La nave era attraccata al Centro Medico triven Sorth da un po' di tempo, e
le attività di rifornimento procedevano tranquille. Apparentemente non era
successo nulla di rilevante, ma O'Broinn sentiva dentro di se' una strana
tensione...
Strana poi... La verità era ceh lui sapeva benissimo perche' si sentiva in
quello stato, ma cercava in tutti i modi di nasconderselo. Al punto che non
era tornato nel suo alloggio per non essere costretto a guardare la sua
roba, i suoi oggetti.... i suoi libri, soprattutto, che gli avrebbero
ricordato di certo il suo sogno (ormai infranto): diventare consigliere
della USS Unicorn.
Era molto piu' tranquillizzante rimanersene appollaiato li' dove si
trovava, abbarbicato ad uno dei tanti oblo' che davano sul centro medico.
Guardava i passanti che si affacciavano alle vetrate della stazione cui era
agganciata la Unicorn, li vedeva mentre indicavano meravigliati e ammirati
la nave che riposava, placida ma pur sempre capace di trasmettere un gran
sensazione di forza.
*Delirio di onnipotenza... ci guardano... ci ammirano... pensano a noi come
a degli eroi... Eppure... siamo semplici uomini... Frustrati... Se solo
sapessero... se solo immaginassero che quello che loro vedono come coraggio
e' solo il patetico tentativo di sfuggire i mostri che albergano dentro di
noi cercando e combattendo i pericoli e i mostri che invece rimangono
fuori... Non sono i Roms i nostri avversari più temibili, e nessuna delle
tante razze guerriere e violente che ci aspettano da qualche parte
nell'infinito... Guardateci dentro... stolti.... e vedrete il vero
inferno.... Scrutate le nostre menti... e troverete la paura che
annichilisce la ragione e stordisce i sentimenti....*
L'orecchino bajoriano tintinno' sooramente quando il pugno di O'Broinn si
abbatte' sulla paratia di fianco al vetro.
L'irlandese non se la sentiva ancora di rientrare nel suo alloggio, anche
se aveva di certo bisogno di cambiarsi. Ed era stanco.
Preferi' pero' lasciarsi trascinare la fiume di uomini e donne in libera
uscita che sperava di trovare un po' di distrazione al Centro Medico. Non
che pensasse davvero che Triven Sorth potesse fornire un qualche valido
divertimento... Ma di certo era meglio che continuare a macerarsi in
pensieri cosi' cupi davanti ad un oblo'... per giunta sporco...
In pochi minuti fu fuori dalla Unicorn. Si guardo' intorno, ma non vide
molto di interssante... Ingegneri e altri tecnici che discutevano
animatamente di come effettuare certe riparazioni a non sapeva che strani
meccanismi dei motori.... Bah... La cosa non lo intrigava affatto e
istintivamente si avvio' esattamente dalla parte opposta, verso un
corridoio che piegava a destra... chissa' dove lo avrebbe condotto...
Fu distratto dalla voce di un bambino che voleva salire a bordo della nave
"grossa-grossa" e dalla tenerezza di una donna che gli diceva che per
salire a bordo bisognava diventare Capitano... Voleva diventare Capitano?
Allora avrebbe dovuto mangiare tutte le verdure senza fare i capricci...
*Oh mio Dio...* si lamento' mentalmente O'Broinn *Povero bambin...*
Uno schianto decisamente violento interruppe i suoi pensieri... Qualcosa lo
aveva travolto, investendolo con un turbinio di fogli e cartelline...
Qualcosa che ora si lamentava seduta a terra davanti a lui...
"Ma perche' non guarda dove mette i piedi?!" invei' la ragazza alzare lo
sguardo verso di lui, piu' compresa nel verificare di essere ancora tutta
d'un pezzo che desiderosa di conoscere 'l'investitore'..."bhe? ....almeno
me la dai una mano ad alzarmi?" Lo apostrofo' alla fine, puntando i suoi
occhioni azzurri su di lui e scostando con un gesto al tempo stesso comico
e tenerissimo un ricciolo nero e ribelle che le era caduto sulla fronte...
