Data Stellare 57971.0 (21/12/2380, ore 9.57)
NAVE DEL COMANDANTE PALEK
Era rabbia, frustrazione, odio o ...... terrore ... quello che
attanagliava l'equipaggio del Falco da Guerra di Palek?
Il fiero Comandante romulano regnava sulla plancia del proprio
vascello immerso in un denso e mellifluo gorgo di preoccupazioni.
Cosa stava accadendo al glorioso Impero Stellare?
Quale forza ostile stava facendo vibrare le fondamenta del potere
romulano con tale spregiudicatezza e impunità?
Ma soprattutto, chi aveva ucciso i suoi uomini?
Il Comandante Joral, ufficiale della Tal Shi'ar, divideva la plancia
della nave accanto a Palek, come se l'appartenenza ai temibili servizi
segreti romulani conferisse lui potere di vita e di morte su tutti i
cittadini dell'Impero, fossero essi civili o militari, nonché il
diritto di sostare in plancia per intimidire il legittimo comandante
della nave.
Anche Joral ribolliva di rabbia, ma i suoi sentimenti avevano radici
meno nobili e una sola cosa non riusciva a perdonare al nemico
invisibile: egli, chiunque esso fosse, aveva osato sottrarre alla sua
custodia la spia vulcaniana che voleva diffondere un pericoloso
batterio su Romulus durante la conferenza informativa oramai sospesa.
Scoprirla e catturarla era stato un grosso colpo per la Tal Shi'ar
..... e un suo grande successo personale!
La nave di Palek avrebbe dovuto scortare entrambi su un'installazione
periferica dove gli esperti dell'Impero avrebbero studiato il batterio
e avrebbero tentato di replicarlo con la speranza che i romulani
avessero potuto ritorcerlo contro il vile popolo vulcaniano.
Poi, durante il viaggio, l'inesplicabile e l'impossibile avevano avuto
luogo: il prigioniero....scomparso dal suo alloggio-prigione; cinque
squadre di Falchi da Guerra....attaccate e annientate nel giro di
pochi minuti; il cuore delle difese imperiali scosso alle fondamenta
da attacchi feroci e agghiaccianti nella loro modalità e una nave
occultata di chiara fabbricazione federale giunta in prossimità di
Romulus stesso.
E poi c'era questo Palek, con le sue assurde teorie che gli erano
costate la disgrazia e il disprezzo da parte del Senato imperiale e
del Pretore, ma che tra buona parte dei comandanti romulani continuava
a godere di stima e prestigio in virtù della
sua....presunta.....lealtà nei confronti dell'Impero unita a grande
integrità morale e alto senso del dovere. Cinque anni di sacrificio e
di lontananza da Romulus non ne avevano minato lo spirito combattivo.
Continuava a sussistere questa sua ostinata fierezza che rischiava di
aprire una spaccatura tra Tal Shi'ar ed esercito.
Alla fine di questa assurda situazione Palek sarebbe stato
definitivamente piegato e...chissà.....forse si sarebbe potuto
trovare il modo di riversare su di lui la colpa della scomparsa della
spia vulcaniana dalla sua nave e l'inettitudine della sua flotta, che
si era fatta decimare da una probabile squadra di incursione federale.
Nelle orecchie del Comandante Palek invece risuonavano ancora le grida
disperate dei comandanti delle navi della sua flotta. Nei pressi di
una delle principali zone periferiche esterne la stazione di difesa
265 aveva subìto un attacco inspiegabile; prima che la stazione fosse
abbordata e fatta saltare in aria gli occupanti avevano inoltrato una
straziante richiesta di aiuto descrivendo scene di estremo
raccapriccio, senza essere in grado di identificare un nemico, un
avversario o un singolo dannato soldato. La stazione 265 rappresentava
uno dei punti di ingresso verso la Zona Neutrale e l'episodio era
occorso dopo che l'Impero Stellare aveva già subìto la perdita di 24
navi e di cinque basi stellari; così il Comando Centrale aveva deciso
l'intervento dell'intera flotta imperiale.
Ma quelle che Palek aveva nelle orecchie erano anche le grida
dell'equipaggio di due suoi Falchi da Guerra attaccati e distrutti
parecchio tempo prima dalla stessa minaccia invisibile, quando i tempi
erano ancora non sospetti e le sue considerazioni di fronte al Senato
gli erano costate il disprezzo e l'ostilità del Pretore stesso.
Forse anche per questo motivo alla squadriglia di Palek era stato
chiesto di intervenire presso la zona dell'attacco. Forse anche per
questo motivo lui e i suoi uomini erano considerati carne da macello.
A ben pensare, forse anche Joral stesso era considerato una pedina
sacrificabile da chi avrebbe dovuto tenerlo in gran conto.
Il comandante Joral, in piedi accanto alla poltrona centrale sulla
quale sedeva Palek, indicò con un dito lo schermo principale e
ghignò in segno di rivalsa.
- Eccoli i suoi fantasmi, Palek. Un incrociatore federale di classe
Galaxy-II! E adesso dimostri più abilità delle due navi che ha
appena perso e veda di risolvere la situazione. -
Palek rivolse un'occhiata di disprezzo a Joral. Non era la prima volta
che parlava apertamente ad un ufficiale della Tal Shi'ar e non era
disposto a tollerare una simile mancanza di rispetto nei confronti
degli uomini delle navi che aveva appena perso.
- Non si azzardi mai più a parlare in questo modo dei miei caduti,
Joral. -
- Caro Palek, lei ha fegato, devo riconoscerlo. Ma l'unico modo che ha
per evitare la punizione della Tal Shi'ar è affrontare quella nave e
porre fine una volta per tutte a questo incubo. -
- Punizione per cosa? - chiese Palek socchiudendo gli occhi ed
esibendo l'espressione più ostile di cui fosse capace.
- Per la sua inettitudine nell'aver permesso la fuga della spia
vulcaniana. Per la sua testardaggine nel voler proporre al Senato
ridicole teorie prive di ogni fondamento....e per la sua intollerabile
mancanza di rispetto nei confronti della Tal Shi'ar, il che sarebbe
già sufficiente a garantire a lei e alla sua famiglia un lungo
soggiorno presso i nostri centri di detenzione. -
- La spia vulcaniana è scomparsa dal suo alloggio senza che nessuno
avesse la possibilità di fare niente...e questo lei lo sa benissimo,
Joral. -
- Io so solo che questa è la sua nave e il semplice compito che la
Tal Shi'ar le aveva assegnato era di scortare me e la spia al confine
dell'Impero. Compito che non sarà in grado di portare a termine a
quanto pare. -
Palek tornò ad osservare la sagoma del grande vascello federale che,
a massimo ingrandimento, campeggiava sul visore. Per qualche motivo i
sensori non riuscivano ad ottenere letture chiare sul suo status
operativo, ma pareva essere immobile nello spazio dopo che due Falchi
della flotta di Palek si erano diretti nella sua direzione ed erano
andati incontro ad una fine assurda quanto inesplicabile.
L'ottusità di Joral non aveva confini e Palek non riusciva ad
immaginare come l'ufficiale della Tal Shi'ar potesse pensare che la
grossa nave di classe Galaxy e il piccolo vascello che si era
disoccultato accanto ad esso potessero essere la causa degli incubi
che da ormai parecchio tempo popolavano le notti dei militari
romulani.
