USS Wayfarer, Plancia
Nello stesso istante
"Allarme rosso! Alzare gli scudi!", esclamò Kiron, senza staccare gli occhi dallo strano spettacolo sullo schermo.
"Scudi alzati", rispose rapido Vaitor.
"A tutto l'equipaggio", disse Kiron azionando il sistema di broadcast globale dal suo commbadge, "prepararsi all'urto!"
Al centro della nube, in corrispondenza dello stelo della creatura pseudo-vegetale, un rapido aumento luminoso confermò l'affermazione dell'Ufficiale Tattico. Una saetta energetica sfrecciò istantaneamente e si schiantò contro la Wayfarer. Il colpo fece sussultare la nave e conseguentemente tutto l'equipaggio.
"Scudi al 71%", disse Vaitor, asciutto. "Consiglio di rispondere al fuoco, Capitano."
Kiron annuì. "Scarica phaser a ventaglio al mio segnale!"
"Ricevuto." Vaitor operò velocemente sulla sua console. "Appena pronto, Capitano."
Prima che Kiron avesse la possibilità di parlare, un'altra scarica energetica colpì la nave.
"Cosa diavolo?..."
"Chiedo scusa Capitano, non avevo notato il nuovo picco energetico", disse Vaitor, una goccia di sudore sulla fronte che tradiva la sua apparente seraficità. "Scudi al 60%."
"Fuoco!" disse Kiron.
Il fascio phaser partì dalla prua della nave, coprendo una parte della nube verdognola che iniziò a ingiallire.
Come per reazione, la creatura sparò un altro raggio.
"Whoa!", si lasciò sfuggire Ichigawa, sbilanciata dal contraccolpo.
"Scudi al 46%", disse Vaitor.
Kiron si aggrappò forte i braccioli della poltrona di comando. "Una bestia molto aggressiva. Manovra evasiva 7, tenente!"
Azionò il commbadge. "Capo, ho bisogno di più energia agli scudi."
=^= Qui sala macchine. Ricevuto, capitano. =^=
Nello stesso tempo, i motori a impulso della Wayfarer iniziarono a farla rollare sulla sua sinistra. A distanza, la strana forma nube/stelo sembrava tenere fissa la mira, muovendosi di conseguenza.
"Qualsiasi cosa sia, siamo ancora a tiro, Capitano."
"Proviamo con qualcosa di più sostanzioso. Siluri fotonici al mio via!"
"Aye aye", disse Vaitor. "Pronti!"
"Tre siluri in sequenza", disse Kiron. "Fuoco!"
Obbedientemente, tre piccole stelle partirono rapidamente dalla Wayfarer. Il primo siluro illuminò la nube, che ingiallì ancora di più e iniziò a disgregarsi.
Il secondo siluro completò l'opera, diradando ancora di più quelli che sembravano petali, esponendo l'asse centrale.
Il terzo siluro centrò in pieno il tronco, liberando detriti/corteccia nello spazio circostante.
"Colpito!", disse Vaitor.
"Ottimo lavoro. Tenente, prepari altri siluri", disse Kiron.
Sebbene ferita, la creatura non sembrava demordere.
"Capitano, un altro impulso energetico in arrivo!"
"Capo!", disse Kiron. "Dia tutto agli scudi!"
USS Wayfarer, sala macchine
Nello stesso istante
"Agli ordini!", disse Ristea al suo commbadge.
"Paura? In sala macchine non c'è tempo per la paura..." pensò Dorian Ristea, mentre tutta la squadra lavorava febbrilmente, senza tenere conto degli scossoni ogni volta che la Wayfarer era stata colpita.
"Linea energia 54 ridirezionata al generatore scudi", disse Carlos Moreno. "Energia ponti 3, 4 e 5 al minimo e ricalibrati al generatore."
"Ricevuto. Tania, come stanno i blocchi di anti-override?"
"Rimossi", disse il tenente Berger. "Il generatore può tenere per massimo altri 30 minuti da adesso con il flusso energetico che gli stiamo mandando."
"Basteranno", disse Ristea. "Sentito, bella?", disse a voce più bassa rivolto alla Wayfarer in generale, che considerava irrazionalmente come una entità in sé, "basteranno."
"Niente paura giù da noi" si disse
"una delle principali lezioni che si imparano in sala macchine è fidarsi della equipe di comando. Noi non vediamo cosa succedere, ma sappiamo che ci tireranno fuori dai guai."
