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USS HOPE - MISSIONE 02 RSS USS HOPE - Missione 02

02.03 " Capitano? "

di Melanne Graahn, Pubblicato il 04-08-2015

Accademia della Flotta Stellare - Flashback


"Non ho detto che io non l'avrei colpito... voglio dire, no, non l'avrei colpito, naturalmente... ma farlo in quel modo... Hansen ha ragione, potrebbe essere considerata insubordinazione in circostanze normali. E lo sai. In una situazione reale..."
"... lui sarebbe morto e la nave sarebbe perduta in ogni caso. Ho fatto il mio dovere. Lui non ha fatto il suo. Posso anche scusarmi, ma non cambia la realtà dei fatti."
"Immagino di no..."
Il tono di Melanne era leggero. Lon poteva percepire le strisce azzurre che si dipanavano da lei mentre beveva un sorso d'acqua. Paradossalmente, era raro sentirle in lei. La ragazza prese una forchettata dal piatto di pipius che aveva di fronte e la agitò leggermente, mentre osservava una coppia di cadetti passare davanti al loro tavolino armati di vassoi,
"Hansen ti farà rapporto se non ti scusi."
"Lo so."
Lon prese un altro sorso e posò il bicchiere, poi iniziò con calma a mangiare l'insalata.
"Davvero avresti stordito anche me?"
"Tu saresti già stata a bordo della capsula. Non ci sarebbe stato bisogno."
Melanne parve dubbiosa per qualche istante e fece per dire qualcosa. Fu Bueller, in piedi accanto al loro tavolo, un vassoio in mano e un sorriso in volto, a interromperla.
"Disturbo?"

USS Hope - Infermeria - 30 dicembre 2394 - Ore 13.39


Melanne caricò l'hipospray con un gesto automatico, indugiando più del dovuto accanto al carrello dei medicinali, rimandando il più possibile il momento di voltarsi verso il trio raccolto nella sua infermeria.
Il viaggio dalla plancia era stato un crescendo di orrore e imbarazzo. Conosceva abbastanza Lon da saperne valutare le reazioni, mentre non aveva idea di quale fosse il modo di comportamento di Rest. Non che si aspettasse problemi da nessuno dei due. Non sarebbe certo scoppiata una rissa, ma stando in piedi tra loro in quell'ascensore si era sentita come tra due gondole di curvatura. In attesa di essere fritta dalla tensione.
Sospirò. Ci mancava solo un po' di competizione a rendere più facile quel rapporto.
Si voltò, tornando verso il lettino.
"Va bene, questo gli farà riprendere i sensi. Sarà probabilmente disorientato, ma dovrebbe essere in grado di rispondere alle domande. E' fuori pericolo ma non affaticatelo. Avete una decina di minuti."
Superò Caitlyn in due passi e si accostò al lettino, per poi iniettare il contenuto dell'hipospray nel collo del paziente. Con una rapida occhiata controllò i segni vitali, poi fece due passi indietro e si voltò, andando a prendere posto accanto a Lon. In piedi nell'angolo accanto a lui, osservò il consigliere e Rest condurre l'interrogatorio, come stabilito.
L'uomo aprì lentamente gli occhi, per un attimo fu abbagliato dalla luce, tossì. Poi si guardò intorno.
Melanne sentì il corpo di Lon tendersi accanto a lei. Il consigliere si chinò leggermente sul lettino, sorridendo rassicurante.
"Non abbia paura, è al sicuro."
Il falso romulano non aveva propriamente l'aria di uno che si sente al sicuro. Il timore fu istantaneo, la reazione ebbe un secondo di ritardo.
"Federali. Voi dovete riconsegnarci all'impero, noi siamo..."
Rest lo interruppe, nella voce lo stesso tatto del comodino su cui era posato un bicchier d'acqua.
"Sappiamo che lei e il suo compagno non siete romulani, signor Smith. Le consiglio di non perdere tempo con questa farsa."
Il sorriso di Caitlyn si spense come una lampadina fulminata. Lon si mosse appena nel suo angolo. Anche da quella distanza, Melanne vide le pupille del suo paziente dilatarsi. L'uomo alzò una mano a toccarsi le orecchie non più appuntite. Un grugnito di dolore.
"Cosa avete... cosa avete fatto? Sten, dove... dov'è?"
Il consigliere intervenne prima che Rest potesse rispondere.
"Il signor Sten purtroppo non ce l'ha fatta. Lei si riprenderà. Ma vorremmo sapere chi è e come è arrivato qui."
"Io sono... mi chiamo John, John, Smith..."
"O i suoi genitori avevano davvero una scarsa immaginazione, oppure si tratta di un nome falso. Come quello del suo compagno. Ora, gradiremmo sapere chi è lei davvero e che cosa fa in questa zona di spazio alterato con tanta cura per apparire romul.."
Rest non finì la frase e Melanne non raggiunse il lettino in tempo.
Gli occhi dell'uomo si rovesciarono all'indietro e il monitor che ne mostrava i segni vitali emise il lungo, stridulo segnale del decesso.

