quando la nave sta per effettuare una manovra brusca o particolarmente violenta, ti consiglio di seguire alla lettera le indicazioni della plancia, e di trovare una posizione sicura in cui nessun oggetto che dovesse cadere ti possa raggiungere. -
    La madre si avvicinò con scatto fulmineo e afferrò la bimba per un braccio, costringendola a scendere dal lettino.
    - Ma certo dottoressa, a-a-avremmo dovuto stare più attenti. Grazie.....grazie mille; non so come ringraziarla. Vieni Gisha, andiamo. -

    Le due lasciarono l'infermeria, e la bambina continuò ad osservare la vulcaniana fino a che le porte si furono chiuse alle loro spalle.

    Selenjak ripose il protoplaser in uno degli appositi alloggiamenti con un gesto lento e distratto. Stava fissando meditabonda un punto imprecisato sul soffitto dell'infermeria, e il rumore dell'attrezzo che cadeva a terra distrasse i suoi pensieri.
    Lo raccolse, si accertò che non si fosse danneggiato e lo ripose con più attenzione. Ma c'era qualcosa che toccava le corde più profonde dei suoi sensi; quelli sensibili ed allenati della mente, ai quali un vulcaniano dava grandissimo valore, e che coltivava e svilluppava con grande cura.

    - Qualcosa non va, dottoressa? - disse una delle infermiere presenti nella stanza.
    Selenjak rispose articolando a fatica le parole, come se la sua concentrazione fosse completamente assorbita da qualcos'altro:
    - No.......non si preoccupi. -
    L'infermiera fissò per qualche attimo la vulcaniana e decise che forse era il caso di tornare al lavoro su quelle colture.

    Era qualcosa di molto debole.....quasi impercettibile. Coscienza.....schemi di pensiero complessi e coerenti, ma fievolissimi; segnali che persino lei aveva difficoltà a discernere..........ma presenti....e impossibili da ignorare.
    Si sedette e chiuse gli occhi per qualche attimo, tentando di attingere a tutte le risorse mentali di cui disponeva.
    Per pochi secondi riuscì a mutare la propria coscienza in una tela vuota, e si accorse che qualcuno, da molto lontano, tentava di tracciarvi segni e immagini. Percepì debolezza, ansia, fretta, e una grande aspettativa.....quella che precede qualcosa di molto importante.
    Aprì gli occhi nel momento in cui si accorse che ciò che aveva contattato pareva rispondere ai suoi stimoli mentali e comportarsi di conseguenza. Se il segnale non fosse stato così debole e indistinto avrebbe persino potuto effettuare una elementare fusione mentale!

    Meditò a lungo sull'opportunità di riferire immediatamente la questione agli altri Ufficiali Superiori, e si accorse con un certo disgusto di aver imboccato la strada dell'emotività.
    Cercò allora di ripulire la propria mente e di ristabilire i giusti equilibri della logica e della razionalità: spesso un dubbio o una mezza verità generano ansia e confusione, e contribuiscono ad intorbidire un ambiente che, al contrario, si deve fare forte della propria limpidezza di intenti.
    Si ripromise quindi di approfondire la questione in ogni modo, e ogni volta che le fosse stato possibile, al fine di fornire al Capitano qualcosa di concreto su cui riflettere.
    Questo sarebbe stato il modo più logico di agire.



Torna all'inizio della pagina