Diario del Capitano. Data Stellare 9903.19
La Unicorn continua il suo viaggio verso il sistema chamersiano, che
raggiungerà tra poco più di due giorni.
L'equipaggio ha avuto qualche ora di tempo per riflettere sulle
informazioni che la Flotta Stellare ha fornito per lo svolgimento della
missione, e riconosco con soddisfazione che ogni ufficiale ha affrontato la
questione con il massimo impegno e serietà, fornendo ipotesi e valutazioni
personali.
La natura dell'incarico ci pone di fronte al rigoroso rispetto della Prima
Direttiva, in una delle tipiche situazioni in cui farlo potrà risultare
difficile e doloroso.
Forse assisteremo in prima persona alla scomparsa di una civilità che non
avrebbe certo tardato ad affacciarsi sullo spazio interstellare; sarà
comunque nostra cura procurare una vivida e indelebile memoria storica del
popolo chamersiano.
C'è qualcosa, tuttavia, che potrebbe giustificare una traccia di pacato
ottimismo: se è vero che nessuna missione e nessun rilevamento precedente
hanno fatto piena luce sulla questione relativa al secondo pianeta del
sistema, allora nulla è prestabilito.
U.S.S. UNICORN
Sala Riunioni, ore 17.00
Gli ufficiali superiori erano nuovamente riuniti in Sala Riunioni, chiamata
anche Sala Osservazioni per via delle grandi vetrate panoramiche che
concedevano una vista mozzafiato sullo spazio aperto.
Anche le scie luminose delle stelle che schizzavano a velocità di
curvatura costituivano uno spettacolo degno di nota.
Ma non era certo la splendida vista il motivo della riunione.
Il capitano Knight sedeva a capo del grande tavolo per le riuninoni, tirato
a specchio e lucidato come al solito, e lo schermo alle sue spalle mostrava
nuovamente una rappresentazione tattica del sistema chamersiano, con un
primo piano riservato al secondo pianeta.
- Signori, manca poco al nostro arrivo, e penso sia giunto il momento di
delineare una precisa linea d'azione.
Ho ricevuto un rapporto dal tenente Newport in merito ad una modifica da
apportare ai sistemi di propulsione per ridurre le emissioni della nave. -
Il capitano continuò il discorso rivolgendosi direttamente al tenente
Newport:
- Ho un passato da ingegnere, e devo riconoscere che la sua proposta è
elegante ed efficace. Proceda pure, tenente. -
Tornò quindi a rivolgersi collettivamente a tutti i presenti:
- Cogliamo l'occasione per ricordare che la nostra presenza deve
assolutamente passare inosservata.
Ora, le reti di sorveglianza satellitare installate negli spazi orbitali di
Chamersis III e della sua luna maggiore potrebbero, in teoria, rilevarci,
ma Chamersis II va oltre la loro portata, a meno che gli specchi che sono
stati installati non siano dotati di un qualche tipo di sistema di
rilevamento che, in ogni caso, dovrebbe essere limitato e facilmente
aggirabile.
Se saremo prudenti, eviteremo di destare sospetti e non daremo ai
chamersiani l'occasione di mettere in azione la coppia di telescopi
orbitali che rappresenta il vero, grande pericolo per la nostra
invisibilità.
L'idea è questa: una volta penetrata l'elio-sfera del sistema, procederemo
a un quarto d'impulso in direzione di Chamersis II, tagliando
trasversalmente il piano dell'eclittica. Stazioneremo nelle vicinanze del
secondo pianeta e daremo inizio ad una serie completa di rilevazioni,
frapponendo il pianeta fra noi e Chamersis III.....evitando di entrare in
orbita per non avvicinarsi eccessivamente agli specchi. -
Il capitano portò lo sguardo sulla coppia Newport-Quill:
- A questo proposito è necessario estendere la portata e la sensibilità
dei sensori. Le rilevazioni dovranno essere precise, complete ed esaustive
fino ad una distanza di ............. -
Knight pensò per qualche secondo:
- .............200.000 chilometri. -
- Si può fare, capitano. Sarà sufficiente averne il tempo. - disse Quill,
mentre Newport assentiva.
- Bene; quello non dovrebbe mancare, ed è questo il motivo per cui ho
rifiutato la sua proposta di anticipare il nostro arrivo. C'è solo da
sperare che gli specchi non abbiano a divenire operativi prima di due
giorni.
