FLASHBACK
SOL III - Catania
Villa Caponi
12 maggio 2402 - ore 01:02
La villa, costruita fra le Gole dell'Alcantara, tra le province di Catania e Messina, era un gioiello di fusione fra tecnologia e natura, il fiore all'occhiello della famiglia Caponi da almeno tre generazioni.
Nonostante l'antico retaggio mafioso dei Caponi fosse sbiadito fin quasi a scomparire, in quell'isola il loro cognome era pronunciato con rispetto ed i vecchi abitanti delle campagne si riferivano ancora al capofamiglia con l'appellativo di Don, così come i loro avi facevano prima di loro.
Sulla Terra molte cose erano cambiate. Il concetto stesso di mafia aveva dovuto subire una trasformazione.
Non solo perché nel 2402 la legge era diventata quasi impossibile da aggirare e la sicurezza aveva mezzi all'avanguardia per fermare i reati, ma, soprattutto, perché i crimini, che prima erano la principale occupazione delle famiglie, erano diventati praticamente inutili.
Che senso aveva rapinare una banca? O estorcere denaro? Sulla Terra la gente non aveva più bisogno di soldi, o crediti, come erano stati ridefiniti nei territori della Federazione dei Pianeti Uniti.
Ciò detto, per alcune cose, il denaro serviva ancora...
Si poteva vivere in una semplice casa e mangiare quello che si voleva da un replicatore alimentare senza spendere praticamente nulla così da dedicarsi a ben più alti ideali, ma, per costruire una villa come quella dei Caponi, era necessario avere agganci politici e crediti che una persona comune non poteva permettersi.
I Caponi erano passati dall'essere mafiosi all'essere una famiglia di politici e affaristi... il che era, sostanzialmente, la stessa cosa.. non tutti i mondi avevano la stessa visione paradisiaca della vita che c'era sulla Terra.
Su molti pianeti il vile denaro era ancora considerato come unica fonte di potere ed era lì che la mafia si era spostata mantenendo invariati i suoi modus operandi senza cambiare mai nel corso dei secoli.
Quella notte, tuttavia, qualcosa nella ultracentenaria storia dei Caponi sarebbe drasticamente mutato..
La massiccia figura, vestita di nero, si mosse silenziosamente attraverso il giardino, ignara o, forse, non interessata, degli occhi nascosti che la osservavano dalle lenti di una telecamera montata su un drone controllato, da remoto, da un gruppo nascosto fra le gole.
Lui aveva solo una missione: uccidere il capo famiglia dei Caponi e chiunque si mettesse in mezzo.
Non che la cosa gli importasse, la sua mente era completamente vuota, non aveva pensieri consci, solo l'istinto, l'addestramento e la programmazione erano importanti.
L'uomo attraversò il giardino spingendosi sempre più in profondità.
Due uomini della sicurezza erano già morti senza nemmeno sapere cosa li avesse colpiti e senza emettere un sussurro.
L'entrata nella casa era una piccola finestra al primo piano raggiungibile facilmente salendo lungo il tubo di scarico della grondaia. Il progettista aveva voluto lasciare quell'arcaico metodo di scarico delle acque piovane perché a quel tempo era usuale mantenere aspetti stilistici arcaici.
La finestra era troppo piccola per la massiccia figura, ma l'uomo si dislocò la spalla senza emettere un suono, come se quell'azione fosse una cosa quotidiana.
Una volta dentro eliminò un'altra guardia e, solo dopo, rimise a posto l'articolazione.
"È dentro" confermò l'uomo che seguiva la figura con il drone.
"Fate scattare l'allarme. Non dategli troppo tempo altrimenti fuggirà" rispose il capo della squadra Luidal
"Ma l'omicidio del capofamiglia?"
"Tranquilli, Orso 192 porterà a termine l'ordine anche se dovesse passare attraverso tutta la sicurezza. Quando uscirà da lì sarà abbastanza malridotto da poterlo far fuori facilmente."
"Ma come mai lo dobbiamo eliminare? Orso 192 è sempre stato un ottimo operativo."
"Sembra che la sua programmazione abbia un bug... ha memoria delle sue azioni in certe situazioni. È diventato obsoleto e facilmente sostituibile. Altre domande non sono necessarie..."
Le luci della casa si accesero non appena il piccolo drone sparò contro un vetro per poi dileguarsi nella notte.
Gli uomini della sicurezza parevano api impazzite.
Orso 192... Ibos Th'izeqik, non fece una piega.
Tirò fuori semplicemente un phaser e iniziò a massacrare chiunque si trovasse fra lui e l'obbiettivo.
Otto minuti più tardi e quindici guardie morte dopo, Ibos era nella camera padronale della villa.
L'obbiettivo non c'era, ma non se ne preoccupò, sapeva bene che in quella stanza era presente una panic-room per le emergenze.
