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USS HOPE - MISSIONE 15 RSS USS HOPE - Missione 15

15.00 " Il passato ha un peso... "

di Rest figlio di Retok, Pubblicato il 23-09-2020

***Flashback***
USS Alatri - Plancia
D.T. 16/01/2376 - Ore 08:45


Retok accedette in plancia come di consueto, ignorando gli sguardi innervositi che otteneva dalla maggior parte dei presenti: da quando aveva accettato l'incarico di ambasciatore non era mai arrivato tardi a nessun appuntamento, a prescindere dall'importanza attribuito all'evento, e non intendeva cambiare le cose.

Non avrebbe dovuto essere lui l'incaricato di quell'ingrato compito se avesse potuto scegliere non si sarebbe immischiato in una disputa politica in un mondo non federale, soprattutto sapendo che la risposta del governo sarebbe stata con una probabilità del 78,34% violenta, il che avrebbe portato ad accuse e recriminazioni che avrebbero ridisegnato i rapporti con il governo di Majus IV. Lo avevano richiesto solo per un motivo tutti gli altri si sarebbero lasciati andare a considerazioni emotive ma lui no, di fatto lo avevano preferito ad ogni altro per la sua pratica costante del kolinahr.

Aveva accettato l'incarico di risolvere la questione di Majus IV ed ora lo avrebbe fatto nel suo classico modo, ossia applicando in maniera oltremodo maniacale le direttive, i regolamenti ed i trattati federali.

L'ambasciatore guardò i volti tirati e nervosi dell'equipaggio senza conviderne affatto le preoccupazioni: la questione appariva agli occhi di Retok decisamente semplice. Majus IV era uno dei maggiori fornitori di dilitio della Flotta: sebbene non fosse mai entrato formalmente a far parte della Federazione per questioni di tipo politico, aveva stretto con essa un importante trattato che prevedeva specifici obblighi e diritti per le parti in gioco. Per anni il trattato non fu invocato dalla monarchia di Majus, dato che preferiva risolvere da sé i problemi interni, ma da circa un mese le cose erano drasticamente cambiate. Il partito di opposizione al regime monarchico aveva iniziato a reclutare un nutrito numero di proseliti: nato come movimento pacifista, e dunque del tutto ignorato dai monarchi, quel movimento era cresciuto fino ad incorporare un'ala estremista e violenta.

Nell'ultimo mese le rappresaglie armate erano aumentate, gli scontri si erano fatti violenti sino a giungere al rischio di attentati alla vita del re il governo in capo aveva dunque richiesto l'aiuto della Flotta per trovare e catturare i terroristi prima che fosse troppo tardi. La monarchia assoluta di Majus IV aveva rispettato la sua parte del trattato, la Flotta Stellare avrebbe fatto lo stesso? Retok aveva ricevuto quel compito: rispettare il trattato, salvare le relazioni con Majus IV (e con esse il commercio di dilitio) ed impedire che eventuali slanci emotivi lo portassero a schierarsi in una guerra che di fatto non era di interesse della Flotta.

L'ambasciatore era conscio del ruolo che occupava e sapeva bene che la maggior parte dei presenti in quella nave gli avrebbe volentieri fatto fare un bel tuffo nel nucleo di curvatura, ma la verità era che non gli interessava affatto. Aveva sempre avuto la certezza che la razza vulcaniana fosse superiore alle altre per via dell'assenza di sentimentalismi inutili, il fatto che gli altri fossero in grado o meno di capirlo e accettarlo erano solo dettagli secondari.

Dopo quell'attimo sufficiente perché tutti avessero nota la sua presenza in plancia, l'ambasciatore si incamminò con passo sicuro, prendendo posto alla poltroncina che sarebbe spettata al capitano, senza dar modo al primo ufficiale di lamentarsi.

"Desidero parlare personalmente con il monarca della colonia"

Il tono di Retok suonò come un ordine e la cosa non piacque molto al primo ufficiale, il Comandante Osigraft "Il Capitano mi aveva già informato del suo desiderio di assistere alla comunicazione. Le garantisco che sarebbe stato chiamato in tempo"

Retok non si voltò neppure "Temo di non essere stato compreso, intendo occuparmi io della conversazione con il leader della Colonia. La mera osservazione non è di mio interesse..."