Comunque, completata la raccolta dei dati, potremmo avere tutte le
informazioni necessarie per trarre una conclusione, e stilare il rapporto
che la Flotta Stellare ci chiede.
Inutile dire che viene assegnata priorità assoluta alle indagini relative
al campo di smorzamento rilevato nella zona polare settentrionale e
all'individuazione della sua origine che, ricordo, pare naturale.
Contemporaneamente, gli esosociologi della Federazione sono ansiosi di
comprendere le motivazioni dei chamersiani circa la catastrofica
installazione degli specchi. -
La dottoressa Selenjak aveva seguito il discorso con aria pensierosa, e si
inserì nella conversazione non appena il capitano si prese una pausa:
- Non sono d'accordo con la linea d'azione or ora esposta, capitano; non
del tutto, almeno. Ritengo che per comprendere appieno i modi di fare della
popolazione locale sia assolutamente necessario uno studio di carattere
culturale. Quindi, quando le rilevazioni su Chamersis II saranno concluse,
la nostra attenzione dovrebbe spostarsi su Chamersis III, dove una squadra
di sbarco opportunamente camuffata, dovrebbe avere un'esperienza diretta
del modo di vivere e di pensare dei locali. Questo non pregiudicherebbe il
rispetto della Prima Direttiva, e ci fornirebbe la possiblità di portare a
compimento la missione nel migliore dei modi.
Ritengo che uno sbarco andrebbe condotto in due fasi: una prima spedizione
esplorativa dovrebbe avere il compito di raccogliere informazioni sulla
fisiologia della popolazione locale, per fornire ad una seconda spedizione
un camuffamento efficace al punto da consentire un contatto.
Le ricordo, infatti, che le informazioni della Flotta Stellare sono, per
forza di cose, lacunose e non eccessivamente attendibili. -
Al tenente comandante Quill brillavano gli occhi mentre la dottoressa
parlava, e si limitò ad aggiungere:
- Sono dello stesso avviso. Uno sbarco sul pianeta natale dei chamersiani
è inevitabile, a mio parere. -
Il capitano abbassò lo sguardo e meditò tra sé per una decina di
secondi. Poi riprese:
- Esiste una percentuale di rischio non trascurabile in ogni missione di
sbarco in incognito. Le conseguenze di un incidente, poi, sono spesso
disastrose, col rischio di incorrere in tragiche contaminazioni culturali.
Per non parlare del fatto che uno sbarco su Chamersis III richiederebbe la
presenza della Unicorn nello spazio orbitale del pianeta, esponendo la nave
ai rischi di una rilevazione.
Tuttavia, riconosco la validità delle motivazioni della dottoressa, e non
ho mai negato l'eventualità di un contatto.
Non le avrei commissionato la ricerca sui chamersiani, non le pare? -
disse, rivolto alla dottoressa Selenjak.
- Comunque, sarà nostra cura predisporre una serie di contromisure che ci
permettano di stazionare nello spazio orbitale di Chamersis III, evitando
di essere individuati dai sistemi di rilevamento chamersiani, primitivi ma
efficaci.
Inutile dire che la responsabilità ricade nuovamente sulla squadra tecnica
e scientifica. - disse Knight, sorridendo e tornando a fissare Quill e
Newport.
- Mentre la dottoressa Selenjak sarà responsabile degli studi sulla
biologia e la fisiologia dei locali. -
Knight tossì per schiarirsi la gola, e riprese:
- Effettueremo un'ultima riunione quando le modifiche ai sistemi che sono
state proposte saranno operative e funzionanti.
Nelle ultime ore, molti di voi mi hanno espresso intuizioni e pareri
personali che ho trovato assolutamente interessanti; dunque, prima di
concludere questo incontro, gradirei che ognuno di voi facesse sentire la
propria voce sulla missione e sul modo di portarla a termine; capisco che
tra di noi non esiste ancora un livello di affiatamento e una confidenza
tali da consentire la necessaria coralità di azioni......ma fino a quando
questo non accadrà, non voglio che queste riunioni siano a senso unico. -
Il capitano tacque, e attese una replica dal proprio equipaggio.