Di sicuro sarebbe stato tutto molto più facile: un veloce scambio di
siluri e di disgregatori e la questione si sarebbe chiusa, in un modo
o nell'altro. No, non poteva essere così semplice. Non voleva credere
che tanti uomini sotto il suo comando avessero perso la vita per un
inusitato attacco federale proprio nel momento in cui i rapporti tra
Impero Stellare e Federazione sembravano finalmente distendersi.
- La avverto Palek. O obbedisce ai miei ordini o assumerò io
personalmente il comando della nave. -
Palek si alzò lentamente in piedi e, dopo aver lanciato un'occhiata
al fidato primo ufficiale Tolak, si rivolse a Joral.
- Questa è la mia nave. Questo è il mio equipaggio. Quelli che sono
morti là fuori sono miei uomini.....e questo ponte di comando sarà
l'ultima cosa che vedrà se non la smette di darmi ordini. -
Joral spalancò gli occhi e si dipinse sul volto una smorfia di
disgusto.
- Come osa parlarmi in questo modo, stupido militare senza cervello?!
Se volessi potrei...... -
- SILENZIO! -
L'urlo di Palek riecheggiò per qualche secondo, dopo di che il gelo
piombò nella sala.
- Lei è già morto, Palek, - sussurrò Joral digrignando i denti.
- Lo saremo entrambi se non riusciremo a capire cosa sta succedendo.
Ora si sieda e mi lasci comandare la mia nave. Sistemerò le questioni
con la Tal Shi'ar quando entrambi saremo tornati su Romulus. -
Ciò detto Palek tornò a sedersi ignorando la reazione di Joral.
U.S.S. UNICORN
Alloggio di Padre Silias
E' buio qui. Sono io ad averlo voluto. E' ciò che alberga in questo
momento nella mia anima immortale.
Attende nel silenzio eterno che l'Eterno faccia la sua volontà.
Una croce segna la parete buia. Tutti indaffarati, tutti in emergenza.
Anche io ho bisogni e necessità che nessuno qui sembra voler
comprendere.
Perché nessuno capisce quando è il momento di pregare?
Perché nessuno sembra capire quanto possano essere futili e privi di
importanza i problemi della vita terrena?
Qua fuori c'è qualcuno, lo sento. Tocca le corde del mio retaggio.
Tocca il mio lato oscuro, quello freddo, quello che non ha Fede.
Quello per cui la Salvezza arriva erigendo santuari alla vuota
auto-spiritualità. Egoistica celebrazione dell'io e della propria
personalità.
I vulcaniani, maestri del peccato, maestri di superbia. Chi uccide la
propria natura, il proprio sentire, il proprio sangue, la propria
carne, le proprie passioni, uccide il dono di Dio.
Questi ... antichi ... sono vicini ... molto vicini ... sono
dappertutto. Cercano false risposte a false domande.
Cercano rivalsa ... vendetta ... cercano un modo per placare la
propria ira secolare.
Il perdono non gli appartiene.
Camminano sul filo della dannazione eterna.
E io con loro.
Se non riuscirò a ritrovare ciò che il mio debole spirito ha
consegnato nelle loro mani.
Le lacrime scivolano sul mio volto e cadono sui miei piedi scalzi.
La mia anima è un bicchiere vuoto.
La colpa schiaccia il mio spirito.
Ho tradito tutti. Riuscirò a non tradire me stesso?
Bisbiglio a bassa voce, perché il mio ascoltatore non ha orecchie ma
nulla sfugge alla sua comprensione.
- In nomine patris et filii et spiritus sancti... -
U.S.S. UNICORN
Diario personale del Capitano
Non c'è stato molto tempo per i convenevoli.
E' stata una gioia ovvia, il riunirsi...ritrovarsi dopo pochi giorni
che sembravano ormai un'eternità. Essere salvati da uno dei luoghi
più terribili che avessimo mai visitato e rivedere i volti familiari
del consigliere Lamarc ... capace di comandare una nave dimostrando
acume, polso e fegato da vendere in una situazione critica ...
quell'uomo farà strada; della dolce dottoressa Turrell, rimasta al
sicuro sulla Unicorn per la mia testarda volontà di non farle correre
rischi ... e quello dell'Ammiraglio Fressen.
Dovrei avercela con lui per quello che ci sta facendo passare, per
quella sua ostinata voglia di fare di testa sua. Ma ammiro quell'uomo
più di quanto chiunque possa immaginare. Dovrò sbollire un pò,
questo sì, ma se questa storia avrà un lieto fine, il merito sarà
in larga parte suo, del suo coraggio e della sua capacità di chiedere
alla gente di andare a morire.
Per altri di certo non lo avrei fatto.
Così è bastato uno sguardo, un abbraccio e tutti subito al lavoro.
Non c'è stato tempo per altro se non lavorare per salvare la pelle, i
romulani, la Federazione, il quadrante ..... la pace nella galassia.
Nove persone sulla Ardena. Nove soli ufficiali Leetahni su una nave
che ne dovrebbe ospitare almeno cinquanta in più e due di quegli
ufficiali hanno appena finito un lavoretto ai sistemi della Unicorn
che si dimostrerà di certo indispensabile a salvare la situazione.
Gli Antichi sono là fuori da qualche parte. Ci sono ma non si vedono,
anche e soprattutto perché non vogliono farsi vedere. Siamo stati
loro prigionieri e abbiamo notato come la loro capacità di alterare
la percezione abbia qualcosa di sovrumano.
Chi si nascondeva sotto la maschera dei nostri carcerieri? Qual era in
realtà il volto del Gran Consigliere Chk'Mrr? Esiste realmente un
ordine della Lama Insanguinata? Esiste una falange di guerrieri Aegis?
Qualcosa mi dice che i nostri avversari sono molto diversi da come
hanno voluto mostrarsi nelle nostre menti.
Il tenente Newport ha raccontato di aver vissuto la sua morte. Ho
letto il terrore nei suoi occhi mentre rievocava la vicenda e sono
certo che nella sua mente quell'episodio sia assolutamente reale.
Gli Antichi usano i poteri psichici come subdola arma di inganno e
come terribile arma di distruzione di massa. Il terrore è
l'ingrediente segreto della loro strategia.
Se è vero quanto ci ha raccontato Padre Silias, il loro potere si
estende attraverso lo spazio e tocca punti distanti centinaia di anni
luce. Come è possibile che un gruppo di esuli vulcaniani abbia potuto
dare vita ad un'organizzazione così potente e temibile? Credo che
Fressen abbia ragione: se non faremo qualcosa l'Impero romulano è
spacciato.
Mille domande sciamano nella mia testa.
"Perché"?
Abbiamo assistito a eventi apparentemente privi di significato,
sepolti da strati su strati di menzogne. E le risposte sono ancora
molto poche.
Un'unica domanda però è in grado di togliermi il sonno: come dovremo
comportarci? Questi Antichi sono davvero il nostro avversario? Come
dovrà finire questo scontro? Sarà possibile trovare una soluzione
pacifica, o l'epilogo di questa situazione dovrà essere la
distruzione di uno dei contendenti?
