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DI MANUTENZIONE, INVITI A CENA E VECCHIE ASTRONAVI di Aristide Gorizia - Llilya
26 febbraio 1999

    Una volta tanto Newport si divertiva.

    Una connessione non utilizzata aveva mostrato all'ultimo controllo dei difetti di calibrazione. Forse dovuti agli scossoni che la nave aveva preso prima di cercare di cadere su Betazed.

    Nulla di realmente preoccupante. Alcuni sistemi secondari andavano sostituiti e per farlo bastava solo infilarsi dentro un condotto cieco e rimanerci per un oretta. Ed questo stava facento da più di novanta minuti!!! Con la nave che correva placidamnte a curvatura sette verso il sistema Chamersiano, non c'era realmente bisogno di lui in sala macchine.

    Chi passava per il corridoio due del ponte undici, aveva la sorpresa se non lo shock di incontre due gambe che uscivano dal pannello. Con tanto di musica, visto che in quei frangenti, il capo ingegnere amava fischiettare. Alla luce di due lampade palmari, osservava con soddisfazione il lavoro fatto.

    Erano mesi che non si sentiva così. Certo non era espressamente compito suo fare quel genere di riparazioni ma perché perdersi il meglio? Quando attraversava il confine Romulano per i suoi antichi affari, capitava spesso di dover rimanere fermo, nascosto in qualche sporco anfratto anche per giorni. L'unico modo per non impazzire era darsi da fare. Pulizia della nave, nuova verniciatura esterna in qualche punto e infine, ritocchi al motore che era anche più vecchio dello scafo stesso, visto che era un recuperato di qualche deposito rottami.

    La Dork-sar'nor, poi ribattezzata BettiPage, quando ne ebbe possesso legalmente, aveva sempre qualche acciacco qua e là.

    Non si contano le volte che era rientrato alla base indossando una tuta di sopravvivenza ambientale perché il sistema di riscaldamento era andato in tilt senza che a bordo ci fossero i pezzi di ricambio. Oppure quando per qualche "errore" del suo fornitore di idrogeno, finiva il carburante nel bel mezzo della zona neutrale passava giorni a raccogliere particelle con una vela solare di fortuna e pregando di non essere trovato da qualche pattuglia di passaggio.

    Ma in quel caso era anche colpa sua. Non aveva mai sostituito il sensore del serbatoio che non dava segno di vita da una...vita.
    Bei tempi andati, si disse. Momenti così non torneranno più. Per fortuna. Ora si viaggia in prima classe. Servizio di lusso. Il meglio che la Federazione offriva, che per un umano significava il meglio che si trovava in quella parte del quadrante. Bah!

    Neanche Newport non credeva a quei pensieri. Quando tutto andava per il verso giusto, c'era sempre qualcosa che rovinava qualcosa.
    Com'é che veniva chiamata una volta? Ah, si! Legge di Murphy. Chissa chi era questo Murphy...comunque aveva pienamente ragione.

    I naniti gli trasmisero l'immagine che l'ultimo chip funzionava perfettamente e che ora poteva richiudere. Si affrettò a inserire il collettore in loco. Poi passo al pannello interno e dopo aver avvitato gli angoli fece una prova con il tricorder.

    Ora era perfetto. Meglio che fatto in fabbrica. Ma questo non poteva dirlo, visto che in una fabbrica per quel genere non c'era mai entrato. Ma in fondo a chi vuoi che importi se gli scarichi dei ponti per gli ospiti non arrivavano nella giusta combinazione ai bacini di riciclaggio? Bhe su quella nave a qualcuno importava. Anche se erano mesi che non venivano ospiti sulla nave, i sistemi dovevano comunque funzionare alla perfezione.

    Il pannello esterno andava solo spinto in dentro fino a quando non si fosse scattato l'incastro e Newport lo infilò con un leggero colpo del pugno. Là! Ora al centro del pannello compeggiava una bella impronta della base della sua mano.

    Si annusò le mani dubbioso. Un odore noto per fortuna. Grasso misto a polvere. Nelle parti più nascosti della nave finiva sempre per accumularsi. Specie dietro i pannelli, dove nessuno andava mai a guardare. Il capo ingegnere stava per pulire quando ci ripensò.
    Sorridendo scrisse sul pannello "I WAS HERE" e vi aggiunse la data stellare. Ecco. Ora la nave era un pò meno sterile e un pò più umana.

    Era venuto il momento però di pensare alle cose serie. Aveva in mente una o due modifiche da suggerire al capitano per ridurre le emissioni della nave. Visto che la Federazione insisteva a non voler dotare i propri vascelli di un sistema di occultamento, tanto valeva cercare di passare almeno inosservati. Una nave di quella classe, non era esattamente "Stealth". Doveva prima parlarne con l'ufficiale scentifico e sapere cosa ne pensava.

    Newport sapeva che una società che si affacciava allo spazio esterno era particolarmente sensibile riguardo quelli che considerava i propri confini naturali. Non era il caso di arrivare coma una palla di cannone.
    Quasi sempre era pericoloso. Molto pericoloso.

