Ho deciso di rimanere sulla Unicorn. A dire il vero, non avrei mai pensato
di voler restare a bordo, dopo essere stata praticamente costretta a far
parte dell'equipaggio.
Invece, a dispetto delle premesse, trovo interessante questo ambiente.
L' equipaggio é molto diverso da quello con cui ho avuto a che fare nei
precedenti viaggi di ricerca e sono diverse anche le relazioni che devo
instaurare con loro, quale medico di bordo.
Mi rendo conto di avere trascorso molto tempo lontano dalle persone,
specialmente dalla morte dei miei genitori, e che questa condizione,
abbastanza naturale per uno scienziato che svolge un solitario lavoro di
ricerca, non é sostenibile su una nave dalla Flotta Stellare.
Capisco cosa intendesse dire il Professor Hatkjenk quando spiegava a noi
studenti che la professione del medico dovrebbe avvicinarsi il più possibile
a quella dello psicologo, piuttosto che a quella del tecnico.
Mi rendo conto che a volte non é sufficiente la competenza professionale per
ottenere la loro stima e fiducia, ma spesso mi é difficile relazionarmi con
i miei pazienti, specie quelli di razze più emotive della mia.
Credo di aver molto da imparare sulle relazioni che intercorrono tra i
membri di un equipaggio, e l'esperienza di questo periodo ha fatto crescere
in me la curiosità verso la psicologia di esseri con una sensibilità
personale di cui avevo letto nei testi universitari, ma che nella realtà é
spesso sorprendente e contradditoria.
In questi giorni c'é stato un avvicendamento al comando della Unicorn; non
ho ancora potuto fare la conoscenza del nuovo Comandante, se non in modo
superficiale.
Credo che approfitterò della visita medica di routine per cercare di
instaurare con lui una comunicazione più simile a quella che ho visto
utilizzare dagli altri membri dell'equipaggio, per quanto lo consenta la mia
indole: spero che questo sia un buon punto di partenza per modificare, a
poco a poco, i rapporti con in miei compagni di viaggio.
Si tratta di una sfida molto importante per me: conciliare la mia
personalità con quella di persone così lontane dal mio modo di vivere, ma
dedicherò tutti gli sforzi possibili al conseguimento di questo obiettivo.
Dovrò inoltre parlare al Capitano Knight dell'incarico che mi ha affidato:
non sappiamo quasi nulla degli abitanti di Chamersis, se si escludono le
poche informazioni (tutte indirette) raccolte dalla Flotta Stellare.
E' ignota la loro anatomia, fisiologia e psicologia.
Non siamo pronti per inviare dei membri dell'equipaggio tra di loro senza il
pericolo di essere scoperti.
Suggeririrò una prima spedizione esplorativa sul pianeta, da parte di una
squadra di ricognizione di cui chiederò di far parte, la quale, senza avere
contatti diretti con gli abitanti del luogo, raccolga le maggiori
informazioni possibili.
E' l'unica soluzione logica per ridurre al minimo il rischio che la
successiva squadra, destinata al contatto con gli indigeni, venga scoperta,
con inimmaginabili conseguenze.
Il nuovo Capitano mi sembra una persona molto pacata e dotata di
autocontrollo e buon senso, malgrado l'appartenenza ad una razza non
propriamente logica.
Spero che voglia ascoltare il mio suggerimento.
Non conosco a sufficienza la psicologia degli umani, ma da quel poco che ho
potuto vedere, mi sembra che il Capitano Knight sia piuttosto atipico: non
gesticola, non parla affannosamente, mantiene un atteggiamento mai privo di
decoro; a volte mi sembra perfino di scorgere in lui dei tratti Vulcaniani.
probabilmente tutto questo ha una spiegazione logica; spero di riuscire a
scoprirla, prima o poi.
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