-Coscii tu esscerre il cucciolo che vuole lavorrrarre con me?-
-S..si...-
Il naausicano era ancora più alto di una testa e mezzo nonostante fosse
parecchio anziano e curvo. Newport era evidentemente ansioso. Stingeva la
sacca convinto che da li a poco avrebbe dovuto usarla come arma mentre
cercava di decifrare lo sguardo di quei piccoli occhi neri.
L'alieno alzò una mano sporca e la poggiò sulla sua spalla.
-No paura. Io no cascta guerrrierro. Io commerrcio.- Poi si batté il petto
con delicatezza. -Io no mangio più uManji-
Newport trasalì. Il naausicano si esprimeva a malapena in standard e aveva
un modo buffo di arrotondare le esse e le erre ma era stato piuttosto
chiaro nel significato. Il ragazzo si chiese se fosse ancora in tempo per
prendere la navetta di ritorno.
Poi dalle fauci di quel gigante nacque uno strano singhiozzo.
-No paura. Io sccherzo. Tu tremi, paura?- Newport riuscì solo ad assentire
con la testa. Appena un pò. Il singhiozzo divenne più forte. Il naausicano
stava ridendo.
In vita sua Johnny Newport ne aveva visto di cotte e di crude ma i suoi
vent'anni non lo avevano preparato ad affrontare degli alieni che si
dichiaravano antropofaghi.
Certo, aveva conosciuto parecchi extraterrestri, vuncaniani, andoriani,
betazoidi e questo solo sulla terra. Sulla Kairon aveva anche corteggiato
una tipa dalla pelle verde che per quanto fosse umanoide, certo non era
umana. Ma erano tutte razze federali. Normali, da un certo punto di vista.
Un Naausicano non lo aveva mai incontrato.
Ne aveva sentito parlare un sacco e si diceva che erano di poco migliori
dei klingon. Questo che aveva davanti aveva un odore particolare. No, si
disse, puzzava decisamente.
Se il vecchio naausicano aveva un odore così forte, come dovevano essere i
klingon? Johnny cercò di non pensarci, aveva fatto quella scelta di sua
libera iniziativa e non poteva tornarsene con la coda tra le gambe, non
dopo quello che aveva fatto per congedarsi e trovare quell'ingaggio.
Era sbarcato dalla Cinthia-Pel solo dodici ore prima, il tempo di sistemare
un paio di cose e si era recato all'incontro con quello che per il prossimo
futuro, sarebbe stato il suo comandante e boss. Aveva risposto ad un
annuncio che ricercava un tecnico di sala macchina per un cargo trasporto
di piccolo cabotaggio. Con solo quattro uomini di equipaggio, e si era
trovato davanti un gigante naausicano di almeno cent'anni. Almeno così
pareva dai capelli che parevano lanuggine grigio sporco.
Aveva da tempo deciso di lasciare la flotta stellare. Sapeva che non faceva
più per lui. Troppe regole, troppi doveri, troppe persone a cui dover dare
retta. Specie se avevi il grado di guardiamarina.
Non faceva per lui.
Si era guardato in giro per trovare qualcosa più confacente e che non lo
costringesse a ritornare sulla terra. Ed era stato fortunato.
Un piccolo cargo, piccolo cabotaggio per lunghe distanze e piena libertà di
movimento, anche se ora non era più tanto sicuro di aver fatto la cosa
giusta.
Maledizione si disse. Il tempo passato nella flotta lo aveva intimorito più
di quanto pensasse. All'età di diciotto anni si sentiva un duro. Uno che si
era particamente fatto da solo. Ma era a casa, a Birmhingham. Ora le cose
erano un pochino cambiate.
Acamar II era un vero ricettacolo di stranezze. Ex avamposto sul confine
klingon, con la caduta della zone neurale era diventato un porto di
transito da o per la federazione. Per tutti ma non per klingon, che si
rifiutavano anche solo di accostarvisi. Superstizione si diceva, ma a
quanto pare, quensto non fermava i popoli che una volta si trovavano nella
sfera d'influenza di QoNos e che non vedevano l'ora di entrare a far parte
della ricca famiglia federale.