[Newport] Newport era concentrato sul un datapad quando un una gomitata lo raggiunse
al fianco. Evidentemente non era stato attento. Aveva un buon motivo per
non stare attento e fece appena in tempo a sentire il capitano dire;
>- Ho un passato da ingegnere, e devo riconoscere che la sua proposta e'
>elegante ed efficace. Proceda pure, tenente. -
Il capo ingegnere si guardò intorno e si vide osservato da tutti.
Evidentemente si erano accorti tutti della sua distrazione e ora
aspettavano la sua relazione.
Poggiò sul tavolo la tazza di caffé che si era portato, si alzò dalla
poltroncina e continuando a guardare lo schermo del datapad iniziò
sommessamente.
-Cercherò di essere breve. Gli aspetti etici di questa missione non sono in
discussione. È mia opinione che per evitare di infrangere la prima
direttiva, l'unica cosa da fare sarebbe di fare dietro front e ritornare
nei territori della federazione. Ma abbiamo degli ordini, e siamo qui per
eseguirli.
Su questa nave, sono pagato per eseguire gli ordini non per discuterli. Il
mio compito é risolvere i problemi e caso vuole che qui abbiamo un problema
che non é possibile risolvere. In maniera facile intendo.-
A questa frase il capitano si agitò sulla sedia. Aveva discusso col tenente
Newport della fase di approccio al pianeta ma ora non era del tutto sicuro
di quello che avrebbe detto il capo ingegnere.
-In casi come questi, logica imporrebbe di mandare una nave occultabile.-
Il primo ufficiale stava per ribattere, quando Newport lo precedette.
-Ovviamente non possiamo averne una, sempre che non vogliamo rivolgerci ai
Klingon o peggio ai Romulani. Comunque il problema rimane. Una nave di
questa stazza é praticamente una fonte continua di emissioni di vario tipo.
Da radiazioni elettromagnetiche a fonti minimali subspaziali, fino a picchi
di emissioni radio. La società con cui avremo a che fare é una avanzata
società industriale con aspirazioni al volo spaziale. È logico supporre che
siano forniti di radioastronomi o sensori di qualche altro tipo per sondare
lo spazio. Sono certo che come entreremo nel loro sistema solare,
spiccheremmo sulle loro rivelazioni come un faro nella notte.
L'idea di arrivare perpendicolari al piano orbitale solare, potrebbe
sembrare una buona idea e in un certo senso lo é ma ha i suoi limiti.-
Detto questo si diresse verso lo schermo dimostrativo.
-Lei crede quindi che potrebbero avvertire il nostro arrivo?-
-Beh, si. Stavo osservando proprio questo pochi istanti fà. L'asse
gravitazionale del pianeta non é prefettamente parallelo al piano orbitale
e non é raro le maggiori osservazioni spaziali si effettuino nella zona
tropicale di un pianeta. Ovvero praticamente il linea con la nostra
direzione d'arrivo sia che si arrivi dal lato nord del piano orbitale che
dal lato sud.-
-Lei cosa suggerisce allora. Dovremmo arrivere seguendo il piano orbitale?-
-No. Sarebbe anche peggio. Fino a quando proseguiamo in curvatura, siamo
praticamente invisibili a qualunque tipo di sensore che non utilizzi una
tecnica subspaziale. Che poi é quella che poi porta alla velocità di
curvatura.
Purtroppo però, per poterci avvicinare al sole, considerando la nostra
velocità di arrivo, dovremmo utilizzare l'effetto frenante dei motori ad
impulsi. Se non lo facessimo, finiremmo diritti verso il sole che é la
fonte gravitazionale maggiore di tutto il sistema. Il minimo che ci
potrebbe accadere, se disattivassimo la curvatura troppo vicini al sole,
sarebbe che la gravità ci imporrebbe un effetto fionda che ci
allontanerebbe dal sistema, sempre se sopravvivessimo ad altri effetto
marea.-
-Ma attivando i motori a curvatura saremmo sempre visibili. Le emissioni di
plasma di rifiuto, sono prefettamente visibili anche a quella distanza.-
-Appunto ed é per questo che dobbiamo evitare di accendere i motori a
curvatura.
Però possiamo sfruttare l'effetto fionda a nostro vantaggio.-
-Ma non ha appena detto che l'effetto fionda ci spedirebbe lontano dalla
nostra meta? come potremmo approfittarne, avvicinarci al nostro obiettivo e
rimanere invisibili?-
-Questo é l'altro lato del nostro problema. Siamo sicuri che nasconderci
dietro Chamersis II sia una buona idea?-
A questo punto il capitano era eviventemente nervoso.