    Agganciandosi con le mani al bordo si tirò fuori con foga dal condotto. Purtroppo centrò in pieno le gambe di un passante facendolo quasi cadere. Anzi "facendola" quasi cadere. Visto che si trattava del capo medico Selenjak.
    Quando si rialzò e si accorse di chi fossero le gambe, fece uno dei suoi sorrisi migliori e disse;
    -Proprio la persona che stavo cercando!-

    La dottoressa che per poco non era caduta e che ora si massaggiava la gamba per costatare che non ci fossero danni, chiese secca.
    -Intende dire che aveva proprio intenzione di venirmi addosso tenente?-
    -No che dice! Anzi mi scusi. Intendevo dire ho la serata libera e che mi piacerebbe osservare il suo sorriso da dietro un bicchiere di liquido ambrato e davanti ad una succulente cena. Le và di tenermi compagnia a cena?-
    -La sua richiesta ha una componente di assurdità. Lei sa benissimo che i vulcaniani non "sorridono" e non vedo come potrei accontentarla senza forzare la mia natura.-
    -Beh non metta limiti alla natura. Un piccolo miracolo possiamo sempre tentare di realizzarlo.- Poi continuò ironico. -Allora che ne dice della cena? Ora é il caso di darmi una pulita. Potremmo vederci direttamente al Bar di prora. So che lì fanno un arrosto vegetale di funghi e verdura altariana eccezionale. E ci sono ben dodici varietà di zuppa di pomodoro.-
    La dottoressa non sembrava voler mollare la presa. Comunque disse.
    -Non vedo come potrebbero farla meglio, visto che sono i replicatori a generarla e che i replicatori sono uguali in tutta la nave. Comunque non posso darle una risposta al momento. Le farò sapere più tardi.-
    -Perfetto!- escalmò il capo ingegnere mentre raccoglieva i suoi attrezzi.-Al limite ci vedremo direttamente nella zona ristorazione. Nel caso, il mio numero c'é l'ha.-
    -Il suo numero...?- La dottoressa rimase interdetta. poi realizzò. -Ah! Un gioco di parole umano, vero? Intende dire che so come contattarla, in caso ce ne fosse bisogno.-
    Newport assentì poi cominciò ad allontanarsi.
    -Bene. Ci conto allora! Saro facilmente riconoscibile. Sarò il più bello della sala.-
    E prima che la vulcaniana potesse replicare, era già dietro l'angolo.


    Ancora frastornata dagli avvenimenti, Selenjak cominciò a chiedersi se fosse stata più colpita dall'impatto con Newport, piuttosto che dal suo invito a cena.
    La gamba era ancora dolorante, come se il Tenente avesse usato contro di lei qualche tecnica di arte marziale. Avrebbe potuto provocarle una frattura - pensò - ma in quel caso si sarebbe potuta curare da sola e comunque stessero le cose, la sua attenzione tornò alle parole di Newport.

    - Vuole osservare il mio sorriso "da dietro un bicchiere di liquido ambrato e davanti a una succulente cena".... -
    Istintivamente, la natura razionale Vulcanana la portò a cercare di ricostruire in quale posizione dovesse trovarsi il Tenente per mettere in pratica il suo proposito ma, non trovando una risposta soddisfacente, soprattutto sulla questione del sorriso, se ne fece una ragione e proseguì nei propri pensieri.

    - Se davvero ci fossero dodici varietà di zuppa di pomodoro....per non parlare dell'arrosto vegetale di funghi e verdura altariana .....-
    In queste circostanze, la natura essenzialmente golosa di Selenjak la faceva da padrona .
    Non aveva mai voluto ammetterlo, visto che i Vulcaniani sono per lo più considerati degli asceti, ma fin da piccola aveva commesso innumerevoli peccati di gola, e la permanenza sulla Unicorn nell'ultimo periodo le aveva fatto provare nostalgia per i manicaretti che la paziente madre le preparava quando era piccola, forse per premiarla dei successi scolastici .... e poi da tempo non cenava in compagnia. Perché rifiutare?
    - Beh, non volevo studiare meglio i comportamenti dei miei compagni di viaggio ? Non ho forse compreso la necessità di socializzare ? Perché dovrei preoccuparmi ? Non sarebbe logico rifiutare l'invito... -
    In realtà Selenjak cercava di autoconvincersi dell'assoluta "normalità" dell'evento, anche se una vocina dentro di lei continuava a ripetere che sarebbe stato un disastro e che Newport col suo sarcasmo avrebbe reso infernale la serata cercando di punzecchiarla come al solito.
    Si preoccupò di tutto ciò che affioarva alla sua mente : quali argomenti di conversazione avrebbe dovuto intavolare ? Quale vestito avrebbe dovuto indossare per non sembrare tropo formale, senza esagerare nel senso opposto?
    Perché Newport l'aveva invitata a cena ? Cosa avrebbe pensato di lei ?
    E cosa si sarebbe aspettato ? E se poi l'avese trovata antipatica ?

    Poi si ricordò di un saggio sulla psicologia applicata, e in particolare del capitolo in cui si trattavano i casi di ansia adolescenziale di fronte a circostanze del genere. La chiamavano 'Sindrome della Liceale al primo appuntamento" e riguardava tutti i casi in cui le persone, a torto o ragione, non si sentano all'altezza della situazione.
    Ripassò mentalmente il capitolo; riconsiderò i proprio pensieri e ne trasse la conclusione di avere avuto un comportamento molto, molto illogico.

    Si incamminò verso l'infermeria ma, giunta a metà corridoio, si fermò nuovamente, con un'aria meditabonda.
    A chi avrebbe potuto chiedere consigli sull'abbigliamento per la serata ?



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