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DIARIO PERSONALE DEL DOTTOR SELENJAK di Llilya
18 febbraio 1999

    Ho deciso di rimanere sulla Unicorn. A dire il vero, non avrei mai pensato di voler restare a bordo, dopo essere stata praticamente costretta a far parte dell'equipaggio.
    Invece, a dispetto delle premesse, trovo interessante questo ambiente. L' equipaggio é molto diverso da quello con cui ho avuto a che fare nei precedenti viaggi di ricerca e sono diverse anche le relazioni che devo instaurare con loro, quale medico di bordo.
    Mi rendo conto di avere trascorso molto tempo lontano dalle persone, specialmente dalla morte dei miei genitori, e che questa condizione, abbastanza naturale per uno scienziato che svolge un solitario lavoro di ricerca, non é sostenibile su una nave dalla Flotta Stellare. Capisco cosa intendesse dire il Professor Hatkjenk quando spiegava a noi studenti che la professione del medico dovrebbe avvicinarsi il più possibile a quella dello psicologo, piuttosto che a quella del tecnico.
    Mi rendo conto che a volte non é sufficiente la competenza professionale per ottenere la loro stima e fiducia, ma spesso mi é difficile relazionarmi con i miei pazienti, specie quelli di razze più emotive della mia.
    Credo di aver molto da imparare sulle relazioni che intercorrono tra i membri di un equipaggio, e l'esperienza di questo periodo ha fatto crescere in me la curiosità verso la psicologia di esseri con una sensibilità personale di cui avevo letto nei testi universitari, ma che nella realtà é spesso sorprendente e contradditoria.
    In questi giorni c'é stato un avvicendamento al comando della Unicorn; non ho ancora potuto fare la conoscenza del nuovo Comandante, se non in modo superficiale.
    Credo che approfitterò della visita medica di routine per cercare di instaurare con lui una comunicazione più simile a quella che ho visto utilizzare dagli altri membri dell'equipaggio, per quanto lo consenta la mia indole: spero che questo sia un buon punto di partenza per modificare, a poco a poco, i rapporti con in miei compagni di viaggio.
    Si tratta di una sfida molto importante per me: conciliare la mia personalità con quella di persone così lontane dal mio modo di vivere, ma dedicherò tutti gli sforzi possibili al conseguimento di questo obiettivo.

    Dovrò inoltre parlare al Capitano Knight dell'incarico che mi ha affidato: non sappiamo quasi nulla degli abitanti di Chamersis, se si escludono le poche informazioni (tutte indirette) raccolte dalla Flotta Stellare. E' ignota la loro anatomia, fisiologia e psicologia.
    Non siamo pronti per inviare dei membri dell'equipaggio tra di loro senza il pericolo di essere scoperti.
    Suggeririrò una prima spedizione esplorativa sul pianeta, da parte di una squadra di ricognizione di cui chiederò di far parte, la quale, senza avere contatti diretti con gli abitanti del luogo, raccolga le maggiori informazioni possibili.
    E' l'unica soluzione logica per ridurre al minimo il rischio che la successiva squadra, destinata al contatto con gli indigeni, venga scoperta, con inimmaginabili conseguenze.
    Il nuovo Capitano mi sembra una persona molto pacata e dotata di autocontrollo e buon senso, malgrado l'appartenenza ad una razza non propriamente logica.
    Spero che voglia ascoltare il mio suggerimento.

    Non conosco a sufficienza la psicologia degli umani, ma da quel poco che ho potuto vedere, mi sembra che il Capitano Knight sia piuttosto atipico: non gesticola, non parla affannosamente, mantiene un atteggiamento mai privo di decoro; a volte mi sembra perfino di scorgere in lui dei tratti Vulcaniani. probabilmente tutto questo ha una spiegazione logica; spero di riuscire a scoprirla, prima o poi.



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