USS Seatiger, Infermeria.
01/09/2398, 12:09 - D.S. 75667.14
"Dottore, rapporto!" chiese il trill entrando in infermeria.
Tutto intorno a lui c'era il caos. I letti diagnostici erano pieni e il pavimento era disseminato di letti di fortuna e materiali medici usati in tutta fretta per curare i feriti. La stanza era impregnata di odore di ozono, fumo e sangue. Althea nemmeno alzò la testa, troppo impegnata a suturare il braccio staccato di un guardiamarina. Fortunatamente la tecnologia moderna permetteva al medico di ricollegare nervi e muscoli quasi alla perfezione.
"Abbiamo perso diciotto uomini. Le squadre Beta 1 e Gamma 1 della sicurezza sono state annientate dalle creature che ci avevano invaso. Le altre vittime erano in aree della nave colpite dai danni."
Kenar sospirò. "Calvi e Carelli?" chiese quasi timoroso.
"Sono entrambe gravi. Anna ha subito un trauma cranico, ma è stabile. Carelli invece... Ho dovuto metterla in stasi. Il disgregatore le ha distrutto il polmone destro. Dovrò ricostruire la cassa toracica e riparare i danni alla colonna vertebrale prima di sostituirlo." Alzò gli occhi verso il capitano. "Prima però mi devo occupare degli altri... e ci vorrà un po'."
Kenar vide chiaramente che la donna era sfinita. Tutti loro erano in condizioni pietose.
"Siamo ancora nei guai?" chiese la dottoressa con un tono disilluso di chi si aspetta il peggio.
"Al momento sembriamo al sicuro. Siamo in una strana tasca subspaziale creata con una tecnologia a noi ignota... Adesso sa tutto quello che so io." Il capitano poggiò una mano sulla spalla del guardiamarina, che sorrise debolmente, anche se il suo viso era bianco come uno straccio.
"E i nostri ospiti cosa dicono?" chiese la dottoressa aiutando il giovane a scendere dal lettino diagnostico.
"Ci hanno chiesto di aspettare. Per ringraziarci dell'aiuto ricevuto, stanno riparando i danni subiti durante la battaglia... almeno quello."
=^= Plancia a Capitano. I cosi ci stanno chiamando. =^=
"Grazie, Signor Finn, arrivo subito."
"I cosi?" chiese la dottoressa sollevando un sopracciglio.
"È Finn..." rispose il trill con un sorriso, come se questo spiegasse tutto.
Il Capitano della Seatiger uscì dall'infermeria e salì di corsa sul primo turbo ascensore. Chi o cosa erano quegli esseri? Si sentiva elettrizzato: era un tipo di primo contatto che non aveva mai sperimentato, con esseri non umanoidi e con tecnologia molto superiore alla loro. Certo, doveva stare attento. Già una nuova razza era un problema anche con il traduttore universale funzionante bastava un nonnulla per offendere qualcuno non conoscendo i loro usi e costumi. Ma una razza che non riuscivano nemmeno a comprendere sarebbe stata una vera sfida.
"Vediamo cosa vogliono i cosi..." disse tra sé e sé Kenar uscendo dal turbo ascensore. "Rappor..."
Non c'era nessun membro dell'equipaggio ad attenderlo.
Nemmeno la plancia.
Nemmeno la nave a dire il vero.
USS Seatiger, Plancia
01/09/2398, 12:19 - D.S. 75667.15
"Capitano in plancia!" esclamò Finn sentendo il fischio del turboascensore. Quando si girò, però, non vide nessuno. "Signor Tholos, non è strano?"
L'Andoriano alzò la testa dalla console per guardare il Primo Ufficiale. "Cosa, signore?"
"Che l'ascensore si apra in plancia senza nessuno dentro." Indicò la porta pneumatica che si era richiusa.
"È sicuro che si è aperta? Magari è un guasto dovuto ai danni..." Il Capo Operazioni fece spallucce.