-Consideriamo il fatto che al momento quel pianeta é sotto un attenta
sorveglianza da parte degli indigeni del terzo pianeta. Il nostro arrivo
potrebbe non passare inosservato e anche se ci piazzassimo ad un discreta
distanza, i loro sensori potrebbero essere abbastanza sensibili da rilevare
la nostra massa. Se poi venissero a controllare da vicino, dovremmo
allontanarci e anche velocemente. Questro tradirebbe definitivamente la
nostra presenza.
Senza contare poi che se per caso il pianeta si sgretolasse, anche noi
rischieremmo di essere colpiti dai detriti.
-Cosa propone allora? Di nasconderci dietro il sole?-
La domanda era stata posta in maniera ironica ma Newport rispose seriamente.
-Sarebbe una buona idea. In quella posizione saremmo perfettamente
invisibili ma avremmo noi dei problemi.-
-Certo! Anche i nostri sensori avrebbero delle difficoltà. Non
dimentichiamo che noi dobbiamo monitorare i loro progressi e non possiamo
farlo efficaciemente con quella massa solare tra noi e il pianeta.-
-Appunto. Un altra idea che mi é venuta era di saltare un pianeta e
nasconderci dietro Chamersis primo. La distanza sarebbe ottimale e in
questo periodo dell'anno, il pianeta si trova dallo stesso lato di Cdue e
Ctre. Purtroppo però Chamersis I é poco più grande di un asteroide ed ha
una rivoluzione troppo veloce. Percorre un orbita solare in poco meno di
centoventi giorni e per rimanere efficaciemente nascosti, dovremmo adeguare
costantemente la nostra velocità.
Quindi anche questa opzione é da scartare.-
-Questa discussione non sta arrivando a niente. Lei ha sistematicamente
escluso parecchie opzioni che avevamo. Ma lei ha una proposta valida da
sottoporre? E ricordi che ha detto che sarebbe stato breve.-
Newport si sentì punto da quel rimprovero. Comunque tenne la bocca chiusa e
richiamò sullo schermo un tattico 3D del sistema Chamersis.
-A mio parere, la procedura più pratica per soddisfare le due
caratteristiche principali della nostra missione, ovvero essere in grando
di monitorare i due pianeti e al contempo essere virtualmente invisibili,
richiede una soluzione...illogica.-
Newport ebbe l'impressione di vedere un sopraciglio del dottor Selenjak
alzarsi di parecchi centimetri.
-A conti fatti, credo che il sito per nasconderci più conveniente per noi,
sarebbe Chamersis terzo.-
A questo punto si alzarono nella stanza varie voci di scetticismo. Si era
già stabilito che non potevano mettersi nell'orbita di Chamersis terzo
senza essere individuati e prima che potesse nascere una discussione,
intervenne il capitano.
-Per favore, per favore. Facciamo finire il tenente Newport. Poi decideremo
se la sua proposta é valida o no.-
Newport accolse l'invito del capitano e continuò.
-Il fattore principale da soddisfare é la nostra invisibilità. Dobbiamo a
tutti i costi evitare di infrangere la prima direttiva é l'unica maniera di
farlo é agire in modo inconsueto. A partire dal nostro arrivo.-
A questo punto sullo schermo comparve una linea rossa leggermente inclinata
che arrivava dall'alto del piano planetario in opposizione a Chamersis III
e che sul piano orbitale del sole, cominciava a curvarsi per giungere il
lato opposto. Appena sotto il pianeta
-Continuando a questa velocità, a circa un parsec e mezzo di distanza dal
nostro obiettivo, dovremmo spegnere la propulsione a curvatura e continuare
la corsa per forza di inerzia. Mantenedo un debole campo subspaziale di
curvatura, senza imporre una spinta, la nostra velocità calerà man mano che
ci avviciniamo al sistema Chamersiano e il campo subspaziale nasconderebbe
la nostra massa ai primitivi sensori indigeni. Arrivati nella sfera
d'influenza del campo magnetico solare, la sua forza ci rallenterebbe
ulteriormente e l'effetto gravitazionale ci condurra, seguendo un ampia
curva e con il giusto grado di approccio, in rotta per il polo sud di
Chamersis III. Lungo la direttiva dell'asse gravitazionale.
