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RICORDI E PROSPETTIVE di Aristide Gorizia
19 febbraio 2000

    -Coscii tu esscerre il cucciolo che vuole lavorrrarre con me?-
    -S..si...-
    Il naausicano era ancora più alto di una testa e mezzo nonostante fosse parecchio anziano e curvo. Newport era evidentemente ansioso. Stingeva la sacca convinto che da li a poco avrebbe dovuto usarla come arma mentre cercava di decifrare lo sguardo di quei piccoli occhi neri.
    L'alieno alzò una mano sporca e la poggiò sulla sua spalla.
    -No paura. Io no cascta guerrrierro. Io commerrcio.- Poi si batté il petto con delicatezza. -Io no mangio più uManji-
    Newport trasalì. Il naausicano si esprimeva a malapena in standard e aveva un modo buffo di arrotondare le esse e le erre ma era stato piuttosto chiaro nel significato. Il ragazzo si chiese se fosse ancora in tempo per prendere la navetta di ritorno.
    Poi dalle fauci di quel gigante nacque uno strano singhiozzo.
    -No paura. Io sccherzo. Tu tremi, paura?- Newport riuscì solo ad assentire con la testa. Appena un pò. Il singhiozzo divenne più forte. Il naausicano stava ridendo.
    In vita sua Johnny Newport ne aveva visto di cotte e di crude ma i suoi vent'anni non lo avevano preparato ad affrontare degli alieni che si dichiaravano antropofaghi.
    Certo, aveva conosciuto parecchi extraterrestri, vuncaniani, andoriani, betazoidi e questo solo sulla terra. Sulla Kairon aveva anche corteggiato una tipa dalla pelle verde che per quanto fosse umanoide, certo non era umana. Ma erano tutte razze federali. Normali, da un certo punto di vista. Un Naausicano non lo aveva mai incontrato.
    Ne aveva sentito parlare un sacco e si diceva che erano di poco migliori dei klingon. Questo che aveva davanti aveva un odore particolare. No, si disse, puzzava decisamente.
    Se il vecchio naausicano aveva un odore così forte, come dovevano essere i klingon? Johnny cercò di non pensarci, aveva fatto quella scelta di sua libera iniziativa e non poteva tornarsene con la coda tra le gambe, non dopo quello che aveva fatto per congedarsi e trovare quell'ingaggio.

    Era sbarcato dalla Cinthia-Pel solo dodici ore prima, il tempo di sistemare un paio di cose e si era recato all'incontro con quello che per il prossimo futuro, sarebbe stato il suo comandante e boss. Aveva risposto ad un annuncio che ricercava un tecnico di sala macchina per un cargo trasporto di piccolo cabotaggio. Con solo quattro uomini di equipaggio, e si era trovato davanti un gigante naausicano di almeno cent'anni. Almeno così pareva dai capelli che parevano lanuggine grigio sporco.
    Aveva da tempo deciso di lasciare la flotta stellare. Sapeva che non faceva più per lui. Troppe regole, troppi doveri, troppe persone a cui dover dare retta. Specie se avevi il grado di guardiamarina.
    Non faceva per lui.
    Si era guardato in giro per trovare qualcosa più confacente e che non lo costringesse a ritornare sulla terra. Ed era stato fortunato.
    Un piccolo cargo, piccolo cabotaggio per lunghe distanze e piena libertà di movimento, anche se ora non era più tanto sicuro di aver fatto la cosa giusta.
    Maledizione si disse. Il tempo passato nella flotta lo aveva intimorito più di quanto pensasse. All'età di diciotto anni si sentiva un duro. Uno che si era particamente fatto da solo. Ma era a casa, a Birmhingham. Ora le cose erano un pochino cambiate.

    Acamar II era un vero ricettacolo di stranezze. Ex avamposto sul confine klingon, con la caduta della zone neurale era diventato un porto di transito da o per la federazione. Per tutti ma non per klingon, che si rifiutavano anche solo di accostarvisi. Superstizione si diceva, ma a quanto pare, quensto non fermava i popoli che una volta si trovavano nella sfera d'influenza di QoNos e che non vedevano l'ora di entrare a far parte della ricca famiglia federale.
