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L'ATTESA di Paolo Maroncelli
19 marzo 1999

    CHAMERSIS II
    Piana di Rideff

    Lo sguardo correva veloce nel cielo stellato. L'osservatore scrutava con benevolenza il piccolo mondo azzurro, che tanto aveva già fatto, ma che tanto avrebbe ancora dovuto fare......e non senza difficoltà.
    Mantenere la concentrazione non era cosa facile, e il pianeta aveva preso a tremolare indistintamente; tanto valeva rivolgersi altrove..........

    .......verso regioni di spazio più vicine e facilmente osservabili, ad esempio.
    Il suo occhio iniziò a fluttuare accanto agli strani oggetti che erano stati fabbricati in risposta alle sue richieste.
    Non era quello che si era aspettato......decisamente; avrebbe anche potuto funzionare, però.

    Iniziò a contarli, ma decise immediatamente che la cosa in fondo non aveva importanza; concentrò allora la propria attenzione su un singolo oggetto, ed iniziò a penetrarlo.

    Ciò che vide lo affascinò oltremodo.

    Strutture e sovrastrutture metalliche si intrecciavano e si incastravano in forme complesse di precisione inaspettata. Colse anche guizzi di vita e di energia che catturarono immediatamente la sua attenzione:
    restrinse allora il proprio campo d'azione e visualizzò gli intensi flussi di elettroni che convergevano impetuosi verso un'unica sezione centrale.

    Ingegnoso!
    Mai si sarebbe aspettato un simile livello di sofisticazione.

    Rigonfia e pulsante, la sezione centrale pareva sul punto di esplodere; questo era impossibile.
    Abbracciò nuovamente l'intera struttura col proprio sguardo e capì: non sarebbe affatto esplosa, ma avrebbe piuttosto rilasciato il proprio copioso contenuto energetico per comandare l'attivazione di centinaia di piccoli e grandi dispositivi, i quali avrebbero sensibilmente alterato la funzionalità dell'intero congegno affinchè potesse espletare il compito per il quale era stato fabbricato.
    In effetti avrebbe anche potuto funzionare.

    Valutò velocemente la capacità del contenitore: ancora poco.

    Stanco e provato, ma soddisfatto di ciò che aveva visto, ritirò il proprio sguardo e tornò a bearsi tra le sabbie.
    In quel preciso istante, i forti venti muovevano l'aria arroventata del pianeta, e spazzavano con forza le dune gibbose, arrotondandone i contorni e sollevando nuvole e vortici di sabbia.

    L'aria era particolarmente carica di elettricità, e gli effetti elettrostatici dovuti all'attrito e alle alte temperature producevano terribili saette, le quali solcavano il cielo opaco e descrivevano affascinanti alberi di luce.

    Non male, tutto sommato.
    Tra poco sarebbe stato ancora meglio.



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