Il naausicano portò Newport a vedere la sua nave e mentre attraversavano la
passeggiata della base, si accorse di attirare fin troppi sguardi
interessati.
La divisa, si disse l'ex guardiamarina.
Ancora non aveva avuto il tempo di cambiarsi in abiti civili e portava
ancora l'uniforme della flotta.
Avrebbe dovuto cambiarsi al più presto. Non piaceva a quei sguardi.
Ora, sulla stazione spaziale di Triven Soth, la sua divisa non attirava più
sguardi minacciosi.
Neanche sapeva perché fosse lì.
Due ore prima era alle prese con una routine di manutenzione nella sala
macchine della Unicorn ed ora si trovava seduto su una panchina del ponte
passeggiata del centro Triven Soth.
Oh , bé. Sapeva benissimo perché si trovasse lì. Non che gli piacesse, ma
ormai era lì e non valeva di fare tante storie. Appena attraccata la nave,
il capo ingegnere aveva ricevuto un invito ad un incontro con i suoi
"parenti" vulcaniani. A quanto pare la capostipite della famiglia aveva
anticipato il suo rifiuto, mettendolo in condizione di non poterlo fare. In
effetti, era stata una comunicazione piuttosto scarna, cosa insolita per i
vulcaniani, e si era sentito obbligato ad andare.
Comunque, era giunto un pò in anticipo al punto di incontro prestabilito;
una panchina del piccolo giardino che affacciava dalla passeggiata della
stazione orbitante.
L'aria in quel punto sembrava più pulita del solito. Era solo una
sensazione ovviamente, ma dopo tanto tempo passato al chiuso di un
astronave, anche il finto cielo che sovrastava le piante, aveva un effetto
rilassante.
Newport si rilasso dunque. Si accomodo sulla panchina, allargò la braccia e
chiuse gli occhi nel tentativo di dimenticare per un pò i suoi guai.
Poi si senti chiamare: -...JohnnyBee??-
Trasalì con un sussulto. Erano secoli che nessuno lo chiamava in quel modo.
-Si! Sei proprio tu Johnny Newport?-
Il capo ingegnere non poteva crederci: -Cameron?
-Si! Per il grande uccello! Quanto tempo!?! JohnnyBee!!-
Newport cercò con gli occhi una via di fuga per evitare un caloroso e
possente abraccio ma arrivò troppo tardi alla conclusione che poteva solo
lanciarsi dal balcone.
Cameron Curtis era il suo compagno di stanza ai tempi della scuola per
ingegneri su Utopia Planitia. Grosso come un orso e altrettanto forte, era
dotato di una espansività incredibile, pari quasi al suo talento con le
macchine. Probabilmente era l'unico amico che ricordasse di avere.
Mentre cercava di respirare, ebbe l'impressione di sentire un paio di
costole incrinarsi ma riuscì a emettere una labile battuta -...che
combinazione....-
-Già, é vero! Ma pensa te! Dopo tanto tempo...un mucchio di tempo.-
-Già, una vita...-
-Quasi non ti riconoscevo con quella ragnatela di cicatrici che ti ritrovi
in faccia. Che diavolo ci fai a Triven?-
In capo ingegnere non riusciva ancora a respirare bene.
-Beh...mi trovo qui con la mia nave. Ora sono in franchigia.-
-Bene allora! Dobbiamo raccontarci un sacco di cose. -
E la schiena di Newport fu raggiunto da una pacca da mozzare il fiato.
-Mi avevano detto che avevi lasciato la flotta ma doveva essere una bufala
se porti ancora questa uniforme. Su che nave stai?-
Newport aveva l'impressione di aver perso qualche pezzo...-la Unicorn. Sono
capo ingegnere a bordo della Unicorn.-
-Quel vecchio rottame? Oh signore, pensavo che le avessere tolte dal
servizio le galaxy. Dammi retta, il futuro sono la Sovereign o le piccole
valiant. Oh gesù, che bello rivederti!- E giù un altra pacca.
