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MURPHY ERA UN OTTIMISTA . . . di Fabio Patricolo
22 maggio 1999

    L'aver parlato con Newport non lo aveva rassicurato...

    I dubbi e i timori che normalmente lo avrebbero assalito prima di effettuare una manovra complessa, gli sembravano insignificanti ora che, invece, si trovava a dover affrontare una manovra che nessun istruttore avrebbe esitato a classificare impossibile...

    Ma la nave e il suo equipaggio dipendevano solo da lui, e non poteva permettere che i suoi tentennamenti segnassero il destino della Unicorn e della sua missione.

    "Dipendiamo da lei Ten. O'Broinn. Ci mostri tutto quello che sa fare..." la voce del Capitano era tranquilla e amichevole, ma il timoniere riusciva a percepire quella sottile tensione che si intrecciava nei toni sicuri e decisi del Capitano. Quella stessa tensione, in una persona qualsiasi, priva dell'addestramento rigido che gli ufficiali della Flotta ricevono in Accademia, si sarebbe trasformata in vero terrore e probabilmente sarebbe sfociata in una crisi di panico.

    O'Broinn si sedette alla sua postazione, ripetendo mentalmente tutti i passaggi necessari a completare con successo la manovra. Ormai aveva imparato la procedura a memoria... Il problema sarebbe stato riprodurla in modo corretto al momento opportuno.

    E poi... e poi quella maledetta legge di Murphy.... Aveva sperato che il computer non contenesse informazioni riduardo ad essa... ma invece...

    "Se qualcosa può andare storto lo farà."

    Questo sì che era ottimismo! E se il Ten. Newport pensava di rincuorarlo con quella citazione... beh... si era sbagliato di grosso. Per fortuna il computer lo aveva tirato su di morale subito dopo avergli dato le informazioni che cercava... Anzi, l'irlandese si era anche stupito della capacità dei programmatori di riuscire a implementare un sistema in grado di prevedere le reazioni indotte negli individui dalle informazioni consultate...
    Veramente stupefacente sentire quella voce femminile che cercava di rincuorarlo: "Non si preoccupi, Patrick... Vedrà che andrà tutto bene..." gli aveva detto" ...e poi, si ricordi che può contare su un computer davvero eccezionale!" Davvero incredibile: un computer che ammiccava maliziosamente e con ironia...

    Scosse la testa vigorosamente... Ora doveva pensare solo alla manovra. Solo quella e nient'altro contava...

    La manovra...

    Piantò gli occhi sulla sua consolle.
    Il viaggio fino a quel momento era proseguito con estrema tranquillità. Si avvicinavano all'obbiettivo secondo le tabelle previste.

    "Un minuto e mezzo al punto uno" si sentì dire O'Broinn. Il punto uno. A due parsec e mezzo dal sole Chamersiano. Da lì in poi avrebbe dovuto procedere praticamente solo grazie alla forza di inerzia: la curvatura sarebbe stata ridotta davvero al minimo indispensabile per poter apparire come un'anomalia ai rilevamenti di eventuali sensori chamersiani...

    "30 secondi"
    Il timoniere controllò ancora una volta la rotta calcolata e l'angolo di avvicinamento alla stella che avevano davanti. Tutto in regola. Secondo i calcoli originali mantenendo quella rotta sarebbero stati agganciati e spinti fin sotto Chamersis III... Se tutto fosse andato come previsto...

    "5 secondi"
    La voce del giovane irlandese cominciò a scandire un lento e inesorabile conto alla rovescia. Allo zero avrebbe bloccato la propulsione a curvatura e avrebbe comincitao a manovrare solo sulla spinta inerziale della loro massa.

    "4...3...2...1...ZERO!"
    Piccole gocce di sudore cominciavano a formarsi sulla fronte di O'Broinn. Il silenzio in plancia era totale. Nessuno osava nemmeno respirare. Il timoniere sentiva però lo sguardo teso di tutti gli altri che lo fissavano, consapevoli di essere tutti nelle sue mani.

    Già... le sue mani. Perché cominciavano a sudargli anche quelle? Se le strofinò rapidamente sulla divisa, senza perdere di vista i numeri che continuavano a scorrergli sul monitor.

    Il computer lo assisteva con prontezza. Quasi prevenendo le sue mosse. Ora stava ricalcolando il campo magnetico del sole, per verificare la sua conformità al piano di avvicinamento impostato sulla base dei primi calcoli effettuati dalla sez. scientifica.