Dovremo uccidere gli Antichi?
Non ho più la forza per uccidere; non siamo assassini.
L'equipaggio della Unicorn è forte. Reagisce alla situazione e ognuno
ha ripreso il posto che gli compete e che non vedeva l'ora di tornare
ad occupare. Con Newport di nuovo in sala macchine, i due ingegneri
della Ardena hanno messo a punto una modifica che ci consente di
ripristinare la propulsione nonostante le interferenze psioniche che
gli Antichi stanno generando in questa zona.
La stazione o la nave su cui eravamo prigionieri deve essere qui
vicina anche se nessuno dei sistemi di bordo riesce a rilevarla. Due
Falchi da Guerra sono stati distrutti meno di un'ora fa, mentre tutta
la flotta imperiale è dislocata a poca distanza da qui. Il comandante
Lamarc è convinto che i romulani abbiano capito che l'epicentro della
situazione è in questa precisa locazione, ma forse dopo la perdita
delle due navi stanno prendendo tempo per valutare la situazione.
Si saranno accorti della nostra presenza? Penso di sì, così come
penso che i due falchi distrutti si stessero muovendo per intercettare
noi. In fondo i romulani potrebbero ignorare del tutto l'esistenza
degli Antichi e attribuire alla Federazione e ai vulcaniani l'intera
responsabilità della situazione; come biasimarli.
L'Ardena può occultarsi, ma fino a quando la Unicorn non potrà
muoversi rimarrà esposta a due potenziali minacce: gli Antichi, che
di certo non avranno gradito la nostra fuga, e i romulani che di certo
non gradiranno la nostra visita.
Confesso senza vergogna che in questo momento non ho la minima idea di
cosa fare.
Una cosa è certa: gli Antichi potrebbero annientarci in qualunque
istante, se lo volessero.
Fine registrazione.
U.S.S. UNICORN
Ponte di comando
Con la situazione così tesa, l'atmosfera che si respirava era di
catastrofe incombente. Tutti sapevano che un nemico invisibile già
serrava la sua morsa su di loro; ciononostante tutti i membri
dell'equipaggio si stavano prodigando anima e corpo per uscire da una
delle situazioni più difficili della propria carriera.
- Distribuzione dell'energia al 64% di efficienza, capitano, - disse
Quill osservando gli indicatori della propria console che finalmente
tornavano a prendere vita.
Il comandante Sloman, ospite sulla plancia della Unicorn, aveva
seguito dalle postazioni tecniche di poppa il lavoro dei suoi due
ingegneri e dell'Ingegnere Capo della nave. Accolse la notizia con un
sorriso appena accennato e rivolse uno sguardo alla poltrona centrale.
- Non si tratta di una soluzione definitiva. Questi
Antichi....chiunque essi siano....generano un campo psionico di
fortissima intensità che si comporta come un campo di distorsione
subspaziale. La nostra soluzione è semplice ma efficace: modificando
i parametri di miscelazione del plasma e il rapporto di
materia/antimateria nella camera di scambio, il nucleo è in grado di
compensare gli effetti quantistici del campo di distorsione. -
Dhek ascoltò le parole di Sloman con grande interesse e Quill fece
altrettanto lisciandosi un'antenna. In pochi avrebbero scommesso che
gli apatici ufficiali leetahni possedessero un livello di
professionalità così elevato.
Knight meditò tra sé e sé e aprì un canale di comunicazione con la
sala macchine.
- Newport, mi sente? -
-[ Sì capitano, sono qui. ]-
- Che mi dice della propulsione? -
C'era qualcosa nella voce di Newport. La breve ma intensa esperienza
come prigioniero degli Antichi doveva averlo segnato profondamente ...
e poi il suo coinvolgimento personale nella questione in quanto
parente dei membri del gruppo di ribelli di T'Aria lo poneva in una
posizione estremamente scomoda. Tutti avevano imparato a conoscere il
Newport brillante, sprezzante, pieno di risorse, a volte un po' cinico
e fatalista ma sempre con i piedi per terra; ora avrebbero visto il
Newport schiacciato dal peso degli eventi.
-[ Dovrebbe funzionare. E' una soluzione sicuramente grossolana
ma....se servirà a far muovere la nave non c'è niente di cui
dovremmo lamentarci. ]-
- Sono d'accordo tenente. Monitorizzi i sistemi e mi tenga informato.-
-[ Con il suo permesso, preferirei seguire le operazioni dalla
plancia. Mi farebbero comodo le competenze scientifiche del comandante
Quill per ricavare le formule di configurazione del nucleo e tutta
l'operazione può essere eseguita dalle postazioni tecniche sul ponte
di comando. ]-
- Bene. La aspettiamo. Knight, chiudo. -
Lamarc, eroe della cavalleria, alzò lo sguardo dal pavimento che
aveva preso a fissare.
- Perché non ci attaccano? Gli Antichi, intendo. Avevano rapito noi
così come avevano prima controllato e poi rapito Padre Silias per
avere campioni del batterio... un batterio che non avevano creato loro ma
che a loro avrebbe fatto molto comodo. Dunque è presumibile pensare
che anche noi, in qualche modo, fossimo loro utili. Sì ma...in che
modo? -
O'Broinn sollevò le mani dalla console di navigazione e azzardò
un'ipotesi:
- Forse volevano informazioni. Informazioni su Vulcano, o su Romulus,
o s-sulla Federazione. In fondo, s-se è vero quello che dicono le
leggende vulcaniane, questa gente n-n-non ha avuto contatti con la
civiltà come noi la conosciamo per p-parecchio t-t-tempo, giusto? -
Selenjak, che era presente in plancia ma faticava vistosamente nel
tentativo di schermare la grande quantità di energia psionica
presente attorno alla nave e in tutto lo spazio circostante, proseguì
l'intervento.
- Questa ... domanda forse rimarrà senza ... risposta, ma c'è una
cosa che vorrei chiedere al gruppo di T'Aria se e quando si saranno
ripresi: hanno sempre parlato di C'Hin P'ing ... ehm, Padre Silias ...
come di un complice che agisse al loro fianco per una causa comune. Ma
sappiamo che in realtà lui ... era controllato dagli Antichi e non
agiva di ... sua spontanea volontà. Non è forse ... possibile che
anche qualcuno del gruppo di T'Aria fosse ... o sia ... controllato
dagli Antichi? -
Mentre Selenjak ansimava vistosamente, quasi che le poche parole del
suo discorso l'avessero prosciugata di ogni energia vitale, i due
ingegneri leetahni e il tenente Newport fecero il loro ingresso in
plancia.
- Ad ogni modo, riagganciandosi alla domanda originale, varrebbe la
pena ... mettere in tavola tutti gli interrogativi: perché la Unicorn
è avvolta da un campo ... psionico che la protegge dai sensori
romulani? -
Quill si inserì nella conversazione:
- Mi dica una cosa dottoressa: pare che il campo psionico possieda
un'intensità talmente elevata da provocare alterazioni nelle menti
psionicamente sensibili come quelle dei vulcaniani, e questo è il
motivo per cui i membri del gruppo di T'Aria si trovano in uno stato
di profonda incoscienza. Come mai lei non soffre degli stessi
disturbi? -
Selenjak osservò Quill con uno sguardo che trasudava sofferenza. Gli
occhi erano parzialmente iniettati di sangue e le mani tremavano
leggermente.