Newport sapeva di essere in anticipo con l'appuntamento ma sperò
ardentemente che i vulcaniani che aspettava si facessero vivi al più
presto. Non credeva che sarebbe sapravvissutto a tutto quell'affetto.
-Che ci fai tu qui, piuttosto. Ti credevo ingegnere capo da qualche parte...-
Il gigantesco ingegnere si accasciò sulla panchina e si mise comodo.
-Oh, lo sono stato. Almeno per un pò. Ma sai come va a finire, alla fine mi
sono stancato di girare continuamente e mi sono trovato un posto fisso,
vicino alla famiglia.-
-Hai famiglia? Non lo sapevo...-
-Si mi sono sposato un paio di anni fa. Non mi soprende che non lo sappia.
In realtà é stata una cerimonia piccola e molto privata. E poi tu eri
sparito dalla circolazione...-
-Si...all'epoca avevo altro da fare.-
-Comunque! Sono qui per incarico del mio capo; il comandante Pete Harkins.
Lavoro con lui al progetto MIDAS. Devo procurare alcuni componenti
essenziali piuttosto rari che pare abbiano solo alcuni Viridiani che
transitano da queste parti.-
-Progetto MIDAS? Non ne ho mai sentito parlare.-
-"The Mutara Interdimensional Deep-space transponder Array." Un affare
enorme posto ai limiti di deep space nove, ma da le sue soddisfazioni. Non
hai neanche idea di quello che siamo riusciti a fare, tempo fà.-
-Che avete fatto? Siete riusciti a rendere i cardassiani un popolo tranquillo?-
-Ha, ha! No, niente di tanto utile purtroppo. Però pensa, siamo riusciti ad
aprire in micro tunnel spaziale artificiale e a comunicare con la Voyager!
E non indovinerai neanche chi é stato a riuscirci!-
Ora il capo ingegnere era curioso.
-La Voyager? La nave scomparsa? Come avete fatto? avete aperto un canale
con l'altro mondo per caso?-
-Non era affatto distrutta. È stata semplicemente "trasportata" a
settantamila anni luce da qui. Dall'altra parte della galassia, nel
quadrante delta.-
-Nel quadr...e siete riusciti a contattarla? Mi stai prendendo in giro? La
cosa é enorme!-
-Non é qualcosa che si sa in giro in effetti, ma non é coperto da segreto e
quindi é solo questione di tempo prima che si sappia. Indovina invece chi é
stato a fare il miracolo. Non ci crederai mai...-
-Non ne ho la più pallida idea. Chi é stato?-
-Ricordi quell'allucinante studente del terzo anno che stava con noi e che
chiamavamo "l'imbranato"?-
-No...no aspetta, si. Non si chiamava Bartle o qualcosa di simile.-
-Reginald "Reg" Barclay, proprio lui. Vedesti che tipo. In vecchio Harkins
non voleva che neanche si avvicinasse ai controlli e lui come se niente
fosse, si é rivolto all'ammiraglio Paris. Questo non gli ha voluto dare
subito il permesso di eseguire un esperimento e Barclay ha preso
l'iniziativa senza che nessuno se l'aspettasse. Ci sono voluti quattro
guardie della sicurezza per avere la meglio. Ma lui aveva già finito e,
fortunatamente per lui, ha avuto successo.-
-E che c'entrava l'ammiraglio Paris? E lui il direttore del MIDAS?-
-Oh, no. Non sapevi che il figlio si trovava a bordo della Voyager quando é
scomparsa?-
-Beh, no...neanche so chi fosse-
-Beh, c'era. Avresti dovuto vederlo quando il capitano della Voyager gli
raccontato del figlio. Quasi si metteva a piangere.-
Newport era ancora stupito dalla notizia
-Incredibile...un micro tunnel spaziale...-
Curtis sembrava orgoglioso come se l'avesse creato lui. -Già. Ti rendi
conto delle implicazioni? Tra qualche anno, niente più motori a curvatura.
