CHAMERSIS II
Piana di Rideff
Lo sguardo correva veloce nel cielo stellato.
L'osservatore scrutava con benevolenza il piccolo mondo azzurro, che tanto
aveva già fatto, ma che tanto avrebbe ancora dovuto fare......e non senza
difficoltà.
Mantenere la concentrazione non era cosa facile, e il pianeta aveva preso a
tremolare indistintamente; tanto valeva rivolgersi altrove..........
.......verso regioni di spazio più vicine e facilmente osservabili, ad
esempio.
Il suo occhio iniziò a fluttuare accanto agli strani oggetti che erano
stati fabbricati in risposta alle sue richieste.
Non era quello che si era aspettato......decisamente; avrebbe anche potuto
funzionare, però.
Iniziò a contarli, ma decise immediatamente che la cosa in fondo non aveva
importanza; concentrò allora la propria attenzione su un singolo oggetto,
ed iniziò a penetrarlo.
Ciò che vide lo affascinò oltremodo.
Strutture e sovrastrutture metalliche si intrecciavano e si incastravano in
forme complesse di precisione inaspettata. Colse anche guizzi di vita e di
energia che catturarono immediatamente la sua attenzione:
restrinse allora il proprio campo d'azione e visualizzò gli intensi flussi
di elettroni che convergevano impetuosi verso un'unica sezione centrale.
Ingegnoso!
Mai si sarebbe aspettato un simile livello di sofisticazione.
Rigonfia e pulsante, la sezione centrale pareva sul punto di esplodere;
questo era impossibile.
Abbracciò nuovamente l'intera struttura col proprio sguardo e capì:
non sarebbe affatto esplosa, ma avrebbe piuttosto rilasciato il proprio
copioso contenuto energetico per comandare l'attivazione di centinaia di
piccoli e grandi dispositivi, i quali avrebbero sensibilmente alterato la
funzionalità dell'intero congegno affinchè potesse espletare il compito
per il quale era stato fabbricato.
In effetti avrebbe anche potuto funzionare.
Valutò velocemente la capacità del contenitore:
ancora poco.
Stanco e provato, ma soddisfatto di ciò che aveva visto, ritirò il
proprio sguardo e tornò a bearsi tra le sabbie.
In quel preciso istante, i forti venti muovevano l'aria arroventata del
pianeta, e spazzavano con forza le dune gibbose, arrotondandone i contorni
e sollevando nuvole e vortici di sabbia.
L'aria era particolarmente carica di elettricità, e gli effetti
elettrostatici dovuti all'attrito e alle alte temperature producevano
terribili saette, le quali solcavano il cielo opaco e descrivevano
affascinanti alberi di luce.
Non male, tutto sommato.
Tra poco sarebbe stato ancora meglio.
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