Attraversando la stanza la sua attenzione fu attirata da una fotografia posizionata sulla scrivania. Ibos, nonostante la sua programmazione non ammettesse distrazioni, la afferrò per vederla meglio.
Lynette era abbracciata al capo famiglia. Se Ibos fosse stato cosciente in quel momento avrebbe detto 'la sua' Lynette. La foto era di almeno un mese prima, la donna nella foto aveva gli orecchini che lui le aveva regalato con i soldi guadagnati con i suoi umili lavori, ma ancora una volta tutto questo non gli venne in mente, registrò semplicemente la cosa come se la volesse elaborare in seguito.
Nonostante tutto questo, la distrazione gli costò cara, uno degli uomini della sicurezza lanciò all'interno della stanza una granata elettromagnetica. L'idea era forse quella di stordirlo e mettere fuori uso qualsiasi impianto cibernetico che l'intruso potesse avere con sé, dopotutto nessuno poteva muoversi così in fretta o essere così forte.
La guardia, o meglio la guardia in prova visto che era lì solo da due giorni, era un Andoriano ben piazzato quanto il suo avversario.
Certo non era una cima, altrimenti avrebbe saputo che, oltre a non fare grandi danni ad una persona normale, almeno quel tipo di granata, avrebbe, invece, messo in atto una reazione a catena di tutto altro tipo.
La panic-room era stata progettata per aprirsi in caso di blocco totale del sistema. Certo era un vero bug per la sicurezza della stanza, ma il Don della famiglia aveva il terrore di trovarsi rinchiuso all'interno senza aver modo di fuggire.
La porta si spalancò e Ibos si lanciò immediatamente all'interno sparando alla fronte del suo bersaglio.
Fatto, missione completata.
Nello stesso momento, nella parte est della villa, il sistema di distribuzione del gas ebbe un'avaria: tutte le valvole di distribuzione si aprirono ed il gas uscì sibilando.
Due piani sotto, in una stanza protetta che conteneva tutti i server delle aziende collegate ai Caponi, i sistemi di sicurezza fecero quello per cui erano stati programmati in caso di assalto alla villa.
Si autodistrussero e l'esplosione sembrò accendere la casa come un fuoco di artificio.
"WOW! Che botta." commentò l'addetto al drone lasciando andare i comandi ormai inutili "Il mio bambino è andato."
"Te ne comprerò un altro... attivate la nostra risorsa nella polizia, voglio che verifichi che Orso 192 è morto. Usciamo da qui" ordinò il capo
FLASHBACK
SOL III - Catania
Hotel Mercure
13 maggio 2402 - ore 16:40
=^=Non c'era rimasto molto da trovare. Praticamente era tutto bruciato... comunque le scansioni hanno evidenziato un'incongruenza, uno dei cadaveri era quello di un Andoriano e non c'erano Andoriani nelle liste dello staff dei Caponi, quindi immagino che sia l'uomo che stavate cercando=^=
"Non sei pagato per pensare... comunque hai fatto un buon lavoro. Riceverai la tua solita parcella più un sostanzioso bonus. Chiudo."
"Allora?" chiese il Vulcaniano seduto al tavolo mentre verificava l'attrezzatura.
"Non ci sono prove di DNA, il fuoco ha cancellato quasi tutto, ma le scansioni hanno trovato il corpo sconosciuto di un Andoriano. Attendiamo ulteriori verifiche?"
"No. Secondo i dati nessun Andoriano era presente nella sicurezza della villa. È logico pensare che sia il nostro uomo. C'è l'89% di possibilità che Orso 192 sia deceduto e noi non possiamo rimanere qui per molto... il nostro prossimo incarico è già stato deciso."
"Capo quella tua fissazione per le percentuali un giorno ti metterà nei guai" commentò l'umano dai capelli rossi sdraiato scompostamente sul divano.
"Questa affermazione è completamente illogica. Comunicate alla squadra Lengra su Sol III che Orso 192 è morto."
FLASHBACK
SOL III - Catania
Qualche giorno dopo
Ibos Th'izeqik si risvegliò nuovamente con un dolore acuto alla testa.
La programmazione era saltata ed i ricordi di Orso 192 si erano mischiati con i suoi, fondendosi e riempiendo le tante lacune presenti nella sua storia, regalandogli terribili emicranie.
Ricordava tutto: il programma di addestramento, le morti... tutta la sua vita passata era davanti ai suoi occhi.
Anche Lynette.
Ricordava le sedute di terapia ed anche i momenti in cui lei lo programmava con le nuove operazioni ed impiantava nella sua memoria ricordi di notti d'amore e passione...
Non c'era niente di reale nella sua vita: se prima Ibos era sicuro di avere una vita squallida, adesso si rendeva conto di averla anche peggio di quanto avesse mai immaginato.