Aveva già abbastanza da fare senza preoccuparsi di un turboascensore.
Finn sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena. Si avvicinò al turboascensore, che si aprì obbediente rimanendo vuoto.
"Plancia a Capitano..." guaì il Primo Ufficiale senza ricevere risposta. Il sudore freddo tornò a scendergli lungo la schiena mentre la consapevolezza di essere stato lasciato solo al comando della nave iniziava piano piano a farsi strada.
"Computer, rintraccia il Capitano Kenar per favore," ordinò con voce tremula.
=^= Il Capitano Kenar non si trova a bordo della USS Seatiger. =^= rispose fredda la voce femminile della nave.
"Me lo sentivo... Signor Tkar, aiuto!" Finn si girò verso l'Ufficiale Tattico, che dopo un attimo di sorpresa iniziò a digitare con frenesia sulla sua console.
"Signor Tholos, confronti le sue letture con le mie..." ma già il colorito grigiastro dell'Andoriano gli confermò le sue letture.
"Tkar, ci siamo persi il Capitano?" chiese Finn.
"Signore... in realtà ci siamo persi tutta la nave. Oltre la plancia non c'è niente là fuori."
"Affascinante..." mormorò l'ufficiale scientifico capo mentre Finn diventava verde per la paura.
USS Seatiger, Infermeria.
01/09/2398, 12:19 - D.S. 75667.15
L'infermeria era tornata a una calma relativa. L'odore pungente di sangue e ozono aleggiava ancora nell'aria, ma molti dei feriti erano stati stabilizzati. Althea si asciugò la fronte con il dorso della mano, osservando i parametri di Carelli nella capsula di stasi.
Una luce blu pulsava dolcemente attorno alla capsula, segnale che i sistemi di mantenimento erano ancora operativi. Il guardiamarina Lawtoein si avvicinò con uno sguardo perplesso.
"Dottoressa, il supporto vitale centrale ha appena registrato una fluttuazione energetica insolita," disse con tono grave.
Althea aggrottò la fronte e si avvicinò alla console. I dati erano strani: un improvviso calo energetico seguito da una ripresa spontanea.
"Non capisco... la nave dovrebbe essere stabile ora," mormorò controllando nuovamente i sistemi. "Consigliere, verifichi le connessioni energetiche con la plancia."
Il guardiamarina si mosse velocemente verso il pannello di comunicazione.
"Infermeria a plancia, confermate anomalie energetiche?" chiese con voce ferma.
Nessuna risposta.
Althea scambiò uno sguardo preoccupato con Lawtoein. "Prova con ingegneria."
"Infermeria a sezione ingegneria!" insistette l'el-auriano.
Ancora nessuna risposta.
"Oh cavolo..." mormorò Althea, muovendosi verso la porta. "Lawtoein, rimani qui e monitora Carelli. Io vado a vedere cosa sta succedendo."
La porta dell'infermeria si aprì con un sibilo. Althea si trovò di fronte a un corridoio avvolto da un silenzio inquietante. Le luci pulsavano in modo irregolare e una strana distorsione sembrava fluttuare nell'aria, come se il tessuto stesso della nave fosse stato alterato.
La dottoressa inspirò profondamente, cercando di mantenere la calma. "Questo non promette niente di buono," mormorò tra sé, avanzando con cautela lungo il corridoio.
Singolarità, luogo sconosciuto.
01/09/2398, 12:19 - D.S. 75667.15
Nel vasto e scintillante spazio della loro tasca dimensionale, gli alieni ovoidali galleggiavano beatamente come palloncini di festa dimenticati al soffitto. Tentacoli perlati si muovevano sinuosi nell'aria iridescente, mentre luci pastello pulsavano ritmicamente dai loro corpi, raccontando storie di piccole scoperte scientifiche e ricette per il miglior brodo quantico.