- Mi creda ... comandante, - disse la vulcaniana mostrando un certo
affanno. - Resistere alla pressione assorbe buona parte della mia
capacità di sopportare il dolore; e comunque ... penso ... che il
fenomeno da lei esposto ... possa dipendere dal fatto che sono stata a
contatto diretto con gli Antichi e ... forse ... ho sviluppato una
maggior capacità di resistenza. Francamente ... non vedo quale altro
motivo possa esserci. -
Tante domande.
Nessuna risposta.
D'improvviso le luci ripresero a tremolare e tornarono a spegnersi per
essere sostituite da quelle di emergenza.
In preda all'agitazione, tutto il personale presente in plancia prese
posto e si ancorò all'inconsia sicurezza di una postazione fissa.
- E' un attacco degli Antichi, capitano! - disse Dhek ad alta voce. -
Allarme rosso, tutti ai posti di manovra! -
Mentre le sirene prendevano ad ululare nella stanza, Lamarc pensò che
se davvero si trattava degli Antichi le speranze di sopravvivenza
erano più basse di un topo nano rigeliano.
Knight faticava a mantenere il sangue freddo e i nervi saldi richiesti
ad un ufficiale comandante. Si rivolse al francese mostrando
un'agitazione che raramente lasciava trasparire.
- Marcel ... lei ha assistito ad un attacco degli Antichi. Come
dovremmo comportarci secondo lei? -
Lamarc sentì tutto il peso di una responsabilità che, al ritorno di
Knight, pensava di avere scaricato. Per un attimo pensò che quei
pochi giorni durante i quali aveva comandanto la Unicorn avrebbero
potuto cambiargli la vita per sempre. Osservò Zeela con la coda
dell'occhio e ricordò il contatto delle sue labbra morbide.
Sì, di sicuro questa missione lo avrebbe segnato profondamente.
- Muoviamoci capitano. Se la nave è in grado di muoversi, leviamo le
tende. Fino a quando non ci saremo organizzati per affrontare gli
Antichi non abbiamo nessuna possibilità di salvezza. -
Lamarc si sorprese per la risolutezza della sua risposta, ma confermò
mentalmente a sé stesso che, in effetti, la fuga sembrava l'unica
soluzione possibile.
- Numero Uno? - chiese Knight a Dhek per avere un'ulteriore conferma.
- Sono d'accordo con il consigliere. Togliamo il disturbo. -
- Molto bene. Newport, faccia funzionare questi motori. -
L'ingegnere riuscì a sorridere a sé stesso e si chiese che faccia
avrebbero fatto tutti quanti se, per una volta, le sue soluzioni non
si fossero rivelate vincenti.
Sloman ordinò all'Ardena di occultarsi e di precedere la Unicorn su
una rotta di allontanamento.
Poi fu il silenzio.
- Allora tenente, questi motori? - chiese Knight all'ingegnere capo.
- Mmm, qui è tutto a posto. - rispose Newport mentre tentava di
interpretare a tempo di record i dati che balenavano sui terminali
della grande postazione tecnica.
- Propulsione a impulso operativa al 20 percento, - disse O'Broinn
dalla sua console.
- Non è molto ma basterà. Signor O'Broinn, ci porti fuori da qui. -
- Falco da Guerra romulano in avvicinamento, capitano! - disse
Woronicz facendo risuonare la propria voce nella stanza.
- Ci muoviamo s-s-signore. Molto lentamente, ma ci muoviamo, - disse
il navigatore della nave mentre già la sua fronte era imperlata di
sudore.
- Stato dei sistemi di difesa! - la voce di Knight era concitata.
- Scudi stabili al 27 percento. Armi fuori linea. -
- Ci mancavano anche i romulani! - aggiunse Dhek con un gesto di
stizza.
- C'era da aspettarselo, Numero Uno. Possiamo solo sperare che il
Falco soffra degli stessi problemi di cui soffriamo noi. -
L'equipaggio della Unicorn si sentiva come prigioniero di un incubo;
di quelli in cui si tenta disperatamente di fuggire da un ignoto
assalitore ma ci si rende conto che le gambe sprofondano nelle sabbie
mobili e i movimenti sono angosciosamente lenti.
Gli Antichi stavano muovendo un attacco, questo era certo. Forse tutte
le congetture e le ipotesi che avevano fatto pochi attimi prima
sarebbero state spazzate via da una realtà tanto semplice quanto crudele:
gli Antichi volevano la loro morte così come avevano voluto quella di
decine e decine di romulani.
Oppure ... quale destino beffardo avrebbe voluto che la fine della
Unicorn avvenisse per mano di una nave romulana distaccatasi dal
grosso della flotta, impedendo all'equipaggio federale di portare a
compimento quella che era una vera e propria missione per salvare gli
stessi romulani dalla rovina?
Forse ... forse tutti quanti erano ignare pedine che si muovevano
sull'enorme scacchiera degli Antichi. O forse, ancora una volta, era
tutto più sempice: nessun alleato, nessuna causa comune ... tutti
contro tutti in una lotta per la sopravvivenza del più forte. Era
così che sarebbe finita?
- Il Falco da Guerra si avvicina, signore. E' in piena rotta di
intercettazione. Mantenendo rotta e velocità ci raggiungerà tra un
minuto e tredici secondi, - disse Woronicz tentando di mantenere la
calma.
- Sloman, qual è lo stato degli armamenti della Ardena? - chiese Dhek
al comandante leetahno.
- Completamente inoperativi. Le modifiche al nucleo ci consentono a
malapena di mantenere l'occultamento, - rispose laconico.
- Mi chiedo come mai il Falco da Guerra non risenta degli effetti del
campo psionico, - osservò Quill continuando ad interrogare il proprio
terminale.
Non lo so, dannazione. Non lo so! Anni di avventure tra le stelle, tra
traversie di ogni tipo e tra ogni sorta di problemi.....e questa volta
non ho la minima idea di quello che stia succedendo e del *perché*
stia succedendo.
La dottoressa Turrell sostava accanto al turbo ascensore. Aveva
pensato di lasciare il ponte di comando e di tornare in infermeria ad
occuparsi dei vulcaniani; dopo tutto non c'era molto che lei potesse
fare in plancia, ma la concitazione della situazione l'aveva indotta a
rimanere. Di tanto in tanto gettava un'occhiata a Selenjak e vedeva
..... sentiva ..... quanto la vulcaniana stesse lottando per rimanere
cosciente. Povera Selenjak. Questa missione stava mettendo a dura
prova la sua dura scorza vulcaniana. Forse anche lei sarebbe uscita
cambiata da questa assurda situazione e di sicuro i suoi incubi
sarebbero stati popolati da fantasmi che difficilmente sarebbe
riuscita a scacciare.