A circa duecentomila chilometri di distanza potremmo quindi attivare per
qualche secondo (sei se i miei calcoli sono esatti) una retrospinta a
curvatura di bassa intensità. Questa ci fermerebbe esattamente a
quarantamila chilometri dalla superfice, protetti dalla interferenza
magnetiche del campo del pianeta.
Secondo i nostri dati, quel lato del pianeta, a causa dell'inclinazione
planetaria, si trova nella fase invernale e quindi non é illuminata dal
sole e non lo sarà per altri due mesi e mezzo circa. Eviteremo di essere
illuminati direttamente. In più la posizione magnetica disturberebbe la
maggior parte dei loro sensori e visto che sul quel lato del piano
galattico, a causa di una nebulosa oscura che si trova a dieci parsecdi
distanza, non ci sono molte stelle osservabili dalla superfice, é
improbabile che ci siano dei sensori puntati sulla nostra posizione.-
-Perché quarantamila chilometri?- chiese qualcuno.-Sono appena sufficienti
per il teletrasporto nel caso dovessimo scendere sulla superfice.-
-Purtroppo dobbiamo considerare la spazzatura locale.-
-Spazzatura locale?-
-Si. Probabili satelliti per le comunicazioni o altro in orbita polare con
cui potremmo entrare in contatto. In genere vengono sistemati ad una quota
geostazionaria tra i trentadue e trentottomila chilometri di altezza, a
secondo della grandezza e la massa del pianeta. Quarantamila chilometri
sono una stima ragionevole per evitare di immetterci sulla loro rotta e
dovremmo anche stare con gli occhi aperti per eventuali altri detriti che
il caso potrebbe aver messo su quell'orbita.
In quella posizione potremmo avere anche noi dei problemi col monitoraggio
del pianeta e delle loro comunicazioni, visto che non potremmo coprire
tutta la superficie, ma un paio di minisonde dovrebbero risolvere
efficaciemente il problema.-
Ora lo schermo mostrava un tattico 3D del pianeta che ruotava sul proprio
asse con una piccola astronave posizionata a poca distanza del polo sud
magnetico e perfettamente nascosta sia dalla luce del sole che qualsiasi
tipo di sensori elettromagnatici. In alto a destra il computer lampeggiava
la percentuale di fattibilità. Novantuno per per cento.
Newport diede un ultima occhiata allo schermo poi evidentemente soddisfatto
concluse.
-Questa é al momento la mia proposta. Ovviamente ci sono un mucchio di
dettagli da definire, ma sono sopratutto dettagli tecnici.-
Si rimise a sedere e prese un sorso di caffé che purtroppo si era
raffreddato e che gli lasciò orribile sapore in bocca.
A questo punto il capitano continuò con la sua dissertazione.
Diario del Primo Ufficiale Scientifico
Data Stellare 9903.21
Registrazione del Tenente Comandante Quill Voorr
Quando fu il suo turno, il Tenente Comandante Quill prese la parola.
"Signori," esordì, con voce ferma e sicura, avvicinandosi allo schermo
sul quale apparivano le informazioni sino ad ora disponibili,"dopo una
lunga d attenta riconsiderazione dei dati attualmente in nostro
possesso, sono giunto a formulare alcune ipotesi, della cui validità
vorrei discutere insieme a voi.
Dunque:
Da quel che possiamo attualmente sapere, la forma di vita superiore
abitante il pianeta Chamersis III, che d'ora in poi, per comodità
chiamerò Chamersiani, ha sviluppato un grado di civilizzazione
riconducibile con una accettabile percentuale di approssimazione, al
livello 6 della scala standard di classificazione.
Sappiamo che Chamersis III non possiede ancora un sistema di governo
centralizzato, ma attualmente non ci risulta che le varie fazioni in cui
è diviso il pianeta siano in guerra tra loro, o possano esserlo nell'immediato
futuro.
Le risorse naturali del pianeta sembrano venire sfruttate in maniera
consona ad una civilizzazione del grado da noi rilevato, e non abbiamo
notato (fortunatamente) nessun grave pericolo per la sopravvivenza
globale, quale ad esempio, eccessivo inquinamento, o indiscriminata
estinzione delle forme di vita inferiori, o ancora dilapidazione delle
risorse globali.
