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RIUNIFICAZIONI - PARTE II di Roberto Messora
19 ottobre 2001

    USS Unicorn, sala osservazioni

    L'ampia vetrata che dominava lo scenario della sala rifletteva solo vagamente la figura di Lamarc, la penombra nascondeva il suo sguardo. Marcel si era seduto sulla poltrona che normalmente era occupata da Knight, una mossa forse troppo pericolosa e audace, ma aveva sentito il bisogno di calarsi completamente nella parte. In effetti non era stata una scelta particolarmente azzeccata, era come se si aspettasse di assimilare la calma olimpica del suo superiore, la sua chiarezza di pensiero. Forse le cose non stavano esattamente in quei termini, forse Knight era solo molto bravo a dissimulare la sua tensione, magari dietro quel suo socchiudere gli occhi, il suo più curioso tic, si celava una sorta di arma di difesa, un segnale su cui scaricare lo stress. Non aveva mai avuto la possibilità di giocare a carte con lui, forse il Capitano non era solito a tale passatempo, ma Marcel avrebbe giurato che a poker sarebbe stato difficilmente battibile se avesse bluffato.
    Lamarc attendeva, stava praticando violenza su se stesso, avrebbe voluto molto volentieri seguire tutte le operazioni in prima persona in plancia, ma sapeva che non sarebbe stata una mossa felice quella di presentarsi in plancia a chiedere rapporto sulla situazione, Knight non lo faceva quasi mai. Sapeva benissimo il Consigliere della Unicorn, che la presenza dell' Ufficiale Comandante in plancia spesso era più dannosa che altro, rendeva nervosi i presenti, li metteva sotto pressione ed anche i compiti più semplici si tramutavano in assegnazioni complicate. Non era una situazione in cui fosse necessaria la sua supervisione. Certamente erano entrati da alcune ore nel territorio dell'Impero Stellare romulano, ma non avrebbe fatto alcuna differenza di tempismo trovarsi direttamente in plancia o fare pochi passi dalla sala osservazioni. Almeno in quel luogo vuoto si sentiva meno a disagio che in sala tattica, dove tutto parlava di Knight, dove si trovava era un luogo che apparteneva a tutti, più impersonale. Il monitor sulla parete dietro la poltrona del Capitano si attivò, Lamarc se ne accorse dal riflesso sulla vetrata, si alzò e acconsentì alla trasmissione.
    <<[Comandante, sarebbe che ci siamo...]>>
    Marcel non attendeva altro, spense il monitor senza dire niente e si diresse verso la plancia.

    USS Unicorn, plancia

    La chiara luce dello spazio circolare lo investì insieme alla fervida attività dei presenti, aveva varcato solo una soglia fra due diverse sale, ma era come se fosse stato catapultato a parsec di distanza.
    <<Comandante... abbiamo trovato qualcosa di molto interessante...>>
    <<Mi dica Kadra.>>, Marcel assunse un tono neutro, di gomma.
    <<Sembra che in qualche modo siano completamente decadute le usuali forme di protezione delle trasmissioni della flotta romulana, Signore.>>
    Lamarc venne condotto alla postazione scientifica, lo schermo mostrava un'ampia visuale grafica della zona di galassia occupata dall'Impero, erano segnate una gran quantità di vascelli, rotte e note marginali.