Un improvviso tremore vibrò attraverso la tasca dimensionale, provocando una sensazione collettiva di allerta. Le pareti luminescenti si contrassero leggermente, emettendo una nota vibrante di disagio. I corpi degli alieni cambiarono colore, oscillando tra toni di preoccupazione e curiosità.
Una percezione interrogativa si diffuse tra loro, una pulsazione che chiedeva spiegazioni.
Risposte confuse arrivarono sotto forma di bagliori instabili e movimenti nervosi dei tentacoli. La grande nave stellare che avevano accolto con tanta curiosità iniziò a... dividersi.
Non in modo ordinato, come farebbe un frutto ben maturo sotto una lama affilata, ma in un modo decisamente più sconclusionato. Pezzi della nave cominciarono a fluttuare nella tasca dimensionale, comparendo e scomparendo come se qualcuno avesse premuto ripetutamente il tasto "mescola" su un vecchio registratore subspaziale.
Un pannello scintillante si materializzò vicino a uno degli alieni, che si ritirò con un guizzo luminescente di sorpresa.
Un impulso di indignazione attraversò il gruppo: la sensazione di "oggetto fuori posto" era insopportabile.
Un altro alieno emanò un bagliore sereno, suggerendo che forse si trattava di una decorazione inaspettata.
Un frammento del ponte della nave fluttuò lentamente davanti a loro. Due figure umane erano visibili solo dalla vita in su, come se il resto fosse stato smaterializzato.
Una vibrazione interrogativa pulsò nell'aria: che fine avevano fatto le loro gambe?
La percezione di stupore fu accompagnata da onde di luce tremolante. Nessuno aveva mai visto una cosa del genere, neanche durante gli esperimenti più audaci.
Un corridoio della nave apparve brevemente sopra di loro, ruotando lentamente come una spirale di pasta sfoglia. Dall'interno provenivano onde sonore caotiche e frammentate, come vibrazioni disordinate che deformavano l'aria.
Un tentacolo vibrò perplesso, incapace di dare senso a quelle fluttuazioni slegate da qualsiasi logica naturale.
Un altro impulso suggerì che forse era un effetto collaterale del disordine dimensionale. Nulla che meritasse ulteriore analisi.
In un segmento isolato della nave, un oblò comparve per un istante nello spazio fluido della tasca. Da una parte, un alieno dai riflessi iridescenti fluttuava lentamente, i suoi tentacoli ondeggianti in cerca di stabilità. Dall'altra parte del vetro, un umano in uniforme osservava con occhi spalancati, evidentemente incredulo. Per un lungo attimo si fissarono reciprocamente, entrambi manifestando una sensazione di puro stupore: l'alieno per la rigidità curiosa della forma umana, l'umano per la strana eleganza di quel corpo privo di simmetria convenzionale. Il tempo sembrò sospeso, fino a quando una vibrazione improvvisa fece tremare l'oblò, e il frammento di corridoio scomparve come un sogno interrotto.
La nave continuava a smembrarsi e a rimaterializzarsi in modo imprevedibile. Una sala riunioni comparve brevemente, con un ufficiale umano che sembrava sul punto di dare ordini, prima di essere risucchiato nel nulla insieme al tavolo.
Onde di preoccupazione luminosa attraversarono gli alieni. Questa tasca dimensionale era stata progettata con precisione impeccabile che cosa stava succedendo?
Una pulsazione di consapevolezza attraversò il gruppo: la nave era incompatibile con la matrice dimensionale, come cercare di infilare un cubo di antimateria in una tazza da tè.
Un altro alieno, irradiando un bagliore improvviso, suggerì una soluzione pratica: oltre ad offrire del brodo quantico, forse una sincronizzazione della loro struttura energetica avrebbe potuto stabilizzare la nave. Con una determinazione collettiva, gli alieni iniziarono a emettere onde coordinanti, sperando di risolvere il problema prima che la nave si disgregasse definitivamente.
La percezione collettiva si stabilizzò su questa doppia idea: salvare la nave e, se tutto falliva, almeno offrire un pasto caldo.