"Che?!..oh... Ce-ce-certo..." trasali' O'Broinn, afferrando alla fine la
mano che la ragazza gli stava tendendo da qualche secondo, in attesa
l'irlandese si scongelasse.
Una volta in piedi, e dopo essersi riassettata la divisa, la ragazza
raccolse velocemente le cartelline e i fogli che erano sparsi un po'
dovunque, e li mollo' senza troppo pensarci a O'Broinn che si ritrovo',
senza aver ancora ben compreso cosa fosse successo, a correre dietro ad una
ragazza dai cappelli ricci e neri, con dei bellissimi occhi azzurri ed
un'andatura da podista olimpionica...
"Ma...ma... do-d-dove staimo andando? Io..dovrei..."
"Fai silenzio tenente.... Dopo avermi travolta in quel modo il minimo che
puoi fare e' accompagnarmi a consegnare queste cartelle polverose al mio
Relatore... Sono in ritardo sulla consegna e di certo non voglio perdere la
possibilita' di terminare il mio corso per colpa tua...."
"Relatore? Corso? Ma io...."
"Uff! Ma come sei lamentoso! Guarda... Siamo arrivati..." e indico' una
porta che dava su un grande androne, luminoso come se si trovasse sulla
superficie di un pianeta.
La ragazza condusse su e giu' per corridoi affollati di ragazzi poco piu'
giovani di o'Broinn che sembravano tutti affaccendatissimi, mentre
correvano da un'aula all'altra in maniera decisamente caotica.
Alla fine la sua guida si fermo' davanti ad uno studio un po' piu'
tranquillo degli altri: "Siamo arrivati." annuncio' afferrando le
cartelline ed entrando decisa nella saletta "Tu non osare muoverti di la'.
io faccio in un minuto!"
O'Broinn la vide scomparire dietro le porte dello studio, ritrovandosi solo
in mezzo a ragazzi che, sempre senza fermarsi, lo scrutavano incuriositi.
C'era chi lo guardava in maniera ostile, chi invece sembrava ammirare la
divisa (sebbene piuttosto stropicciata), e, immancabili, i risolini stupidi
delle studentesse piu' giovani che andavano in giro in gruppi
apparentemente inscindibili, lasciandosi dietro la scia di commentini
salaci che O'Broinn ricordava bene dai tempi dell'Accademia....
"OCHE!" senti' gridare alle sua spalle... La ragazza senza nome dagli occhi
azzurri era sbucata silenziosamente dietro di lui. Senza cartelline ma con
un'aria decisamente soddisfatta stampata sul viso: "Allora, non me li fai i
complimenti?"
"Complimenti?"
"Si... per aver appena consegnato il mio lavoro per l'esame finale! Ma sei
davvero cosi' tonto o sei solo imbarazzato da me?" rise afferrando O'Broinn
per una mano e trascinandolo fuori da quella che ormai l'irlandese aveva
capito essere una specie di universita'.
"Imb-imbarazzato? I-i-io?!"
"Si'... proprio tu. E non provare a negare... anche perche'..." si
avvicino' a O'Broinn come per scrutarlo meglio in viso e gli bisbiglio' con
piglio impertinente "...sei diventato tutto rosso!" e scoppio' nuovamente
in quella risata cristallina che sembrava portar via ogni possibile
preoccupazione... Anche O'Broinn rise... e non pensava davvero che avrebbe
mai trovato un motivo per ridere, quel giorno.
"Bene! ora che abbiamo rotto il ghiaccio... io sono Chun Key Si..." gli
tese una mano candida e piccolissima "...e prima che tu me lo chieda... non
sono cinese... ne ho parenti cinesi. Sono nata in questo Centro Medico e ho
sempre vissuto qui. Tu invece come ti chiami, Tenente?"