Sappiamo che recentemente, i Chamersiani si sono impegnati in un
difficile ed ambizioso progetto riguardante il pianeta Chamersis II, e
parte di questo progetto è consistita nella messa in orbita, attorno al
sunnominato pianeta, di un sistema di specchi, in grado di rilasciare
una grande quantità di energia foto-termica.
Le nostre computazioni, hanno rivelato con una preoccupante percentuale
di sicurezza, che l'attivazione contemporanea degli specchi, porterebbe
alla distruzione di Chamersis II, e come conseguenza secondaria, alla
distruzione di Chamersis III, e conseguentemente, di tutte le forme di
vita attualmente sulla sua superficie.
Sono state presentate un discreto numeto di ipotesi, riguardo a questa
inusuale situazione, che vanno dall'azione di guerra contro una minaccia
aliena, allo sfruttamento minerario su scala planetaria di Chamersis II,
ma sfortunatamente, non disponiamo di dati sufficienti per avvallare
nessuna di esse.
Inoltre, un bizzarro fenomeno, del tutto siile ad un campo di
smorzamento, rilevato sulla superficie di Chamersis II, e di cui non è tuttora
possibile risalire all'origine, aggiunte un'ulteriore incognita alla
nostra indagine.
Ora, se diamo per scontato che i Chamersiani non stiano pianificando un
suicidio di massa, non possiamo non porci una domanda:
"Dal momento che lo sviluppo tecnologico dei Chamersiani è tale da
escludere che essi non siano a conoscenza dei disastrosi effetti
dell'attivazione degli specchi orbitali, quale è, dunque, la loro
funzione?"
Questa linea di ragionamento potrebbe indurci a focalizzare le nostre
risorse mentali nella direzione di Chamersis II, ma se esaminate con
attenzione la domanda che ho appena formulato, noterete che essa
contiene un'imprecisione di fondo, la stessa che mi ha fatto girare in
tondo per molte ore, e che deriva dalla nostra attuale educazione:
Non è assolutamente detto, che TUTTI i Chamersiani siano al corrente
della funzione degli specchi orbitali attorno a Chamersis II!
Infatti, a differenza di tutti i pianeti abitati che fanno parte della
Federazione, Chamersis III non possiede un governo unificato, il che
significa che una piccola parte della popolazione del pianeta, se in
possesso delle giuste risorse, e guidata da uno o più leader i cui
ordini nessuno osa mettere in dubbio, potrebbe effettivamente attuare
un'azione non approvata dal resto del pianeta... se esso avesse voce in
capitolo.
In conclusione, la mia ipotesi è che una ristretta cerchia di individui,
magari uno solo, stiano organizzando la distruzione di Chamersis II, e
che siano al corrente del loro conseguente annichilimento; se questa
ipotesi si rivela fondata, ritengo che sia nostro dovere intervenire per
evitare che un'intera civilizzazione, per non parlare di un'intero
sistema planetario, subiscano danni irreparabili per una causa che tutto
si può definire, tranne che "naturale".
Grazie."
[O'Broinn] O'Broinn aveva ascoltato con estrema attenzione l'intervento del comandante
Quill. Era sostanzialmente d'accordo con lui: era l'unica ipotesi logica,
l'unica che permetteva di far combaciare i pochi elementi che avevano a
disposizione in modo da creare un quadro accettabile della situazione.
"Ehm... Signori...ehm..." non era affatto abituato a parlare in pubblico, e
la cosa lo metteva sempre estremamente a disagio "... Personalmente
r-r-ritengo che il com. Quill abbia decisamente ragione. Non è possibile a
mio avviso trovare un'altra ipotesi che consenta di assemblare i pochi
tasselli che abbiamo in modo più logico.
N-n-naturalmente i dati che abbiamo a disposizione sono..ehm... mi
sembrano....ehm... insufficienti per raggiungere la matematica certezza che
le cose stiano effettivamente così... ma in mancanza di migliori
ipotesi...ehm... visto che _io_ non posso immaginare ipotesi
migliori...ehm...penso che dovremmo cercare in primo luogo di indagare sulla
possibilità che su Chamersis ci sia effettivamente un gruppo di individui,
una setta, magari, che possa innescare (potrebbe darsi inconsapevolmente)
quegli eventi drammatici che conosciamo...
P-p-per questo, ritengo che dovremmo considerare seriamente la possibilità
di doverci infiltrare tra i Chamersiani per recuperare qualche informazione
in più...."