    Il naausicano portò Newport a vedere la sua nave e mentre attraversavano la passeggiata della base, si accorse di attirare fin troppi sguardi interessati.
    La divisa, si disse l'ex guardiamarina.
    Ancora non aveva avuto il tempo di cambiarsi in abiti civili e portava ancora l'uniforme della flotta.
    Avrebbe dovuto cambiarsi al più presto. Non piaceva a quei sguardi.

    Ora, sulla stazione spaziale di Triven Soth, la sua divisa non attirava più sguardi minacciosi.

    Neanche sapeva perché fosse lì.
    Due ore prima era alle prese con una routine di manutenzione nella sala macchine della Unicorn ed ora si trovava seduto su una panchina del ponte passeggiata del centro Triven Soth.
    Oh , bé. Sapeva benissimo perché si trovasse lì. Non che gli piacesse, ma ormai era lì e non valeva di fare tante storie. Appena attraccata la nave, il capo ingegnere aveva ricevuto un invito ad un incontro con i suoi "parenti" vulcaniani. A quanto pare la capostipite della famiglia aveva anticipato il suo rifiuto, mettendolo in condizione di non poterlo fare. In effetti, era stata una comunicazione piuttosto scarna, cosa insolita per i vulcaniani, e si era sentito obbligato ad andare.

    Comunque, era giunto un pò in anticipo al punto di incontro prestabilito; una panchina del piccolo giardino che affacciava dalla passeggiata della stazione orbitante.
    L'aria in quel punto sembrava più pulita del solito. Era solo una sensazione ovviamente, ma dopo tanto tempo passato al chiuso di un astronave, anche il finto cielo che sovrastava le piante, aveva un effetto rilassante.
    Newport si rilasso dunque. Si accomodo sulla panchina, allargò la braccia e chiuse gli occhi nel tentativo di dimenticare per un pò i suoi guai.
    Poi si senti chiamare: -...JohnnyBee??-
    Trasalì con un sussulto. Erano secoli che nessuno lo chiamava in quel modo. -Si! Sei proprio tu Johnny Newport?-
    Il capo ingegnere non poteva crederci: -Cameron?
    -Si! Per il grande uccello! Quanto tempo!?! JohnnyBee!!-
    Newport cercò con gli occhi una via di fuga per evitare un caloroso e possente abraccio ma arrivò troppo tardi alla conclusione che poteva solo lanciarsi dal balcone.
    Cameron Curtis era il suo compagno di stanza ai tempi della scuola per ingegneri su Utopia Planitia. Grosso come un orso e altrettanto forte, era dotato di una espansività incredibile, pari quasi al suo talento con le macchine. Probabilmente era l'unico amico che ricordasse di avere.

    Mentre cercava di respirare, ebbe l'impressione di sentire un paio di costole incrinarsi ma riuscì a emettere una labile battuta -...che combinazione....-
    -Già, é vero! Ma pensa te! Dopo tanto tempo...un mucchio di tempo.-
    -Già, una vita...-
    -Quasi non ti riconoscevo con quella ragnatela di cicatrici che ti ritrovi in faccia. Che diavolo ci fai a Triven?-
    In capo ingegnere non riusciva ancora a respirare bene.
    -Beh...mi trovo qui con la mia nave. Ora sono in franchigia.-
    -Bene allora! Dobbiamo raccontarci un sacco di cose. -
    E la schiena di Newport fu raggiunto da una pacca da mozzare il fiato.
    -Mi avevano detto che avevi lasciato la flotta ma doveva essere una bufala se porti ancora questa uniforme. Su che nave stai?-
    Newport aveva l'impressione di aver perso qualche pezzo...-la Unicorn. Sono capo ingegnere a bordo della Unicorn.-
    -Quel vecchio rottame? Oh signore, pensavo che le avessere tolte dal servizio le galaxy. Dammi retta, il futuro sono la Sovereign o le piccole valiant. Oh gesù, che bello rivederti!- E giù un altra pacca.