Basterà aprire un tunnel artificiale e...slap! ti ritrovi a centomila anni
luce in mezzora. Oppure nella galassia di Andromeda o a 40 Eridani, se
proprio ti serve. Finalmente potremo andare a prendere a calci i Borg a
casa loro.-
-Un momento, un momento. Come sarebbe che tutto questo non é coperto da
segreto? È una notizia grossa! Pensa che qualcuno lo venisse a sapere. Che
so, i romulani, i cardassiani...-
-Oh, ma loro lo devono sapere. È qui il trucco. Certo la tecnologia che sta
alle spalle é segretissima e sicuro non starò qui a raccontartela, ma la
notizia in se stessa gli deve arrivare. Gli alti comandi sono convinti che
se i nemici della federazione sanno di cosa siamo capaci, ci penseranno
almeno due volte prima di darci fastidio. Non so fino a che punto possa
essere valido un ragionamento del genere, ma tant'é, fortunatamente non
sono io che decido.-
Concluse scetticamente. Poi si alzò e disse;
-Senti ora non ho tempo, perché non ci vediamo stasera e non mi racconti
come ti sei fatto sfigurare in quel modo?-
Newport ricordava benissimo come finivano le serate con Cameron Curtis. Si
chiese se il suo fegato avesse ancora la forza di reggere il ritmo di
Curtis.
-Non lo so Cameron. Non so se sarò libero stasera. Perché non mi chiami
sulla Unicorn verso le otto? Ti saprò dire con certezza.-
Curtis lo guardò con affetto. -Vabbé, capisco. I doveri di un capo
ingegnere non finiscono mai a quanto pare. Però non sparire di nuovo.
Dobbiamo ricordare i vecchi tempi.-
-Certo! Voglio sapere di tua moglie e di come diavovolo hai fatto a
trovarne una!-
-Ah, ah. Certo. E mi dirai anche come hai fatto a non rimare incastrato
anche tu. Se ricordo male c'era una betazoide che aveva certi pensieri su
di te che non c'era bisogno di essere telepatici per capire che avesse in
mente.-
Newport si strinse le spalle e afferrò con calore l'enorme mano che il suo
amico gli porse. Lo vide allontanarsi sollevato che qualcosa non fosse
cambiato col tempo. Cameron Curtis era ancora l'amico che ricordava con
piacere.
Poi nel suo campo visivo, entrò un volto alieno.
-Buongiorno comandante Newport. Finalmente abbiamo la possibilità di
incontrarci.-
-Non sono comandante. È qualcosa di cui posso fare a meno per ora.-
Newport immaginava che si sarebbe presentato un vulcaniano all'incontro ma
non ne aveva mai visto quattro tanto formali.
Erano vestiti alla maniera dei commercianti e quello che lo aveva salutato
inarcò il classico sopraciglio quando vide la sua reazione.
Gli altri tre avevano il cappuccio alzato sulla loro testa. Newport non
riusciva a vederli in volto.
-Mi era stato assicurato che lei sarebbe stato promosso prima di
incontrarci. Ci sono stati dei problemi burocratici al riguardo?-
-Nessun problema. Non vedevo il motivo per accettare un incarico del genere
e perciò l'ho rifiutato. Spero che questo non sia un problema per lei.
Chiunque lei sia...-
Il vulcaniano non pareva più particolarmente colpito dall'aggressività del
capo ingegnere ma certa gente é fatta così...comunque ricordò subito le
buone maniere.
-Lei ha ragione. Il mio nome é Subok. Spero che vorrà perdonarmi la scortesia.-
-Come non detto. Non ha importanza. Vuole però presentarmi i suoi amici?
Tanto per mantenere le formalità.-
Gli altri si levarono il cappuccio all'unisono e Newport fu stupito quando
gli si rivelò una faccia conosciuta.