    "Non combaciano..." mormorò l'irlandese"...non combaciano..." La forma del campo magnetico presentava molte imperfezioni e non collimava con quella ipotizzata e sulla quale era stata impostata la rotta di approccio alla stella...

    "Correzione di rotta!"
    Manovrare senza propulsione a curvatura, sfruttando la massa della nave e a quella velocità, era davvero difficile... Tutti i movimenti erano ritardati e un minimo errore nella manovra diventava praticamente impossibile da correggere...
    Ma incredibilmente, tutto andò bene.
    Lentamente la nave si portò sulla nuova rotta tracciata in base ai rilevamenti effettuati sul campo magnetico solare.

    O'Broinn si lasciò scappare un sospiro di sollievo che, al resto dell'equipaggio, se l'avessero percepito, non avrebbe detto proprio nulla di buono...

    La prima parte della manovra era riuscita....
    Ora dovevano sperare che la "fionda" non giocasse loro un brutto scherzo.

    La Unicorn si avvicinava silenziosa al sole Chamersiano. La stella, continuava a bruciare, incurante di quanto gli capitava intorno... Guardava la nave avvicinarglisi e O'Broinn immaginava che seguisse le sue evoluzioni con distaccata curiosità... magari anche con un pizzico di benevolenza... e tuttavia capace di spezzare senza sforzo il guscio che li separava dal vuoto e attirarli a sé... in un abbraccio mortale.

    "La sala macchine comunica una leggera instabilità del campo a curvatura... Signore... Non sono in grado di prevedere se riusciranno a mantenere stabile la propulsione...."

    "Maledizione!" imprecò O'Broinn "... se il la curvatura non è stabile al di sotto del limite previsto, rischiamo di finire davvero nei guai!"
    "NEWPORT! NON FACCIA SCHERZI DEL DIAVOLO PER FAVORE! VEDA DI RIMETTERE LE COSE A POSTO PRIMA DI RAGGIUNGERE IL PUNTO DI NON RITORNO!"

    O'Broinn era ormai una maschera di sudore ed era talmente teso e preso dalla situazione, che nemmeno si era accorto di aver urlato a squarciagola contro il Ten.Newport... Ma certo nessuno lo avrebbe potuto biasimare: la tensione era davvero arrivata a livelli insostenibili anche per una persona dai nervi d'acciaio...

    L'irlandese cominciò a manovrare nello stretto margine che la rotta impostata gli permetteva, per cercare di allontanare il più possibile il superamento del punto in cui l'effetto fionda li avrebbe spinti verso Chamersis III o verso.... una fine davvero spettacolare....
    Sperava che il tempo guadagnato fosse sufficiente alla sala macchine per ripristinare la normalità...
    Ogni istante che passava la nave era sempre più vicina al punto X, e il margine per la manovra si riduceva sempre di più...
    O'Broinn si sentiva impotente... Una sensazione così l'aveva provata solo durante la prova della Kobayashi Maru. Ma lì sapeva che non c'era soluzione... Lo sapevano tutti i cadetti... E la lezione era proprio che quali ufficiali della flotta avrebbero dovuto far fronte anche a situazioni impossibili...e confrontarsi con l'inevitabile.

    Era difficile però accettare questa cosa ora che si trovava in una situazione simile... Nessuna opzione. Nessuna possibilità. Solo l'inevitabile....

    "Qui Newport... Abbiamo risolto il problema... il campo di curvatura è nuovamente stabile..."

    Senza aggiungere una parola, ma visibilmente sollevato, O'Broinn continuò a fissare lo schermo davanti a lui...
    La nave cominciò a vibrare... leggermente ma abbastanza forte da far sentire a tutti la tensione strutturale cui lo scafo era sottoposto durante il "lancio"...

    Non erano a velocità curvatura, per cui non avrebbero dovuto esserci problemi di resistenza, ma l'azzardo dell'operazione era in ogni caso notevole.

    Alla fine la nave si sganciò dal campo magnetico del sole chamersiano così come avevano previsto.
    Davanti a O'Broinn si aprì uno spazio celeste e illuminato in modo surreale dalla fredda luce che proveniva dalla stella alle spalle della Unicorn...