    <<Deve essere accaduto qualcosa, d'improvviso i nostri sensori hanno rilevato tutto questo, fino a dieci minuti fa lo schermo era vuoto.>>
    <<Il motivo di questo cambiamento?>>
    <<Stiamo ancora analizzando le comunicazioni, ma fondamentalmente si tratta di un allarme militare, devono essere stati attaccati o hanno individuato degli intrusi.>>
    Lamarc guardò allarmato Kadra, il tenente Dephisol capì ciò che stava per dire il Consigliere e anticipò la domanda:
    <<Non si preoccupi Signore, non siamo noi, da quello che vediamo si stanno dirigendo dalla parte opposta rispetto a quella da cui noi proveniamo.>>
    Marcel non capiva, Dephisol continuò:
    <<Sono stati attratti da qualcosa di diverso dalla Unicorn, allo stato attuale non credo sappiano che siamo nel loro territorio.>>
    <<L'Ardena?>>
    <<Tutto è possibile Comandante, ma onestamente non credo che questo poderoso spiegamento di forze sia diretto verso un vascello come l'Ardena. Anche se lo avessero scambiato per una nave della Flotta Stellare basterebbero due o tre Falchi per gestire la situazione.>>
    Marcel era d'accordo. Un attacco esterno, tutto sembrava suggerire una questione di quel tipo. Il francese si diresse verso la poltrona centrale di comando, si sedette e insipirò profondamente:
    <<Signor Tambla, rotta 2678.6, curvatura 8, quando vuole.>>
    La plancia vibrò impercettibilmente all'accelerazione, la Unicorn si lanciò verso lo stesso misterioso punto verso cui una moltitudine di vascelli romulani si stavano dirigendo a velocità folli.
    Nessuno parlò per un paio di minuti fino a quando una comunicazione esterna ruppe la tensione.
    <<[Plancia, qui infermeria, sono il Tenente Turrell, se possibile vorrei delucidazioni sul cambiamento di rotta e velocità.]>>
    <<Tenente, sono il Comandante Lamarc, abbiamo intercettato segnali inequivocabili di movimenti della flotta romulana, sembra che si stiano preparando ad una sorta di rendez-vous generale di difesa, stanno ammassando unità verso il confine esterno dell'impero. Non le so dire di che cosa si tratti, ma credo che in qualche modo sia legato alla nostra missione. Ci stiamo dirigendo verso la stessa posizione alla massima velocità possibile.>>
    <<[Capisco, Turrell chiudo.]>>
    Lamarc si alzò nervoso, osservò per un attimo Dephisol e si aggiustò la divisa:
    <<Tenente Dephisol, non appena ci fossero novità me lo faccia immediatamente sapere, soprattutto ora che rileviamo con facilità la flotta romulana dedichi i sensori a massima risoluzione alla ricerca dell'Ardena, sondi ogni nebulosa, ammasso gassoso, nube meteoritica o remoto angolo di spazio che incontra o che semplicemente si trovi nel raggio di azione. Non tralasci niente. Kadra, lo assista. McFadden a lei la plancia, spinga la nave al suo limite massimo, ho l'impressione che nel nostro viaggio il fattore tempo sia fondamentale.>>
    Marcel si diresse in sala tattica, non era più il caso di formalizzarsi sul luogo di attesa più adatto.