    Newport sapeva di essere in anticipo con l'appuntamento ma sperò ardentemente che i vulcaniani che aspettava si facessero vivi al più presto. Non credeva che sarebbe sapravvissutto a tutto quell'affetto.
    -Che ci fai tu qui, piuttosto. Ti credevo ingegnere capo da qualche parte...-
    Il gigantesco ingegnere si accasciò sulla panchina e si mise comodo.
    -Oh, lo sono stato. Almeno per un pò. Ma sai come va a finire, alla fine mi sono stancato di girare continuamente e mi sono trovato un posto fisso, vicino alla famiglia.-
    -Hai famiglia? Non lo sapevo...-
    -Si mi sono sposato un paio di anni fa. Non mi soprende che non lo sappia. In realtà é stata una cerimonia piccola e molto privata. E poi tu eri sparito dalla circolazione...-
    -Si...all'epoca avevo altro da fare.-
    -Comunque! Sono qui per incarico del mio capo; il comandante Pete Harkins. Lavoro con lui al progetto MIDAS. Devo procurare alcuni componenti essenziali piuttosto rari che pare abbiano solo alcuni Viridiani che transitano da queste parti.-
    -Progetto MIDAS? Non ne ho mai sentito parlare.-
    -"The Mutara Interdimensional Deep-space transponder Array." Un affare enorme posto ai limiti di deep space nove, ma da le sue soddisfazioni. Non hai neanche idea di quello che siamo riusciti a fare, tempo fà.-
    -Che avete fatto? Siete riusciti a rendere i cardassiani un popolo tranquillo?-
    -Ha, ha! No, niente di tanto utile purtroppo. Però pensa, siamo riusciti ad aprire in micro tunnel spaziale artificiale e a comunicare con la Voyager! E non indovinerai neanche chi é stato a riuscirci!-
    Ora il capo ingegnere era curioso.
    -La Voyager? La nave scomparsa? Come avete fatto? avete aperto un canale con l'altro mondo per caso?-
    -Non era affatto distrutta. È stata semplicemente "trasportata" a settantamila anni luce da qui. Dall'altra parte della galassia, nel quadrante delta.-
    -Nel quadr...e siete riusciti a contattarla? Mi stai prendendo in giro? La cosa é enorme!-
    -Non é qualcosa che si sa in giro in effetti, ma non é coperto da segreto e quindi é solo questione di tempo prima che si sappia. Indovina invece chi é stato a fare il miracolo. Non ci crederai mai...-
    -Non ne ho la più pallida idea. Chi é stato?-
    -Ricordi quell'allucinante studente del terzo anno che stava con noi e che chiamavamo "l'imbranato"?-
    -No...no aspetta, si. Non si chiamava Bartle o qualcosa di simile.-
    -Reginald "Reg" Barclay, proprio lui. Vedesti che tipo. In vecchio Harkins non voleva che neanche si avvicinasse ai controlli e lui come se niente fosse, si é rivolto all'ammiraglio Paris. Questo non gli ha voluto dare subito il permesso di eseguire un esperimento e Barclay ha preso l'iniziativa senza che nessuno se l'aspettasse. Ci sono voluti quattro guardie della sicurezza per avere la meglio. Ma lui aveva già finito e, fortunatamente per lui, ha avuto successo.-
    -E che c'entrava l'ammiraglio Paris? E lui il direttore del MIDAS?-
    -Oh, no. Non sapevi che il figlio si trovava a bordo della Voyager quando é scomparsa?-
    -Beh, no...neanche so chi fosse-
    -Beh, c'era. Avresti dovuto vederlo quando il capitano della Voyager gli raccontato del figlio. Quasi si metteva a piangere.-
    Newport era ancora stupito dalla notizia
    -Incredibile...un micro tunnel spaziale...-