Non sapeva come concludere, e aveva la netta impressione di essere vicino ad
incartarsi con le parole. Per questo preferì chiudere con un semplicissimo
(e anche un po' brusco, per dirla tutta...):
"Ho t-terminato"
[Dhek] "Questa linea di ragionamento potrebbe indurci a focalizzare le nostre
risorse mentali nella direzione di Chamersis II, ma se esaminate con
attenzione la domanda che ho appena formulato, noterete che essa contiene
un'imprecisione di fondo, la stessa che mi ha fatto girare in tondo per
molte ore, e che deriva dalla nostra attuale educazione:
Non è assolutamente detto, che TUTTI i Chamersiani siano al corrente della
funzione degli specchi orbitali attorno a Chamersis II!"
La voce del Comandante Quill echeggiava nella mente di Dhek che era perso
nei propri pensieri.
" Non è detto che TUTTI i Chamersiani siano al corrente della funzione degli
specchi orbitali ' continuava a ripetere la voce dell'andoriano dentro di
lui. Ma il suo pensiero era un altro: ' Non è detto che ALCUN Chamersiano
sappia esattamente a cosa servono gli specchi orbitali... "
E nel frattempo l'idea di quella leggera turbolenza nel campo gravitazionale
di Chamersis II continuava a ronzargli in testa, quasi fosse un'eco della
verità rinchiusa chissà dove, forse dietro ad una porta nella mente di
qualche creatura che viveva su uno di quei due pianeti del sistema
chamersiano. Quill intanto continuava il suo discorso...
"Infatti, a differenza di tutti i pianeti abitati che fanno parte della
Federazione, Chamersis III non possiede un governo unificato, il che
significa che una piccola parte della popolazione del pianeta, se in
possesso delle giuste risorse, e guidata da uno o più leader i cui ordini
nessuno osa mettere in dubbio, potrebbe effettivamente attuare un'azione non
approvata dal resto del pianeta... se esso avesse voce in capitolo.
In conclusione, la mia ipotesi è che una ristretta cerchia di individui,
magari uno solo, stiano organizzando la distruzione di Chamersis II, e che
siano al corrente del loro conseguente annichilimento; se questa ipotesi si
rivela fondata, ritengo che sia nostro dovere intervenire per evitare che
un'intera civilizzazione, per non parlare di un'intero sistema planetario,
subiscano danni irreparabili per una causa che tutto si può definire, tranne
che "naturale".
Grazie."
[Segue discorso di O'Broinn]
"Non sapeva come concludere, e aveva la netta impressione di essere vicino
ad incartarsi con le parole. Per questo preferì chiudere con un
semplicissimo (e anche un po' brusco, per dirla tutta...):
"Ho t-terminato"
Il silenzio piombò nuovamente sulla stanza mentre gli ufficiali scrutavano
pensosi i propri D-PAD alla ricerca di qualche nuovo indizio che avrebbe
potuto finalmente gettare luce sul mistero. Ma ormai era chiaro che tutte le
informazioni a loro disposizione erano già state vagliate, e se volevano
trovare una soluzione avrebbero dovuto raccogliere altre prove.
"Dunque signori," riprese Knight "nessuno ha nulla da aggiungere prima che
possiamo dichiarare conclusa la riunione?" Il Capitano guardò speranzoso i
volti dei suoi ufficiali scambiarsi occhiate incerte, poi si fissò sul
Comandante Dhek, il quale, registrando l'attenzione di Knight, si affrettò a
dar voce ai suoi pensieri.
"A mio modesto parere signori, ci troviamo di fronte ad un punto oscuro."
Notando le espressioni perplesse dei suoi colleghi, il trill continuò: "Mi
spiego meglio. Mi sembra ovvio che nonostante i dati in nostro possesso non
siamo ancora giunti ad una conclusione che sia irrefutabile, nonostante il
ragionamento più che logico del Comandante Quill, che tuttavia non può che
essere considerato semplicemente una teoria priva di riscontri. E tutti
sappiamo, ce lo insegna la logica, che una teoria non dimostrata né
verificata ha lo stesso peso di un'illazione." Concluse fissando la
dottoressa Selenjak, che annuì distrattamente.
