Le mani non erano sudate ma Tripitaka le sentiva comunque umide e
scivolose. Cercava di non vagare con gli occhi ma non riusciva a tenerli
concentrati sull'obiettivo. Odiava quei momenti di tensione. Erano la
comprova che non era fatto per stare su un astronave ma gli piaceva cosi
tanto!
Ancora una volta guardò i suoi avversari negli occhi e poi considerò la sua
mossa seguente. Sapeva che da quella dipendeva tutta la situazione. Shark
non riuscì a tenere la bocca chiusa.
-Allora? Ti muovi?-
-Un attimo, un attimo...non é facile...-
Shark emise un sospiro di impazienza. Cominciava a perdere le staffe anche
lui. Normale, si disse Tripitaka, ma non doveva lasciarsi distrarre dal
nervosismo altrui. Ne aveva da gestire fin troppo del suo... Poi prese la
decisione.
-Daccordo. Ci stò. Spero di non pentirmene...vedo i tuoi cinquemila e
rilancio di altri duemila-
Gli ultimi dischetti azzurri che aveva, passarono dal suo lato al centro
del tavolo. Non riusciva a credere di aver ceduto a quella tentazione ma
aveva una mano veramente buona. Non poteva perdere.
Tabatha Morgan però non si lasciò smontare dal rilancio. La partita era
stata sua fin dall'inizio e lo sapeva.
-Bene, - disse aggiungendo a sua volta la cifra richiesta al piatto.- fammi
vedere che hai in mano.-
Tripitaka mostrò orgoglioso un poker di re.
-Guarda e piangi. Non puoi avere di meglio.-
In effetti era la mano migliore che avesse avuto fin dall'inizio della
partita e sapeva di non poter perdere.
Gli altri furono stupiti e perfino Re'pes emise quello che sul suo pianeta
passava per un fischio.
-Bella mossa Tri- disse O'Broinn.-Non credevo che avresti recuperato così,
alla fine.-
-Tutta fortuna- intervenne Shark infastidito. -A tutti può capitare una
mano del genere.-
L'antiocano ufficiale alla sicurezza non si lasciò smontare da quel
giudizio di cui era stato anche lui soggetto.
-Una combinazione del genere é altamente improbabile da raggiungere. Onore
al merito di averla saputo sfruttare fino in fondo. Complimenti.-
Complimenti davvero- disse a sua volta Morgan.-È veramente una bella mano.-
Poi con una pausa ad effetto, mentre le mani di Tripitaka stavano per
raccogliere il bottino, -Ma non basta.-
Gli altri quattro tenenti si girarono verso di lei e con una mossa un pò
plateale, mostrò le sue carte: Colore di cuori.
Tripitaka rimase gelato. Gli altri, specie Shark, cominciarono quasi a dare
in escandescenza.
-Non ci posso credere...ancora!-
-...Colore...colore...ma come ha fatto...?-
La Morgan raccolse la sostanziosa montagnola di gettoni al centro del
tavolo spingendola verso quella ancora più sostanziosa che giaceva davanti
a lei.
-Venite dalla mamma carini...Bé? che c'é? Allora, avete imparato come gioca
una vera signora? Che vi serva da lezione per la prossima volta...- disse
ironica l'ingegnere. -Sezione deflettore cinque, resto della nave zero!-
Tripitaka guardò sconsolato il vuoto davanti a sé. Non se l'aspettava
quella decablè così completa.
-Beh, continuò. -se voglio continuare a giocare, dovrò cambiare altri
gettoni temo, ma chissà se mi conviene-
Nonostante non avesse perso più degli altri, Shark era quello più seccato
da quella situazione. Mise da parte i suoi gettoni e fissò i suoi occhi in
quelli di Morgan.
-Bene. Abbiamo capito che sei molto più fortunata di quanto credessimo. -
-Fortunanta?- disse la morgan. -Credi davvero che sia solo fortuna la mia?-
-Non vedo come chiamarla. Fino a quando non ti sei unita a questo tavolo,
ero io che raccoglievo il piatto alla fine del gioco.-
-Le cose sono cambiate allora. Hai trovato finalmente qualcuno che é
migliore di te.-
-A questo gioco forse. Ti và una mano con una posta un po' più forte? Con i
crediti federali non c'é molto gusto a vincere-
-O a perdere. Che ti vuoi giocare, oro?-
Shark scosse la testa
-Latinium allora? Si dice che tu ne abbia una bella scorta nascosta sulla
nave...-
-Non mi sporco le mani con quella roba da ferengi. No io ho in mente
qualcosa di maggior valore. Informazioni.-
L'ultima parola fermò il tempo intorno al tavolo. Quella sarebbe stata la
richiesta che avrebbe fatto una spia. Ma non poteva essere. In fondo Shark
era addetto all'ingegneria come Morgan e Tripitaka. Non c'era niente che
loro non sapessero e che lui non potesse sapere. O no...?