-...T'Alia. -
-Ben trovato, John Bartolomew.-
Fredda come il sorriso di un giudice...
La ragazza che Newport ricordava, tanto curiosa dei costumi terrestri, non
aveva lasciato traccia nella donna che aveva davanti.
Subok si intromise tra i due e presentò i rimanenti componenti del gruppo.
Il capo ingegnere dimenticò immediatamente i loro nomi. La giornata a
quanto pare, aveva preso una piega surreale. Sembrava che le amicizie che
aveva coltivato in gioventù, avessero deciso di presentarsi tutte su Triven
Soth. A che scopo poi?
-...per quanto, il grado di comandante ci avrebbe facilitato alquanto le cose.-
Newport afferrò a stento il filo del discorso e si accorse che le cose
dovevano essere alqunto più complicate.
-Perché la promozione? Non ha idea dei casini che dovrò affrontare per
questa interferenza nella burocrazia della flotta.-
-Mi scusi ma era per la missione, pensiamo di usare un DeltaFlyer che
aquisteremo da un ferengi. Il grado di comandante le permetterebbe di
pilotarlo senza che sorgano troppi problemi di licenza e permessi.-
-È stata una pessima idea. Sono stato, anzi sono ancora in possesso della
mia licenza di commerciante privato. Sono ampiamente abilitato a guidare o
a condurre veicoli fino alla quarta classe. -
-Senza limiti di percorribilità, a parte ovviamente gli spazi interdetti
dal mio gusto personale e dalla federazione. Un grado superiore non farebbe
altro che intralciarmi.-
-Faremo ritirare la proposta allora. Mi sembra logico che attiremmo meno
l'attenzione se ci presentassimo come dei civili e non...-
-Avete fame?-
La domanda lasciò interdetti i quattro.
-No perché, mi sono accorto che é parecchio che non metto qualcosa nello
stomaco e potremmo parlare del vostro problema comodamente seduti in un
ristorante.-
-Tenente forse lei non si rende conto della gravità della situazione. Non
sono discorsi che si possono fare in locale pubblico.-
-Nessun problema. troveremo un angolino appartato e mi spiegerete con calma
per quale motivo dovrei portarvi in territorio romulano.-
-Non vedo la...-
Newport lo fermò alzando il palmo. -A pranzo.-
E si ritrovarono serviti da un compito cameriere boliano.
Trovato un locale pubblico sulla passeggiata, Newport aveva scelto senza
consultare i suoi compagni, un tavolino al centro del locale. Aveva
intenzione di metterli a disagio, missione relativamente impossibile, ma
valeva la pena di tentare.
Il locale era gestito da un umano ma alle pareti aveva insengne e
decorazioni di tutti i generi. Newport ordinò un piatto a base di carne
rossa mentre gli altri si accontentarono di un insalata vulcaniana e quando
si ritrovarono serviti, si guardarono tra di loro come se volessere fare
ben altro che mangiare.
Newport si armò con le posate e chiese.
-La storia. Ora voglio sapere l'intera storia che sta dietro. Altrimenti
non se ne fà nulla.-
Subok, che a quanto pare era il portavoce di quel gruppetto, prese
anch'egli una forchetta e prese a scrutare con sospetto le erbe che aveva
davanti.
-Non credo che le servirebbe conoscere l'intera storia. Potrebbe metterla
in pericolo.-
-Ci sono abituato al pericolo ma mi piace sapere per quale motivo corro dei
rischi. Forse non ve ne rendete conto, ma entrare in territorio romulano é
già normalmente difficile, farlo di soppiatto é quasi improbo-
I quattro si consultarono senza dire una parola mentre il capo ingegnere
affrontava volenterosamente la bistecca.
-Insisto col dire che non é necessario per lei...-
Newport fissò il vulcaniano cercando di fargli capire che invece era
necessario poi posò le posate nel piatto e li guardò uno ad uno.
