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L'ARCOBALENO di Fabio Patricolo
5 marzo 2000

    La nave era attraccata al Centro Medico triven Sorth da un po' di tempo, e le attività di rifornimento procedevano tranquille. Apparentemente non era successo nulla di rilevante, ma O'Broinn sentiva dentro di se' una strana tensione...

    Strana poi... La verità era ceh lui sapeva benissimo perche' si sentiva in quello stato, ma cercava in tutti i modi di nasconderselo. Al punto che non era tornato nel suo alloggio per non essere costretto a guardare la sua roba, i suoi oggetti.... i suoi libri, soprattutto, che gli avrebbero ricordato di certo il suo sogno (ormai infranto): diventare consigliere della USS Unicorn.
    Era molto piu' tranquillizzante rimanersene appollaiato li' dove si trovava, abbarbicato ad uno dei tanti oblo' che davano sul centro medico. Guardava i passanti che si affacciavano alle vetrate della stazione cui era agganciata la Unicorn, li vedeva mentre indicavano meravigliati e ammirati la nave che riposava, placida ma pur sempre capace di trasmettere un gran sensazione di forza.
    *Delirio di onnipotenza... ci guardano... ci ammirano... pensano a noi come a degli eroi... Eppure... siamo semplici uomini... Frustrati... Se solo sapessero... se solo immaginassero che quello che loro vedono come coraggio e' solo il patetico tentativo di sfuggire i mostri che albergano dentro di noi cercando e combattendo i pericoli e i mostri che invece rimangono fuori... Non sono i Roms i nostri avversari più temibili, e nessuna delle tante razze guerriere e violente che ci aspettano da qualche parte nell'infinito... Guardateci dentro... stolti.... e vedrete il vero inferno.... Scrutate le nostre menti... e troverete la paura che annichilisce la ragione e stordisce i sentimenti....*
    L'orecchino bajoriano tintinno' sooramente quando il pugno di O'Broinn si abbatte' sulla paratia di fianco al vetro.

    L'irlandese non se la sentiva ancora di rientrare nel suo alloggio, anche se aveva di certo bisogno di cambiarsi. Ed era stanco.
    Preferi' pero' lasciarsi trascinare la fiume di uomini e donne in libera uscita che sperava di trovare un po' di distrazione al Centro Medico. Non che pensasse davvero che Triven Sorth potesse fornire un qualche valido divertimento... Ma di certo era meglio che continuare a macerarsi in pensieri cosi' cupi davanti ad un oblo'... per giunta sporco...

    In pochi minuti fu fuori dalla Unicorn. Si guardo' intorno, ma non vide molto di interssante... Ingegneri e altri tecnici che discutevano animatamente di come effettuare certe riparazioni a non sapeva che strani meccanismi dei motori.... Bah... La cosa non lo intrigava affatto e istintivamente si avvio' esattamente dalla parte opposta, verso un corridoio che piegava a destra... chissa' dove lo avrebbe condotto... Fu distratto dalla voce di un bambino che voleva salire a bordo della nave "grossa-grossa" e dalla tenerezza di una donna che gli diceva che per salire a bordo bisognava diventare Capitano... Voleva diventare Capitano? Allora avrebbe dovuto mangiare tutte le verdure senza fare i capricci... *Oh mio Dio...* si lamento' mentalmente O'Broinn *Povero bambin...*

    Uno schianto decisamente violento interruppe i suoi pensieri... Qualcosa lo aveva travolto, investendolo con un turbinio di fogli e cartelline... Qualcosa che ora si lamentava seduta a terra davanti a lui...