    USS Uncorn, sala tattica

    L'allarme di prossimità della porta risuonò più grave del solito, o almeno così sembro a Lamarc.
    <<Avanti.>>
    Le porte si aprirono mostrando la figura di Turrell.
    <<Zeela, qualche problema?>>
    Il volto di Lamarc si distese un poco, l'ufficiale si alzò per accogliere la ragazza che entrò abbozzando un sorriso.
    <<Non lo so, ce ne potrebbero essere di peggiori di quelli in cui già ci troviamo?>>
    Il Consigliere scosse la testa:
    <<Credo di si, quando ci troveremo dove stiamo andando troveremo problemi peggiori, ne sono quasi sicuro.>>
    <<Quasi?>>
    <<Qualsiasi cosa che riesca a interrompere le normali precauzioni difensive dei romulani e mobilitare una consistente parte della loro flotta, non può che essere qualcosa fonte di guai, grossi guai.>>
    <<Credi che siano coinvolti anche i nostri compagni?>>
    Marcel annuì grave:
    <<Se comunque non fossero coinvolti direttamente, sono sicuro che in questo preciso istante stanno dirigendo la loro prua verso lo stesso punto in cui è diretta la nostra. Incomincio a pensare che tutta la storia del virus che ci hanno raccontato i nostri ospiti, sia sol o la punta di un iceberg.>>
    <<Speriamo di non fare la parte del Titanic...>>
    I due si guardarono in silenzio.
    <<Ho parlato brevemente con l'Ammiraglio Fressen.>>, disse Turrell.
    <<Pensavo sarebbe venuto filato in plancia, ma non si è fatto né vedere, né sentire.>>
    <<Era con me quando ho chiamato in plancia, dopo la tua risposta mi ha detto qualcosa che non ho capito sui vulcaniani ed è sparito, credo che sia nel suo alloggio in questo momento.>>
    <<Spero non gli venga in mente di contattare via subspazio la Flotta Stellare, sarebbe come scrivere un cartello "ehi, siamo qui!", non ne abbiamo bisogno, finché siamo protetti alla vista dei sensori romulani dal campo psionico è meglio sfruttarlo a dovere, non durerà molto la copertura, con i motori a curvatura otto, il campo generato è talmente forte che prima o poi ci intercetteranno.>>
    Zeela si guardò intorno come se stesse cercando qualcosa:
    <<Cosa pensi che stia accadendo?>>
    <<Onestamente non lo so, siamo tutti d'accordo che un tale dispiegamento di forze non può essere stato indotto dalla sola presenza dell'Ardena, ci deve essere qualcosa di imprevisto. Comincio a sospettare che il quadro completo della situazione non lo conoscano nemmeno i nostri ospiti.>>
    <<I borg?>>
    <<Da loro potremmo attenderci di tutto, a questo punto potrebbe essere anche un attacco a sorpresa del Dominio, non abbiamo abbastanza informazioni per formulare una ipotesi che abbia un qualche fondamento. Siamo costretti a dirigerci noi stessi verso quello che sembra essere il punto caldo, per vedere con i nostri occhi quello che accade.>>
    Le stelle sfrecciavano fuori dalla finestra della saletta ad una velocità innaturale, non era una condizione frequente quella di viaggiare a curvatura otto. Lamarc si appoggiò alla scrivania e incrociò le braccia pensieroso.
    <<Immagino che non se ne parli nemmeno di interrogare i vulcan.>>
    Turrell fece una smorfia di diniego:
    <<Non pensarci nemmeno, potremmo anche sopravvivere a tutto questo, ma non sopravvivremmo di certo ad una commissione di inchiesta vulcaniana che indagasse sulla morte di alcuni loro pari. Questo maledetto campo psionico terrà anche la nave lontano dai sensori romulani, ma è terribile per la salute psichica.>>
    A quelle parole Lamarc si sentì improvvisamente in colpa:
    <<...Zeela... tu come stai?>>
    Una domanda tardiva, in tutto quel marasma si era completamente dimenticato di quelle che potevano essere le condizioni psichiche di un sistema nervoso recettivo come quello dei betazoidi. Turrel sorrise piano:
    <<Non preoccuparti, sto bene, sembra che la psionica non sia contemplata nella nostra fisiologia, in qualche modo non ne sono influenzata, in realtà se i sensori non mi dicessero che è presente non saprei nemmeno che esiste.>>
    L'ufficiale francese si sentì sollevato e sorrise a sua volta, si stirò la divisa e si rimise in piedi senza smettere di guardare la bellissima ragazza che aveva di fronte.
    <<Dobbiamo smetterla...>>
    <<Di fare cosa...>>, la voce di Zeela si fece un sussurro.
    <<Di guardarci così.>>
    <<Altrimenti?>>
    Marcel pensò in un attimo che in quella situazione ci si era volutamente messo da solo, avrebbe potuto mantenere il dialogo su posizioni formali, la situazione era più che adatta, invece si era costretto a rispondere a quella domanda, era come se le avesse detto "chiedimi cosa provo per te...". Sospirò come se si stesse arrendendo, la stessa cosa che spesso consigliava ai suoi pazienti o anche più semplicemente a qualche confidente.
    <<Altrimenti finisco per innamorarmi di una meravigliosa ragazza di Betazed.>>
    Zeela si avvicinò di un passo, lo fece in modo che Lamarc non se ne accorse nemmeno.
    <<E tu non sopporti i betazoidi vero?>>
    Il braccio sinistro di Marcel ebbe un tremito, non si trattava della centralina di controllo che non funzionava a dovere, a non funzionare era tutta la sua persona. Si lasciò andare:
    <<Forse dovrei cambiare idea...>>
    Mentre baciava Zeela non ricordava se avesse davvero pronunciato l'ultima frase o se semplicemente se la fosse immaginata, ma non aveva più importanza.
    Di nuovo si guardarono, il leggero rossore sul viso di Zeela le donava ancora più bellezza e fascino, in vita sua Marcel non si era mai sentito a quel modo, mai.
    <<Sarà una missione che ricorderemo.>>, Zeela sorrise.
    Lamarc annuì sorridendo incapace di parlare.
    <<Torno dai miei pazienti dalle orecchie a punta, ci vediamo a cena se per te va bene.>>
    <<D'accordo, ci impiegheremo altre 26 ore prima di arrivare a destinazione.>>
    Non ci fu bisogno di dire altro, Turrell uscì dalla sala tattica che tornò ad essere il rifugio del Capitano.
    <<Questa non gliela dico davvero a Knight.>>