Il Capitano ed il Primo ufficiale si guardarono in volto: non erano ancora riusciti ad inquadrare bene l'ottuso ambasciatore vulcaniano ma erano certi che avesse un'idea in testa che avrebbe portato sino al termine. Anche il resto dei membri della plancia sembravano in attesa di vedere cosa sarebbe accaduto, un po' inquieti per la paura che il risultato finale si allontanasse dalle loro aspettative. Tutti tacevano, la comunicazione tardava ad arrivare e la tensione aumentava.

"Potrei sapere quali sono le sue decisioni sulla questione?"

Retok inarcò un sopracciglio osservando lo sguardo del capitano. Era frustrante dover rispondere a simili domande quando la soluzione era una pura ovvietà di fronte agli occhi di tutti: l'interpretazione dei regolamenti federali e gli accordi stilati con quella colonia per avere l'esclusiva sui commerci in dilitio portavamo direttamente ad una sola soluzione, possibile che lo capisse solo lui? Rimase in silenzio per qualche attimo, senza lasciar trasparire alcuna emozione, per poi tagliar corto "Quanto necessario, Capitano"

Le parole del vulcaniano pesavano come macigni nell'animo di tutti i presenti: le loro peggiori paure stavano divenendo realtà e loro non avevano alcuna autorità per impedirlo. Avevano da poco scoperto dove si nascondevano i presunti terroristi, speravano di avere il tempo per tentare una pacifica mediazione e risolvere la situazione senza spargimenti di sangue ma il governo premeva per avere le informazioni della Flotta e potersi occupare internamente del problema. Cosa sarebbe stato di tutti gli oppositori? Fra loro c'erano dei criminali, ma anche tante famiglie che erano intenzionate solo a chiedere qualche diritto in più per i loro figli: come avrebbe agito il governo? Diplomaticamente o militarmente?

Tutti sentivano il desiderio di opporsi, di far sentire le proprie ragioni, ma l'unico che lo fece fu il primo ufficiale "Ma questo avrà una ricaduta sulla vita di almeno un centinaio di persone: se lei informerà il governo monarchico della localizzazione di quel rifugio certamente riprenderanno in mano il problema e probabilmente lo risolveranno inviando l'esercito. Non ritiene che si dovrebbe optare per una via differente? Ci dia qualche giorno, organizzeremo un incontro diplomatico e cercheremo di far arrivare le parti ad un accordo pacifico che..."

Retok osservò il Comandante in silenzio, senza scomporsi di fronte a quello sguardo rabbioso "Devo ritenere che le direttive della stessa Flotta Stellare abbiano subito delle modifiche significative di cui non sono stato messo parte?" fece una piccola pausa "Oppure sono gli accordi di collaborazione con la Colonia di Majus IV ad essere divenuti privi di valore?

Il primo ufficiale aprì la bocca per poi richiuderla dopo una frazione di secondo, riflettendo su come rispondere: tutti gli ufficiali capirono la sua indecisione, del resto conversare con Retok dava a tutti la sgradevole sensazione di camminare sulle uova. Il Capitano venne in soccorso del suo ufficiale sospirando "Quello a fa riferimento il Comandante riguarda il rischio che comunicare informazioni di questo tipo possa comportare delle conseguenze piuttosto..." il Capitano sembrò cercare la parola per qualche istante "...importanti per la salute dei soggetti coinvolti. Se dovesse intervenire militarmente l'esercito non potremmo garantire l'incolumità di nessuno, neppure delle donne e dei bambini presenti"

Retok non si scompose affatto "So a cosa vuol fare riferimento il Comandante Osigraft... di sentimentalismi piuttosto illogici nei confronti dei ribelli. Quello di cui parlo io è semplice applicazione logica e ponderata dei regolamenti" alzò una mano per fermare sul nascere qualsivoglia tentativo di interrompere il suo discorso "Un Ufficiale della Flotta Stellare è chiamato a conformarsi a quanto previsto all'interno delle leggi e delle direttive create dalla Federazione Unita dei Pianeti, dalla sua popolazione e dai suoi rappresentanti, inclusa la Flotta Stellare. Allo stesso modo è chiamato al pieno rispetto dei trattati stretti tra la Federazione ed i suoi pianeti membri, provvedendo ad ogni richiesta di aiuto proveniente da essi. Devo ricordarvi di cosa sto parlando?"