- Il Falco si avvicina, signore! -
- Siamo troppo lenti, capitano, - disse Lamarc. Il francese non
riusciva a rassegnarsi alla situazione. Sapeva di avere tutte le
risorse interiori per affrontare la crisi; senza di lui Knight, Quill,
Dhek, Newport, Selenjak e O'Broinn non sarebbero stati lì in quel
momento. Ognuno, se vuole, è in grado di fare la differenza.
Il consigliere della nave si alzò in piedi e lanciò uno sguardo a
Zeela, uno di quelli che erano ormai abituati a scambiarsi.
- Forse, ancora una volta sono i vulcaniani di T'Aria a poterci dare
delle risposte. Vieni Zeela, vediamo se riusciamo a ricavare qualcosa
di utile in infermeria. -
C'era feeling tra quei due, chiunque se ne sarebbe accorto.
Il consigliere Lamarc imboccò il turbo ascensore assieme alla bella
dottoressa Turrell ed entrambi si diressero in infermeria.
Senza richieste formali. Senza permessi. E' così che deve essere
quando un valido ufficiale pensa di fare la cosa giusta: si assume le
proprie responsabilità e basta.
L'Ammiraglio Fressen aveva trovato una sua dimensione all'interno del
ponte di comando della Unicorn. Rimaneva silenzioso in quello che
sembrava un tacito rispetto nei confronti delle capacità
dell'equipaggio della nave di risolvere la situazione. Senza
intralciare e senza dare ordini sull'andamento di una missione che
ormai aveva preso una piega inaspettata e la cui conclusione sarebbe
stata impossibile da prevedere.
- Quaranta secondi all'intercettazione e ancora il Falco non rallenta,
- disse Woronicz con crescente agitazione.
E se il Falco romulano godesse di un tipo di protezione che lo rende
immune agli attacchi delle armi psioniche degli Antichi? No,
impossibile.
- Il Falco da Guerra ha sollevato gli scudi e ha energizzato i
disgregatori di prora! - quasi gridò Woronicz.
Dhek si rivolse al tenente Newport, il quale assieme al comandante
Quill cercava di dare un senso al groviglio ingarbugliato che una
volta era il nucleo di curvatura della Unicorn.
- Abbiamo bisogno di più energia agli scudi, tenente! -
L'ingegnere capo pensò che questa volta non sarebbe stato in grado di
ripetere il miracolo.
- Il Falco da Guerra rallenta e chiede di comunicare, - disse Woronicz
interpretando i segnali che provenivano dalla console tattica.
L'atmosfera parve farsi ancora più carica di tensione, con l'allarme
rosso che continuava ad ululare e le luci di emergenza che conferivano
un aspetto irreale alla plancia.
- Sullo schermo. -
Il visore principale si illuminò e il mezzobusto di un ufficiale
romulano fece capolino sullo sfondo di quella che era chiaramente la
plancia di un Falco da Guerra.
- Sono il comandante Palek, del Falco da Guerra Romulano Antixis. Ho
il dovere di farvi notare che siete in piena violazione del trattato
di Algeron, più una serie piuttosto corposa di violazioni ad accordi
vigenti tra Impero Stellare Romulano e Federazione Unita dei Pianeti.
-
Sulla Unicorn tutti fissavano lo schermo come rapiti, in religioso
silenzio, persi nella formalità delle parole di Palek.
Knight stava per parlare ma il comandante romulano riprese la parola.
- Abbassate gli scudi e seguit......... -
Improvvisamente le luci del vascello romulano presero a tremolare; le
console visibili sullo schermo principale della Unicorn fremettero
qualche istante e si spensero una dietro l'altra. Palek e gli
ufficiali che gli stavano attorno scattarono come molle mentre anche
sulla Antixis le verdi luci di emergenza sostituivano l'illuminazione
normale.
Mentre Palek tornava a fissare lo schermo principale la comunicazione
si interruppe e il visore della Unicorn mostrò lo spazio profondo e
l'enorme sagoma del Falco da Guerra in balìa di forze invisibili. Le
sue luci di posizione si affievolivano lentamente fino a quando ogni
fonte di illuminazione esterna cessò di funzionare e il grande
uccello pareva niente più di un enorme relitto nello spazio.
- La distribuzione dell'energia del Falco da Guerra è completamente
fuori linea capitano. Nessuno dei suoi sistemi funziona tranne il
supporto vitale, - riportò Woronicz.
- Per ora noi non siamo influenzati. Forse sono le modifiche al
nucleo.... o forse il campo psionico, chi può dirlo. Ma non contiamo
che duri troppo, - disse Newport dopo essersi consultato con Quill.
- Esplosioni a bordo del Falco da Guerra! - gridò Woronicz.
Era vero. Sullo schermo principale l'immagine della coda del Falco da
Guerra che si staccava dal resto dello scafo ed esplodeva tra fuoco e
detriti agghiacciò il sangue nelle vene di tutti i presenti.
- Breccia nel loro scafo primario. Secondo i sensori il supporto
vitale collasserà nel giro di trentacinque secondi. -
Mentre Woronicz aggiornava i presenti sulla situazione dell'Antixis,
Fressen si alzò dalla sua postazione e raggiunse O'Broinn alla
console di navigazione appoggiandovisi con un braccio e fissando più
da vicino lo schermo principale.
Le esplosioni si susseguivano a ritmo serrato illuminando a giorno il
grande visore.
- Cos'è quello? - chiese Fressen indicando un punto dello schermo.
Se ci fosse stato il tempo per studiare la situazione forse qualcuno
si sarebbe accorto che l'Antixis non era sola nello spazio.
- Plancia a tutte le sale teletrasporto. Agganciate il maggior numero
possibile di segni vitali sul Falco e trasportateli immediatamente a
bordo. Sicurezza allertata per immediate misure di controllo sugli
ospiti. Eseguire immediatamente! - urlò Knight all'interfono.
- Dhek, controlli che l'operazione avvenga nella massima sicurezza e
scorti in plancia gli ufficiali superiori romulani. -
- Sì signore. Woronicz, mi segua, - disse il trill prima di imboccare
il turbo ascensore, seguito dal capo della sicurezza.
-[ Turrell a plancia. Inizio ad allestire l'infermeria per
l'accoglienza dei feriti, capitano? ]-
- Certo dottoressa. Grazie. -
Il Falco da Guerra andava incontro ad una lenta agonia. Le esplosioni
lo squassavano e sembravano squarciare lo scafo dall'interno, come se
migliaia di cariche esplosive deflagrassero contemporaneamente.
Sloman prese il posto di Woronicz e attivò un comando sulla console
tattica.
- Sloman ad Ardena. Uscite dall'occultamento e trasportate a bordo
tutti i romulani che potete. Armatevi e usate i phaser su stordimento,
se necessario; sareste troppo pochi per gestire un gruppo di romulani
con strane idee in testa, quindi non vi fate problemi e agite
preventivamente. -
La conferma dalla Ardena arrivò immediatamente e sul visore
principale la piccola nave leetahna sfrecciò attorno al grande
uccello come una piccola zanzara. Attraversava le volute di fuoco e
fiamme come solo un vascello di classe Steamrunner avrebbe potuto fare
... e di certo la stima dell'equipaggio della Unicorn nei confronti
del timoniere nativo della nave crebbe notevolmente.
