Vulcano
Città di ShirKhar (periferia)
30/11/2403 - ore 08:32
T'Pak, dalla terrazza della casa di famiglia, ammirava il panorama arido, così diverso, ma allo stesso tempo simile, all'altro suo pianeta d'origine.
Su Vulcano si respirava aria calda e secca, mentre il tasso di umidità su Qo'Nos era così elevato che rendeva difficile viverci, tranne per i Klingon ovviamente.
Lei non aveva ancora capito dove si sentisse meglio, forse perché su nessuno dei due pianeti si era mai sentita veramente a suo agio, tranne quando era con i suoi genitori, avvolta dal loro amore e sostegno.
Iniziavano i problemi quando doveva rapportarsi con gli altri: non era mai abbastanza in controllo delle sue emozioni per i Vulcaniani, che fossero coetanei o adulti, e poco aggressiva per i Klingon.
Decisamente non si sentiva a casa e, in quel momento, dopo essere tornata su Vulcano per via della morte del nonno, l'ultimo legame con la famiglia di suo padre, non vedeva l'ora di sbrigare le ultime pratiche burocratiche e tornarsene su K4.
L'unica nota positiva di questo viaggio, improvviso e tragico, era la possibilità di riabbracciare sua madre dopo tanto tempo: era da quando era stata assegnata alla stazione K4 che non si erano più viste e questo era spesso motivo di discussioni nelle loro video chiamate. Questo e la reticenza di T'Pak di fornire maggiori informazioni sul suo nuovo incarico.
Samara era una donna intelligente e perspicace ed aveva intuito che quel lavoro, all'apparenza poco gratificante, al limite di una retrocessione, doveva mascherare qualcosa di più, perché conosceva troppo bene sua figlia da sapere che non avrebbe mai accettato qualcosa che non riteneva alla sua altezza.
Lei e il suo defunto marito Sandor l'avevano cresciuta incoraggiando ad essere conscia delle proprie capacità ed a pretendere sempre il rispetto che le era dovuto, non perché figlia loro, due stimati scienziati, ma per il suo valore e il suo onore.
Altro motivo di discussione tra le due donne era il fatto che, secondo Samara, la figlia aveva smesso di cercare chi aveva tradito suo padre e farle ottenere così la vendetta che agognava da anni.
Erano su Vulcano ormai da due settimane e non avevano ancora toccato l'argomento.
Fu solo quando pensava di averla scampata, ovvero una volta tornate in quella che era, a tutti gli effetti, la casa di T'Pak - in quanto Samara, vedova, aveva ceduto la quota di eredità alla figlia - che sua madre tornò all'attacco.
Erano ancora fresche e, in quanto dotata di memoria eidetica non le avrebbe più scordate, le parole della madre che la accusavano di essersi arresa, che non le importava più di vendicare la morte del padre e che quella era una vergogna che sarebbe ricaduta non solo su di lei, ma su tutta la Casata Klingon.
T'Pak avrebbe voluto dirle che non era vero, anzi che il suo decidere di rimanere nel progetto Empireo era proprio legato alla possibilità di trovare il vero responsabile della sua morte, colui che l'aveva tradito e venduto a Jak'Al.
Non poteva farlo, e nonostante si sentisse morire dentro, le disse, con tutto il controllo emotivo che aveva appreso dal nonno - in realtà l'unico insegnamento che aveva dato alla nipote che mai aveva accettato davvero - che era arrivato il momento di metterci una pietra sopra perchè erano passati troppi anni, ogni indizio aveva portato ad una pista senza esito e che era ora che se ne facesse una ragione.
Mentre diceva queste parole vedeva il disprezzo dipingersi sul volto di sua madre che uscì dalla stanza urlando "Molto bene. Se non se ne vuole occupare sua figlia, ci penserà la sua vedova.. ma Sandor sarà vendicato!"
T'Pak aveva guardato, con rabbia e dolore, la porta sbattere dietro alla figura infuriata della madre e, se avesse potuto piangere, lo avrebbe fatto!