O'Broinn era curioso di sapere come sarebbe andata a finire.
Re'pes risvegliò il suo istinto da ufficiale alla sicurezza.
-Tutti sanno che a bordo di un astronave, le uniche cose che viaggiano più
veloci della curvatura 10, sono le cattive notizie e i pettegolezzi.-
-Questa l'ho già sentita- rispose Morgan.
-Bene allora. Si dice che stamattina presto ti abbiano vista uscire
affannata dal ponte ologrammi dove c'era anche il primo ufficiale.-
-E allora? Era una sessione di allenamento- Morgan sentiva crescere un
diffuso rossore al viso.
-Allora voglio sapere che é successo veramente in quella sala. Girano delle
belle voci su di te e il comandante Dhek. Voglio sapere se sono vere.-
-Questo se perdo la prossima mano, vero?- Shark essenti silenzioso.
-Ma se perdete voi, io che ci guadagno? Non avete una vita così
interessante per me.-
Shark era noto per essere il peggior intrigante di tutto l'equipaggio e in
quel caso sembrava preparato già da tempo.
-Se perdiamo ti sostituiamo per un turno a testa in sala macchina.-
-Ehi un momento, intervenne O'Broinn -Io lavoro in plancia e non posso
espormi a tanto. Non credo che il capitano apprezzerebbe se arrivassi
stanco al timone.-
-Andiamo Patrik. Non puoi lasciarci solo in tre contro tutta questa donna.-
Neanche Re'pes era convinto.-Io poi sono un ufficiale della sicurezza. Non
potrei mai sostituirla adeguatamente in sala macchine. Che direbbe Il
tenente Newport se mi vedesse arrivare?-
-Non ti preoccupare di Newport. Quello me lo gestisco io.- disse Shark.
-Allora Tri? sei con me?-
Tripitaka era il meno convinto di tutti di quella situazione.
-Mi dispiace Paul. Per quanto mi piacerebbe sapere cosa é successo in
quella sala ologrammi, beh allora...hai visto come é andata per me questa
serata. Non sono sicuro di riuscire a cambiare la malasorte che mi ha preso
con le carte.-
Morgan sembrò trionfare su tutti gli altri e lo fece con un sorriso radioso.
-Allora Paul Shark, siamo rimasti solo noi due. Ho paura che rimarrai
deluso nel caso improbabile che tu vincessi ma chi sono io per decidere
della tua vita? E poi un pò di tempo libero mi farebbe comodo.-
Shark non poteva ritirarsi dopo la sua sparata.
-Daccordo Tabatha. Tu ed io da soli. Un turno contro la verità su stamattina-
-Un turno non mi basta. Da te ne voglio almeno tre di seguito.-
-Andiamo non essere irragionevole. Non posso sostuirti per tre turni di
seguito! Non mi reggerei in piedi.-
-Voglio venirti incontro. Il mio turno di domani mattina, e tre ore di
sostituzione alla volta, per tutto il prossimo mese a mio piacere.-
Shark non era convinto ma accettò. C'éra il suo orgoglio di giocatore in ballo.
-Chi dà le carte?-
-Io! intervenne O'Broinn. -Questa non me la voglio perdere.-
Re'pes era piuttosto metidabondo... -Paul ti rendi conto che secondo i
calcoli, potresti doverla sostituire per più tempo di quanto tu abbia
previsto?-
-Solo se perdo Re'pes, solo se perdo.-
-Non lo sò se questa Io la voglio vedere...- concluse l'antiocano.
In quel momento suonarono all'ingresso. Tripitaka non perse l'occasione per
togliersi da quel tavolo ed andò ad aprire la porta di persona. Non gli
piaceva vedere la gente massacrata in quel modo.
All'inizio della serata avevano escluso il comando vocale per aprire la
porta. Era una maniera elettronica per mettere il cartello "non disturbare"
alla cabina trasformata per l'occasione in sala giochi.
Aprì la porta e per un istante fu abbaggliato dalla luce del corridoio. I
suoi occhi erano ancora abituati all'illuminazione localizzata sul tavolo
verde.
Prima che potesse abituarsi a quella più forte del corridoio, sentì una
voce sconosciuta. Calda, ben impostata ma anche un pò rigida.
-Spero di non disturbare per l'ora tarda. È questa la cabina del Tenente
Tripitaka?-
-Si sono io ma chi é le...Comandante Data!-
Avevano riconosciuto tutti l'ufficiale comandate dell'Enterprise e si
alzarono per accoglierlo.
-Mi dispiace per l'ora tarda, disse l'androide -Ma mi sono liberato solo
adesso e se non disturbo volevo avere l'occasione di conoscerla.-
-Prego comandante entri.- Tripitaka indicò gli altri e fece le presentazioni.