"Decima ed undicesima direttiva" rispose con modo quasi automatico il primo ufficiale "Ma le leggi per loro natura sono aperte all'interpretazione, non si può limitarsi ad applicarle alla lettera... oltretutto Majus non è uno stato membro"

"Ma uno dei più importanti fornitori di dilitio della Federazione, cosa che la rende parecchio importante a livello politico" Retok continuava a guardare il monitor, ignorando gli sguardi che riceveva "Comandante, siamo di fronte a delle norme molto chiare e lineari, come tali non necessitano di interpretazione. Allo stesso modo non necessitano di interpretazione neppure gli accordi stipulati fra la Federazione e la Colonia di Majus IV. L'articolo 7 impone a qualsiasi nave della Flotta Stellare, compatibilmente con il livello di priorità legata alla missione che sta svolgendo, di offrire il proprio contributo, su richiesta del governo e delle forze di sicurezza di Majus IV, al fine di favorire il buon esito di indagini su reati che sono potenzialmente idonei da porre in pericolo l'incolumità della popolazione o delle strutture politiche, economiche e/o sociali della colonia. La Flotta si è inoltre impegnata a comunicare con tempestività ed efficienza tutte le informazioni necessarie alle forze di sicurezza al fine di svolgere il proprio lavoro..."

"Si.... e la colonia si dovrebbe impegnare ad usare tale informazioni programmando le proprie iniziative tenendo come primo obiettivo il rispetto dei diritti attribuiti ai cittadini federali, fra cui l'incolumità della popolazione!" la voce del primo ufficiale faceva trasparire il fatto che aveva ultimato la pazienza

"Ha prove per ritenere che il Governo non rispetterà appieno il trattato?" Retok tornò a fissare il primo ufficiale

Il primo ufficiale scattò in avanti "Il mio istinto!"

"Illogico ed irrilevante... altro?"

"Ritiene irrilevanti le nostre preoccupazioni per la vita del gruppo di opposizione, ambasciatore?"

Retok rimase per un attimo in silenzio, osservando il Comandante. Avere a che fare con le altre razze era sempre frustrante per un amante della logica pura, ma nonostante tutto poteva essere un buon test per verificare la sua capacità di insegnamento. Rifletté per qualche altro istante su cosa dire "Se un ufficiale decidesse di portare al limite la nave, sino al punto di danneggiare irrimediabilmente il nocciolo del motore a curvatura ed il sistema per espellerlo, quali conseguenze vi sarebbero?"

La domanda sembrò spiazzare per qualche attimo il primo ufficiale "La nave esploderebbe ma..."

"Esatto..." lo interruppe Retok "Questo è un fatto incontrovertibile. La nave verrebbe distrutta dall'esplosione del nucleo di curvatura a causa dell'erronea valutazione dei propri ufficiali, e poco importerebbe se gli ufficiali siano giunti ad una tale decisione per pura incoscienza o nello slancio emotivo di salvare qualche vita. La nave andrebbe comunque in pezzi, è un fatto!" alzò le mani per fermare possibili proteste "Allo stesso modo la Federazione unita dei Pianeti, nonché la Flotta Stellare, si sono dotate di una serie di norme gerarchicamente ordinate che devono essere rispettate in modo obiettivo e puntuale, senza lasciarsi andare a puerili slanci emotivi. Questo è un fatto, non un opinione. Risulta irrilevante il vostro slancio emotivo nei confronti del gruppo di opposizione, il nostro dovere è quello di comunicare al Governo tutte le informazioni atte alla risoluzione della situazione, ivi compresa la localizzazione del gruppo di opposizione, e questo al fine di impedire che la frangia più estremista metta in pratica i propri intenti terroristici"

"Presunti intenti terroristici..."

Retok proseguì ignorando anche il Capitano "La questione non è aperta ad interpretazione. Su Majus IV sono stati perpetrati dei reati e vi è il rischio che ne siano commessi altri. La Flotta ha informazioni cruciali che porteranno ad una rapida risoluzione della questione e sarà compito nostro comunicarle. La questione non ammette differenti soluzioni"

La mente degli ufficiali era un turbinio di pensieri, tutti volevano trovare una soluzione.