    USS Unicorn, plancia

    <<Signor Tambla, curvatura 4, si tenga pronto ad arrestare la nave a mio ordine.>>
    Il momento era giunto, a pochi parsec di distanza una squadriglia composta da 6 falchi da guerra e alcuni intercettori stava compiendo le classiche manovre di formazione in prossimità del grosso della flotta, evidentemente il luogo verso cui si stava dirigendo la forza di difesa romulana era molto vicino.
    L'Ammiraglio Fressen si trovava seduto a fianco di Lamarc alla postazione che normalmente era occupata dal francese. Da quando erano entrati nel territorio dell'Impero aveva parlato molto poco e aveva fatto sentire la sua presenza ancora meno.
    <<Notizie della Ardena?>>
    <<Nessuna Signore, ma anche se fosse nella stessa zona della flotta romulana sarebbe difficile da rilevare, troppe interferenze dalle singolarità quantiche dei motori romulani.>>
    Fressen intervenne:
    <<Insomma dobbiamo mettere il naso nel ginepraio alla fine.>>
    <<Credo di si Signore, non vedo altra soluzione.>>
    "Magnifico" pensò Lamarc, "proprio quello che volevo sentire".
    Le luci in plancia si spensero di colpo, tutti i sistemi persero improvvisamente energia per poi riacquistarla in modalità provvisoria. La plancia funzionava al minimo indispensabile delle sue capacità.
    <<Rapporto.>>, la voce di Lamarc era tesa, ma misurata.
    <<Non lo so Signore, abbiamo oscillazioni nella fornitura di energia nei condotti al plasma ... aspetti ... rilevo oscillazioni nel subspazio ... si tratta di una forma subspaziale del campo psionico, qualsiasi cosa sia è di origine artificiale, gli schemi sono regolari, somigliano alle variazioni di fase che utilizziamo per modificare le frequenze degli scudi.>>
    <<Mi sta dicendo che si tratta di un'arma?>>
    <<Molto probabile, ma non ne posso essere sicuro.>>
    <<Bene, arresto totale. Sala macchine, qui Lamarc, cercate di stabilizzare l'energia primaria il più in fretta possibile, abbiamo bisogno dei motori più di qualsiasi altra cosa.>>
    <<[Si Signore.]>>, Lamarc non riconobbe la voce di chi gli rispose.
    <<Comandante, due Falchi da Guerra si stanno dirigendo verso di noi, stanno caricando i disgregatori alla massima potenza.>>
    Gli eventi si stavano rincorrendo ad un ritmo forsennato, Marcel si irrigidì: se l'arma psionica (o qualsiasi cosa fosse) non lo aveva scosso più di tanto, l'immagine dei due Falchi che stavano piombando verso la Unicorn lo rese estremamente teso, erano un pericolo reale e visibile.
    <<Situazione armamento.>>
    <<Tutti i dispositivi fuori linea, Comandante, scudi attivi al 20% delle loro capacità, sto facendo i salti mortali per stabilizzarli.>>
    In quell'istante i due vascelli romulani si fermarono, le loro luci di posizione si spensero tremolando, uno spettacolo terribile si presentò agli occhi dei presenti in plancia: le due navi cedettero alla deriva prive di propulsione, apparentemente ingovernabili, cozzarono con la sezione alare per un momento respingendosi, uno dei Falchi ruotò sul suo asse verticale e a quel punto lo scontro fu inevitabile come fu inevitabile una serie di esplosioni a catena che ridussero le due navi a pulviscolo.
    <<Sala macchine ...>>, la voce di Marcel era concitata.
    <<[Spiacente Comandante, i motori sono fuori linea, anche quelli ad impulso.]>>
    <<A tutte le sezioni, preparasi all'impatto.>>
    Trascorsero alcuni secondi di completo silenzio, poi la nave fu scossa profondamente dall'onda d'urto causata dall'esplosione.
    <<Rapporto.>>
    <<Nessun danno di rilievo Comandante, scudi al 15% in diminuzione.>>
    "Maledizione", pensò Lamarc.
    <<Cosa diavolo è successo?>>
    <<Credo che abbiano sofferto dei nostri stessi problemi, ma anche in questo caso non ne sono sicuro.>>, fu McFadden a rispondere.
    Lamarc si alzò dalla poltrona, la Unicorn non si poteva muovere, almeno per il momento, lo schermo principale non lasciava trasparire nulla di quello che stava in realtà accadendo, erano ancora troppo lontani per poter vedere qualcosa, tutto ciò che si poteva osservare era l'oscurità punteggiata di stelle dello spazio.
    Trascorsero alcuni istanti in cui i rottami in movimento dei due vascelli romulani furono l'unica attrattiva dei presenti in plancia, ognuno di essi si domandò in che modo quella sorta di arma psionica potesse causare tanto danno, sembrava non esserci difesa, di sicuro non era così, ma in molti si chiesero quanto ci avrebbero impiegato prima di trovare una qualsiasi forma di protezione. I sensori non avevano rilevato niente fino al momento dei ripetuti guasti al sistema di distribuzione dell'energia, lo stesso per quanto riguardava la telemetria che ricevevano dai due Falchi in avvicinamento. Di qualsiasi cosa si trattasse era di certo molto pericolosa e forse al Senato imperiale la pensavano allo stesso modo.