-Stavamo facendo una partita tra amici. Vuole unirsi a noi?-
-Poker? No grazie. Non credo di averne il tempo. Se é occupato potremmo
rimandare alla prossima volta.-
Tripitaka non si lasciò sfuggire l'occasione.
-Non si preoccupi. Se può aspettare solo un paio di minuti, siamo
all'ultima mano ed é solo tra i tenenti Morgan e Shark.-
L'androide assentì convinto.
-Allora sono curioso. Resto ad assitere se non vi dispiace. È un gioco che
mi ha sempre affascinato.- e prese una sedia anticipando Tripitaka che
aveva la stessa idea.
-Non é troppo tardi. Poi andremo al bar di prora a parlare con più calma,
lasciamo raffreddare la stanza.-
Gli altri si erano già accomodati. O'Broinn stava servendo.
-Daccordo signori, questa é l'ultima mano. Uno conto uno, in palio: l'onore
di uno contro la virtù dell'altra.-
-Taglia corto Patrick, intimò Shark -Stiamo perdendo tempo.-
-Ehi, ehi, ehi...siamo nervosi? Non avremmo fatto il passo un pò più lungo
della gamba?-
Shark grugnì nei suoi confronti. Morgan era stupefacentemente sicura mentre
il comandante Data osservava tutto con estremo interesse. O'Broinn non la
finiva di declamare.
-Allora per tutti: cinque carte coperte, niente jolly, niente rilancio e un
solo cambio. Un classico.-
Le carte furono rapidamente distribuite e finirono nelle mani giuste. Il
primo a parlare fu Shark. Uno Shark esultante.
-Servito!-
Una piccola ruga comparve sulla fronte della Morgan. Era uno sviluppo che
non si aspettava....
Data camminava per il corridoio accompagnato dal tenente tripitka cercando
di assaporare e memorizzare ogni minimo particolare.
La sua espressione non lasciava trasparire la minima emozione ma i suoi
occhi erano mobili e curiosi.
-...sono stato invitato a cena da un membro del vostro equipaggio e visto
che mi trovavo da queste parti ho pensato di fare una capatina anche alla
sua porta.-
-Sono fortunato allora. Non avrei mai pensato che lei avesse potuto
dedicarmi qualche istante del suo tempo. Credevo che fosse impegnatissimo
con la commissione d'inchiesta.-
-È vero. Ma era da tempo che volevo venire a fare una visita sulla Unicorn.
Era un occasione che potevo perdere.-
-Davvero signore? Non pensavo che avessimo attirato il suo interesse. In
fondo lei lavora su una delle navi più moderne della flotta e la Unicorn e
solo una vecchia Galaxy refittata.-
Data annui tranquillo.
-È vero, l'Enterprise "E" é una delle navi più moderne ma le manca quel
senso di...familiarità che provavo sulla Vecchia Enterprise classe Galaxy.
La Unicorn, per quanto refittata é l'unica nave che in qualche maniera le
somigli. La filosofia di costruzione della classe Galaxy era particolare e
devo ammettere che mi manca quel genere di cose.-
-Quindi lei é in grando di provare nostalgia? Anche senza il chip emozionale?-
-Senza l'ausilio del circuito non sono in grado di provare emozioni di
nessun genere ma col tempo ho imparato che la nostalgia non é quel genere
di emozioni che può fornirmi solo il chip emozionale. Sembra più qualcosa
legato alla mancanza di particolari stimoli intellettivi che in qualche
modo mi aiutavano a non prendere nulla per scontato ed a migliorare la mia
percezione della realtà.-
-In che modo se mi posso permettere di chiedere.-
-Beh, per esempio i bambini.-
-I bambini?-
-Si ho notato che qui non ce ne sono ma sulla Enterprise D ne avevamo un
certo numero al seguito delle famiglie che domiciliavano sulla nave. Erano
una continua fonte di imprevedibilità e di possibilità. Devo dire che la
parola che più si avvicina per descrivere quella sensazione é "rimpianto".
Il non portare la propria prole con sè in missioni pericolose ha forse reso
gli equipaggi più efficenti e meno distratti ma mi sono reso conto che in
alcuni momenti c'é un qualcosa che manca nella vita di tutti i giorni.-
-Non ho mai avuto dei figli quindi non posso giudicare al riguardo ma penso
di poter capire la necessità per un uomo di poter assistere alla crescita
dei propri figli.-
-È vero. Molti esseri senzienti mettono al primo posto della loro personale
lista di valori l'eredità culturale ed emozionale che possono trasmettere
ai propri eredi e non solo. Perfino io un tempo provai a fare lo stesso.-
-Il progetto Lal. Lo ricordo.-
L'androide sembrò addolorarsi al pensiero ma non era possibile, pensò
Tripitaka.