    Il timoniere sentì Knight ordinare l'attivazione dei deflettori modificati da Newport e Quill...
    Il peggio era passato.
    Ora, anche se ci fosse stata una fascia asteroidale, la nave poteva procedere senza troppi problemi.
    O'Broinn si rilassò sulla sua poltroncina, pur tenendo sempre ben ferme le mani sudate sulla sua consolle.
    Tutto l'equipaggio era assorto a contemplare la bellezza di quel semplice sistema... Tre soli corpi, ma una colorazione davvero particolare... E i due piccoli planetoidi che accompagnavano il pianeta maggiore, erano legati ad un' orbita così armoniosa da sembrare quasi artificiale...

    Tutta la plancia, compreso il capitano erano presi dallo spettacolo che veniva loro offerto.

    Nemmeno quel piccolo gruppo di asteroidi che era spuntato all'improvviso, avrebbe potuto impensierire l'equipaggio... Lo scudo progettato da Quill e Newport consentiva di attraversare l'ostacolo senza problemi.

    "COMANDANTE... PERDIAMO ENERGIA AGLI SCUDI... Non riusciremo a superare gli asteroidi..."

    O'Broinn strabuzzò gli occhi: ormai erano troppo vicini, non sarebbe riuscito ad evitare l'impatto... Non potevano usare né phaser né siluri... La Prima Direttiva sarebbe stata clamorosamente violata...

    Ragionava in fretta... e forse non con la sufficiente lucidità... L'allarme cominciò a risuonare in tutta la nave.

    "PREPARARSI ALL'IMPATTO-PREPARARSI ALL'IMPATTO..."

    Gli asteroidi erano troppo vicini... non aveva il tempo di modificare la rotta per evitare l'impatto... ma forse poteva cercare di intercettare gli asteroidi in modo da limitare i danni alla nave...

    Freneticamente cominciò a far correre le mani sulla consolle. Gli scudi erano leggermente più forti sulla fiancata destra. Forse poteva virare in modo da impattare con quelli...

    La nave rispondeva con lentezza estenuante ai comandi del timoniere, che da parte sua si stava alnciando in una serie di improperi di origine irlandese che probabilmente nessun membro dell'equipaggio avrebbe mai compreso fino in fondo....

    "Non basta... Non Basta!"
    La Unicorn si muoveva troppo lentamente non sarebbe riuscita a portarsi in posizione prima della collisione...

    Con un sospiro profondo e rilassato O'Broinn si abbandonò sulla sua poltroncina...
    "Siamo perduti... Ho fallito..."

    Impietoso il computer sottolineava l'avvicinarsi della fine.

    "Cinque secondi all'impatto."
    "Quattro"

    L'equipaggio in plancia ormai poteva vedere ogni singolo particolare dell'asteroide che avrebbe distrutto la loro splendida nave...

    "Tre"
    "Due"

    ...era davvero minuscolo! Impensabile che una nave della Federazione potesse essere cancellata da un simile minuscolo granello di polvere spaziale...

    "Uno"

    La plancia tremò vigorosamente e poi scomparve, lasciando il campo allo spoglio ambiente della sala ologrammi.

    -SIMULAZIONE OLOGRAFICA TERMINATA-

    Al centro della sala, O'Broinn era distrutto. Aveva fallito ancora una volta... Cinque volte! Cinque maledettissime volte aveva tentato di portare a termine la manovra di Newport!
    Una volta non era riuscito nemmeno ad agganciare il campo magnetico. Un'altra l'effetto fionda aveva distrutto lo scafo a causa di un errore nell'impostazione della rotta...
    Poi l'imperfezione del campo magnetico aveva spedito la Unicorn nel 1492!

    L'unica maledetta costante era la sua inettitudine...

    Pieno di rabbia e di frustrazione piantò un pugno sul bracciolo della poltrona su cui era seduto, menre il computer snocciolava impietosamente i dati della simulazione appena conclusa...

    Il suo comunicatore trillò:
    "Ten. O'Broinn...?!" era inconfondibilmente la voce del Capitano... probabilmente l'ultima che avrebbe voluto sentire in quel momento "Tra pochi minuti dovremo iniziare a manovrare per avvicinarci a Chamersis III.. Credo che debba raggiungerci in plancia..."

    "C-c-c-certo... St-sto arrivando..."

    La comunicazione si interruppe con un lieve *bliip*.

    Affranto, O'Broinn uscì dalla sala ologrammi.
    Mentre aspettava il turboascensore che lo avrebbe condotto in plancia, si passò una mano sul volto teso e visibilmente stanco...

    Ora doveva fare sul serio...

    Ma quella maledetta legge di Murphy... continuava a perseguitarlo...
    "Se qualcosa può andar storto, lo farà"

    ...lo farà...

    ...lo farà…



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