Base Stellare K4 - Empireo
Ponte 6 - Alloggi Ufficiali Superiori
18/02/2404 - ore 22:30
T'Pak aveva fatto una doccia lunga e rilassante e se ne stava comoda sdraiata sul letto, rileggendo nella sua mente tutto quello che aveva scoperto sulla morte di suo padre.
Era rientrata alla Base quasi con sollievo i giorni di licenza, che si era presa per assolvere ai doveri di famiglia, erano terminati nel peggiore dei modi: lei e sua madre non si erano nemmeno salutate.
Sul momento ci era rimasta male, ma comprendeva la rabbia di Samara per le parole che le aveva dovuto dire sulla fine delle ricerche su colui che aveva venduto suo padre a Jak'Al.
La routine lavorativa quotidiana aiutava a distrarre la sua mente da quel litigio ed a farle vedere le cose con più lucidità.
Erano passati più di vent'anni dal suo assassinio e, effettivamente, non sapeva più dove cercare un'indizio che potesse metterla sulla strada giusta.
Forse doveva ammettere con sé stessa che si era arresa e che sua madre aveva ragione ad accusarla di aver smesso di cercare la verità per suo padre. O forse, più semplicemente, aveva bisogno di aiuto.
Si ripromise di ricominciare le indagini su quell'oscuro episodio, facendosi aiutare dai suoi colleghi, di cui aveva imparato a fidarsi, e le loro straordinarie capacità, con un po' di fortuna, sarebbero state di aiuto a svoltare nelle indagini.
La prossima volta che avrebbe parlato con sua madre, avrebbe così potuto comunicarle che la sua caccia riprendeva e di non preoccuparsi che avrebbero ottenuto la loro vendetta.
Con un trillio improvviso, che la destò dai suoi pensieri, l'addetto alle comunicazioni di turno la avvisava di avere una trasmissione in arrivo da Qo'Nos.
T'Pak ipotizzò che fosse sua madre che, una volta calmata, la chiamava per fare pace.
Un po' presto per i suoi standard! pensò mettendosi seduta, conoscendo la testardaggine della madre.
Sul monitor apparve, invece, il volto di suo zio Skar, fratello maggiore di Samara.
=^=Saluti nipote. Ti trovo bene!=^=
"Grazie Zio, che chiamata inaspettata: tutto a posto?" chiese l'Ufficiale della Sicurezza che era in lei, abituata a cogliere nei suoi interlocutori ogni minima reticenza.
=^=Spero di sì... hai notizie di tua madre?=^=
"In che senso?" rispose allarmata
=^=Beh... ecco.. l'aspettavamo di rientro due giorni fa, ma non si è vista. Cioè la nave che l'aveva accompagnata su Vulcano è tornata, ma di lei nessuna traccia. Il Comandante ha detto che a metà del viaggio di ritorno ha chiesto di essere portata su DS9 che aveva degli affari da sbrigare e che all'offerta del Comandante di aspettare per portarla poi a casa, ha risposto che non ce n'era bisogno, che era una cosa che avrebbe richiesto del tempo. Però non risponde alle mie chiamate e sulla Base dicono che non è più a bordo, ma che nemmeno ci sono tracce di una sua partenza: tu ne sai qualcosa? Perchè a me non ne aveva parlato!=^=
"No zio, io non ne so niente" rispose T'Pak con calma all'unico parente che l'aveva rispettata da sempre, mentre la sua mente immaginava già scenari tragici "Vedrai che non è niente di preoccupante, stai tranquillo"
=^=Scusa se ti disturbo, molto probabilmente per niente, ma, da quando tuo padre è morto, è mia responsabilità tenerla al sicuro: lei è una scienziata, non una guerriera. Sai, ultimamente non faceva che parlare di voler avere a tutti costi la sua vendetta e non vorrei che si fosse cacciata in qualche guaio!=^=
Era proprio quello che temeva anche lei, ma non lo disse al Klingon per non farlo preoccupare ulteriormente.
"Hai fatto bene a chiamare: non appena so qualcosa ti avverto. A presto!" T'pak chiuse la comunicazione, si rivestì in fretta ed uscì, con ancora i capelli bagnati, diretta da colui che sicuramente avrebbe potuta aiutarla.
