U.S.S. ENTERPRISE NCC-1701-E
Data Stellare 57947.7, ore 22.30
Zeela non riusciva proprio a dormire. Da qualsiasi parte si girasse era
sempre scomoda e nessuna posizione del cuscino favoriva il suo riposo. Non
era mai stata una dormigliona, ma il sonno le sfuggiva più del solito, in
quel momento.
"Non posso continuare così", disse tra sé, "la tipica sindrome del primo
giorno di scuola. Credevo di essere ormai immune da questo tipo di
malattia".
Si alzò e indossò in fretta una sahariana e un paio di nickerbokers color
cachi, un elmetto beige e stivaletti replicati, mentre due occhi brillanti
la fissavano dalla semi-oscurità...
Gli ufficiali che andavano e venivano per i corridoi non si curarono
minimamente del buffo aspetto della ragazza, che raggiunse senza difficoltà
il ponte ologrammi vuoto.
-Computer, genera un immagine olografica del continente africano.
<<Pregasi specificare>>
-Crea un'immagine olografica della Savana che si estende dal bacino del
Congo fino al Basso Nilo. La simulazione si deve svolgere nel mese di
Settembre del XIX secolo, diciamo...alle ore 17 circa, con piante e animali
terrestri.
<<Programma completato>>
La porta si aprì e di fronte agli occhi di Zeela si mostrò tutta la bellezza
del luogo dove era nata. Certo, vent'anni prima non era così puro, così
incontaminato come la simulazione l'aveva riprodotto , anche se i primi
esploratori avevano già fatto sentire la loro presenza. Una distesa
verde-giallo sconfinata si estendeva a fino all'orizzonte con piccoli
boschetti di acacie all'ombra dei quali sonnecchiavano gli harem dei leoni.
In fondo si potevano scorgere i lunghi colli delle giraffe e, in quell'oasi
ancora oltre, un branco di elefanti si beava con una doccia di mezzo
pomeriggio. Zeela entrò e si sedette in una radura con in mano un blocco da
disegno.
Che pace...il solo sentirsi parte di quella natura riusciva a
tranquillizzarla, tanto che si assopì leggermente...per poi risvegliarsi
poco più tardi al barrito di un branco di elefanti.
Il soggiorno le era bastato. Aveva schizzato con un carboncino l'intimità di
una famiglia di leoni ed era riuscita persino a riposare. Per il momento era
sufficiente, poi l'aria stava diventando sempre più umida.
-Computer, fine programma.- e la natura sconfinata lasciò posto alla fredda
griglia della sala ologrammi.
-Che ore sono, computer?-
<<Ore 2 e 34 minuti>>
"E' tardi per tornare a dormire, saremo ormai prossimi al centro medico",
pensò Zeela tra sé, "sarà meglio che mi prepari."
Così si diresse verso il suo alloggio con passo deciso.
Le porte del turbo-ascensore si aprirono e Zeela avvampò d'un tratto. Si
trovò di fronte una figura che la fissava incuriosita da quei suoi occhi
giallastri.
-Mi permetta una domanda, dottoressa.-
Zeela abbassò istintivamente lo sguardo e rispose quasi balbettando, come se
la mamma l'avesse appena colta in flagrante con il barattolo della
marmellata.
- P..Prego, Comandante..., mi dica pure.
L'androide trasse un respiro, come se dovesse cominciare un discorso
articolato, poi esclamò:
- Trova particolarmente confortevole questo tipo di abbigliamento, più della
sua divisa d'ordinanza?
Zeela non poté trattenere un risolino mentre Data la scrutava dubbioso.
- Ecco Comandante...sono appena uscita da una simulazione sul ponte
ologrammi e questo completo era il più adeguato: mi trovavo nella Savana
africana.
- Capisco. Partecipava forse ad un Safari?
- No, no, niente di così barbaro. Mi piacciono molto gli animali, i felini
in particolare, così quando posso cerco di sapere sempre di più delle loro
abitudini per poi sapermi regolare col mio gatto, sa non è molto che ce
l'ho.
- Interessante-, disse aggrottando leggermente le sopracciglia, - e lei come
si regola per quanto riguarda il suo sostentamento? Io ho trovato che Spot
gradisce certi supplementi più di altri: quelli, potremmo dire, gustosi ma
carenti di proteine. Credo che siano memorizzati sotto la voce
"croccantini".
La conversazione si rivolse in questo senso per il breve percorso
dell'ascensore e ancora oltre, poiché Zeela prese il coraggio a due mani e
invitò il Comandante a bere qualcosa al Bar di prora.
Era sempre stata affascinata da quell'uomo. Aveva letto ogni cosa a
proposito e soprattutto ora che il chip emozionale sembrava disinserito, lo
trovava ancora più attraente. Forse per il fatto che sguardo di Data alla
vita era ancora quello di un bambino e perché le capacità telepatiche della
betazoide erano in un certo senso "disattivate".
- Grazie per la compagnia, Comandante. E' stata una piacevole serata.
- Devo correggerla, Tenente: siamo in piena notte. Lei forse soffre
d'insonnia?
- Non dormo mai molto. In genere la notte mi dedico al lavoro arretrato, ma
oggi sono ancora, per così dire, in vacanza, e ho approfittato per fare un
giretto per la sua nave.
- Tecnicamente la nave...-, cominciò l'androide.
