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CONTROMISURE di Paolo Maroncelli
29 marzo 1999

    CHAMERSIS III
    Città di Trimorio, sede amministrativa della Confederazione Gilimiana
    Cantieri aero-spaziali - Hangar 13

    - Ma che diavolo........... no.....no, senta.......questo non potete farlo! Cosa? Che significa "non....." ..........ma insomma! Si può avere un po' di silenzio, quì? -

    La presidentessa Rivett tentava invano di capire e di farsi capire dal sovrintendente del cantiere.
    L'Hangar 13 era enorme, come tutti gli altri del resto, e i due lo stavano attraversando lentamente, nel vano tentativo di intrattenere una conversazione.
    Conversazione che, a dire il vero, solo la presidentessa aveva interesse a proseguire.

    Purtroppo il rumore martellante dei macchinari era quasi assordante, e copriva completamente qualsiasi parola che non venisse urlata.

    - No che non si può avere un po' di silenzio, cara presidentessa! Quì c'è gente che lavora, e che non può permettersi di smettere e di iniziare a comando! -

    La presidentessa indossava un casco protettivo che le conferiva un aspetto goffo ed impacciato, e osservava sconsolata l'attività febbrile del cantiere.

    Poi riprese a gridare:
    - Allora usciamo da quì, caro il mio Liemi! Sapeva benissimo che avremmo dovuto discutere di una questione di grande importanza; non si nasconda dietro il lavoro! -

    Il sovrintendente Liemi osservava l'anziana donna con sufficienza, e pareva ansioso di togliersela dai piedi:
    - Beh, mi dispiace proprio, ma oggi non posso permettermi di lasciare il cantiere neanche per dieci secondi; è chiaro questo? Bene, allora salutiamoci con affetto e troviamo un giorno migliore per intrattenerci amabilmente. -

    Ciò detto, il sovrintendente rivolse la propria attenzione ad una saldatrice automatica, che proprio in quel momento iniziava un passaggio particolarmente delicato.

    La presidentessa dilatò le narici, spalancò gli occhi e afferrò violentemente il braccio dell'uomo, strattonandolo e costringendolo a girarsi verso di lei:
    - Non si azzardi mai più ad usare quel tono con me, o il prossimo cantiere al quale sovrintederà sarà quello per la costruzione degli smaltitori di rifiuti! - disse la presidentessa Rivett, puntando minacciosamente l'indice contro il naso dell'uomo.

    Il sovrintendente non parve particolarmente intimidito dalla minaccia della presidentessa, ma il vigore e l'energia dell'anziana signora lo sorpresero a tal punto che si ritrovò a fissarla stupito mentre si dirigeva verso la parete est dell'Hangar.
    Realizzò ciò che la donna aveva intenzione di fare solo quando ormai era troppo tardi per impedirlo:
    - NO, PER CARITA'......NON LO FACCIA! -

    La presidentessa colpì violentemente il pulsante che comandava l'arresto generale di emergenza, e il lamento della sirena d'allarme prese a risuonare nell'aria.
    Tutti i macchinari interruppero la propria attività, e gli operai impiegarono qualche secondo per realizzare quanto stesse realmente accadendo.

    Quando l'eco della sirena si dissolse, nell'Hangar piombò una calma e un silenzio irreale.

    - Spero sia soddisfatta! - disse il sovrintendente con tono accusatorio.
    - Sa quanto tempo impiegheremo a riportare le macchine a regime? -
    L'uomo si sfilò stizzito il casco, e lo gettò a terra con violenza.

    - Ho la sua attenzione, ora? - riprese la presidentessa, con voce calma e rilassata.
    - SI'......CE L'HA!! - gridò di rimando il sovrintendente.
    - Molto bene. Allora inizi a spiegarmi cosa diamine è quello! -

    Sensima Rivett indicò l'enorme veicolo che torreggiava nell'Hangar, e che lo occupava quasi interamente.
    La vista era impressionante: decine e decine di macchinari accerchiavano una fusoliera snella ed elegante, sebbene la mancanza del muso ne rivelasse la struttura e lo scheletro interno.
    Alla base della fusoliera, tre ampie pinne, ortogonali l'una all'altra, conferivano all'apparecchio un tocco di dinamismo, mentre quattro grandi ugelli completavano il lavoro con un aspetto grintoso e volitivo.

    - E' lo Shuttle numero 8 dello Flotta Spaziale Gilimiana. Contenta adesso? Possiamo tornare a lavorare, vossignorìa? - rispose il sovrintendente, concludendo la frase con un profondo inchino.