    "Ma perche' non guarda dove mette i piedi?!" invei' la ragazza alzare lo sguardo verso di lui, piu' compresa nel verificare di essere ancora tutta d'un pezzo che desiderosa di conoscere 'l'investitore'..."bhe? ....almeno me la dai una mano ad alzarmi?" Lo apostrofo' alla fine, puntando i suoi occhioni azzurri su di lui e scostando con un gesto al tempo stesso comico e tenerissimo un ricciolo nero e ribelle che le era caduto sulla fronte...
    "Che?!..oh... Ce-ce-certo..." trasali' O'Broinn, afferrando alla fine la mano che la ragazza gli stava tendendo da qualche secondo, in attesa l'irlandese si scongelasse.
    Una volta in piedi, e dopo essersi riassettata la divisa, la ragazza raccolse velocemente le cartelline e i fogli che erano sparsi un po' dovunque, e li mollo' senza troppo pensarci a O'Broinn che si ritrovo', senza aver ancora ben compreso cosa fosse successo, a correre dietro ad una ragazza dai cappelli ricci e neri, con dei bellissimi occhi azzurri ed un'andatura da podista olimpionica...
    "Ma...ma... do-d-dove staimo andando? Io..dovrei..."
    "Fai silenzio tenente.... Dopo avermi travolta in quel modo il minimo che puoi fare e' accompagnarmi a consegnare queste cartelle polverose al mio Relatore... Sono in ritardo sulla consegna e di certo non voglio perdere la possibilita' di terminare il mio corso per colpa tua...."
    "Relatore? Corso? Ma io...."
    "Uff! Ma come sei lamentoso! Guarda... Siamo arrivati..." e indico' una porta che dava su un grande androne, luminoso come se si trovasse sulla superficie di un pianeta.
    La ragazza condusse su e giu' per corridoi affollati di ragazzi poco piu' giovani di o'Broinn che sembravano tutti affaccendatissimi, mentre correvano da un'aula all'altra in maniera decisamente caotica.
    Alla fine la sua guida si fermo' davanti ad uno studio un po' piu' tranquillo degli altri: "Siamo arrivati." annuncio' afferrando le cartelline ed entrando decisa nella saletta "Tu non osare muoverti di la'. io faccio in un minuto!"
    O'Broinn la vide scomparire dietro le porte dello studio, ritrovandosi solo in mezzo a ragazzi che, sempre senza fermarsi, lo scrutavano incuriositi. C'era chi lo guardava in maniera ostile, chi invece sembrava ammirare la divisa (sebbene piuttosto stropicciata), e, immancabili, i risolini stupidi delle studentesse piu' giovani che andavano in giro in gruppi apparentemente inscindibili, lasciandosi dietro la scia di commentini salaci che O'Broinn ricordava bene dai tempi dell'Accademia....
    "OCHE!" senti' gridare alle sua spalle... La ragazza senza nome dagli occhi azzurri era sbucata silenziosamente dietro di lui. Senza cartelline ma con un'aria decisamente soddisfatta stampata sul viso: "Allora, non me li fai i complimenti?"
    "Complimenti?"
    "Si... per aver appena consegnato il mio lavoro per l'esame finale! Ma sei davvero cosi' tonto o sei solo imbarazzato da me?" rise afferrando O'Broinn per una mano e trascinandolo fuori da quella che ormai l'irlandese aveva capito essere una specie di universita'.
    "Imb-imbarazzato? I-i-io?!"
    "Si'... proprio tu. E non provare a negare... anche perche'..." si avvicino' a O'Broinn come per scrutarlo meglio in viso e gli bisbiglio' con piglio impertinente "...sei diventato tutto rosso!" e scoppio' nuovamente in quella risata cristallina che sembrava portar via ogni possibile preoccupazione... Anche O'Broinn rise... e non pensava davvero che avrebbe mai trovato un motivo per ridere, quel giorno.
    "Bene! ora che abbiamo rotto il ghiaccio... io sono Chun Key Si..." gli tese una mano candida e piccolissima "...e prima che tu me lo chieda... non sono cinese... ne ho parenti cinesi. Sono nata in questo Centro Medico e ho sempre vissuto qui. Tu invece come ti chiami, Tenente?"
    "Beh..." esordi' O'Broinn solo un po' piu' a suo agio "...prima di incontrare te...ero sicuro di essere Patrick O'Broinn, tenente della Flotta Stellare...."
    "Piacere di conoscerti Pat!" lo interruppe Chun "E ora che ne dice di offrirmi un bel frappe' al cioccolato? Ne vado pazza!"
    Prima che potesse rendersene conto O'Broinn si ritrovo' seduto in un piccolo bar poco distante dall'universita', a guardare Chun sorseggiare il suo terzo frappe' di fila, e a rispondere alla tempesta di domande che la ragazza gli fece piovere addosso dopo che ebbe saputo che 'Pat'era il timoniere della Unicorn.
    Patrick le racconto' di tutte le ultime avventure che gli erano capitate da quando era a bordo. Stranamente non aveva nessun timore di aprirsi con quella ragazza, e le racconto' anche di Shyron e del suo orecchino Bajoriano. Le racconto' delle sue angosce, come se stesse parlando ad un amico di vecchissima data, e non ad una ragazzina appena consociuta. Le disse della disperazione che a volte puo' comunicarti l'infinito dello spazio che ti circonda, e di come puoi sentirti fragile e indifeso, anche se circondato dalla forza di una nave come la Unicorn... E mentre le apriva il suo cuore, O'Broinn sentiva che un po' della sua insicurezza veniva meno, spazzata via da quegli occhi vispi e dai ciuffi ribelli di quella ragazza cosi' esuberante...
    "Plancia ad O'Broinn.... Tenente abbiamo bisogni di Lei per un test ai sistemi di navigazione..." lo interruppe il comunicatore.
    A malincuore, Patrick rispose alla chiamata "Arrivo subito."
    Chun, a sua volta, non fece nulla per nascondere il suo dispiacere: "Devi proprio andare? Non puoi rimanere un altro po' con me?" e i suoi occhi dicevano che davvero avrebbe voluto che rimanesse ancora.
    "Beh... ecco... hanno bisogno di me..." non era difficile leggere la delusione della ragazza sui lineamenti aggraziati del suo viso, e Patrick non se la senti' di lasciarla cosi' e si precipito' ad aggiungere "...ma non dovrebbe essere niente di complicato.... Credo che tra un paio d'ore dovrei essere libero.... Che... dici se... ecco... ci vediamo qui piu' tardi?" Un sorriso splendente illumino' lo sguardo di Chun: "Cos'e' tenente? Mi stai chiedendo un appuntamento?" rise "Ok... D'accordo... allora tra un paio d'ore... qui..." si alzo' di scatto e corse via. Dopo pochi passi si fermo', si volto' e torno' indietro, sempre correndo. Si avvicino' ad O'Broinn e gli diede un bacio leggero sulla guancia, lasciando il povero irlandese ancora una volta di sasso e correndo di nuovo via.

    Mentre tornava a bordo della Unicorn, Patrick scopri' di sentirsi stranamente bene... Passo' davanti all'oblo' dove poco tempo prima si era fermato a combattere con la sua depressione e si affaccio' di nuovo fuori. Vide il bambino che voleva diventare Capitano appiccicato ad una delle vetrate del centro medico. Sorrideva.
    Sorrise anche O'Broinn, domandandosi se davvero bastavano dei capelli ricci e neri, degli occhi vispi e azzurri e il sorriso di una ragazza solare e allegra come Chun a spazzare via tutte le sue preoccupazioni e a zittire i mostri della sua coscienza.

    Patrick decise di si'. Il lieve rossore che aveva visto comparire sulle guance di Chun mentre scappava via dopo averlo baciato, era qualcosa che si sarebbe portato per sempre dentro...
    Un piccolo arcobaleno di sensazioni contro la tempesta delle sue insicurezze…



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