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COME NASCONO LE STORIE DI BORDO di Aristide Gorizia
23 febbraio 2000

    Saltellava leggera sul posto, a piedi nudi inguainati nei morbidi calzari di gomma. La guardia alta, i gomiti accanto al corpo, i pugni stretti fino a sbiancare le nocche appena sotto gli occhi. Lo sguardo concentrato sui suoi avversari. I tre erano tipici teppisti di Nerdala VI e la circondavano ai lati. I teppisti di Nerdala VI erano lottatori abile e particolarmente crudeli. Quello davanti a lui ridacchiava volgarmente e agitava una catena corta.
    Decise che sarebbe stato il suo primo bersaglio.
    Senza ascoltare i commenti lubrici, colpì il primo nell'inguine con un calcio di punta, poi diede una gomitata sul volto alla sua destra e scaricò una sequenza micidiale di destro/sinistro al suo avversario di sinistra. Il primo, che ancora si teneva l'inguine dolorante con entrambi le mani, la fece oggetto degli epipeti più scurrili che avessa mai sentito. Lei puntò il piede sinistro e con un salto in rotazione accompagnato dal miglior urlo che potesse emettere, lo colpì alla testa, staccandogliela di netto dal collo. Il corpo decollato cadde prima in ginocchio, poi stramazzò a terra, lasciando colare sul pavimento una pasta gelatinosa mentre la testa rotolava fino alla parete.
    Rimase sorpresa da quello sviluppo. Perse alcuni istanti a guardare stupita e disgustata quel corpo e non si accorse che uno degli altri due aveva raccolto una mazza e stava per colpirla. Fortunatamente, non aveva perso del tutto la concentrazione e la vide arrivare con la coda dell'occhio. Non era pronta per controbbattere l'attacco per cui si lasciò cadere pesantemente sul pavimento e disse
    -Computer, bloccare programma.-
    La figura rimase congelata con la mazza posta dove fino a un attimo prima si trovava la sua testa. Tabatha Morgan emise un sospiro di sollievo. Aveva volutamente abbassato il livello di sicurezza del suo programma di allenamento ma non si aspettava quel rivoltante sviluppo.
    Affannata più dalla sorpresa che dalla fatica, ancora stesa per terra, girò lo sguardo verso la testa che era rotolata diversi metri dal suo corpo. Come nei migliori film orror di antica fattura, era congelata con un espressione di dolore ma aveva qualcosa che non andava.
    Andò a prenderla e vide che i suoi sospetti erano confermati.
    -Computer mostrare il codice base del programma "Morgan_allenamento #4"-
    Si sedette sul pavimento incrociando le gambe mentre il computer visualizzò un monitor all'altezza dei suoi occhi. Si mise a scrollare per qualche istante le linee codice del suo programma fin quando non trovò l'errore che aveva commesso. Nella fretta di programmare i suoi avversari di lotta con la maggiore abilità possibile, aveva dimenticato di dare loro la definizione necessaria per essere realistici. In pratica, se avessa lasciato al computer il compito di definire il personaggi, questi non si sarebbero smembrati con un solo colpo di un calcio in rotazione.
    Il problema dei personaggi predefiniti però é che spesso non hanno la sufficiente abilità per soddisfare le richieste particolari. Erano sottoprogrammi standard fatti per soddisfare la maggior parte delle richieste. Per modificarli bisognava entrare nel loro codice base ma a questo punto, tanto valeva costruirsene uno nuovo. Si risparmiava tempo e ci si poteva abbandonare a qualsiasi licenza. L'avversario di sinistra per esempio aveva quattro braccia, cosa impossibile per un umano ma alla Morgan serviva per provare la sua capacità di scaricare pugni in sequenza veloce, evitando quel turbinio di mani e di braccia.
    Guardò la testa del suo avversario che ora giaceva tra le sue gambe. Non aveva notato prima il difetto perché in movimento non si notava la povertà della definizione ma ora che era congelata, riusciva a vederla benissimo. Poi c'era il fatto che anche le interiora del corpo, erano poco definite: il sangue per esempio, pareva gelatina di lampone e non aveva quelle caratteristiche tipiche del sangue vero. Era poco credibile. Alla fine sarebbe stato come combattere contro un cartone animato e alla lunga avrebbe influito sulla sua capacità di applicare quell'allenamento ad una situazione reale.
    Emise un gemito di frustrazione e si abbandonò nuovamente sul pavimento. Tanta fatica per creare un combattimento realistico sprecata. Avrebbe dovuto riscrivere il programma o si sarebbe dovuto trovare un avversario reale abbastanza in gamba da metterla alla prova.
    Stava per ordinare al computer di cancellare il suo programma quando sentì l'ingresso alle sua spalle aprirsi.
    Si mise seduta immediatamente per vedere chi era entrato.
    -Chi?...oh salve comandante!-
    Il comandante Dhek sbirciava attraverso la porta per vedere se poteva entrare senza pericolo. Indossava anche lui un completo bianco da allenamento e Morgan pensò che probabilmente aveva avuto la sua stessa idea. E sorrideva.
