La funzione fù senza dubbio suggestiva e toccante. Newport cercò di essere
all'altezza della situazione e nonostante non avesse mai conosciuto la
vittima, alla fine della cerimonia avvicinò la vedova per fargli le
condoglianze. Mentre poi cercava di escogitare una scusa qualunque per
allontanarsi rapidamente, fu urtato da qualcuno al braccio. Si voltò ma
riuscì ad intravedere solo un ufficiale andoriano che si dirigeva verso il
capitano e l'ufficiale scentifico. Gran bel corpo pensò ma che strano, non
ricordava che ci fosse un ufficiale andoriano di sesso femminile a bordo.
Mentre si faceva un appunto mentale per ricordarsi di incontrarla fu
avvicinato dal tenente Riol. Da quello che sapeva, la vittima e Riol erano
buoni amici, ottimi amici e questo spiegava la presenza dell'ingegnere nel
gruppo dei familiari. Newport, come sempre in quelle occasioni non sapeva
che dire ma si fece comunque coraggio e prese a parlare del più e del meno
cercando di alleggerire l'atmosfera. Quando improvvisamente fu raggiunto
dal comunicatore.
-Plancia a tenente Newport!-
-Qui Newport. Dica. -
-Tenente c'é una comunicazione privata per lei proveniente da Vulcano.-
Vulcano? Newport non conosceva nessuno su Vulcano. Forse...no ma non era
possibile. O magari si'.
Sapeva che l'ammiraglio Sen a volte passava le vacanze nel sistema eridiano
e forse voleva spiegargli i motivi dell'allontanamento dal suo ufficio.
-Prenderò la comunicazione nel mio alloggio, per favore. Tra due minuti.-
-Bene allora. Plancia chiude!-
Si scusò con Riol e si diresse velocemente verso il suo alloggio. Entrò
senza far caso al caos che sembrava prendere il sopravvento nella cabina e
si diresse verso il terminale del computer. Aveva voglia di cambiarsi ma si
slacciò solo la giacca bianca e allentò il colletto quando richiese
l'attivazione del terminale.
Non era sicuro che fosse Sen a chiamarlo ma aveva un forte sospetto che lo
fosse. Lui non avrebbe fatto caso ad un pò di informalità.
Stava per accomodarsi sulla poltrona quando si bloccò in una posizione
imbarazzante, alla vista del suo intelocutore. Anzi della sua
interlocutrice.
-Buongiorno John Bartolomew-
Si rizzò di scatto e si ritrovò quasi senza volerlo sull'attenti. La donna,
senza dubbio una umana, sedeva dritta su uno scranno, indossando vesti
vulcaniani che la identificavano come una capoclan Vulcan. Ma per Newport
rappresentava ancora la leggenda della sua famiglia. Quasi un mito.
-B..Buongiorno nonna...- Tentò di scuotersi.
Erano anni che non parlava con lei e che non aveva sue notizie. Da
quando...beh, da quando alcune incomprensioni, avevano allontanato Newport
dalla propria famiglia. Ed ora improvvisamente...
-Comunque...buonasera. Qui Sulla Unicorn é tardo pomeriggio.-
La donna non sembrava turbata da quella notizia, nè ne avrebbe avuto
motivo. La "nonna" di John B. Newport aveva da tempo superato il secolo di
vita e non faceva più caso a certe cose. Newport sapeva, o almeno intuiva,
che era grazie a lei che aveva ricevuto un trattamento di favore quando era
stato arrestato per contrabbando. L'anziana signora era in ottimi rapporti
con L'ammiraglio Sen e sicuramente si era consultata con lei quando dovette
decidere delle sorti del giovane ribelle.
-A cosa debbo questo onore? Non pensavo che...-
-Non credo che tu abbia mai realmente pensato John Batolomew.-
Nessuna nota di acredine. Nelle parole della donna si avvertiva solo una
leggera ironia, simile a quella che usava spesso il capo ingegnere. -Non
pensavo di vederti ancora in quella uniforme, nipote.-
-Questa é solo la seconda volta che la indosso. Non puoi realmente avermi
mai visto con questa uniforme in particolare.-
L'anziana inarcò un sopraciglio alla maniera vulcaniana. Tanti anni di
permanenza sul pianeta avevano influito parecchio.