    Curtis sembrava orgoglioso come se l'avesse creato lui. -Già. Ti rendi conto delle implicazioni? Tra qualche anno, niente più motori a curvatura. Basterà aprire un tunnel artificiale e...slap! ti ritrovi a centomila anni luce in mezzora. Oppure nella galassia di Andromeda o a 40 Eridani, se proprio ti serve. Finalmente potremo andare a prendere a calci i Borg a casa loro.-
    -Un momento, un momento. Come sarebbe che tutto questo non é coperto da segreto? È una notizia grossa! Pensa che qualcuno lo venisse a sapere. Che so, i romulani, i cardassiani...-
    -Oh, ma loro lo devono sapere. È qui il trucco. Certo la tecnologia che sta alle spalle é segretissima e sicuro non starò qui a raccontartela, ma la notizia in se stessa gli deve arrivare. Gli alti comandi sono convinti che se i nemici della federazione sanno di cosa siamo capaci, ci penseranno almeno due volte prima di darci fastidio. Non so fino a che punto possa essere valido un ragionamento del genere, ma tant'é, fortunatamente non sono io che decido.-
    Concluse scetticamente. Poi si alzò e disse;
    -Senti ora non ho tempo, perché non ci vediamo stasera e non mi racconti come ti sei fatto sfigurare in quel modo?-
    Newport ricordava benissimo come finivano le serate con Cameron Curtis. Si chiese se il suo fegato avesse ancora la forza di reggere il ritmo di Curtis.
    -Non lo so Cameron. Non so se sarò libero stasera. Perché non mi chiami sulla Unicorn verso le otto? Ti saprò dire con certezza.-
    Curtis lo guardò con affetto. -Vabbé, capisco. I doveri di un capo ingegnere non finiscono mai a quanto pare. Però non sparire di nuovo. Dobbiamo ricordare i vecchi tempi.-
    -Certo! Voglio sapere di tua moglie e di come diavovolo hai fatto a trovarne una!-
    -Ah, ah. Certo. E mi dirai anche come hai fatto a non rimare incastrato anche tu. Se ricordo male c'era una betazoide che aveva certi pensieri su di te che non c'era bisogno di essere telepatici per capire che avesse in mente.-
    Newport si strinse le spalle e afferrò con calore l'enorme mano che il suo amico gli porse. Lo vide allontanarsi sollevato che qualcosa non fosse cambiato col tempo. Cameron Curtis era ancora l'amico che ricordava con piacere.

    Poi nel suo campo visivo, entrò un volto alieno.
    -Buongiorno comandante Newport. Finalmente abbiamo la possibilità di incontrarci.-

    -Non sono comandante. È qualcosa di cui posso fare a meno per ora.-

    Newport immaginava che si sarebbe presentato un vulcaniano all'incontro ma non ne aveva mai visto quattro tanto formali.
    Erano vestiti alla maniera dei commercianti e quello che lo aveva salutato inarcò il classico sopraciglio quando vide la sua reazione. Gli altri tre avevano il cappuccio alzato sulla loro testa. Newport non riusciva a vederli in volto.
    -Mi era stato assicurato che lei sarebbe stato promosso prima di incontrarci. Ci sono stati dei problemi burocratici al riguardo?-
    -Nessun problema. Non vedevo il motivo per accettare un incarico del genere e perciò l'ho rifiutato. Spero che questo non sia un problema per lei. Chiunque lei sia...-
    Il vulcaniano non pareva più particolarmente colpito dall'aggressività del capo ingegnere ma certa gente é fatta così...comunque ricordò subito le buone maniere.
    -Lei ha ragione. Il mio nome é Subok. Spero che vorrà perdonarmi la scortesia.-
    -Come non detto. Non ha importanza. Vuole però presentarmi i suoi amici? Tanto per mantenere le formalità.-
    Gli altri si levarono il cappuccio all'unisono e Newport fu stupito quando gli si rivelò una faccia conosciuta.