-Non lo chiamerei un semplice "progetto". Era qualcosa di più intimo.-
-Mi dispiace, si scusò l'ingegnere - non volevo essere indelicato...mi
perdoni.-
-Non ce ne bisogno. Oramai é una cosa passata.-
Arrivarono finalmente al bar di prora e l'androide si diresse preciso verso
gli ampi oblò frontali. La vista della stazione era particolarmente felice
e da quel punto si riusciva anche a godere della vista della Enterprise. In
quel contesto pareva anche più imponente.
-Le chiedo ancora scusa comandante. Non volevo davvero offenderla.- riprese
l'ingegnere.
-Non indosso il chip emozionale. Non c'é niente che lei potrebbe fare o
dire che potrebbe realmente offendermi in questo momento e davvero credo
che lei non abbia niente da farsi perdonare. C'é lo strano fatto che il
solo sentire il suo nome abbia richiamato alla mia memoria una serie di
particolari che da troppo tempo avevo accantonato.-
-Lei conserva ancora, dentro la sua matrice positronica, le memorie di sua
figlia, la sua programmazione originale e tutti i ricordi che ha accumulato
nella breve vita che ha vissuto.-
-È vero. Ma forse ho preferito lasciar passare troppo tempo per ritentare a
riportarla in vita. Forse é per questo che sono tanto interessato alla
questione della intelligenza artificiale che avete a bordo. Ho la speranza
di scoprire qualcosa di nuovo, qualcosa che mi permetterebbe di ritornare
a...sperare, per quanto questa parola possa essere applicabile alla mia
situazione.
Io conosco il mio corpo, la mia programmazione meglio di quanto un
qualsiasi essere vivente possa conoscere il proprio. E in virtù degli anni
di esperienza, forse lo conosco anche meglio di quanto potesse mio padre,
il dottor Nunien Sungh. Però, al contrario di lui, non sono mai arrivato a
riprodurre il suo lavoro. Non sono riuscito neanche ad avvicinarmici.-
-La sua dipartita e la scomparsa dei suoi appunti é stata una perdita
incolmabile per il mondo scentifico ed accademico. Non conosco nessuno che
sia riuscito in qualche modo ad avvicinarsi alla sua abilità.-
-Senza dubbio sono stati fatti innumerevoli tentativi, ho spesso pensato
che in qualche modo la mia ricerca personale fosse un atto dovuto nei suoi
confronti. Un tentativo di ripagarlo del grande dono che mi ha fatto
dandomi vita.
Però la possibilità di fare un altro doloroso errore come Lal o forse
peggio, ricommettendo l'errore di creare un abominio come Lore, mi ha
sempre frenato in qualunque decisione.
-La paura del fallimento e il dubbio é sempre stato uno dei segnali della
presenza di "umanità" negli esseri senzienti.
L'assenza del dubbio é proprio degli stupidi. Almeno così usava dire mio
nonno. Non é questo lo scopo della nostra conoscenza? Aiutarla a capire se
e come Lei abbia aquisito quella qualità che gli esseri biologici
aquisiscono fin dalla nascita? Mio nonno direbbe che dalle sue parole
potremmo già affermare che ha ampiamente raggiunto quello stadio. Quello
che lei cerca ora é una comprova fisica e misurabile di ciò che le preme.-
-Suo nonno era una persona molto pespicace, a mio parere. Per caso lei ha
qualche espezienza come consigliere?-
-Oh no, si ritrasse Tripitaka. -Anzi, a volte ho difficoltà anche a capire
me stesso. Ma questa sera, non so, forse la perdita al gioco mi ha reso più
sensibile. Non saprei dirle...-
Data esibì un sorriso che per quanto forzato e meccanico, riusciva a
trasmettere calore.
-Anche a me capitava di perdere spesso a poker quando giocavo con i miei
vecchi compagni. E da ogni perdita imparavo qualcosa di nuovo. Non che poi
la situazione si ripetesse per poter mettere in pratica quello che avevo
imparato ma ho scoperto da tempo che a volte quello che si impara in un
dato momento può essere applicato in un altra situazione completamente
differente.-
-Più che vero comandante. A volte lo scopo della ricerca é la ricerca
stessa. E di tutti i particolari che ci posso arricchire. So che lei non ne
di questi bisogni ma mi permette di offrirle qualcosa al bar? È ancora
aperto a quanto pare.-
- Sarà un piacere accettare tenente. Un Tamarian Sunset andrà benissimo.-
-È un Sunset sia allora. Così potremmo continuare a discutere com maggiore
tranquillità.-
-Bene. Partita interessante vero? Almeno per quello che ho avuto modo di
vedere.-
Tripitaka arrossì violentemente.
-Oh, non me ne parli. Ho perso tutto questa sera. Ma ha ragione: il finale
é stato molto interessante e devo dire, piuttosto insolito.-
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