"Beh..." esordi' O'Broinn solo un po' piu' a suo agio "...prima di
incontrare te...ero sicuro di essere Patrick O'Broinn, tenente della Flotta
Stellare...."
"Piacere di conoscerti Pat!" lo interruppe Chun "E ora che ne dice di
offrirmi un bel frappe' al cioccolato? Ne vado pazza!"
Prima che potesse rendersene conto O'Broinn si ritrovo' seduto in un
piccolo bar poco distante dall'universita', a guardare Chun sorseggiare il
suo terzo frappe' di fila, e a rispondere alla tempesta di domande che la
ragazza gli fece piovere addosso dopo che ebbe saputo che 'Pat'era il
timoniere della Unicorn.
Patrick le racconto' di tutte le ultime avventure che gli erano capitate da
quando era a bordo. Stranamente non aveva nessun timore di aprirsi con
quella ragazza, e le racconto' anche di Shyron e del suo orecchino Bajoriano.
Le racconto' delle sue angosce, come se stesse parlando ad un amico di
vecchissima data, e non ad una ragazzina appena consociuta. Le disse della
disperazione che a volte puo' comunicarti l'infinito dello spazio che ti
circonda, e di come puoi sentirti fragile e indifeso, anche se circondato
dalla forza di una nave come la Unicorn... E mentre le apriva il suo cuore,
O'Broinn sentiva che un po' della sua insicurezza veniva meno, spazzata via
da quegli occhi vispi e dai ciuffi ribelli di quella ragazza cosi'
esuberante...
"Plancia ad O'Broinn.... Tenente abbiamo bisogni di Lei per un test ai
sistemi di navigazione..." lo interruppe il comunicatore.
A malincuore, Patrick rispose alla chiamata "Arrivo subito."
Chun, a sua volta, non fece nulla per nascondere il suo dispiacere: "Devi
proprio andare? Non puoi rimanere un altro po' con me?" e i suoi occhi
dicevano che davvero avrebbe voluto che rimanesse ancora.
"Beh... ecco... hanno bisogno di me..." non era difficile leggere la
delusione della ragazza sui lineamenti aggraziati del suo viso, e Patrick
non se la senti' di lasciarla cosi' e si precipito' ad aggiungere "...ma
non dovrebbe essere niente di complicato.... Credo che tra un paio d'ore
dovrei essere libero.... Che... dici se... ecco... ci vediamo qui piu' tardi?"
Un sorriso splendente illumino' lo sguardo di Chun: "Cos'e' tenente? Mi
stai chiedendo un appuntamento?" rise "Ok... D'accordo... allora tra un
paio d'ore... qui..." si alzo' di scatto e corse via. Dopo pochi passi si
fermo', si volto' e torno' indietro, sempre correndo. Si avvicino' ad
O'Broinn e gli diede un bacio leggero sulla guancia, lasciando il povero
irlandese ancora una volta di sasso e correndo di nuovo via.
Mentre tornava a bordo della Unicorn, Patrick scopri' di sentirsi
stranamente bene... Passo' davanti all'oblo' dove poco tempo prima si era
fermato a combattere con la sua depressione e si affaccio' di nuovo fuori.
Vide il bambino che voleva diventare Capitano appiccicato ad una delle
vetrate del centro medico. Sorrideva.
Sorrise anche O'Broinn, domandandosi se davvero bastavano dei capelli ricci
e neri, degli occhi vispi e azzurri e il sorriso di una ragazza solare e
allegra come Chun a spazzare via tutte le sue preoccupazioni e a zittire i
mostri della sua coscienza.
Patrick decise di si'. Il lieve rossore che aveva visto comparire sulle
guance di Chun mentre scappava via dopo averlo baciato, era qualcosa che si
sarebbe portato per sempre dentro...
Un piccolo arcobaleno di sensazioni contro la tempesta delle sue insicurezze…
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