    -...T'Alia. -
    -Ben trovato, John Bartolomew.-
    Fredda come il sorriso di un giudice...
    La ragazza che Newport ricordava, tanto curiosa dei costumi terrestri, non aveva lasciato traccia nella donna che aveva davanti.
    Subok si intromise tra i due e presentò i rimanenti componenti del gruppo. Il capo ingegnere dimenticò immediatamente i loro nomi. La giornata a quanto pare, aveva preso una piega surreale. Sembrava che le amicizie che aveva coltivato in gioventù, avessero deciso di presentarsi tutte su Triven Soth. A che scopo poi?
    -...per quanto, il grado di comandante ci avrebbe facilitato alquanto le cose.- Newport afferrò a stento il filo del discorso e si accorse che le cose dovevano essere alqunto più complicate.
    -Perché la promozione? Non ha idea dei casini che dovrò affrontare per questa interferenza nella burocrazia della flotta.-
    -Mi scusi ma era per la missione, pensiamo di usare un DeltaFlyer che aquisteremo da un ferengi. Il grado di comandante le permetterebbe di pilotarlo senza che sorgano troppi problemi di licenza e permessi.-
    -È stata una pessima idea. Sono stato, anzi sono ancora in possesso della mia licenza di commerciante privato. Sono ampiamente abilitato a guidare o a condurre veicoli fino alla quarta classe. -
    -Senza limiti di percorribilità, a parte ovviamente gli spazi interdetti dal mio gusto personale e dalla federazione. Un grado superiore non farebbe altro che intralciarmi.-
    -Faremo ritirare la proposta allora. Mi sembra logico che attiremmo meno l'attenzione se ci presentassimo come dei civili e non...-
    -Avete fame?-
    La domanda lasciò interdetti i quattro.
    -No perché, mi sono accorto che é parecchio che non metto qualcosa nello stomaco e potremmo parlare del vostro problema comodamente seduti in un ristorante.-
    -Tenente forse lei non si rende conto della gravità della situazione. Non sono discorsi che si possono fare in locale pubblico.-
    -Nessun problema. troveremo un angolino appartato e mi spiegerete con calma per quale motivo dovrei portarvi in territorio romulano.-
    -Non vedo la...-
    Newport lo fermò alzando il palmo. -A pranzo.-
    E si ritrovarono serviti da un compito cameriere boliano.

    Trovato un locale pubblico sulla passeggiata, Newport aveva scelto senza consultare i suoi compagni, un tavolino al centro del locale. Aveva intenzione di metterli a disagio, missione relativamente impossibile, ma valeva la pena di tentare.
    Il locale era gestito da un umano ma alle pareti aveva insengne e decorazioni di tutti i generi. Newport ordinò un piatto a base di carne rossa mentre gli altri si accontentarono di un insalata vulcaniana e quando si ritrovarono serviti, si guardarono tra di loro come se volessere fare ben altro che mangiare.
    Newport si armò con le posate e chiese.
    -La storia. Ora voglio sapere l'intera storia che sta dietro. Altrimenti non se ne fà nulla.-
    Subok, che a quanto pare era il portavoce di quel gruppetto, prese anch'egli una forchetta e prese a scrutare con sospetto le erbe che aveva davanti.
    -Non credo che le servirebbe conoscere l'intera storia. Potrebbe metterla in pericolo.-
    -Ci sono abituato al pericolo ma mi piace sapere per quale motivo corro dei rischi. Forse non ve ne rendete conto, ma entrare in territorio romulano é già normalmente difficile, farlo di soppiatto é quasi improbo- I quattro si consultarono senza dire una parola mentre il capo ingegnere affrontava volenterosamente la bistecca.
    -Insisto col dire che non é necessario per lei...-
    Newport fissò il vulcaniano cercando di fargli capire che invece era necessario poi posò le posate nel piatto e li guardò uno ad uno.