Tutto questo fino a quando il maestoso Falco da Guerra di Palek fu
squassato da una poderosa esplosione su un fianco che impresse un
momento angolare sufficiente a farlo ruotare su sé stesso come una
trottola impazzita. Sezioni di scafo sempre più grosse si
frantumavano in seguito a deflagrazioni violentissime.
Ciò che rimase dopo il lampo finale fu un'ernorme nuvola di detriti e
di rottami, i più grandi dei quali continuavano ad ardere nel gelo
cosmico dello spazio profondo.
U.S.S. UNICORN
Ponte di comando
(30 minuti dopo)
Il fatto che la Unicorn avesse evitato l'ingloriosa fine del Falco da
Guerra romulano non significava che le cose andassero meglio. La
propulsione era di nuovo inoperativa e le modifiche al nucleo sembravano
aver perso ogni efficacia. Anche l'Ardena soffriva degli stessi disagi
ed era assolutamente incapace di occultarsi e di muoversi.
Gli Antichi parevano aver stretto la loro morsa attorno alla coppia di
navi e la fine doveva essere dietro l'angolo.
Come se non bastasse la flotta imperiale era molto .... troppo vicina
e non si intravvedeva nessuna via d'uscita.
L'equipaggio iniziava a demoralizzarsi, anche perché il misterioso
campo psionico che schermava la Unicorn dai sensori romulani si
disgregava rapidamente, così come rapidamente stavano riprendendo
conoscenza i membri del gruppo di T'Aria.
Il comandante Palek (ufficiale comandante della Antixis), il
vicecomandante Tolak (suo primo ufficiale) e il comandante Joral
(ufficiale della Tal Shi'ar) erano stati gli unici tre ufficiali più
alti in grado ad essersi salvati dalla distruzione del Falco da
Guerra, dal momento che la plancia era stata una delle ultime sezioni
ad esplodere.
Il tenente Woronicz e altri quattro ufficiali della sicurezza li
tenevano debitamente sott'occhio.
Sul volto dei tre si leggeva stress ed esasperazione, anche se Palek
manteneva un portamento dignitoso che gli conferiva un'aura
carismatica impossibile da non percepire. Lui e il suo primo ufficiale
avevano ringraziato personalmente il comandante Dhek per aver salvato
loro e una piccola parte dell'equipaggio dal massacro.
Mai come in quel momento si sentivano tutti ..... tutti quanti .....
sulla stessa barca.
Le porte del turbo ascensore si aprirono e il consigliere Lamarc, la
dottoressa Turrell e T'Aria fecero il loro ingresso in plancia.
C'era un certo affollamento, come se il punto nevralgico della nave
fosse l'unico luogo in cui fosse possibile trovare qualche risposta
agli interrogativi che laceravano le coscienze dei compagni di
sventura.
Nessuno parlava perché nessuno aveva realmente niente da dire se non
riflettere con sé stesso sulle sciagure che ognuno avrebbe affrontato
nei propri incubi peggiori.
Selenjak si avvicinò istintivamente a T'Aria.
- Come va T'Aria? -
- Bene. Credo bene dottoressa. Grazie per l'interessamento. -
- Già. Il campo psionico protettivo attorno alla nave si sta
indebolendo, lo avverto chiaramente. Ciò non toglie che la presenza
degli Antichi in questa zona sia fortissima. Li avverti anche tu? -
Quale era lo scopo di questa domanda? Da un po' di tempo a questa
parte T'Aria aveva perso molte delle certezze su cui fondava la
propria scala di valori. Si sentiva sempre sotto accusa perché sapeva
benissimo che buona parte della responsabilità per quanto stava
accadendo era da attribuire a Subok e a lei stessa. Sentiva di aver
tradito Newport e, allo stesso tempo, di aver tradito sé stessa
negando il sentimento che covava da tempo sotto la cenere della sua
disciplina di autocontrollo delle emozioni.
La riunificazione .... gli Antichi ..... il batterio .... oramai tutto
sembrava molto sfumato, ma una cosa sola rimaneva a brillare nella sua
coscienza martoriata: John Newport, il cugino terrestre, l'umano che
alla cerimonia del saluto le aveva consegnato il dono di addio con
quel rigore vulcaniano che T'Aria, nel profondo del suo spirito,
avrebbe voluto abbandonare. Uno degli uomini più importanti nella sua
vita e di sicuro quello più impossibile. Specialmente ora che il
gruppo di dissidenti lo aveva usato e ingannato più volte.
Poi anche le luci di emergenza si spensero completamente e in plancia
piombò il buio più assoluto.
- Rapporto! - chiese Knight a chiunque potesse rispondergli.
La voce compassata ma emotivamente alterata del tenente comandante
Quill risuonò nell'aria.
- Capitano, temo che tutte le postazioni della plancia siano fuori
linea, ma il supporto vitale a quanto pare regge. Questo significa che
l'alimentazione di emergenza deve essere ancora in funzione ... ma
.... aspetti un attimo! -
La voce di Quill si era improvvisamente fatta più squillante ed era
come se l'andoriamo fosse preda di un'improvvisa eccitazione.
- F'Rann, mi senti? -
Non ci fu risposta.
- F'Rann, ti prego, rispondi! -
-[ Quill! Santo cielo, pensavo di avervi perso! ]-
La voce argentina dell'intelligenza artificiale non risuonò
attraverso gli altoparlanti della plancia ma tramite il comunicatore
sull'uniforme dell'ufficiale scientifico della Unicorn.
-[ Sta succedendo qualcosa di grave, Quill! Quasi tutti i sistemi sono
fuori linea. I sensori interni non funzionano e io mi sento cieca,
sola e indifesa! Aiutami Quill! Ho paura! ]-
- Non preoccuparti F'Rann. Andrà tutto bene, sono qui con te. Ma
dimmi, c'è qualcosa che puoi fare per aiutarci? -
-[ Assolutamente nulla, sono tagliata fuori! ]-
C'era davvero disperazione nella voce artificiale della giovane
andoriana; perché era così che ormai tutti la consideravano.
[[....muovetevi.....]]
- Chi c'è? Chi ha parlato? -
T'Aria e Selenjak si portarono le mani alle tempie e gemettero
rumorosamente. Era come se un tizzone arroventato trapassasse loro il
cranio da parte a parte.
Istintivamente e a tentoni, Newport, Lamarc, Dhek e la dottoressa
Turrell cercarono di capire dove si trovassero e si prodigarono per
prestare assistenza; questo nonostante anche la loro testa pulsasse
vigorosamente e gli occhi cominciassero a lacrimare e a dolere.
- Dobbiamo impadronirci di questa nave, è il momento giusto per
farlo, - bisbigliò Joral all'orecchio di Palek.
Il comandante della Antixis udì il sussurro di Joral come provenisse
dall'oltretomba, immerso in una cacofonia di ronzii che stavano
distruggendo le sue orecchie.
Decise di ignorare completamente il membro della Tal Shi'ar, ma
piuttosto cercò il braccio di Tolak e lo strinse con vigore dopo aver
riconosciuto l'inconfondibile trama delle uniformi romulane.
- Stiamo vicini e cerchiamo di non perderci, - disse Palek di rimando.
- Credo che stia per succedere qualcosa di terribile. -
[[.....MUOVETEVI.....TUTTI QUANTI.....]]