-Giusto. Ma tu sai a cosa mi riferisco vero? Non credevo che avresti
accettato di rientrare nella flotta. Non dopo i tuoi trascorsi e quello che
avevi detto della Flotta Stellare.-
Newport allargò la mani come per dire "che ci vuoi fare"
-Che vuoi che ti dica. Le cose cambiano e cambiano sempre nella maniera più
inaspettata...-
-E come stanno i tuoi piccoli mostri? Te li porti ancora appresso come dei
cuccioli?-
Newport avvertì dentro di se un sentimento di stizza proveniente
sicuramente dai naniti. A volte sembravano particolarmetne permalosi. Non
gli ci volle comunque molto però per tranquillizzarli sui reali sentimenti
di sua nonna.
-Beh...stanno bene. E ti salutano.-
La donna sembrò stupita. Un punto a favore del capo ingegnere. Non era da
tutti sorprendere quella donna.
-Posso sapere a cosa debbo questo onore? È passato parecchio tempo
dall'ultima volta che...-
-Molto tempo. Troppo. Non potevo aspettare ancora per avere tue notizie.
Ormai sono troppo vecchia per mantenere a lungo il rancore.-
-Rancore? Non credevo che provassi del rancore nei miei confronti.-
-Forse ho usato una parola troppo forte. Effetti della vecchiaia temo. No,
non certo rancore ma un certo disappunto si'. Per la tua scelta di lasciare
la flotta per cercare l'avventura.-
-Non era solo un capriccio infantile. Avevo degli ottimi motivi per...-
-Si, si...ora lo capisco benissimo e comunque capivo bene cosa provavi
anche allora. Forse era solo il modo con cui agivi che mi dava fastidio. Ma
non tutto il male viene per nuocere.-
Quella convensazione trava prendendo una strana piega. Da che ricordasse,
non aveva mai avuto quel genere di dialogo con sua nonna. Poi capì; o così
credette.
-Posso sapere qual'é il motivo di questa chiamata, signora Jones?- disse
formalmente il capo ingegnere. -Cosa vuole da me?-
Il tono dovette sembrare alquanto impudente perché l'anziana alzò il dito
per dire qualcosa ma si fermò un attimo prima di parlare. Newport sapeva
che era un pò tardi per ritrattare le parole che erano state dette troppi
anni prima. Poi un lezioso luccichio comparve negli occhi della matrona e
questa replicò amabilmente.
-Cosa ti fà pensare che io desideri qualcosa da te nipote? Non sono libera
di contattare un mio nipote quando voglio?-
Newport rispose con un sorriso alle domande della donna.
-Mi é appena venuto in mente che una comunicazione del genere é molto
costosa in termini di tempo e di favori. Anche se proveniente da una
famiglia vulcaniana d'alto rango come quella a cui appartiene, nonna, come
capoclan lei é responsabile di tutte le spese sostenute dalla sua famiglia
e non credo che una cosa del genere sia contemplata dalla sua
amministrazione familiare. No, Non é questo il caso. A lei serve qualcosa.
Qualcosa che solo io posso fornire e che é importante dal suo punto di
vista.- Newport prese ora il coraggio di sedersi, sentendosi maggiormente
sicuro delle carte che aveva in mano.
La donna prese volutamente tempo nel rispondergli e senza dire una parola
invitò qualcuno davanti alla telecamera. Newport vide entrare nel campo di
ripresa un ragazzo, giovane secondo i canoni vulcaniani. A Newport sembrò
avere una trentina d'anni ma non si poteva mai dire. Il vulcaniano porse
alla donna un calice che questa bevve con tranquillità e dopo aver
scambiato un paio di frasi in idioma locale, che Newport non capì
assolutamente, la donna riprese a parlare col nipote.
Newport, a braccia conserte attendeva.