Le mani di Ristea volavano sulla console, liberando ancora più energia per i provati scudi.
Una sensazione allo stomaco e una mezza vertigine gli fece capire che la nave aveva iniziato un'altra manovra evasiva, ma la cosa non lo rallentò di un secondo. Una fede incrollabile era necessaria se si voleva sopravvivere a lungo nei meandri della Wayfarer. O di qualunque nave della Flotta Stellare in missioni esplorative. Era ovvio che ci fosse apprensione e una preoccupazione di fondo in circostanze come queste, ma l'importante era buttare tutto in fondo al cervello e continuare a fare il proprio lavoro. Chi non ci riusciva non durava molto.
Dorian era sulla Wayfarer da 15 anni.
"Non male come progresso per un ex-pulcino bagnato" pensò.
Un altro sussulto quasi lo fece cadere.
Erano stati colpiti di nuovo.
"Iniziare procedura di ridirezione di tutte le linee energetiche a impianti non vitali agli scudi!", berciò. "Ora!"
Le luci su tutti i ponti, inclusa Plancia e Sala Macchine, si ridussero a quelle di emergenza.
"Scudi al 5%", disse Tania Berger.
Ristea annuì.
Un altro colpo e sarebbero stati esposti.
USS Wayfarer, navette
Nello stesso istante
"Comandante, la Wayfarer è sotto attacco", disse un guardiamarina non meglio specificato.
Cooper non ricordava mai i nomi, e con quelle giacchette rosse sembravano tutti uguali comunque.
"Cosa?", disse, precipitandosi alla console.
"La comunicazione dice che un'entità sconosciuta si è manifestata nei pressi della nave con comportamento ostile" - eufemismo burocratico per "ha iniziato a sparare", pensò Cooper, ma non interruppe il guardiamarina. "Entrambe le parti hanno subito danni significanti."
L'ultima frase fece sbiancare sia Gregory che l'ammiraglio Squiretaker che nel frattempo si era avvicinata. La vecchia ha un udito impressionante, pensò.
Cooper rimase senza parole per alcuni istanti, mentre cercava di rimettere insieme i propri pensieri. L'idea di saltare sulla navetta e accompagnare l'ammiraglio gli era venuta per un miscuglio di impulsività, curiosità e senso di protezione per quella vecchia al suo fianco, a cui - gli costava ammettere a se stesso - si era riluttantemente affezionato.
E, in fondo, anche per irritare Kiron. I due avevano ormai stabilito, sulla base di una profonda stima professionale, un gioco di gatto-e-topo che divertiva silenziosamente entrambi, finché non influiva sui risultati lavorativi.
Cooper provocava, il capitano pretendeva di ignorarlo, il che incentivava Cooper a comportamenti ancora più oltraggiosi, con conseguenze teoricamente esilaranti.
"Quella piccola insubordinazione era solo una delle tante mosse sulla loro scacchiera" pensò.
Però ora lui era lì, ad almeno 25 minuti ad impulso da dove avrebbe dovuto essere. E dove voleva tornare, per dare il suo contributo.
Ancora prima che potesse dire qualcosa, l'ammiraglio lo guardò, acciaio negli occhi, e scosse la testa.
"So cosa sta pensando, Gregory", disse. Era la prima volta che lo chiamava per nome. "Non possiamo tornare indietro. Non avrebbe senso."
Cooper irrigidì la mandibola, ma non disse niente.
"Siamo troppo lontani, e cosa potrebbe fare una navetta - o più, anche se richiamassimo le altre? Non abbiamo informazioni su cosa sia quest'entità. E se può affrontare una nave Sovereign, significa che ci spazzerebbe via come mosche."
Gli mise una mano sulla spalla. La voce dell'ammiraglio si era addolcita, o era una sua impressione?
"L'unica cosa che possiamo fare per renderci utili è andare avanti. Abbiamo la nostra squadra sul pianeta da salvare."
"Cosa facciamo, Comandante?", chiese il guardiamarina sconosciuto.
"Andiamo avanti", disse Cooper, a denti stretti.
In fondo alla navetta, ignorato da tutti ma con gli occhi e le orecchie ben aperti, il guardiamarina Democritos Koinos, 54 anni di età di cui 33 spesi in semi-onorato servizio per la Flotta Stellare, percepì un'emozione dentro di sé che non aveva sentito da decenni.
Era forse... rimorso?