Questa volta l'onda psionica era stata incredibilmente forte e aveva
continuato a rimbombare nel cranio dei presenti per parecchi secondi
tra grida di atroci sofferenze.
- Muoviamoci, presto! Muoviamoci! - tentò di urlare Knight.
- Dove? Muoversi dove? E come? - chiese O'Broinn.
U.S.S. UNICORN
Ponte 19
-Non può essere. E' un'illusione. Un'altra illusione degli Antichi.
Ci siamo già passati, non dobbiamo fidarci, - disse Dhek con grande
insistenza.
A queste parole Newport ricordò la sua morte e le atroci sofferenze
che l'avevano accompagnata. Non era un'esperienza che avrebbe voluto
ripetere, questo era poco ma sicuro.
Il terrore attanagliò i presenti che in questo momento si accalcavano
all'imboccatura del ponte 19 mentre fino a poco prima tutti quanti
occupavano la plancia della Unicorn. Forse una forza invisibile li
aveva condotti, o forse semplicemente non ricordavano.
Chi tra di loro avrebbe potuto resistere al terrore era troppo intento
a premersi la testa contro le mani per illudersi di poter controllare
l'immenso dolore.
La voce di Palek risuonò debole e affannata.
- E' così che questi Antichi attaccano. Lo hanno fatto anche con due
Falchi della mia flotta ... molto tempo fa. Possiedono armi psioniche
eccezionali e sono soliti abbordare le navi per distruggerle
dall'interno. Credo che ci sia una forza di attacco a bordo della sua
nave, capitano Knight. -
La debole luminescenza dell'ambiente lasciava appena intravvedere le
pareti del lungo e buio corridoio che si stendeva di fronte a loro.
Questa sezione era dedicata agli alloggi degli ospiti importanti e
come a volersi aggrappare a qualcosa di concreto, molti dei presenti
presero a leggere mentalmente le sigle identificative stampigliate
sulle porte, fino a quando la tetra oscurità non impediva di farlo.
- Adesso basta! - sbottò Joral.
Palek aveva sempre pensato che il Tal Shi'ar non fosse altro che un
borioso e ottuso pallone gonfiato, ma ammirava la sua capacità di
resistere al dolore (probabile frutto di un addestramento anti
tortura) e, in fondo, il suo sprezzante coraggio intriso di
incoscienza.
- Siamo in pieno territorio romulano e *voi*, chiunque voi siate,
pagherete molto cari i vostri affronti. Le vostre teste cingeranno il
palazzo del Prefetto fino a quando la vostra carne non sarà buona
neanche per i vermi! Forse non sarò io a punirvi .... - e mentre
parlava prendeva ad avanzare nel buio del corridoio, - .... ma state
sicuri che la flotta imperiale non avrà nessuna pietà né per voi,
né per le vostre famiglie e neanche per il vostro lurido e
putrescente pianeta, sempre ammesso che un gruppo di bastardi come voi
ne possegga uno! -
- Si fermi Joral! - disse Palek nel tentativo di fermare l'avanzata
del Tal Shi'ar.
L'ufficiale continuava ad avanzare solitario lungo il corridoio e
Palek, dopo qualche attimo di tentennamento, pensò che non poteva
lasciarlo solo.
Iniziò a seguirlo e Tolak gli si affiancò.
Quando ormai l'oscurità avvolgeva tutto e tutti un singulto strozzato
e un tonfo sordo gelarono i presenti.
Palek si arrestò di scatto e con lui tutta la coda che gli si era
formata dietro le spalle.
Il comandante romulano non riusciva a vedere cosa potesse essere
successo a Joral ma si rese conto che i propri stivali iniziavano a
pestare qualcosa di bagnato e di viscoso.
Il fascio di una torcia squarciò l'oscurità rivelando il corpo privo
di vita del comandante Joral riverso a terra in una pozza di sangue
verdastro che ancora gli fuoriusciva dal naso, dalla bocca e dalle
orecchie.
I presenti dovevano ancora metabolizzare e realizzare cosa fosse
realmente accaduto, nel dubbio atroce che tutto questo non fosse
reale.
Ancora una volta la voce stanca e roca di Padre Silias lacerò le loro
speranze residue.
- E' tutto vero. Sono stato loro schiavo per molto tempo e ormai riesco
a capirlo. E' tutto miseramente vero. -
Il sacerdote stava sulla soglia del suo alloggio, dal quale si poteva
intravvedere una candela accesa la cui luce tremolante donava alla
stanza un alone di ovattato misticismo.
Palek arretrò di un passo e non riuscì a reprimere un'esclamazione
che era sorpresa e spavento allo stesso tempo.
La figura incappucciata era sempre stata lì, avvolta nelle tenebre
del corridoio del ponte 19, a pochi passi da loro.
Il gruppo di Knight e Padre Silias non ebbero difficoltà a collegarla
con gli individui che abitavano la loro ultima prigione misteriosa.
Knight si fece coraggio, ricordò i suoi doveri e tutti gli
insegnamenti della Flotta.
- Sono il capitano Edward Knight, rappresentante della Federazione
Unita dei Pianeti .... -
- e io sono il comandante Vanerdil Palek, al comando della squadriglia
Nona Renikol dell'Impero Stellare Romulano. -
Knight osservò il suo pari grado romulano e penso che lui più di
tutti aveva diritto a qualche spiegazione.
- Noi veniamo in pace .... -
- e io invece voglio giustizia, - disse Palek continuando il duetto
con Knight.
L'individuo svelò il suo volto abbassando il cappuccio. Chi avevano
di fronte pareva un vulcaniano molto anziano, fiero nella posa ma
feroce nello sguardo. A vedersi era davvero impressionante l'ostilità
che irradiava dalla sua fronte corrugata, dai suoi occhi fiammeggianti
e dalle sua labbra serrate in una smorfia.
Incuteva più timore di qualunque guerriero Klingon avessero mai
incontrato.
Non sollevò una mano, né fece alcun gesto plateale. Semplicemente,
ad un suo sguardo più intenso degli altri, tutti quanti emisero un
profondo urlo di dolore e caddero a terra privi di sensi. Tutti tranne
Palek, Selenjak, T'Aria, Tolak, Padre Silias e Newport. I primi cinque
di loro, chi più chi meno, aveva sangue vulcaniano nelle vene, mentre
Newport godeva della protezione della colonia di naniti.
T'Aria sentì che qualcosa montava dentro di lei; era come quando si
tenta di reprimere l'impulso a vomitare: assolutamente impossibile.
Cos'era che voleva emergere così dolorosamente? Passioni? Emozioni?
Una forma di rigetto improvvisa? Forse solo una reazione irrazionale
ad una situazione agghiacciante e terrificante?
- La logica....la logica....la logica.... - e mentre recitava il
mantra l'immagine di Newport balenava davanti ai suoi occhi.
- Io.....vi.....odio, - disse l'Antico con una voce che trasudava ira.
- C-come? - chiese Selenjak tentando di evitare che la testa le
scoppiasse.
Al momento Newport era troppo terrorizzato anche solo per pensare di
fare qualcosa.