    Non ci fu tempo per pensare ad altro, alcune postazioni cominciarono ad emettere segnali di prossimità, McFadden mosse con velocità e perizia le proprie dita sulla consolle operazioni:
    <<Comandante, nave in disoccultamento a prora via...>>
    Una sagoma tremolante occupò l'intera visuale. L'Ardena uscì dall'occultamento esattamente di fronte alla Unicorn. La sorpresa fu tale che istintivamente Lamarc cercò di afferrare il bracciolo della poltrona di comando rendendosi però conto di essere in piedi. Per un attimo si sentì sollevato, ma quella sensazione durò poco, assunse un'aria distaccata:
    <<Aprire un canale...>>
    L'azione fu preceduta: una richiesta di comunicazione era già stata inoltrata dal vascello leetahno. Sullo schermo non comparve la voluminosa sagoma di Knight, bensì quella dell'ufficiale comandante Sloman, a Marcel bastò quel viso per capire che qualcosa non andava, non c'era motivo perché non fosse Knight a chiamarli. Sloman appariva piuttosto calmo, ma da quello che aveva visto nelle poche ore di contatto con l'Ardena al campo di asteroidi, si era reso conto che i leethani erano un popolo piuttosto compassato, poco incline alle manifestazioni esteriori. Lamarc tentò di adeguarsi.
    <<[Consigliere Lamarc, vi abbiamo rilevato pochi minuti fa, non le nascondo la sorpresa di trovarla qui con la Unicorn, non riesco ad immaginare il motivo delle vostra presenza, ma credo che mai il vostro arrivo sarebbe stato più opportuno.>>
    Il francese al comando della Unicorn a quelle parole si arrese all'evidenza che qualcosa di certo non andava, il suo viso doveva esprimere profonda rassegnazione perché Sloman sospirò profondamente e si incassò nella sua poltrona.
    <<Mi dica Sloman, qualcosa è andato storto?>>
    <<[Temo di si Comandante, i suoi colleghi non sono più a bordo della Ardena, ma non sono nemmeno su Romulus, abbiamo avuto un problema al teletrasporto durante la procedura di trasferimento sul pianeta, li abbiamo persi.]>>
    Asciutto e conciso, sembrava il resoconto di un tipico referto medico di morte.
    <<Che genere di problema.>>
    <<[Qualcosa che non siamo ancora riusciti ad identificare, una sorta di campo energetico, ha interferito con il processo, il loro segnale in qualche modo è stato deviato, non credo che siano morti. Abbiamo rilevato una sorta di campo energetico subspaziale, di origine sicuramente artificiale, forse una nuovo sistema di difesa romulano, ha deviato il segnale verso una destinazione sconosciuta.]>>
    La descrizione non lasciava alcun dubbio, l'arma psionica (a questo punto non era nemmeno possibile considerarla solo un'arma, ma qualcosa di più come una forma di energia utilizzabile per più scopi) era stata utilizzata anche in quel caso.
    <<Comandante, credo che si tratti di una forma di energia psionica, la stessa che ha ridotto in polvere i due Falchi appena distrutti e che ci impedisce qualsiasi tipo di propulsione.>>
    Sloman sembrava perplesso:
    <<[Psionica dice, non ne ho mai sentito parlare. Per quanto riguarda i vostri problemi credo che i miei uomini abbiano la soluzione per voi, la stessa cosa ci è capitata quasi subito dopo aver perso di vista Knight e gli altri, ci abbiamo messo più di un giorno di duro lavoro per risolvere la situazione, ma per fortuna non abbiamo mai perso la capacità di occultamento.]>>
    <<Bene Sloman, aspettiamo i suoi tecnici, spero che ci impiegheremo meno di una giornata, non mi piace stare qui nel bel mezzo dell'Impero con l'intera flotta imperiale ad un tiro di schioppo senza potermi muovere...>>
    <<[Un tiro di che?]>>
    Lamarc sorrise per un attimo:
    <<Un'antica arma terrestre... sarò lieto di averla a bordo Comandante, anche se forse preferirebbe rimanere sulla sua nave ben occultato.>>
    <<[Grazie per l'invito Consigliere, verrò con la squadra delle riparazioni, Sloman chiudo.]>>
    Lo aveva chiamato Consigliere per due volte, in fondo a Marcel faceva bene essere chiamato con quella che in definitiva era la sua mansione.
    <<McFadden, a lei la plancia, per quello che può servire in questo momento, io vado in sala teletrasporto a ricevere gli uomini dell'Ardena.>>
    Detto ciò il francese entrò ne turboascensore con l'aria di chi avrebbe voluto andarsene a dormire senza poterlo fare.



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