"Ma nulla nel trattato ci impedisce di avvertire i ribelli è corretto ambasciatore?" la domanda sprezzante del primo ufficiale ebbe una risposta che lasciò sgomenta l'intera plancia

"Corretto" Retok guardò il Comandante Osigraft con la tipica espressione saccente ma c'era qualcosa di più, come se finalmente i suoi interlocutori avessero dato prova di avere la capacità di ragionare

"Aspetti, sta dicendo che non avrebbe nulla in contrario se avvertissimo i ribelli?" il Capitano era più allibito ancora del resto dell'equipaggio

Retok iniziava davvero ad annoiarsi "Come mi sembra di aver già oltremodo spiegato, sono stato scelto per fare in modo che il trattato venga pienamente applicato senza che di mezzo vi possano rientrare facili sentimentalismi e salvaguardando il commercio del dilitio nessuna parte del trattato vieta o limita in alcuna circostanza le possibilità di comunicazioni con il pianeta e con i suoi abitanti, anche questo è un fatto. Per quale ragione dovrei impedirvi di contattare il pianeta?"

"E che cosa aspettava a dirlo?"

"Pensavo che non fosse così difficile comprenderlo. In futuro, qualora foste nuovamente richiesti a trattare questioni diplomatiche sarebbe auspicabile che abbiate quanto meno letto i trattati a cui state dando attuazione. Eviterete di far perdere oltremodo tempo all'ambasciatore che vi accompagnerà"

Il Comandante Osigraft avrebbe tanto voluto rispondere per le rime a quel borioso vulcaniano ma lo sguardo del Capitano lo fece desistere "Comandante, non aveva un'importante comunicazione personale da fare proprio ora?"

"Se ha da fare non la trattengo"

Retok tornò a fissare lo schermo visore, la sua conversazione con Osigraft per lui si era conclusa. Ancora piuttosto furente ma con una missione in testa, il primo ufficiale lasciò la plancia ma il Capitano si avvicinò a Retok chiedendogli a voce bassa "Se il Comandante non le avesse chiesto di contattare i ribelli, aveva già qualcun'altro che lo avrebbe fatto?"

Retok di fanno non rispose alla domanda ma si limitò a dire "Come le ho già detto, Capitano, ho intenzione di fare esattamente ciò che è necessario"



***Flashback***
Colonia di Majus IV - Idolobna (piccolo paese a circa 11,71 km dalla capitale)
D.T. 18/01/2376 - Ore 05:57


Stava per sorgere nuovamente il sole. Pejo era seduto fuori dalla propria abitazione in silenzio, osservando con attenzione la via principale che permetteva di collegare il piccolo paesino di Idolobna direttamente con la capitale della Colonia, Kígyó City.

Se fosse stato un giorno come tutti gli altri avrebbe già salutato moglie e figli, si sarebbe diretto nei campi e si sarebbe messo al lavoro, ma quel giorno era diverso. Pejo sospirò pesantemente osservando il cielo: si era unito al gruppo degli oppositori all'incirca sei mesi prima con la convinzione che questa scelta avrebbe migliorato la vita della propria famiglia, ma ora che qualcuno li aveva venduti, tutto era cambiato.

Non sapevano chi fosse stato, ma qualcuno aveva informato le forze di sicurezza sulla loro esatta localizzazione. Se fossero stati pre-avvertiti un po' prima, o se chi aveva ricevuto l'informazione non avesse inizialmente pensato ad uno scherzo, forse avrebbero potuto far evacuare almeno le donne ed i figli, ma a questo punto era troppo tardi non gli restava altro che attendere l'arrivo delle pattuglie e tentare di resistere abbastanza a lungo da parlamentare una via d'uscita per le loro famiglie. Era ancora perso nei propri pensieri quando scorse in lontananza le nubi di polvere alzate dai mezzi della pubblica sicurezza. Erano ancora piuttosto distanti, ma Pejo sapeva che non ci avrebbero messo molto a raggiungerli.

"Alla fine eccoli che arrivano... "

Pejo si voltò a guardare Kotar ed annuì rapidamente, quasi in modo rassegnato "Sapevamo che sarebbero arrivati... a questo punto non ci restano più molte alternative"

Kotar lo guardò quasi spaventato "E adesso signor Pejo, cosa succederà?"

Pejo sorrise amaramente ed osservò Kotar per qualche istante in silenzio. Per quanto quel giovane potesse vantare l'aspetto fisico di un uomo maturo, non aveva ancora compiuto sedici anni era ancora un ragazzino alla scoperta del mondo ma si trovava immischiato in qualcosa molto più grande di lui.

"Cosa succederà, signor Pejo?"

Pejo sospirò per un attimo "Non lo so Kotar, proprio non lo so" quindi distolse lo sguardo riportando la propria attenzione all'orizzonte: sapeva che quel giovane avrebbe avuto ancora tante domande da fargli, ma per il momento preferì chiudere l'argomento per evitare il rischio di spaventarlo o, al contrario, finire per alimentare false speranze.