USS Hope - Sala tattica - 30 dicembre 2394 - Ore 13.47


"Speranza". Che nome idiota per una nave. La speranza di non lasciarci le penne, semmai
Bueller, gli avambracci sui braccioli della poltroncina e i piedi sulla scrivania, abbandonò la testa allo schienale e chiuse gli occhi. La sua sala tattica, definita da alcuni anche l'antro della disperazione (e non la disperazione di chi vi veniva convocato), era silenziosa, vuota. Priva del ronzio monotono della voce del suo primo ufficiale e del berciare di Strauss. Nessuna delle due cose gli era stata della benchè minima utilità. Purtroppo per il suo ego, l'unico che si sarebbe potuto eventualmente rimproverare per questo era Strauss, il cui contributo alla missione non sembrava ancora ben chiaro. A parte le teorie complottistiche, si intende.
In quanto a Xyr, non la si poteva biasimare. Ne sapeva quanto lui. Cioè nulla. La realtà dei fatti era che si trovavano all'interno di una nebulosa, con un falco da guerra romulano potenzialmente pronto a polverizzarli e una navetta di origine sconosciuta incastrata nel soffitto della sala macchine.
E non era stata opera loro. Erano esattamente dove era stato ordinato loro di essere. A conti fatti era stata la navetta a incastrarsi nel loro soffitto, non il contrario. Erano stati quei maledettissimi nani ferengi ad andarsene, non loro a farli sparire. Questo però non avrebbe impedito alla Lennox di tirargli il collo. Se i romulani non li avessero fatti saltare in aria prima, naturalmente. Il che sembrava quanto mai probabile.
Il suo sarebbe stato ricordato come il comando più breve della storia e il suo ritratto appeso nell'aula di strategia, imperituro memorandum di come un comandante NON dovesse comportarsi, additato da istruttori e studenti che...
Il trillo del comunicatore interruppe il suo depresso rimuginare in maniera tanto violenta da farlo quasi cadere all'indietro dalla poltrona.
"Bueller"
La voce di Luna uscì dall'interfono.
=^= Capitano, qui plancia. Sarebbe meglio che tu venissi qui alla svelta.=^=
Bueller era già in piedi e a mezza strada verso la porta quando Luna ebbe finito di parlare. Se non altro per arrivare prima di Xyr.
"Che succede?"
=^= I romulani...=^=
"... ci sparano?"
No, non stavano sparando. Se ne sarebbe accorto. Varcò la soglia della plancia mentre la voce di Luna gli arrivava simultaneamente dal comunicatore e da pochi metri di fronte a lui.
"No, ci stanno chiamando..."
"E' lei il capitano?"
C'era una nota incredula nella voce del romulano sullo schermo.