"Ora, quello che io propongo è semplicemente di tenere conto dell'ipotesi
suggerita dal Comandante Quill come prima soluzione, ma non come UNICA
soluzione del problema a noi posto. Un'analisi più dettagliata della
questione potrà essere possibile solo una volta che avremo acquisito dati
più numerosi e più specifici, e anche allora dovremo avere la prontezza di
spirito di scartare vecchie ipotesi qualora risultino superate.
"Ora come ora, in pratica, siamo semplicemente fermi alle congetture. Quello
che la Flotta Stellare ci chiede, invece, sono fatti, fatti che potremo
raccogliere solo una volta arrivati a destinazione. A mio parere, dunque,
Capitano," continuò rivolgendosi di nuovo a Knight, che continuava ad
osservarlo attentamente "è inutile continuare a cercare spiegazioni
ipotetiche basate su dati incompleti. La Federazione ci ha inviato nel
sistema chamersiano perché noi facciamo ciò che un semplice gruppo di
scienziati osservatori evidentemente non è in grado di fare, ovvero agire
sul campo.. sempre nel rispetto della Prima Direttiva, s'intende."
S'affrettò a precisare Dhek dopo aver registrato l'incupirsi del cipiglio
del capitano.
"Propongo quindi di starcene buoni e calmi fino all'arrivo intorno al
pianeta Chamersis III, magari sgombrando la mente per essere più lucidi in
situazione di ricerca sul campo. Là poi consiglio di inviare subito un team
su Chamersis III per verificare quali siano le intenzioni manifeste e quelle
segrete dei due governi riguardo agli specchi, mentre una seconda squadra di
esperti dovrebbe scendere su Chamersis II e controllare quella variazione di
campo.." avrebbe voluto aggiungere che secondo il suo istinto era tutta lì
la chiave del problema, ma meglio essere cauti nei giudizi.
"Ecco tutto, signori. Mi spiace di averci messo così tanto a esporre questo
semplice concetto, ma che ci volete fare: mi piace essere verboso... e se
considerate che ho due vite alle spalle, certo capirete che l'esperienza non
mi manca." E così dicendo concluse con uno dei suoi famosi sorrisi
ammiccanti e si adagiò nella propria poltroncina, soddisfatto del suo
intervento e in attesa che altri avessero altro da aggiungere.
[Quill] "Personalmente, ritengo la linea d'azione non appena proposta, la più
valida di quelle esposte sino ad ora", replicò Quill; "In effetti, per
logico ed elaborato che abbia potuto essere stato il mio intervento, e
per quanto io possa averci riflettuto sopra, la verità nuda e cruda,
che a differenza di altre persone" e qui guardò in modo significativo
Dhek,"a noi ricercatori a volte passa sotto il naso, è che i dati in
nostro possesso sono del tutto insufficienti per formulare qualsiasi
cosa degna di un affidabilità sufficiente. Anche l'idea di condurre due
linee di ricerca parallele, e mi auguro incrociate, mi pare eccellente:
in questa maniera, aumenteremo in maniera coniderevole l'efficenza di
ambedue le squadre di ricerca, diminuendo al contempo sia i rischi che
il tempo necessario. Considerati questi fattori, ritengo che le mie
capacità possano essere sfruttate al meglio assegnandomi alla missione
esplorativa che si recherà su..." Quill si bloccò improvvisamente, come
se qualcuno lo avesse colpito alla bocca dello stomaco. In effetti,
questa era esattamente l'impressione che aveva avuto. Tutti i presenti
nella stanza poterono notare il suo improvviso impallidire (ok,ok...
azzurro chiaro, va bene?), ed il mutamento della sua espressione, prima
professionale e sicura, ed ora confusa ed attonita; "C-Chamersis II..."
terminò Quill, con voce rotta.
Davanti agli occhi della sua mente, tanti piccoli frammenti di realtà
stavano incastrandosi l'uno nell'altro, come in un mosaico, e l'immagine
che ne risultava, era il suo sbarco su Chamersis II, per sua esplicita
richiesta... e la profezia del cristallo del tempo. Stava tutto
diventando reale, sotto i suoi occhi!
La parte logica e quella irrazionale di Quill iniziarono una guerra
senza esclusione di colpi.
"S-Signori... <AHEM!>" disse Quill, notando gli sguardi perplessi dei
presenti; "Questo conclude il mio intervento." Quill si alzò; "Se ora mi
volete scusare... Capitano..." disse, salutando rigidamente i presenti,
ed uscendo forse un po' troppo affrettatamente dalla stanza.
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