***Flashback***
Colonia di Majus IV - Idolobna (edificio del Comune locale)
D.T. 18/01/2376 - Ore 23:29


Il fumo si alzava alto su quanto rimaneva ancora delle ultime abitazioni di Idolobna. Il paesino era oramai ridotto ad una massa informe e caotica di rovine. Svariati fuochi stavano divampando a macchia di leopardo, mentre l'edificio del Comune sembrava ostinarsi a rimanere in piedi quasi in sfregio ai vari tentativi di abbattimento che aveva subito.

All'arrivo delle pattuglie qualcuno aveva tentato di parlamentare ma altri si erano preparati allo scontro, preferendo la morte alla resa: le forze di polizia, dal canto loro, sapevano di essere in vantaggio, ma se non altro ebbero pietà delle donne e dei bambini. Entro la metà del pomeriggio erano già stati tutti evacuati, a parte le donne più agguerrite che erano disposte a morire con i loro mariti pur di non abbandonarli.

All'inizio in molti erano ancora fiduciosi di poter tener testa alle forze governative ma arrivati alla sera, quando più della metà dei ribelli erano morti o moribondi per i pesanti bombardamenti, nessuno aveva più voglia di resistere a niente: i pochi superstiti si riunirono nella stanza un tempo adibita ad ufficio del sindaco per discutere della situazione, anche se in fondo vi era davvero poco da dire.

"Non c'è molto da aggiungere. O ci arrendiamo o ci uccideranno ad uno ad uno... sanno che siamo allo stremo"

Pejo portò lo sguardo dapprima a sua moglie, che si era rifiutata di lasciarlo, e poi sul resto del gruppo, si sentiva stanco e spossato ma non voleva credere di dover veder morire tutti coloro a cui era legato "Anaya ha ragione, dobbiamo arrenderci e dobbiamo farlo ora, o almeno questo è quanto ho intenzione di fare io, non voglio veder morire mia moglie! Preferisco affrontare un processo ma sapendo che coloro che amo resteranno in vita"

"Ma signor Pejo, e tutta la nostra lotta?" Kotar esplose in tutto il suo adolescenziale nervosismo "Non eravamo qui per una vita migliore?"

Pejo osservò il giovane con una punta di tristezza "Kotar, tu sei ancora giovane... hai una vita davanti, hai tutto il tempo per cambiare il mondo ma non lo farai certamente oggi. Capisco che per te tutto questo risulti incomprensibile, ma il fatto è che qui non possiamo far altro che ammettere la resa..." si avvicinò al giovane mettendogli una mano sulla spalla "Qui dentro non troveremo altro che la morte, nulla di più... e credimi, la nostra morte non cambierà lo status quo. Tutto questo non servirà a nulla... è il momento di fermarsi"

"Non è giusto..." mugugnò Kotar "Non è affatto giusto"

"Lo so, ma la vita raramente è giusta..." Pejo si schiarì la voce per riprendere a parlare, ma prima che vi riuscisse un botto lo scaraventò a terra, sbattendo violentemente il capo e facendolo perdere conoscenza.

Attimi, minuti od ore passarono prima che Pejo riprendesse i sensi non aveva alcuna idea di quanto tempo fosse passato, ed in fondo neppure gli interessava. Sentiva in bocca il gusto metallico del sangue ma neppure questo aveva davvero importanza. Delle braccia lo stavano sollevando da terra per portarlo via, cercò di guardarsi attorno ma faticava a controllare i movimenti.

"Si rilassi, la stiamo per portare in ospedale..." la voce di una giovane ragazza risuonò con tono quei compassionevole alle orecchie di Pejo

"Mia moglie..." Pejo cercò ancora di guardarsi attorno ma quelle mani lo trattennero

"Mi dispiace, gli unici sopravvissuti siete lei, un giovane di nome Kotar ed un anziano di nome Hawer... gli altri non sono sopravvissuti al crollo dell'edificio"



***Flashback***
Avamposto sconosciuto - Bar sconosciuto
D.T. 25/04/2400 - Ore 21:36


Pejo si destò dai propri pensieri sotto lo sguardo del suo fido amico Kotar, per poi rigirarsi fra le mani l'ennesimo bicchiere di whisky di dubbia qualità che aveva ordinato alla procace barista. Erano passati molti anni, trascorsi quasi tutti nella colonia detentiva creata sul terzo satellite di Majus IV.