    -Sentite: per quanto la richiesta di fornirvi il mio aiuto mi sia venuta dalla persona che forse mi é più cara al mondo, non ho intenzione di essere catturato per spionaggio dai romulani e finire nella loro versione personale di RuRa Pente. Non se ne parla molto ma girano delle voci alquanto inquietanti al riguardo. Senza conoscere la verità e con un buon motivo, non mi alzerò neanche da questo tavolo per voi.-
    Riprese a mangiare senza guardare gli altri. -Allora? Dall'inizio per favore. Sono tutto orecchi-
    Subok emise un sospiro di rassegnazione e dopo quanche istante cominciarono tutti a mangiare. Per quanche istante rimasero in silenzio, poi Subok, dopo aver probabilmente raccolto le idee, cominciò.
    -Qualche mese fà, dopo la fine del conflitto con i Dominion, arrivarono su Vulcano delle strane notizie riguardanti il senato romulano. Di per sé non erano niente di particolare o di preoccupante, il problema era la loro contraddittorietà. Il governo Romulano ha sempre avuto un comportamento lineare, quasi ripetitivo, se vogliamo al limite della prevedibilità. Questo nuovo sviluppo preoccupò gli analisti della condizione romulana. Si porse l'idea di una infiltrazione aliena tra i membri del senato o nel governatorato dell'impero. Inflitrazione di cui lei dovrebbe essere a conoscenza.-
    -Dominion? Ma non erano completamente sottomessi?-
    -A quanto pare. Ma potevamo, anzi, possiamo esserne del tutto sicuri?. Pensiamo che i romulani non abbiano la sufficiente esperienza sul pericolo che rappresentano i dominion e fu deciso di mandare qualcuno sul posto per raccogliere informazioni di prima mano sulla reale situazione locale e sulle possibilità che potesse accadere il peggio.-
    -Dubito che la flotta non abbia una rete spionistica su Romulus. Di questi tempi pare che c'é l'abbiano tutti, perché non vi siete servita di quella?-
    -Al contrario: la flotta "non ha" una rete spionistica su Romulus. Sarebbe un rischio diplomatico inaccettabile se venisse scoperta.-
    Newport annui inghiottendo un boccone.
    -Ho capito. Questa é una cortesia di cui si prende cura il governo Vulcaniano suppongo. No?-
    -Non posso confermarle questo dato. Ma come fà lei a supporlo?- L'umano alzò le spalle disinteressato a rispondere -Lasciamo perdere. Vada avanti.-
    -Bene allora. La situazione é questa: Da tre settimane non abbiamo più notizie di un nostro informatore. Si impone una ricerca ed eventualmente un...salvataggio.-
    L'esitazione finale fece intendere che non consideravano il loro informatore perduto. Ma comunque abbastanza in cattive acque da rendere piuttosto rischiosa la gita su Romulus.
    Newport rimase in silenzio, concentrato sul piatto che aveva davanti, tentando di considerare tutte le implicazioni che gli si prospettavano davanti.
    -Ricerca e salvataggio? Tutto qui?- Chiese dubbioso.
    -Nient'altro. Il problema maggiore é riuscire ad arrivare fino al pianeta centrale dell'impero senza destare sospetti. E mi é stato riferito che lei lo ha già fatto.-
    Newport scosse la testa negando.
    -Le hanno dato un informazione errata. Non sono mai arrivato fino a Romulus.- La notizia sembrò stupire i quattro.