-Sentite: per quanto la richiesta di fornirvi il mio aiuto mi sia venuta
dalla persona che forse mi é più cara al mondo, non ho intenzione di essere
catturato per spionaggio dai romulani e finire nella loro versione
personale di RuRa Pente. Non se ne parla molto ma girano delle voci
alquanto inquietanti al riguardo. Senza conoscere la verità e con un buon
motivo, non mi alzerò neanche da questo tavolo per voi.-
Riprese a mangiare senza guardare gli altri. -Allora? Dall'inizio per
favore. Sono tutto orecchi-
Subok emise un sospiro di rassegnazione e dopo quanche istante cominciarono
tutti a mangiare. Per quanche istante rimasero in silenzio, poi Subok, dopo
aver probabilmente raccolto le idee, cominciò.
-Qualche mese fà, dopo la fine del conflitto con i Dominion, arrivarono su
Vulcano delle strane notizie riguardanti il senato romulano. Di per sé non
erano niente di particolare o di preoccupante, il problema era la loro
contraddittorietà. Il governo Romulano ha sempre avuto un comportamento
lineare, quasi ripetitivo, se vogliamo al limite della prevedibilità.
Questo nuovo sviluppo preoccupò gli analisti della condizione romulana. Si
porse l'idea di una infiltrazione aliena tra i membri del senato o nel
governatorato dell'impero. Inflitrazione di cui lei dovrebbe essere a
conoscenza.-
-Dominion? Ma non erano completamente sottomessi?-
-A quanto pare. Ma potevamo, anzi, possiamo esserne del tutto sicuri?.
Pensiamo che i romulani non abbiano la sufficiente esperienza sul pericolo
che rappresentano i dominion e fu deciso di mandare qualcuno sul posto per
raccogliere informazioni di prima mano sulla reale situazione locale e
sulle possibilità che potesse accadere il peggio.-
-Dubito che la flotta non abbia una rete spionistica su Romulus. Di questi
tempi pare che c'é l'abbiano tutti, perché non vi siete servita di quella?-
-Al contrario: la flotta "non ha" una rete spionistica su Romulus. Sarebbe
un rischio diplomatico inaccettabile se venisse scoperta.-
Newport annui inghiottendo un boccone.
-Ho capito. Questa é una cortesia di cui si prende cura il governo
Vulcaniano suppongo. No?-
-Non posso confermarle questo dato. Ma come fà lei a supporlo?-
L'umano alzò le spalle disinteressato a rispondere -Lasciamo perdere. Vada
avanti.-
-Bene allora. La situazione é questa: Da tre settimane non abbiamo più
notizie di un nostro informatore. Si impone una ricerca ed eventualmente
un...salvataggio.-
L'esitazione finale fece intendere che non consideravano il loro
informatore perduto. Ma comunque abbastanza in cattive acque da rendere
piuttosto rischiosa la gita su Romulus.
Newport rimase in silenzio, concentrato sul piatto che aveva davanti,
tentando di considerare tutte le implicazioni che gli si prospettavano
davanti.
-Ricerca e salvataggio? Tutto qui?- Chiese dubbioso.
-Nient'altro. Il problema maggiore é riuscire ad arrivare fino al pianeta
centrale dell'impero senza destare sospetti. E mi é stato riferito che lei
lo ha già fatto.-
Newport scosse la testa negando.
-Le hanno dato un informazione errata. Non sono mai arrivato fino a
Romulus.- La notizia sembrò stupire i quattro.
-È vero che sono entrato spesso in territorio romulano, ma fino al pianeta
centrale non ci sono mai arrivato. Anzi, mi pare strano che pensiate fosse
possibile. Forse provando con un vascello occultato...non certo con un
DeltaFlyer...No, no. Il territorio romulano che dà sulla federazione é
pesantemente pattugliato. Da quello che ricordo, ci sono almeno cinque reti
di controllo tra la zona neutrale e la provincia centrale. Solo un Vascello
occultato potrebbe farcela e con mooolta attenzione.-
-Abbiamo considerato la possibilità di utilizzarne uno ma non c'é ne sono
disponibili se non rivolgendosi ai klingon. E chiederlo ai klingon
significherebbe dirlo direttamente ai romulani. Vorremmo conservare un
basso profilo.-
-E poi- intervenne T'Aria -È una questione che dobbiamo risolvere tra di
noi. Il disperso é un nostro parente.-
-Un parente? Questo non me l'avevate detto.-
-Un nostro cugino che era ampiamente preparato a ciò che andava incontro.