Dopo l'esplosione ed il crollo del loro rifugio, a Idolobna, i prigionieri furono sommariamente processati ed inviati tutti e alla colonia a spaccarsi la schiena su quel piccolo satellite. Furono anni terribili, il vecchio Hawer non ebbe alcuna speranza e morì a malapena quattordici mesi dopo l'arresto, ma quella prigionia non fu del tutto inutile: quella lunga agonia aveva fortificato il rapporto che legava Pejo e Kotar, permettendogli di focalizzare tutte le loro forze per il raggiungimento di un unico traguardo futuro. I due volevano intensamente la loro vendetta.

Avevano perso le loro famiglie, tutto il loro mondo era andato a pezzi ed erano rimasti incarcerati per quasi vent'anni in una colonia detentiva solo a causa di una persona, uno spione che aveva informato il governo locale di dove fosse il loro nascondiglio: c'era voluto un po' di tempo per scoprire chi fosse stato, ma alla fine ungendo gli ingranaggi erano riusciti ad ottenere il nome di quel diplomatico vulcaniano... Retok. Finalmente erano liberi di compiere la loro vendetta, avevano quel nome tanto agognato, ma sapevano che mancava loro ancora qualcosa: i mezzi per perpetuare i loro piani.

"Non dovresti bere tutta quella roba, ti intossichi il cervello e perdi lucidità" la voce di Kotar si era fatta quella di un vero uomo, e del resto anche il suo fisico non assomigliava affatto a quello che aveva un tempo "Con un po' di fortuna potremmo riuscire a racimolare un po' di latinum. Ho sentito che stanno cercando qualcuno in grado di trasportare un po' di droga sino ad Orione, non credo sia troppo difficile"

Pejo buttò giù il proprio liquore "Sei troppo ottimista o troppo ingenuo? Pensi davvero che un po' di latinum possa bastare al nostro fine?"

"No, ovvio che no... ma non troverai una soluzione migliore sul fondo di quel bicchiere, di questo ne sono sicuro" Kotar si voltò ad osservare gli altri avventori, proseguendo con voce dura "Non sei l'unico che ha perso tutto ciò che aveva in quel maledetto giorno. L'alternativa è provare a chiedere ai tuoi figli se vogliono aiutar..."

"I miei figli? Non mi parlano da allora, mi accusano ancora di essere il responsabile della morte della loro madre... per loro avrei dovuto insistere perchè lasciasse il paese in tempo" Pejo osservò Kotar allontanando il bicchiere "Bene, proviamo a modo tuo, allora. Che cosa dovremmo fare esattamente? E soprattutto, pagano bene?"

Kotar tornò a fissare l'amico con un sorriso in volto "Beh, pagano abbastanza da coprire qualche conto. E poi facendoci un nome potremmo trovare di meglio"

"Questo vorrebbe dire che prima di arrivare a quel maledetto ambasciatore dovremmo attendere anni, sempre se mai ci dovessimo arrivare" Pejo scosse il capo "No, non sono intenzionato ad aspettare tanto"

"Ti do ragione, se si desidera far qualcosa è meglio farlo subito"

La voce dello sconosciuto fece quasi trasalire sia Pejo che Kotar, i quali si volarono subito nella direzione di quel suono ma non riuscirono che a scorgerne la sagoma. Qualcuno si nascondeva nella penombra del bar, qualcuno che evidentemente conosceva talmente bene quel posto da sapere come nascondersi all'attenzione dei presenti.

"E tu chi diavolo sei?" Kotar gonfiò il petto cercando di scorgere lo sconosciuto "La nostra è una conversazione privata"

"E di certo lo rimarrà ancora per molto se ne discutete all'interno di un bar..." la voce dello sconosciuto si fece ironica prima di tornare seria "Ma siete fortunati, non è giunta alle orecchie della Flotta ma alle mie... di quale ambasciatore state parlando?"

"Perché dovremmo rispondere alle tue domande?" Pejo ebbe l'impulso di avvicinarsi a quella figura nella penombra ma il suo istinto lo trattenne all'ultimo "Perché dovremmo raccontare qualcosa di così delicato ad uno sconosciuto?"