    - Non quello. - disse con esasperazione la presidentessa.
    - Quello. - concluse, agitando l'indice ed indicando con maggior chiarezza ciò a cui si stava riferendo.

    Un elevatore tratteneva sospeso a mezz'aria un grosso cilindro metallico cromato, cavo ad entrambe le estremità e ricco di finiture superficiali che, dalla distanza, non erano chiaramente identificabili; si sarebbe potuto scambiare per un reattore di un qualche tipo.
    L'oggetto era sospeso a perpendicolo sui portelloni aperti della fusoliera dello Shuttle; pareva che la stiva del veicolo fosse pronta ad accoglierlo.

    Il sovrintendente rispose alla presidentessa con voce atona e seccata:
    - Quello è un acceleratore elettro-dinamico a doppia induzione magnetica.-
    - Dopo più di due anni di test e simulazioni, è finalmente pronto ad entrare in servizio! - concluse l'uomo, concedendosi un sorriso compiaciuto.

    - Un'arma? - chiese perplessa la presidentessa.
    - Un'arma, sì. Sviluppata per il mantenimento della pace, si intende. -

    La presidentessa guardò il sovrintendente con aria infantile:
    - E non le sembra quantomeno strano che il presidente della Confederazione Gilimiana lo venga a sapere da un sovrintendente qualunque? -

    Liemi non colse il sarcasmo offensivo nelle parole della presidentessa e rispose con espressione altrettanto innocente:
    - Non incolpi me dell'inefficienza dei suoi collaboratori, Signora. -

    - Con tutto il rispetto, - proseguì il sovrintendente, - lei non si è mai adeguata alla politica Gilimiana del dopo-unificazione. Molti ritenevano che un presidente di transizione, eletto nel periodo precedente all'unificazione, potesse traghettare efficacemente il paese verso il nuovo corso, ma lei è rimasta ancorata al passato e pretende che gli organi istituzionali assecondino le sue nostalgie. -

    La presidentessa non nascose di essere stata toccata sul vivo:
    - Vada pure avanti, sovrintendente. Mi dia qualche lezione. -

    - Beh, il fatto è che gli organi di difesa ora godono di una certa indipendenza dall'esecutivo, e i poteri del presidente della Confederazione sono stati notevolmente diminuiti. Lei non è più tenuta a sapere ciò che avviene in ogni singolo centro di ricerca. -

    Sensima Rivett trasse un profondo respiro, e tentò di controllare la collera che rischiava di travolgerla:
    - Allora, adesso sarà lei ad ascoltarmi: i miei metodi potranno anche essere antiquati, ma le posso assicurare che questo Shuttle, con quell'arma a bordo, non lascerà questi cantieri prima di un serio dibattito in seno al consiglio che IO presiedo.
    Perchè, anche se le nuove legislazioni prevedono che il presidente venga tenuto all'oscuro di buona parte delle questioni militari............ -

    - oh, andiamo.......non faccia del vittimismo! Sa bene che non è così! -

    -........anche se le nuove legislazioni prevedono che il presidente venga tenuto all'oscuro di buona parte delle questioni militari, la voce sui preparativi per una possibile azione militare nei confronti delle installazioni Ornamiensi attorno a Mondove mi era comunque giunta all'orecchio......nonostante l'inefficienza dei miei vecchi e antiquati collaboratori, ancora tanto legati al passato. -

    Ogni parola della presidentessa trasudava rabbia e sarcasmo.

    - Il governatore di Ornamio dovrà sicuramente rendere conto delle proprie azioni, ma io le posso assicurare che nessuno muoverà un dito contro un paese che ci è amico da tempi immemorabili, e che ha contribuito in maniera determinante all'unificazione della Gilimia. E non ho intenzione di aggiungere altro. -

    Ciò detto, la presidentessa girò i tacchi e si avviò verso il portellone che l'avrebbe condotta all'esterno della struttura.

    - Lei è una persona risoluta, ma non può ignorare le regole, presidente.- le gridò il sovrintendente.

    - Le regole sbagliate si cambiano, signor Liemi. Ah.....un'ultima cosa. -
    La presidentessa si arrestò e si girò nuovamente verso il sovrintendente:

    - Lei è licenziato. -

    - Che cosa? Non dica assurdità........non può farlo! -

    - L'ho appena fatto. Arrivederci. - disse, riprendendo la marcia verso l'uscita.



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