-Prima permettimi una domanda. Per quale motivo hai deciso di restare sulla
Unicorn? Se non mi ricordo male ti era stata offerta la possibilità di
cambiare locazione...-
-Affari miei. - La sua naturale tracotanza stava prendendo il posto per il
rispetto che provava per quella donna. -E poi non mi era stato chiesto
nella maniera giusta.-
-Maniera giusta?-Ancora una volta, la donna inarcò il sopraciglio - Esiste
una maniera giusta con te, nipote?-
-"Per favore". Due paroline che il comandante Prentiss, pardon, il
commodoro Prentiss aveva omesso nella sua richiesta. O forse c'era il tuo
zampino nonna?-
-Il commodoro Prentiss eseguiva solo degli ordini e non miei. Io non posso
più dare ordini alla flotta. O forne non ho mai potuto darne. Sarebbe
presuntuoso per me pensare di averne mai potuto darne. Ma non credo che ci
fosse qualcosa di personale.-
-Questo lo dici tu. Con Prentiss ora é tutto personale. Ma torniamo noi, ti
prego.-
-Bene allora, torniamo a noi. In effetti é vero. Abbiamo bisogno del tuo
aiuto. O meglio della tua esperienza passata.- Questo incuriosì il capo
ingegnere. -Alcuni tuoi cugini, hanno necessità di giungere sul pianeta
madre romulano in maniera, diciamo così, discreta ed inosservata. So per
certo che é qualcosa che tu hai già fatto in passato e desiderei che tu li
accompagnassi nell'impresa.-
La richiesta aveva dell'incredibile.
-Alcuni miei cugini? Io non ho cugi... Ah! vedo! forse intendi alcuni
"tuoi" nipoti vulcaniani. Parenti aquisiti. Non sono realmente miei cugini.-
-Questione senza importanza. Come miei parenti, siete tutti cugini tra di voi.-
-Questo per te forse. Ma non posso certo dimenticare come sono stato
trattato l'ultima volta che sono venuto a trovarti.-
-È passato tanto tempo. Non puoi dimenticare certe incomprensioni?-
Newport aveva già dimenticato, e perdonato l'episodio ma trovava buffo che
quel ramo della famiglia si rivolgesse a lui per qualcosa di così
importante. Ancora non gli era passata l'impressione di biasimo di cui si
sentì soggetto quando decise di lasciare la flotta.
-Lasciamo perdere. Come potrei aiutare questi "cugini" nonna? Non mi sembra
il caso di provocare un incidente diplomatico coll'impero Romulano,
infiltrando dei vulcaniani sul pianeta madre. E poi, cosa ti fà pensare che
io possa essere in grado di farlo? Dubito per esempio che la Unicorn si
troverà a passare lungo la zona neutrale...-
-La Unicorn e il suo equipaggio dovrà restare all'oscuro di tutto questo.
Sei atteso alla stazione di Triven Soth dove incontrerai le persone che
dovrai guidare. L'ammiraglio Grilov é al corrente della situazione e verrai
adeguatamente attrezzato di tutto ciò che richiederai. Più un paio di cose
in più che potranno sempre esserti utili.-
-Devo tenere il capitano Knight all'oscuro? La cosa non gli piacerà.
Certamente vorrà sapere per quale motivo dovrei lasciare il servizio così
repentinamente. -
-Non lascerai il servizio ovviamente. A conti fatti, é piuttosto
conveniente che tu rimanga ancora il servizio. Semplicemente é una
questione che riguarda la Federazione, e la flotta, per quanto sia
possibile, dovrà restarne fuori. In effetti esiste un velo di segretezza su
tutta l'operazione e sono veramente in pochi a conoscenza dei fatti.-
Un "velo di segretezza"? Un eufemismo senza dubbio! Operazioni come quelle
non si vanno a scrivere sui rapporti. Si fanno e basta. Altrimenti si manda
la gente a morire. Newport cominciava ad averne fin sopra ai capelli di
quel tira e molla che faceva alle sue spalle.
-Non lo so. Ci devo pensare.-
In quel momento fu richiamato dal trillo del comunicatore.
-Dhek a Newport!-
-Qui Newport signore-
-Tenente potrebbe venire a rapporto da me per favore?-
Strano. Non era mai accaduto che il primo ufficiale gli chiedesse un
incontro in quel modo. Almeno non questo primo ufficiale. La nonna aveva
sentito e stava per chiudere la comunicazione.