Il suo grado di parentela non ha minimamente influito sulla sua
assegnazione.-
-Intanto però é disperso. Tutta la sua preparazione a quanto pare non é
servita a nulla. È per questo che nonna Jones mi ha contattato; voleva
conservare la cosa in famiglia-
-In un certo qual modo...-
-Maledizione!- L'affermazione aveva attirato l'interesse di alcuni tavoli
vicini. Anche per questo, Newport perse l'appetito e comunque tornò ad un
tono più ragionevole.
-Allora non se ne fà nulla.-
-Come...?- Per quanto controllati, i quattro vulcaniani non riuscirono a
trattenere il disappunto.
Newport non attese la loro protesta e iniziò a spiegarsi.
-Vi siete comportati come dei dilettanti. Non per offendervi ma trovo che
affrontare l'impresa con voi porterebbe solo ad una tragica conclusione. E
non é per caso che vi dica come.
Prima di tutto credo che abbiate mandato uno sprovveduto, con chissa quali
intenzioni, a fare un lavoro che potevano svolgere qualcuno già sul posto.
Ci vuole esperienza per andare in territorio ostile alla ricerca di
risposte pericolose. Esperienza che si aquista solo sul posto e non in
qualche università dello spionaggio su Vulcano. Se é sparito senza che voi
ne sappiate perché mi fa solo intuire che lo avete spedito laggiù senza
fornirgli una protezione adeguata e senza avvertire la "vostra" rete
spionistica locale. Quel poveretto, per come la penso io, é già morto.-
Serafico, il vulcaniano non si lasciò smontare.
-Tenente, lei non é al corrente di tutti i fatti.-
-Ha perfettamente ragione ma ho frequentato abbastaza a lungo la zona
neutrale per sapere che tre settimane di silenzio, non sono sempre sempre
sufficienti per avere notizie da Romulus. Se fosse ancora vivo e si stesse
nascondendo per una qualsiasi ragione, lanciandovi al salvataggio,
rischiereste di farlo scoprire e morirebbe subito dopo. Sempre che...non
peggioriate la situazione a loro vantaggio.-
-Come potremmo peggiorare ulteriormente la situazione?-
-Potrebe essere che sia proprio questo che i romulani vogliono.-
-Si spieghi per favore.-
-Ammesso e non concesso, che il vostro agente sia stato scoperto, le
ragioni del suo silenzio possono essere diverse. Primo: potrebbe già essere
morto. A questo punto sarebbe inutile correre dei rischi per recuperare un
cadavere.-
-Abbiamo già preso in considerazione questa opzione ma non abbiamo
informazioni certe al riguardo.-
-...secondo: potrebbe essere una trappola per prendere anche voi. E non é
una possibilità tanto remota.
È il genere di scherzo che un romulano organizzerebbe e sarebbe proprio il
tipo adatto a tipi come voi.-
A questo punto sembrò che il pranzo fosse finito. I quattro ospiti del capo
ingegnere rimasero in silenzio a riflettere sulle parole che avevano appena
sentito. Poi per incanto, uno dei vulcaniani che fin a quel momento non
aveva mai aperto bocca, sentenziò.
-Non possiamo lasciare intentato nulla per recuperare il nostro informatore.-
-Per recuperare le informazioni? -chiese Subok
-No. Perché é la cosa più giusta da fare. Abbiamo deciso insieme di
mandarlo su Romulus. A questo punto non possiamo abbandonarlo a se stesso
solo per comodità politica.-
-John Bartolomew, hai qualcosa da suggerire ?-
Alla domanda della ragazza, qualcosa scattò nell'animo di Newport. Il capo
ingegnere non voleva farsi coinvolgere più di tanto. Era qualcosa che
andava oltre le regole del buon senso. Del buon senso di Newport
ovviamente.