    -È vero che sono entrato spesso in territorio romulano, ma fino al pianeta centrale non ci sono mai arrivato. Anzi, mi pare strano che pensiate fosse possibile. Forse provando con un vascello occultato...non certo con un DeltaFlyer...No, no. Il territorio romulano che dà sulla federazione é pesantemente pattugliato. Da quello che ricordo, ci sono almeno cinque reti di controllo tra la zona neutrale e la provincia centrale. Solo un Vascello occultato potrebbe farcela e con mooolta attenzione.-
    -Abbiamo considerato la possibilità di utilizzarne uno ma non c'é ne sono disponibili se non rivolgendosi ai klingon. E chiederlo ai klingon significherebbe dirlo direttamente ai romulani. Vorremmo conservare un basso profilo.-
    -E poi- intervenne T'Aria -È una questione che dobbiamo risolvere tra di noi. Il disperso é un nostro parente.-
    -Un parente? Questo non me l'avevate detto.-
    -Un nostro cugino che era ampiamente preparato a ciò che andava incontro. Il suo grado di parentela non ha minimamente influito sulla sua assegnazione.-
    -Intanto però é disperso. Tutta la sua preparazione a quanto pare non é servita a nulla. È per questo che nonna Jones mi ha contattato; voleva conservare la cosa in famiglia-
    -In un certo qual modo...-
    -Maledizione!- L'affermazione aveva attirato l'interesse di alcuni tavoli vicini. Anche per questo, Newport perse l'appetito e comunque tornò ad un tono più ragionevole.
    -Allora non se ne fà nulla.-
    -Come...?- Per quanto controllati, i quattro vulcaniani non riuscirono a trattenere il disappunto.
    Newport non attese la loro protesta e iniziò a spiegarsi.
    -Vi siete comportati come dei dilettanti. Non per offendervi ma trovo che affrontare l'impresa con voi porterebbe solo ad una tragica conclusione. E non é per caso che vi dica come.
    Prima di tutto credo che abbiate mandato uno sprovveduto, con chissa quali intenzioni, a fare un lavoro che potevano svolgere qualcuno già sul posto. Ci vuole esperienza per andare in territorio ostile alla ricerca di risposte pericolose. Esperienza che si aquista solo sul posto e non in qualche università dello spionaggio su Vulcano. Se é sparito senza che voi ne sappiate perché mi fa solo intuire che lo avete spedito laggiù senza fornirgli una protezione adeguata e senza avvertire la "vostra" rete spionistica locale. Quel poveretto, per come la penso io, é già morto.-
    Serafico, il vulcaniano non si lasciò smontare.
    -Tenente, lei non é al corrente di tutti i fatti.-
    -Ha perfettamente ragione ma ho frequentato abbastaza a lungo la zona neutrale per sapere che tre settimane di silenzio, non sono sempre sempre sufficienti per avere notizie da Romulus. Se fosse ancora vivo e si stesse nascondendo per una qualsiasi ragione, lanciandovi al salvataggio, rischiereste di farlo scoprire e morirebbe subito dopo. Sempre che...non peggioriate la situazione a loro vantaggio.-
    -Come potremmo peggiorare ulteriormente la situazione?-
    -Potrebe essere che sia proprio questo che i romulani vogliono.-
    -Si spieghi per favore.-
    -Ammesso e non concesso, che il vostro agente sia stato scoperto, le ragioni del suo silenzio possono essere diverse. Primo: potrebbe già essere morto. A questo punto sarebbe inutile correre dei rischi per recuperare un cadavere.-
    -Abbiamo già preso in considerazione questa opzione ma non abbiamo informazioni certe al riguardo.-
    -...secondo: potrebbe essere una trappola per prendere anche voi. E non é una possibilità tanto remota.
    È il genere di scherzo che un romulano organizzerebbe e sarebbe proprio il tipo adatto a tipi come voi.-
    A questo punto sembrò che il pranzo fosse finito. I quattro ospiti del capo ingegnere rimasero in silenzio a riflettere sulle parole che avevano appena sentito. Poi per incanto, uno dei vulcaniani che fin a quel momento non aveva mai aperto bocca, sentenziò.
    -Non possiamo lasciare intentato nulla per recuperare il nostro informatore.-
    -Per recuperare le informazioni? -chiese Subok
    -No. Perché é la cosa più giusta da fare. Abbiamo deciso insieme di mandarlo su Romulus. A questo punto non possiamo abbandonarlo a se stesso solo per comodità politica.-
    -John Bartolomew, hai qualcosa da suggerire ?-
    Alla domanda della ragazza, qualcosa scattò nell'animo di Newport. Il capo ingegnere non voleva farsi coinvolgere più di tanto. Era qualcosa che andava oltre le regole del buon senso. Del buon senso di Newport ovviamente.