-Vai nipote. Attenderò la tua risposta all'arrivo della Unicorn a Triven
Soth. Sono sicuro che comunque non mi deluderai.-
Newport non era convinto e francamente si sentiva a disagio. Sembrava che
lei conoscesse le intenzione di Dhek.
Comandante Dhek? Sto arrivando. Il tempo di cambiarmi e sarò da lei.-
-Bene. Dhek chiude.-
Ed anche la comunicazione con Vulcano fu chiusa, lasciando Newport confuso
ed in procinto di fare una domanda che rimase a mezz'aria. Cosa aveva in
mente nonna Jones? Non era mai stato in grado di leggere nella sua mente ed
ora sentiva solo puzza di guai. Grossi guai.
Raggiunse il comandante appena riuscì a vestirsi più comodamente. Meglio
ancora, stava ancora chiudendosi la giubba quando bussò all'ingresso degli
appartamenti del primo ufficiale. Forse non avrebbe dovuto ma mentre si
cambiava aveva sentito montare dentro di se la curiosità. Per quale motivo
avrebbe dovuto aiutare un gruppo di vulcaniani a penetrare nel territorio
romulano? Cosa avevano i canali che utilizzavano normalmente? Nonostante ci
fosse una tregua di fatto tra Romulus e La Federazione, si sapeva che
entrambi avevano delle spie nei territori avversi. Forse quello che non gli
piaceva era il suo coivolgimento in quella situazione. La nonna di Newport
aveva messo la cosa su un piano familiare. Il capo ingegnere sapeva che
nonostante tutto non avrebbe potuto dirle di no. Aveva bisogno di maggiori
informazioni.
Entrò dal primo ufficiale quando ebbe il permesso e non perse tempo.
-Buonasera signore.-
-Buonasera signor Newport. Mi dispiace averla fatta venire qui così di fretta.-
-Non si preoccupi signore. Anzi avevo comunque bisogno di vederla e le
avrei chiesto io di mettermi a rapporto prima del turno serale.-
Dhek non lo invitò a sedersi ma si alzò egli stesso e dopo aver superato la
scrivania, vi si appoggiò incrociando le braccia.
-Bene allora, cominci lei. Perché voleva vedermi.?-
Newport si mise sulla posizione di riposo, con le mani dietro la schiena.
-Avrei bisogno di sapere per quanto tempo rimarremo attraccati alla base di
Triven Soth. Avrei necessità di una licenza di un paio di giorni.-
-Triven Soth non é nota come località turistica. Ha qualche problema di
natura medica? Qualcosa che non potremmo trattare qui a bordo?-
-Familiare. Una questione familiare. È sorto un problema di famiglia e ho
scoperto che dei miei parenti si troveranno su Triven Soth. Per l'occasione
vorrei del tempo libero per conoscere meglio la situazione.-
Dhek sembrò riflettere un pò troppo a lungo a quella richiesta ma alla fine...
-Rimarremo all'attracco per quarantotto ore circa. Comunque non più di
sessanta. Le posso concedere non più venti ore di franchigia. Se le possono
servire.-
Newport riflette che in fondo non gli serviva poi tanto tempo per dire di
no ed accettò. Non aveva senso rischiare il collo per qualcosa che non
poteva controllare. Ma i guai non finirono lì.
Dhek tornò a sedersi e cominciò a consultare dei datapad.
-Comunque...avrei qui una situazione che vorrei che lei mi chiarisse se non
le é troppo disturbo?-
Situazione non chiara? Che ne poteva capire un capo ingegnere nella
burocrazia di comando?
-Beh...se posso.-
-Oh, sono sicuro che potrà. E per questo che l'ho fatta venire. Certe
rogne, finiscono inevitabilmente su questa scrivania ma questo non vuol
dire che poi non possa scaricarle su qualcun altro.-
Dhek fece un sorriso ampio ma Newport notò che i suoi occhi non sorridevano
come sapeva.
-Ecco...- continuò - È arrivata dal comando questa richiesta che la
riguarda e che mi lascia alquanto sorpreso.-
-Una richiesta dal comando? Una rischiesta di trasferimento?-
Newport cominciò a pensare che forse la sua anziana parente avesse mosso
qualche filo di troppo.