-Il vostro uomo é già morto. E se non lo é, lo sarà tra poco.-
Le parole gli uscirono dure ma inevitabili.
-Avete sentito quello che penso della situazione. Non potete ignorare il
rischio che chiunque correrebbe andando a cercare quella persona su
Romulus.-
-Non possiamo farne a meno. Ci siamo rivolti a lei perché sapevamo della
sua esperienza nell'ambiente dei contrabbandieri che gravitano nella zona
neutrale romulana. Lei é disposto o no ad aiutarci? Questo dobbiamo saperlo
subito, cosi potremo almeno iniziare a cercare un altro modo.-
Newport scosse la testa sempre meno convinto.
-Non é per vigliaccheria ma non posso accettare e vi raccomando caldamente
di non farlo. È un suicidio.-
Subok si alzò imitato dopo qualche istante dai suoi compagni. Newport perse
il coraggio di guardarli negli occhi, ma aveva delle ottime ragioni per
rifiutare.
-Allora credo che la nostra conversazione finisce qui. Non ha senso cercare
di convincerla quando é così chiaramente contrario alla proposta. Per
quello che ci serve, ci rivolgeremo altrove. Su questa base ci sono i
contatti giusti per cercare quello che ci serve e forse abbiamo fatto uno
sbaglio fin dall'inizio: dovevamo rivolgerci a quancuno più in alto di lei.-
-Perché mi dice questo? Crede che un mio superiore potrebbe convincermi
meglio di quanto potesse fare una richiesta di mia nonna?-
-Non é forse così? Non é un ufficiale della flotta stellare, con doveri e
responsabilità?-
-Non lo sono abbastanza da commettere suicidio. Comunque non é così che si
fanno le cose nella flotta. Come vulcaniano dovrebbe sapere bene come ci si
comporta. Vuole andare nell'impero romulano di nascosto? Bene, é già stato
fatto e probabilmente verrà rifatto di nuovo ma deve riconoscere quando un
azione é inevitabile e quando invece ci si và a ficcare in una trappola. Mi
creda, neanche la Unicorn potrebbe tentare una cosa del genere senza
rischiare una guerra.-
-Tenente Newport, lei dovrebbe sapere quanto me che il primo passo per
evitare una trappola é conoscerne l'esistenza. Ed ora che lei ci ha
ampiamente avvertito, siamo più che mai obbligati a fare qualsiasi
tentativo per riuscire.
Arrivederci.-
I quattro infilarono l'uscita del ristorante perdendosi nella folla che
girava sulla passeggiata. A Newport rimasero solo quattro pasti consumati a
metà e il conto da pagare. Firmò il datapad del conto senza pensarci su e
rimase seduto a finire il sinto-vino che aveva ordinato per accompagnare la
carne. Per qualche istante considerò l'idea di ordinarne dell'altro con una
gradazione alcolica maggiore ma poi lasciò perdere.
Maledizione, si disse. Maledizione, maledizione ed ancora maledizione!
Sapeva che i vulcaniani non tendevano a dare giudizi affrettati ma sapeva
anche il loro commento sarebbe stato lapidario: lo avrebbero considerato un
vigliacco.
Era logico tutto ciò? No, ma che importanza aveva, loro avevano una esigenza
e lui gli aveva dato tutti degli ottimi motivi per non esaudirla. Che
importava che da tutto ciò dipendesse la vita di un uomo perduto in
territorio ostile.
Andarlo a cercare e salvarlo era l'unica cosa giusta da fare, anche dal
punto di vista di Newport, ma a quelle condizioni...quante altre persone
sarebbero morte o finite nella mani dei romulani?
L'unica cosa giusta da fare.
Dio ci protegga da chi fà sempre la cosa giusta, perché in genere la fà
spesso a scapito di qualcun altro.
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