"Perchè sembravi non essere disposto ad attendere anni prima di giungere alla tua vendetta, ma se hai già cambiato idea, libero. In molti hanno preparato grandi piani di vendetta, ma solo pochi hanno il coraggio di metterli in pratica" la figura sembrò allontanarsi per dirigersi all'uscita "Auguri"

"Retok... l'ambasciatore di cui parliamo si chiama Retok" Kotar parlò con una certa foga, seppure pronunciò quel nome a mezza voce.

Lo sconosciuto sembrò bloccarsi di colpo, non si voltò a guardarli e questo impedì ai due di vederlo in faccia "Avrete ciò di cui avete bisogno per portare avanti i vostri piani"

Pejo spalancò gli occhi "Tu saresti in grado di metterci a disposizione abbastanza mezzi per arrivare a distruggere quel vulcaniano?"

"Si" l'uomo iniziò ad allontanarsi sempre molto attento a non farsi vedere in volto "Mi farò vivo io nei prossimi giorni, non lasciate il pianeta"

"Ma non sappiamo neppure chi tu sia!" rispose di getto Kotar

"E non lo saprete mai, ciò che vi deve interessare è che il nemico del vostro nemico non può che esservi amico"



Denobula - Blaas Coppie Theater
D.T. 05/09/2400 - Ore 21:36


Il Blaas Coppie Theater era decisamente affollato. Il concerto era iniziato da circa mezz'ora, sotto lo sguardo esterrefatto del pubblico che, incantato dalla melodia, non toglieva gli occhi di dosso dall'arpista. Una vulcaniana dallo sguardo totalmente inespressivo stava suonando una melodia con una potenza emotiva sbalorditiva, lasciando sconvolti tutti i presenti.

Appena l'arpista si fermò, il pubblico si alzò in piedi per applaudirla con grande vigore, ma lei non vi fece quasi caso, approfittando di quegli attimi per sistemare gli spartiti da utilizzare per il brano successivo. La donna parve attendere con espressione completamente neutra che tornasse il silenzio, riavvicinò le mani allo strumento ma una forte esplosione alle sue spalle la proiettò in avanti, facendola cadere dal palco. Il pubblico terrorizzato si diede alla fuga, cominciando a correre in tutte le direzioni e travolgendo chi cadeva a terra.



USS Hope - Plancia
D.T. 05/09/2400 - Ore 23:05


In plancia la maggior parte dei presenti agognava la fine del turno per potersi andare a riposare, seppure il facente funzione di Capitano, il tenente Bueller, aveva trovato un ottimo diversivo nell'osservare con un certo interesse le curve mozzafiato della giovane denobulana che stava armeggiando su una consolle generica.

"Come vanno le riparazioni?" chiese Bueller per avere un'ulteriore scusa che gli permettesse di continuare ad osservare quel fondoschiena da urlo "Dice che per la fine del turno riuscirà a sistemare il guasto?"

"Si sono fusi un paio di relè..." la giovane denobulana rispose del tutto ignara di essere osservata con così tanto interesse "...ma dovrei concludere il tutto in un massimo di mezz'ora"

Dietro alle spalle di Bueller, Basta occupava la consolle della tattica e non potè che scuotere il capo mentre percepiva quella ventata di emozioni da Ferris. Tucci, viceversa, sembrava annoiarsi parecchio: l'area di spazio che la nave stava percorrendo era una di quelle rotte standard prive di particolare interesse.

"Oh, molto bene guardiamarina. Dato che è così efficiente, passerebbe a controllare il replicatore nel mio alloggio?" Bueller nel frattempo era sempre concentrato sulla sua preda, approfittando spudoratamente dell'assenza di Xyr in plancia "Secondo me non funziona perfettamente, avrebbe bisogno di una controllatina"

Alle parole di Bueller la denobulana trattenne a stento una risatina prima di rispondere "Credevo di essere riuscita ad aggiustarlo circa una settimana fa"

"Eh, lo pensavo anche io... ma da ieri sera credo necessiti proprio di un altro intervento e..." le parole di Bueller gli morirono fra le labbra mentre il Capitano Strauss faceva ingresso in plancia. Bueller rimase perplesso per svariati istanti, poi si alzò e fece un paio di passi nella sua direzione "Capitano, è successo qualcosa? Lei non viene quasi mai in plancia"

Strauss poggiò una mano sulla spalla di Bueller "In questo caso dovremo fare un'eccezione, sta per arrivare una comunicazione dal Comando. Ho già informato i tenenti Xyr, Caytlin e Rest, pregandoli di raggiungerci in ufficio"



USS Hope - Ufficio del Capitano
D.T. 05/09/2400 - pochi minuti dopo


Bueller, Xyr, Rest e Caytlin si osservarono negli occhi per svariati istanti: nessuno di loro aveva la più pallida idea del motivo per cui il Capitano Strauss li avesse voluti lì e non riuscivano neppure ad immaginare il motivo per cui il Comando avrebbe potuto voler parlare con loro. L'ultima missione che avevano eseguito era stato un semplice compito di routine e non vi era stato alcun intoppo, tanto che pure l'ammiraglio Lennox era rimasta soddisfatta.