    -Posso entrare signor Morgan?-
    -Comandante Dhek! la prego entri. Tanto ho finito.-
    -La prego signor Morgan, mi chiami Tomeron. Non sono in servizio. Vedo che anche lei ha avuto l'idea di allenarsi un pò.-
    -Gli amici mi chiamano Tabatha. Si, cerco di farlo più spesso possibile ma sa com'é...a volte il servizio...-
    -Capisco benissimo. In effetti non mi aspettavo di trovare qualcuno qui a quest'ora.- Poi indicò la testa ancora tra le mani dell'ingegnere e disse.
    -Un nuovo programma gotico-splatter del capitano?-
    All'inizio Morgan non capì poi ricordò imbarazzata quello che aveva tra le mani e cercò imbarazzata una scusa valida.
    -Oh, no...- quell'uomo pareva avere il potere far arrossirla. -Questo é solo...il brutto risultato di un brutto programma.- E fece cadere il reperto.
    -Bene - disse il trill -Altrimenti avrebbe dovuto ricordarmi di non lottare mai con lei se é così che riduce i suoi avversari.-
    Morgan raccolse un asciugamano che giaceva poco lontano.
    -Non si preoccupi. In genere non sono tanto cruenta con i miei avversari. Computer cancellare programma "Morgan_allenamento #4" dal mainframe!-
    I corpi sparirono dal locale compreso il finto sangue che inbrattava il pavimento e le mani del tenente Morgan.
    -Visto? - disse agitandole pulite -Si potesse ripulire così facilmente lo sporco della sala macchine, si vivrebbe meglio nella sezione ingegneria.-
    Il comandante Dhek apprezzò la battuta con un sorriso smagliante.
    -Non mi dica che va già via. Non le andrebbe di fare una sessione insieme?-
    In realtà Morgan non vedeva l'ora di trovarsi nella sua cabina e contemporaneamente, di abbrancarlo. Decise per la prima.
    -Si, é ora che riprenda il mio turno di servizio. Si potrebbe organizzare per un altra volta.-
    Dhek abbozzò il diniego e promise la sua disponibilità. Poi lasciò andare l'ingegnere.
    Morgan si incamminò verso la sua cabina. Aveva bisogno di una doccia; fredda per quanto fosse possibile.
    Calma ragazza, si disse. Il comandante Dhek, per quanto carino, era un pò troppo al di sopra delle suo possibilità. E poi chi diceva che non potesse essere sposato? Era già stata scottata da una relazione con un uomo sposato. Non voleva ripetere l'esperienza.
    Nel corridoio passò accanto ad una sala teletrasporto secondaria e la porta si aprì improvvisamente lasciando uscire un tenente addetto.
    -Oh, scusa Tabatha, sei tu grazie a dio. Hai visto il comandante Dhek per caso?-
    -Si. L'ho lasciato una paio di minuti fa sul ponte ologrammi. Perché Andy?-
    -Guai. Senti, visto che sei qui, puoi darci una mano? -
    Il tono dell'addetto al teletrasporto era piuttosto sommesso e preoccupato.
    -Qualcosa che non và col teletrasporto?
    -Vieni dentro e guarda da te. -
    Morgan non sapeva che aspettarsi e rimase stupita dalla scena. Sulla piattaforma c'era il tenete Newport in ginocchio, a quattro zampe, che emetteva strani suoni gutturali. Poco lontano un sottoufficiale tellarite lo osservava disgustato.
    -Che é successo?- disse avvicinandosi al capo ingegnere.
    -Ha chiamato dalla stazione per farsi portare a bordo ed appena si é materializzato é successo...questo.-
    Appena si fu avvicinata abbastanza, la Morgan fu aggredita dall'odore acre del vomito. Il capo ingegnere tentava ancora di liberarsi la gola da qualcosa.
    -EeeK! che schifo! - Esclamò la ragazza. - Non é mai accaduta una cosa del genere per colpa del teletrasportatore.-
    -Annusi bene,- disse il tellarita. -La colpa non é del teletrasporto. Sotto l'odore del suo...intestino, c'é quello dell'alcool. Questo tipo é ciucco come un barile-
    L'olfatto dei tellariti é notoriamente molto sensibile ma anche la Morgan ebbe qualche zaffata riconoscibile.
    -Maledizione, dobbiamo portarlo in infermeria- Sentenziò la ragazza. A questo punto anche Newport si fece sentire.
    -No! Niente Infiermieria! - la sua voce era strascicata e impastata. -S'é nho abbastanza di vulcanianii.- La Morgan lo osservò compassionevole.
    -Non ha voluto farsi portare dal dottor Selenjak. Vuole tornarsene in cabina con le sue gambe.-
    -Dopo aver lasciato qui il suo pranzo a quanto pare.- aggiunse il tellarita.
    -Ma non possiamo certo lasciarglielo fare. Lo portero io nella sua cabina.-
    -C'é la farai? Potrei teleportarlo direttamente lì- -Non so se sarebbe consigliabile. E poi sono abbastanza robusta. Forza, vediamo se riusciamo a farlo star in piedi.-
    Il capo ingegnere li precedette riuscendo ad alzarsi da solo su due gambe, anche se barcollante.