-No! Niente trasferimento. Questa é una richiesta di avanzamento di grado a
comandante per lei!-
Newport si sentì mancare il fiato.
-E non é finita qui. Secondo istruzioni, l'avanzamento é sottinteso solo se
lei lo accetta. Altrimenti non se ne fà nulla. Signor Newport, lei ha
qualche motivo per rifiutare un avanzamento di grado?-
Newport non apeva che rispondere. Alla faccia delle "due o tre cose" che
avrebbero potuto aiutarlo. Questo era un vero e proprio incastro per il
capo ingegnere. Come semplice tenente non aveva le stesse responsabilità di
un comandante e di questo ringraziava il Grande Uccello della Galassia
tutti i giorni. La sua vita era già abbastanza complicata.
Stava per rifiutare ma Dhek non lo lasciò cominciare.
-No, no. Aspetti a dire qualcosa. Io vorrei prima spiegarle per quale
motivo mi sento in imbarazzo. Vede certe pratiche burocratiche cominciano
da qui, dalla nave, e nel caso in questione, da questo ufficio. Ora vede,
una promozione o anche un trasferimento, deve necessariamente passare da
questo ufficio. Non può venire imposta dall'alto. Altrimenti, lei capisce
poi come andrebbe a finire, vero?-
Newport ebbe solo il coraggio di assentire con la testa. Perché la testa
cominciava improvvisamente a fargli male?-
-Comunque, nonostante lei sia un valido elemento in sala macchina e ha
spesso dimostrato di saper fare il suo lavoro, mi sa spiegare per quale
motivo il capitano dovrebbe accettare di promuoverla, così, da un momento
all'altro?-
Ora il tono del comandante non era più amichevole. Newport realmente non
sapeva che dire. Certo la sua promozione non poteva venire da Prentiss.
Avrebbe preferito friggere prima di consegnargli il terzo bottone. Questo
voleva poter dire solo che l'ammiraglio Sen non era stato del tutto
esonerato dal servizio e quella promozione era dovuta alle sue manovre.
-Allora? Cosa ha da dire signor Newport?-
-Non la voglio! Non ho mai richiesto ne avviato una pratica di avanzamento
di grado in vita mia ne intento cominciare adesso. Anzi. -
-Lei sà quanto me che esistono altri metodi nella flotta per potersi
attaccare delle "lune piene" sul colletto. Ma questa prevaricazione supera
ogni buon senso. Il capitano non é ancora al corrente ma le posso
assicurare che non sarà affatto felice di questa situazione.-
-Che vuole che le dica? Non so affatto per quale motivo qualcuno mi abbia
promosso e le posso che assicurarle che non desidero essere comandante.-
-Mi permetta di dubitarle. Il suo passato nebuloso si presta a parecchie
interpretazioni e chi mi dice che lei in realtà non sia un arrampicatore
senza scrupolo, con l'abitudine di passare sul corpo dei suoi compagni?-
Sentirsi offeso era il minimo. Newport era addirittura indignato. Si mise
sull'attenti e fissando il suo superiore negli occhi disse.
-Rifiuto categoricamente questa promozione. Ora se permette desidero
prendere congedo.-
-Newport! - Dhek prese un respiro profondo. Non aveva senso perdere le
staffe. -Signor Newport, forse mi sbaglio sul suo conto ma la situazione
purtroppo non consente molte interpetrazioni. Parlerò di questo col
capitano e le faremo sapere. Non credo che una promozione del genere si
possa realmente rifiutare ne purtroppo so come fare per accettarla. Neanche
col tono della missiva con cui é giunta. Mi ascolti, si goda la sua
franchigia su Triven Soth. Potrebbe essere l'ultima che potrebbe prendersi.
Almeno con quella uniforme indosso. -
Non era una vera minaccia ma al capo ingegnere così apparve. Fu congedato
con un gesto ed uscì infuriato dirigendosi verso la sala macchine. Aveva
una tale collera in corpo che avrebbe volentieri fatto a pezzi qualcuno.
Tanto valeva scaricare quella enegia in eccesso tentando di riparare
qualcosa. Qualcosa avrebbe trovato di sicuro; a costo di romperla prima. E
cominciò col chiamare la cabina del turboascensore con più forza di quanto
fosse necessaria.
|