- La vostra pena sarà mille volte più dolorosa della nostra e ancora
questo non basterà a placare la nostra ira, - continuò l'individuo.
- Ma chi sei? Noi non vogliamo farvi del male. Chi siete? Cosa volete
da noi? - continuò a chiedere Selenjak.
L'individuo fissò la vulcaniana senza mutare espressione.
- Noi vogliamo la fine delle ingiuste sofferenze che voi ci avete
inflitto. Noi vogliamo che di voi non rimanga neanche una particella
di pulviscolo. Noi vi odiamo nel profondo. -
Una lacrima appena accennata scivolò lungo la guancia di T'Aria e si
raccolse alla base del mento. Che strana sensazione.
La giovane vulcaniana mosse qualche passo in avanti e tese un braccio
in direzione dell'intruso.
- Fratello mio. Non ti rendi conto del fatto che stiamo lottando per
la stessa causa: la riunificazione della nostra gente. Siamo tutti
figli di T'Khasi. Stringi la mia mano e per il popolo vulcaniano
.....e romulano .... potrà iniziare una nuova era. -
Newport si portò alle spalle di T'Aria. Temeva che qualcosa di
terribile sarebbe potuto succedere.
L'individuo osservò la candida mano tremante della giovane vulcaniana
e si limitò a fissarla negli occhi.
T'Aria li spalancò ed emise un rantolo, poi si portò la mano alla
gola nel vano tentativo di tornare a respirare.
- Te l'ho già detto. Non ho mai odiato nessuno più di quanto odio
te. -
- NO! FERMO! - Newport tentò di soccorrere T'Aria e quando si accorse
che non c'era nulla che lui potesse fare decise che se nella sua
illusione aveva ucciso almeno cinque Antichi, forse nella realtà uno
solo poteva anche reggerlo.
Padre Silias osservava la scena con distacco e attendeva il suo
momento.....la pace......la pace eterna e con essa il giudizio finale.
Il romulano che giaceva esanime ai suoi piedi aveva un volto
familiare. Sì, era proprio lui: il suo carceriere, colui che l'aveva
catturato e torturato per estorcergli qualunque tipo di informazione
potesse dare sul batterio che trasportava su Romulus.
Il batterio.
Sì, il batterio!
Mentre Newport volava riverso a terra come colpito da un maglio
invisibile, Padre Silias meditò tra sé e sé.
= Il Signore mi concede l'ultima possibilità di redenzione.
Dopo....potrebbe essere la gioia del Regno dei Cieli o la dannazione
eterna. =
Approfittò del trambusto derivato dai vani tentativi di ognuno dei
presenti di attaccare l'Antico per chinarsi sul corpo di Joral e per
frugarlo. Era una probabilità minuscola, ma un invisibile consigliere
nel profondo del suo spirito gli suggeriva un'immagine precisa: Joral
che afferrava un paio di fialette e se le ficcava in tasca al termine
dell'ultimo interrogatorio.
Forse.....eccola! Una piccola e liscia fialetta di vetro. Al suo
interno.....la Salvezza per un peccatore......e la sofferenza eterna
per un demone con le orecchie a punta uscito dall'inferno.
Il prete aprì velocemente il coperchio della fiala sapendo che già
il batterio stava iniziando a diffondersi nell'aria. Forse qualcuno
dei presenti non aveva ancora sviluppato l'immunità, ma questo non
aveva importanza; sarebbero guariti presto. L'importante era evitare
che un'altra giovane vita venisse spezzata e distrarre il demone
quanto bastava affinché gli altri potessero agire. Per fare cosa? Non
lo sapeva. Sapeva solo che la Provvidenza gli stava mostrando la via.
Compiendo il gesto di una benedizione, Silias lanciò il contenuto
della fialetta in direzione del demonio.
Accadde poi qualcosa che molti dei presenti non avrebbero mai più
dimenticato.
L'Antico lasciò la presa e T'Aria ricadde pesantemente a terra
ansimando e tenendosi il collo dolorante.
Poi egli strabuzzò gli occhi, emise un grido sommesso e, come in
preda ad una droga allucinogena, mosse qualche passo incerto
all'indietro fino a perdere l'equilibrio rovinando seduto a terra.
Fissò il soffitto che iniziava a contorcersi e a popolarsi di spettri
e demoni.
- NOoooo. No..... - singultò ripetutamente.
Vide che i presenti lo additavano con rabbia e gettavano su di lui e
sulla sua gente il fango dell'ignominia e della vergogna.
- No no....vi prego, no...... -
Vide che due di loro lo afferravano e lo sradicavano dalla propria
terra per scaraventarlo nello spazio profondo, e poi ancora più
distante verso il più grande dei buchi neri della galassia....e
sempre più lontano.
- Lasciatemi. LASCIATEMI. No....voglio tornare....T'Khasi, vi odio, vi
odio tutti. N-n-ooo....... -
Vide che la miseria in cui era precipitato sarebbe continuata in
eterno e oltre. Vide Newport che lo denudava e che gli strappava via
la pelle.
- Basta....no.....no..... -
Vide T'Aria che lo serrava in una gabbia stretta e angusta dove ogni
respiro lo avrebbe costretto a indicibili sofferenze.
- Non potete fare questo.......a.....me, non a me......a me
che......sono l'imperatore........imperatore di......del
nulla......della lama.....aegis........ -
Palek e Tolak sperimentarono esperienze che nessuno di loro avrebbe
mai raccontato. L'esposizione diretta a così breve distanza provocava
reazioni molto forti ma Palek si morse un labbro per riuscire a
mantenere il controllo di sé....anche solo per pochi attimi; quanto
bastava.
T'Aria osservò la scena pietosa dell'Antico che si contorceva su sé
stesso dimenando le mani di fronte ai suoi occhi e farneticando frasi
senza senso.
Non riuscì ad evitare di farsi trascinare da un moto di pietà e
tentò di avvicinarsi a lui.
Ma lo schiocco secco rimbombò nell'aria prima che lei potesse
raggiungerlo. L'Antico smise di agitarsi e rimase fermo per qualche
attimo mentre un rivolo di sangue verdastro iniziava a colare
dall'angolo destro della sua bocca.
Un piccolo dardo metallico era conficcato profondamente nella sua
gola.
Ricadde a terra e smise di muoversi.
T'Aria, sgomenta, si voltò all'indietro e vide Palek, occhi e viso
contratti in una smorfia indecifrabile, con il braccio destro teso in
avanti e una piccola pistola spara dardi ben stretta nel mano, di
quelle minuscole che un ufficiale romulano ben addestrato era in grado
di occultare ai controlli con grande facilità.
- NOOO, che cosa ha fatto!!! - gridò T'Aria.
- Ho f-fatto quello c-c-che andava fatto. Non c'era altra soluzione.
S-s-speriamo che questo basti a salvare t-tutti noi. -
Poi sia lui che Tolak si inginocchiarono in preda agli effetti del
batterio.
T'Aria riportò lo sguardo sull'Antico....Imperatore?......e cercò
Newport con una crescente sensazione di ansia. Lo trovò disteso a
terra, svenuto in seguito al violento impatto col terreno.
Alla fine si coprì il viso con le mani e diede sfogo ad un pianto
disperato e liberatorio.
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