Base Stellare K4 - Empireo
Ponte 5 - Alloggio del Capitano
18/02/2404 - ore 22.45
Fortunatamente Hazyel era sveglio e non particolarmente occupato, così T'Pak non si sentì in colpa per averlo disturbato, probabilmente per niente, ma sapeva che il suo intuito non sbagliava mai e, se anche lui avesse concordato con lei, allora la cosa era seria.
Una volta entrata, il Capo della Sicurezza andò subito al punto, parlandogli di come era morto il padre, delle sue indagini al riguardo, anche se molte di queste cose erano già note al Risiano, e di come la sete di vendetta di sua madre fosse cresciuta a dismisura negli ultimi anni.
"Perchè pensi che possa essersi messa in caccia personalmente?"
"Una volta, parlando di come non avessi più tracce da seguire, mi espose un astruso piano per spingere ad uscire allo scoperto il traditore. Sappiamo chi è stato fisicamente a costringerlo ad uccidersi, ovvero pirati affiliati a Jak'Al, ma la cosa che le brucia di più è che qualcuno di cui si fidava l'abbia tradito ed è a questo essere senza onore che mia madre vorrebbe togliere la pelle. Lei mi disse che avrebbe potuto fare da esca, che potevamo rivelare che aveva trovato dei documenti di mio padre, inerenti al progetto segreto su cui stava lavorando e per il quale si è sacrificato. Lei era convinta che chi aveva complottato per averli una volta, l'avrebbe certamente rifatto. Pensavo di averla dissuasa sul mettere in opera un piano così da sola, ma dopo quello che mi ha comunicato mio zio e anche per come ci siamo lasciate su Vulcano, temo che non vi abbia rinunciato!"
Hazyel ascoltò attentamente le parole del suo ufficiale e, dopo aver messo in conto che T'Pak fosse troppo coinvolta per essere lucida totalmente, arrivò ugualmente alla stessa conclusione della Klingon/Vulcaniana.
"Credo tu abbia ragione: tua madre sta cercando di incastrare il traditore."
T'Pak si accasciò sul divano su cui il Capitano l'aveva fatta accomodare.
"Cosa diavolo le è venuto in mente? E' una scienziata, non un guerriero, se il suo piano dovesse attirare l'attenzione di persone sbagliate, non è in grado di difendersi. Devo trovarla a tutti costi!" disse alzandosi, con l'aria di chi voleva partire immediatamente, senza peraltro sapere dove andare.
"Calmati! Cosa pensi di fare da sola? Mettiamo in campo i nostri uomini e vedrai che la troveremo prima che si metta nei guai!"
I due ufficiali si guardarono negli occhi per qualche secondo e T'Pak trovò nello sguardo deciso del suo Capitano la certezza che con lui e gli altri al suo fianco, non sarebbe successo niente di male a sua madre.
Marte
Cantieri Navali Utopia Planitia
Ufficio Amministrativo
19/02/2404 - ore 07.00
Il Comandante Tellarite Laekin era arrivato, come sempre in anticipo, in ufficio, nonostante l'impiego burocratico, a cui era stato assegnato negli ultimi dieci anni, non fosse quello a cui aveva sempre agognato.
Aveva svolto quella mansione con precisione e rigore, al limite della puntigliosità il suo impegno, però, non era servito per ottenere una promozione o una nuova assegnazione con un compito più consono alle sue capacità.
Nessuno aveva mai veramente apprezzato le sue doti di ingegnere, c'era sempre stato qualcuno più capace di lui e, soprattutto, con agganci migliori dei suoi, che gli passava davanti, lasciandolo lì a macerarsi nell'invidia.
Quando anni prima era stato contattato da una organizzazione, che aveva scoperto troppo tardi, essere di stampo criminale, che gli aveva promesso vantaggi economici e di carriera se li avesse aiutati, non ci aveva dovuto riflettere molto prima di accettare.