"Sappiamo cosa sia successo? Come mai il Comando ci sta per chiamare?" chiese Xyr avvicinandosi a Bueller

"Ne so quanto te Xyr..." rispose Bueller

=^= Plancia a Capitano Strauss: comunicazione in entrata dal Comando di Flotta, siamo pronti a trasferirla nell'ufficio del Capitano =^=

Strauss sfiorò il comunicatore "Molto bene, trasferitela sul terminale" ruotò il terminale in modo che tutti i presenti potessero vedere lo schermo e attese che apparisse il volto dell'ammiraglio Lennox "Buonasera Ammiraglio, come richiesto ho fatto chiamare i tenenti in ufficio"

L'ammiraglio Lennox annuì osservando Strauss, prima di fissare i presenti =^= Tenente Rest, faccia un passo avanti =^=

Rest inarcò un sopracciglio, facendo un passo avanti e limitandosi ad una risposta prettamente formale "Tenente Rest a rapporto, ammiraglio"

L'ammiraglio sospirò per poi osservare il giovane =^= Ho preferito informarla personalmente, prima che la notizia divenga di dominio pubblico. Meno di due ore fa su Denobula, al Blaas Coppie Theater, vi è stata un'esplosione... sua madre è stata coinvolta nell'incidente ma fortunatamente è rimasta solo ferita. E' stata ricoverata in attesa di esami più dettagliati ma dovrebbe essere dimessa al massimo entro una decina di giorni. Suo padre, l'ambasciatore Retok si sta già dirigendo sul pianeta =^=

Rest trattenne il fiato, per una frazione di secondo sembrò quasi esprimere un'emozione, tanto che fu Bueller a prendere la parola, quasi a voler soccorrere il suo ufficiale in difficoltà "Cosa è successo esattamente? Si tratta di un incidente o vi è la mano di qualche pazzoide dietro?"

=^= Le indagini sono ancora in corso e sono certa che le forze di sicurezza denobulane sapranno certamente individuare le cause dell'incidente, non è competenza della Flotta Stellare =^=

Rest recuperò il suo aplomb e si limitò ad una risposta molto stringata, voleva uscire da quell'ufficio il prima possibile "Capisco, chiedo una breve licenza per potermi recare su Denobula"

Caytlin osservò Rest in silenzio, sapeva bene che se l'avevano fatta partecipare era per un motivo semplice: era lì per aiutare il collega ed amico vulcaniano.

L'ammiraglio annuì per poi portare lo sguardo su Bueller =^= Capitano, dato che al momento non avete missioni ritengo che possiate voi stessi accompagnare... =^= lo sguardo rimase fisso su Bueller =^= ...lo ripeto nel caso non abbiate sentito, accompagnare il tenente Rest su Denobula. Dovreste arrivare quasi in contemporanea con l'ambasciatore Retok, buon viaggio signori =^= detto questo l'ammiraglio perse qualche istante ad osservare Rest, poi chiuse la comunicazione.

Bueller osservò per qualche attimo Rest, il giovane vulcaniano non stava facendo trasparire alcuna emozione ma la sua postura aveva fatto intendere al Capitano che comunque la notizia lo aveva toccato "Bene... andiamo in plancia e facciamo il cambio di rotta, abbiamo un mistero da risolvere..."

Xyr si voltò a fulminare Bueller "Veramente no, abbiamo ricevuto l'ordine di accompagnare il signor Rest e nulla di più..."

"Ehm... ma si... ovvio... era sottinteso, no?" Bueller ammiccò Xyr, mentre Rest chiese il permesso di uscire e se ne andò con sguardo accigliato.

Strauss non disse nulla al vulcaniano, ma fece un cenno alla consigliera che, come sapesse già esattamente cosa fare, salutò i presenti con un sorriso seguendo Rest fuori dall'ufficio.