Zeela non si sentì di interrompere un ufficiale superiore, ed ascoltò senza
batter ciglio un noiosissimo excursus sulle astronavi della Federazione e
sulla differenza tra il concetto di "possesso" per le varie razze. Il
dialogo si era ormai trasformato in monologo e il Comandante stava perdendo
via via il suo fascino, tanto che alla fine la dottoressa trattenne a stento
uno sbadiglio. Approfittò quindi di una fulminea pausa dell'androide per
congedarsi.
- E' tutto così interessante, Comandante! Purtroppo però devo ancora fare i
bagagli per il trasloco sulla Unicorn e non vorrei essere in ritardo,
domattina. Spero comunque di continuare questa conversazione un'altra volta,
visto che avremo occasione di incontrarci sulla Unicorn.
- Non mancherò. Le auguro buona notte, Dottore.
U.S.S. UNICORN
Data Stellare 57949.3, ore 11.38
Una figura alta e longilinea dallo strano sguardo ambrato carica di valigie
si materializzò di fronte agli occhi assonnati del giovane guardiamarina
Juarez.
- Salve! -, disse cordialmente, - sono il Secondo Ufficiale Medico Turrell,
so di essere in anticipo, ma vorrei prendere visione del mio alloggio e
dell'infermeria. Lei sa dove sono ubicati?
Il giovane ebbe una leggera esitazione, poi si schiarì la voce per darsi un
tono e rispose:
- Benvenuta, dottore. Ecco, io non so dove si trovi il suo alloggio, ma
sicuramente in infermeria troverà la Dottoressa Selenjak che saprà darle le
dovute spiegazioni.
- E quindi...?- , lo incoraggiò Zeela.
- Ah, sì, l'infermeria si trova sul ponte 12.
Zeela percorreva di buon passo i labirintici corridoi della Unicorn, ma il
suo senso dell'orientamento non era molto spiccato. Rima continuava ad
agitarsi dentro la gabbietta e colse l'occasione per saltar fuori quando la
cinghia della tracolla si allentò, mandando a terra la valigetta medica
della dottoressa.
- Per la miseria! Rima, torna qui! TORNA SUBITO QUI! -
Ma le parole della ragazza non ebbero il risultato sperato e la gatta sparì,
ingoiata dal labirinto.
- E' capace di tutto quel gatto. Persino di entrare negli alloggi di
estranei. E adesso cosa faccio?
Raccolse sconsolata le sue cose e si mise alla ricerca della compagna di
viaggio.
"Non può essere andato lontano, quel piccolo mostro".
Si avvicinò ad una porta del corridoio da cui filtrava un odore piuttosto
acre...che ricordava molto quello dei bisognini di Rima: doveva essere
passata di lì!
Suonò alla porta una, due volte, anche tre. Qualche parolaccia biascicata
tuonò da dietro l'uscio, finché un umanoide ridotto in uno stato pietoso non
venne ad aprire e con fare scontroso le chiese cosa diavolo volesse.
Zeela si rese conto immediatamente che non erano i bisognini del gatto a
puzzare in quel modo, ma proprio l'uomo (poteva dirsi tale?) che le stava
davanti.
-ALLORA, cosa diavolo ha da guardare?!
-Mi scusi se la disturbo, ehm...signore...ha mica visto...
S'interruppe: non poteva chiedere a quell'uomo se aveva visto un gatto nero
passare per il corridoio. Si limitò quindi a fargli le sue scuse per il
disturbo e a giustificarsi dicendo che si era persa perché era salita a
bordo per la prima volta.
Lui l'ascoltò più o meno in trance con lo sguardo vacuo, stralunato e
vagamente metallico. Gli occhi erano cerchiati da profonde occhiaie scure,
ma non furono le occhiaie ad incuriosire Zeela, bensì la fitta rete di
capillari esplosi che formavano come una maschera sul suo volto.
- Se mi permette, signore, potrei fare qualcosa per lei...cioè, per il suo
stato...Ecco, questo dovrebbe farle bene-, e trasse dalla valigia una
fialetta, gliela mise in mano e fissandolo con gli occhi sgranati riprese: -
sa, sono un medico.
Lui biascicò qualcosa di incomprensibile e la porta si richiuse.
La dottoressa riprese la sua ricerca e non molto lontano trovò Rima che si
leccava le zampine.
- Piccolo mostro! - , tuonò mentre la ricacciava di forza nella gabbietta. E
così dicendo il turbo-ascensore l'accolse, scaricandola quasi di fronte
all'infermeria.
Un apprendista piuttosto indaffarato stava facendo dei controlli, ma si
riscosse immediatamente all'arrivo di Zeela.
- Desidera?
- Sono la dottoressa Turrell, il secondo ufficiale medico assegnato alla
Unicorn e vorrei parlare con la dottoressa Selenjak.
- Benvenuta, Signore. Il mio nome è Kokokinaka e sono un assistente...la
dottoressa ora non c'è: è scesa al Centro medico Triven Soth per esaminare
il Comandante Kraar, ma se vuole aspettarla qui...
- La ringrazio, ma non sarà necessario. La raggiungerò là immediatamente.
Ah, dottore, vorrei chiederle una piccola cortesia: potrebbe domandare a
qualcuno di portare i miei bagagli nel mio alloggio? Nessuno purtroppo
sembra informato su dove si trovi...e visto che c'è, stia attento al
gatto...
Così dicendo se ne andò rivolgendo un sorrisetto sadico al povero Kokokinaka
che, esterrefatto di fronte alla porta si chiedeva:
- Ma non ne bastava una !?!
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