    -Poscio farceila anche da sciolo. - Ma dopo un istante, perse il controllo del baricentro e ricadde di nuovo sulle ginocchia.
    Il tenente addetto si avvicinò a Morgan e gli mormorò sottovoce.
    -È una fortuna che ci sia tu. Poco prima che arrivasse, e venuto il comandante Dhek a fare un controllo. Se tornasse e trovasse questo macello, sarebbe un guaio per Newport.-
    -Tenente Newport...non comandante, sic!- disse una voce dal pavimento.
    -D'altra parte non possiamo neanche lasciare il posto. Stiamo aspettando di imbarcare dei rifornimenti e non possiamo proprio allontanarci.-
    Morgan aveva capito benissimo la situazione.
    -Non preoccuparti. Ci penso io.-
    -Grazie. Vorremmo proprio evitare di causargli dei guai. Credo che ne abbia già abbastanza per conto suo.-
    Tabatha fu daccordo e pensò che fosse una fortuna che finalmente avevano un consigliere a bordo. Se il capo ingegnere si riduceva a quel modo...
    In tre cercarono di rimetterlo in piedi per permettere a Morgan di accompagnarlo fino alla sua cabina ma ebbero scarsa fortuna. L'ufficiale superiore si dimenava convinto di riuscire a mantenere l'equilibrio e non riuscendoci, trascinava anche gli altri tre per terra. O quasi.
    La situazione su risolta dal tellarita, che dopo aver fatto da cuscinetto al capo ingegnere una volta di troppo, perse la pazienza e gli sferrò un pugno.
    Morgan lo guardò stupita.
    -Non preoccuparti- disse l'alieno -L'ho fatto apposta per metterlo fuori combattimento. Altrimenti qui non finivamo mai.-
    In effetti, dopo aver perso i sensi, il capo ingegnere fu più docile e Tabatha riuscì a caricarselo sulle spalle più facilmente. Uscì dalla saletta teletrasporto lasciando gli altri due che si adoperavano per pulire il disastro che il capo ingegnere aveva lasciato dietro di se. Le loro voci si afflievolirono pian piano che si allontanava.
    -Vino Gamzain?- Non lo so. Potrebbe essere brandy Sauriano.-
    -...Forse whiskey di Aldeberan- -Non credo. Poco verde...-
    La Morgan era abbastanza forte e robusta da reggere il peso del suo capo ma comunque si disse fortunatamente che la cabina del suo fagotto non fosse troppo lontana. Solo un ponte più in basso. Riuscì a trasportarlo con facilità e discretamente grazie al fatto che quella parte della nave, a quell'ora antilucana, non era molto frequentata.
    Comunque tirò un sospiro di sollievo quando sentì la porta della cabina di Newport chiudersi alle sue spalle. Con un ultimo sforzo lasciò cadere il corpo morto sul letto. Il capo ingegnere doveva essere passato dallo svenimento al sonno durante il trasporto perché appena toccato il letto, abbrancò le lenzuola e si girò su un fianco gemendo delle frasi intellegibili.
    Morgan non pensò affatto di spogliarlo e stette a guardarlo nella penombra della cabina. Sperò per il suo bene che non dovesse prendere servizio troppo presto ignorando che il capo ingegnere aveva ancora ventiquattrore di franchigia da consumare.
    Nonostante il disordine, la stanza appariva spoglia e in disordine.
    Nell'aria aleggiava uno strano...fetore. Più un odore di chiuso, come se l'aria fosse viziata da troppo uso. Si avvicinò ad una ventola per il ricambio dell'aria e notò che questa non era in funzione. Bene, si disse, riparazione numero quattordici della lista odierna. Ma non finiva li. In ogni cabina c'erano almeno cinque prese d'aria. Non era possibile che tutte e cinque fossero spente, ed in effetti lo erano tutte. A questo punto pensò che ci fosse qualcosa di strano ma non poté farci nulla. Non valeva la pena di cominciare a ripararle con la tenuta da allenamento addosso. E neppure col capo ingegnere che dormiva alla grossa nel letto. Avrebbe mandato un tecnico più tardi.
    Uscì dalla stanza, notando che il capo ingegnere aveva l'abitudine di parlicchiare nel sonno. Nel corridoio si chiese per quale motivo si fosse ridotto in quel modo, ma in effetti non erano fatti suoi. Sul lavoro non aveva nulla da lamentarsi del tenente Newport. Quello che faceva nel suo tempo libero, riguardava solo il gruppo di comando. I due tecnici del teletrasporto non avrebbero certo denunciato l'accaduto ma un astronave di mille persone era come un piccolo paese; prima o poi si veniva a sapere tutto di tutti.
    E non é detto che sulla base spaziale qualcuno non avesse visto sbronzarsi. Scosse le spalle per levarsi dalla testa quel problema e mentre attaversava l'uscio della sua cabina, si chiese colpevolmente se il comandante Tomeron Dhek fosse sposato…



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