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IL CENTRO - PARTE VI di Llilya
17 aprile 2000

    "Ha ragione, dottoressa", rispose Zeela con un tono molto pacato e rassicurante.
    Lei sembra in preda ad una crisi di amnesia, di cui non riesco al momento a stabilire la causa e...."
    Prima che potesse proseguire, Selenjak iniziò ad elencare tutti i test e i controlli medici a cui avrebbe dovuto sottoporsi, provocando un sorrisetto da parte di Zeela: era proprio vero: i medici sono i peggiori pazienti ....

    Tuttavia, non si fece distrarre dalla Vulcaniana e continuò:
    "Cercherò di aiutarla a recuperare la memoria; per prima cosa, deve sapere che Lei é responsabile medico della U.S.S. Unicorn, una nave della Federazione"
    Selenjak guardò Zeela quasi con sospetto: a bordo di una nave della Federazione? Davvero?
    "Nave sulla quale faremo ritorno appena sarà in grado di muoversi; io sono stata assegnata alla stessa destinazione e sarò la sua più stretta collaboratrice;
    Lei era scesa a questo centro medico per occuparsi di un suo paziente in difficoltà, che era stato traferito qui per avere cure più appropriate; si tratta del comandante Kraar, ora affidato alle cure del dottor Pitimeni, qui presente" - e così dicendo, indicò uno dei presenti, che chinò leggermente la testa in segno di saluto, non senza un certo imbarazzo.
    "Tutto questo non le dice niente?" chiese Zeela, con il tono più gentile e rassicurante che Selenjak avesse mai sentito.

    "Potrei vedere questo Comandante Kraar, per cortesia? Forse questo mi aiuterebbe a ritrovare un po' della memoria perduta" chiese flebilmente Selenjak, che sembrava non credere troppo a questa eventualità
    "Ma certo", rispose Pitimeni, indicando una saletta adiacente "il paziente si trova da quella parte".
    "E' in grado di alzarsi?" chiese premurosamente Zeela, che percepiva il persistente disorientamento di Selenjak
    "Posso farcela", risposa la Vulcaniana, scendendo dal lettino .
    Pochi passi, e la Vulcaniana, scortata da Pitimeni e Zeela, si trovò vicino al Comandante Kraar; gettò uno sguardo indagatore alla volta del malato e....
    all'improvviso, uno squarcio si aprì nella sua mente: ora ricordava tutto! Kraar, la Unicorn, gli studi su Vulcano, la sua famiglia....
    Poco ci mancò che dall'emozione avesse un tracollo, ma prima che potesse avere un segno di cedimento, Zeela aveva già afferrato Selenjak per un braccio per sostenerla, nel caso in cui la tempesta di emozioni avesse il predominio.

    Invece, Selenjak riprese immediatamente il proprio controllo, come capita a chi si svegli all'improvviso da un sonno profondo, lasciando bruscamente alle proprie spalle il mondo dei sogni per rientrare in quello reale: un attimo di smarrimento, necessario per capire che ci si é svegliati, ed ecco che tutto torna in una dimensione più familiare.
    "Ora ricordo tutto, dottoressa Turrell. La ringrazio per l'aiuto che mi ha prestato durante la mia crisi; non capisco come sia potuto accadere un episodio di questo genere: nella mia cartella clinica non ci sono precedenti in questo senso. Appena torneremo a bordo mi sottoporrò ad una serie di esami approfonditi, a cui le sarei lieta se volesse prestare la sua collaborazione.
    Sulla Unicorn siamo perfettamente attrezzati per condurre questo tipo di indagini; proprio in questo momento il dottor Kokokinaka, mio assistente, sta verificando i tracciati cerebrali dialcuni membri dell'equipaggio e....."

    Selenjak era partita a spron battuto a parlare di lavoro. Le doti telepatiche di Zeela, però, le dicevano che la Vulcaniana non si era del tutto tranquillizzata per l'accaduto, per cui interruppe il discorso, chiedendo nuovamente:
    "E' sicura di sentirsi bene, dottor Selenjak?"
    "Sicurissima, dottor Turrell", rispose meccanicamente Selenjak, non senza notare di aver risposto prima ancora di essersi davvero chiesta quali e fosse il proprio stato.
    Tutto quel che desiderava in quel momento, era condurre a termine i preparativi per le terapie di Kraar e tornare velocemente a bordo: aveva troppo da fare per preoccuparsi della propria salute....

    "Una volta a bordo", riprese Zeela, "potremo fare entrambe la conoscenza del nuovo Consigliere di bordo; potrebbe anche esser utile per trovare una spiegazione a quanto le é successo poco fa"
    "Non credo di aver bisogno di un consigliere", rispose Selenjak, un po' sulla difensiva.
    Zeela percepì la preoccupazione della Vulcaniana: peggio di un bambino che non vuole andare dal medico per paura delle punture, sebbene si usino da secoli le siringhe ipodermiche - pensò tra sé e sé, ma non si arrese e replicò:
    "Considerato che il Consigliere sarà spesso tenuto a cooperare con la sezione medica, quale migliore occasione per iniziare una collaborazione? E' logico supporre che se i due capi medici nella nave non nutrono fiducia nelle qualità del consigliere in prima persona, difficilmente cambieranno atteggiamento quando si tratterà di affidargli i propri pazienti....e sinceramente proverei per prima un nuovo vaccino, prima di sperimentarlo su un paziente! Non é d'accordo?"

    Selenjak non era affatto d'accordo con la "logica" della dottoressa Turrell, ma non voleva che la sua collega in qualche modo la credesse (erroneamente) prevenuta nei confronti del Consigliere, di cui aveva sentito parlare con toni più che lusinghieri, per cui, più per non proseguire la conversazione che per un reale convincimento, rispose:
    "Se ritiene che possa essere di qualche utilità per il nostro lavoro, allora ci andrò, anche se non mi sembra gentile disturbare il Consigliere solo per testare le sue capacità".
    "Ma lei non andrà dal Consigliere solo per quel motivo: ha avuto una crisi piuttosto grave pochi minuti fa, accompagnata da stato confusionale ed amnesia; nel caso in cui non trovassimo una origine organica di questo problema, dovremmo suporre che la motivazione sia di altra natura, e il Consigliere é la persona più appropriata per indagare su questo tipo di problema!" rispose con voce molto convinta Zeela.

    Era proprio quello che Selenjak non avrebbe voluto sentirsi dire: l'eventualità di avere dei problemi emotivi la terrorizzava e il solo pensiero che in uno dei tanti armadi della sua organizzatissima mente avesse potuto prendere forma qualche scheletro era fonte di grande preoccupazione.
    Ora ricordava perfettamente i minuti di terrore trascorsi prima del collasso, e dentro di sé una voce continuava a ripetere che doveva trattarsi senz'altro di un problema psicologico.
    Una voce che la parte razionale di Selenjak cercava a tutti i costi di soffocare, ma che puntualmente riaffiorava dal subconscio.



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