Nonostante ci pensasse continuamente, non sapeva cosa fosse l'organizzazione che lo aveva tenuto sotto controllo come una marionetta.
Sapeva solo che aveva degli obiettivi e che mandava persone come lui a rimuoverli. Questi nemici sarebbero potuti diventare suoi alleati se solo fosse riuscito a mettere a fuoco alcuni frammenti di memoria che ancora non riusciva ad inquadrare pienamente.
Tra questi ce n'erano due che, in particolare, gli tambureggiavano nel cervello: la Flotta Spaziale ed un uomo di nome Francis Moses.
Secondo i suoi ricordi, ma senza aver coscienza di come ne fosse in possesso, qualsiasi modo per far avvicinare questo Moses da un assassino era risultato impossibile.
Anche la strada di un incidente letale in servizio si era rivelata impraticabile: la stazione spaziale nella quale prestava servizio era talmente anonima e poco ambita che far entrare un ufficiale al suo interno sarebbe stato estremamente sospetto perfino al più disattento addetto al personale di tutta la Flotta Stellare.
Ibos era conscio che avrebbero scelto di attentare alla vita di qualcuno a lui caro, ma, per farlo, avrebbero cercato di non dare nell'occhio.
Dovevano fingere di voler colpire la catena di comando della Flotta Stellare, magari uccidendo anche qualche ammiraglio a caso, ovvero attenzionare un bersaglio talmente generico da nascondere perfettamente che il loro scopo era soltanto quello di far uscire Moses allo scoperto.
La miglior chance di Ibos per far pagare quello che gli avevano fatto era, pertanto, spifferare tutto a questo Francis Moses.
SOL III - San Francisco
Bar "La petite fille"
23 maggio 2402 - ore 7:39
Moses era seduto nel piccolo bar a sorseggiare il suo caffè.
I replicatori dell'ospedale militare, se possibile, facevano un caffè più schifoso di quello della Base Spaziale K4... il che era tutto dire visto che erano stati programmati proprio per farlo schifoso.
Con la mano libera sorreggeva un pad sul quale passavano le notizie del giorno. Si parlava dell'attentato all'ammiraglio Darion e veniva messo in relazione con quello di sua moglie come previsto.
All'inizio la Intelligence voleva tenere segreto il secondo attentato, ma Hazyel aveva suggerito che la notizia trapelasse così da mettere in allarme altri Ammiragli all'oscuro delle vicende e spiegare perché la Flotta Stellare si mettesse in moto con tutte le sue forze per cercare i terroristi.
"Permette?" chiese l'Andoriano indicando la sedia al suo tavolo.
Moses si era messo nell'unico posto libero in quel momento nel locale occupando un tavolo da sei persone... era logico che qualcuno prima o poi si facesse avanti nonostante il suo cipiglio burbero e scostante.
"Mmpf!" grugnì di rimando lanciando solo un'occhiata alla massiccia figura che si era avvicinata.
L'Andoriano si accomodò e chiese del caffè sorridendo alla cameriera, poi tornò a guardare l'ufficiale della Flotta Stellare seduto dall'altro capo del tavolo.
"C'è un phaser sotto la sua sedia..." sussurrò Ibos a Moses "Ore 2, l'uomo con la giacca verde, ore 11 la donna con il cappello, ore 6 l'uomo con la tuta da ginnastica. Ci sono altri quattro uomini nel bagno ed usciranno dalle porte ad ore 8."
Moses non si scompose minimamente e lanciò solo un'occhiata ai bersagli nel suo campo visivo, fatto questo si concentrò sull'Andoriano.
"Chi è lei?" chiese in tono sommesso.
"È quello che voglio scoprire" rispose criptico "Le posso solo dire che mi chiamo Ibos Th'izeqik e l'organizzazione per la quale lavoravo la vuole morto."
"Perché io?" domandò Moses
"Non so nemmeno questo, ma lei è l'unica risorsa che mi rimane per uscire da tutta questa storia. Ho un patto da proporle: io la aiuto a venir fuori da qui e lei mi ascolta per qualche ora..."
"Ok, mi sembra equo, ma perché dovrei fidarmi?"
"Innanzitutto perché ho messo un phaser sotto la sua sedia e non una bomba, secondo io so chi ha attaccato sua moglie, terzo avrà bisogno di una mano per uscire vivo da questa trappola."
"Se hanno solo mandato sette uomini, saranno loro ad aver bisogno di aiuto per uscire di qui" borbottò Moses mostrando all'Andoriano due phaser usciti da chissà dove. "Ne vuole uno?" chiese sarcastico.
"No, grazie ho il mio..." rispose sorridendo Ibos
"Ah, per la cronaca... la cameriera è nuova. Ha iniziato oggi.." aggiunse Moses
"Mi era sfuggita quella. Pronto?"
"Sono troppo vecchio per queste stronzate..."