    -Il vostro uomo é già morto. E se non lo é, lo sarà tra poco.-
    Le parole gli uscirono dure ma inevitabili.
    -Avete sentito quello che penso della situazione. Non potete ignorare il rischio che chiunque correrebbe andando a cercare quella persona su Romulus.-
    -Non possiamo farne a meno. Ci siamo rivolti a lei perché sapevamo della sua esperienza nell'ambiente dei contrabbandieri che gravitano nella zona neutrale romulana. Lei é disposto o no ad aiutarci? Questo dobbiamo saperlo subito, cosi potremo almeno iniziare a cercare un altro modo.-
    Newport scosse la testa sempre meno convinto.
    -Non é per vigliaccheria ma non posso accettare e vi raccomando caldamente di non farlo. È un suicidio.-
    Subok si alzò imitato dopo qualche istante dai suoi compagni. Newport perse il coraggio di guardarli negli occhi, ma aveva delle ottime ragioni per rifiutare.
    -Allora credo che la nostra conversazione finisce qui. Non ha senso cercare di convincerla quando é così chiaramente contrario alla proposta. Per quello che ci serve, ci rivolgeremo altrove. Su questa base ci sono i contatti giusti per cercare quello che ci serve e forse abbiamo fatto uno sbaglio fin dall'inizio: dovevamo rivolgerci a quancuno più in alto di lei.-
    -Perché mi dice questo? Crede che un mio superiore potrebbe convincermi meglio di quanto potesse fare una richiesta di mia nonna?-
    -Non é forse così? Non é un ufficiale della flotta stellare, con doveri e responsabilità?-
    -Non lo sono abbastanza da commettere suicidio. Comunque non é così che si fanno le cose nella flotta. Come vulcaniano dovrebbe sapere bene come ci si comporta. Vuole andare nell'impero romulano di nascosto? Bene, é già stato fatto e probabilmente verrà rifatto di nuovo ma deve riconoscere quando un azione é inevitabile e quando invece ci si và a ficcare in una trappola. Mi creda, neanche la Unicorn potrebbe tentare una cosa del genere senza rischiare una guerra.-
    -Tenente Newport, lei dovrebbe sapere quanto me che il primo passo per evitare una trappola é conoscerne l'esistenza. Ed ora che lei ci ha ampiamente avvertito, siamo più che mai obbligati a fare qualsiasi tentativo per riuscire.
    Arrivederci.-

    I quattro infilarono l'uscita del ristorante perdendosi nella folla che girava sulla passeggiata. A Newport rimasero solo quattro pasti consumati a metà e il conto da pagare. Firmò il datapad del conto senza pensarci su e rimase seduto a finire il sinto-vino che aveva ordinato per accompagnare la carne. Per qualche istante considerò l'idea di ordinarne dell'altro con una gradazione alcolica maggiore ma poi lasciò perdere.
    Maledizione, si disse. Maledizione, maledizione ed ancora maledizione! Sapeva che i vulcaniani non tendevano a dare giudizi affrettati ma sapeva anche il loro commento sarebbe stato lapidario: lo avrebbero considerato un vigliacco.
    Era logico tutto ciò? No, ma che importanza aveva, loro avevano una esigenza e lui gli aveva dato tutti degli ottimi motivi per non esaudirla. Che importava che da tutto ciò dipendesse la vita di un uomo perduto in territorio ostile.
    Andarlo a cercare e salvarlo era l'unica cosa giusta da fare, anche dal punto di vista di Newport, ma a quelle condizioni...quante altre persone sarebbero morte o finite nella mani dei romulani? L'unica cosa giusta da fare.
    Dio ci protegga da chi fà sempre la cosa giusta, perché in genere la fà spesso a scapito di qualcun altro.



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