In fondo avrebbe solamente dovuto spiare un suo amico, il cui progetto, per un nuovo tipo di propulsione, aveva attirato l'attenzione del Capo del gruppo.
Il progetto Hermes del suo amico Sandor era una collaborazione tra la Flotta e l'Accademia delle Scienze di Vulcano e il livello di sicurezza voluto dal suo ideatore era altissimo.
Niente era trapelato a chi non era tra gli addetti alla ricerca, quindi, anche il semplice fatto che quelli dell'organizzazione sapessero della sua esistenza, significava che erano introdotti molto dentro al sistema e, pertanto, la promessa di aiutarlo a far carriera non era campata per aria.
Lui stesso sapeva dell'esistenza di questo progetto soltanto perché, in quanto ex compagno di studi di Sandor presso l'Accademia, era tra i pochi amici del brillante ingegnere e quando ne aveva l'occasione, non avendo lui una famiglia a cui tornare, passava le sue ferie nella casa di lui e della sua bella sposa Klingon.
In un paio di occasioni lo aveva sentito discutere con un suo collaboratore di tale progetto Hermes e alla sua richiesta di informazioni al riguardo, aveva ottenuto come risposta un semplice "Top secret".
Non ci aveva più pensato fino a quando l'uomo che l'aveva reclutato per la misteriosa società, che non poteva sapere essere una delle tante di Jak'Al, si era fatto vivo con quella richiesta e per fargli capire che potevano mantenere quello che dicevano, poco dopo ottenne la direzione di un cantiere per la costruzione di una nuova nave.
Purtroppo nei mesi successivi non gli riuscì di ottenere informazioni utili, solo qualche frammento di conversazioni rubate ad un congresso su un'idea di propulsione rivoluzionaria e poco più.
Al contrario, le pressioni dei suoi nuovi soci erano aumentate, fino a sfiorare le minacce, se non avesse avuto novità in fretta.
L'unica cosa che gli riuscì di fare, fu di mettere una microspia nel computer personale di un collaboratore di Sandor e fu così che scoprì quando la nave sperimentale fu pronta per il viaggio inaugurale, comunicando data e coordinate del varo al suo collegamento.
Le cose non andarono, però, come avevano sperato i suoi committenti, poichè quel cocciuto di un Vulcaniano aveva preferito sacrificare lui e i suoi uomini pur di non far cadere in mano nemica il suo progetto e tutto fu perduto: la possibilità di fare carriera e il benessere economico a cui agognava spariti con l'esplosione di quella dannata nave!
Da allora aveva tenuto un profilo basso per evitare di venire scoperto nelle indagini che seguirono all'incidente.
L'organizzazione, che lo aveva reclutato, aveva mostrato il suo potere, in quanto ogni traccia che avrebbe potuto portare a lui era stata abilmente cancellata.
Oramai non ci pensava più, fino a quando, improvvisamente, il programma che aveva creato anni addietro perché trovasse, tra tutte le comunicazioni in entrata ed in uscita dalla flotta, ogni tipo di legame al progetto Hermes, si era riattivato. Qualcuno aveva parlato in rete di questo progetto e il suo malware si era risvegliato.
La cupidigia, che lo aveva corrotto una volta, tornò a farsi sentire e non ci volle molto a decidere che, se avesse scoperto chi mandava quel messaggio e, cosa ancora più importante, se quel qualcuno possedeva informazioni su Hermes, avrebbe potuto contattare l'uomo che anni addietro gli aveva offerto la Luna e poi se l'era ripresa.
Nel fare in fretta per non perdere la traccia, si era dovuto fidare di quello strano barista Boliano che sembrava conoscere chiunque, se qualcuno ne avesse bisogno.
Una notifica sul suo pad personale lo fece trasalire: Nadils, uno dei membri della particolare squadra di recupero consigliata dal Boliano, lo avvisava che avevano intercettato chi aveva inviato quel messaggio e che adesso era loro ospite: volevano istruzioni al riguardo.
Dietro al Trill si intravedeva la forma addormentata di una femmina Klingon, il cui volto familiare non vedeva da molti anni: Samara!