Riaprendo gli occhi, la prima cosa che lo sguardo di Selenjak poté
incrociare fu un paio di occhi arancioni, che la fissavano
intensamente.
"Si sente meglio?", chiese la voce dagli occhi arancioni.
Selenjak era troppo intenta a cercare di capire dove si trovasse per rispondere
" Riesce a sentirmi? Come si sente?" continuò la stessa voce
Lo sguardo di Selenjak cercò di esaminare l'ambulatorio 24: un luogo
per nulla familiare,così come i volti dei presenti, che la guardavano
con aria premurosa.
"Io..... io mi sento......" balbettò la Vulcaniana, cercando di rialzarsi
"Aspetti, non abbia fretta di rialzarsi: la sua pressione é ancora
molto bassa e potrebbe ancora perdere conoscenza", disse con voce
gentile ma ferma la dottoressa dagli occhi arancioni.
Selenjak osservò attentamente il suo viso : se non fosse stato per
l'appartenenza ad una razza diversa dalla sua, avrebbero potuto
passare per sorelle! D'un tratto a Selenjak riaffiorò la memoria del
recente spavento: ecco dove aveva già visto quegli occhi ! Ma certo,
li aveva visti mentre entrava nell'ambulatorio medico per....
Per cosa? Perché si era diretta in quel luogo? NOn era malata,
almeno per quel che potevano percepire i suoi sensi. E poi, un'altro
mistero: dove si trovava esattamente? Era un ambulatorio, questo era
evidente, ma non si trattava certo di un luogo da lei conosciuto.
Cercò di ricordare gli avvenimenti degli attimi precedenti il suo
collasso: vuoto totale.
Allora, con la memoria, cercò di ripercorrere a ritroso le ultime
ore, poi gli ultimi giorni, i mesi, gli anni......niente!
Nella sua mente c'era il vuoto totale: non ricordava nemmeno il proprio nome!
La ragazza dagli occhi arancioni le rivolse di nuovo la parola:
"Va un po' meglio, dottoressa Selenjak"?
Dunque quella ragazza che le somigliava la conosceva, e Selenjak era
il nome con cui l'avevachiamata: fece appello a tutte le proprie
risorse per far riaffiorare qualche ricordo, ma invano: la nebbia più
fitta avvolgeva il mondo dei suoi ricordi.
Era stata chiamata "dottoressa", quindi era possibile che fosse un
medico: questo avrebbe spiegato la sua presenza nell'ambulatorio,
anche se non ricordava di averci mai lavorato.
Ma cosa ricordava esattamente?
Un lungo corridoio deserto, una corsa folle verso la porta
dell'ambulatorio, e poi.... nient'altro!
Zeela era piuttosto scossa dal turbinio di emozioni che riusciva a
percepire nella sua paziente: confusione, paura, smarrimento.....
Non avrebbe mai immaginato che il suo incontro con la famosa
dottoressa Selenjak sarebbe andato in questo modo: dover curare uno
dei medici più famosi del quadrante era da un lato un paradosso, e
dall'altro una enorme responsabilità.
A dire il vero, la paziente non era in pericolo di vita: i suoi segni
vitali erano forti e stabili, le condizioni generali erano nella
norma... però il suo stato confusionale era difficilemnte spiegabile:
i tracciati sinaptici erano regolari, non c'era traccia di trauma
cranico: Selenjak avrebbe dovuto essere in perfetta salute, ed invece
si trovava su un lettino, con uno sguardo da animale ferito che
feriva la sua sensibilità Betazoide.
Ad un tratto, Selenjak, non senza sforzo, si rialzò a sedere sul
lettino e rivolse la parola a Zeela:
"Non credo di essere malata, dottoressa..... ?"
"Turrell", rispose Zeela."Sa dove ci troviamo?"
Lo sguardo vacuo di Selenjak fornì una risposta eloquente
"Ci troviamo al centro medico Triven Soth". Evidentemente, quelle
parole non dicevano niente alla Vulcaniana, che non mutò espressione,
ma replicò:
"Triven Soth?......immagino che questo nome dovrebbe dirmi qualcosa,
ma purtroppo non é così, dottoressa Turrell: continuo a non sapere
dove ci troviamo e perché. A dire il vero, in questo momento non
ricordo niente di preciso riguardo a me stessa, come se avessi il
morbo di Alzheimer, ma senza gli altri sintomi che accompagnano la
malattia: tremore...."
Nel pronunciare quelle parole, Selenjak alzò un sopracciglio dallo
stupore: Dunque conosceva le antiche malattie terrestri..... allora
doveva essere proprio un medico! ma perché non ricordava nient'altro?
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