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DS16GAMMA - MISSIONE 30 RSS DS16GAMMA - Missione 30

30.02 "Il tardigrado"

di T'Lani , Pubblicato il 06-08-2024

Deep Space 16 Gamma - Sala di controllo
10/06/2404 - ore 18:47


L'oggetto che era apparso sullo schermo centrale della sala controllo non assomigliava a nulla che Tara avesse già visto. Girandosi verso gli altri, vide sui loro volti la stessa espressione perplessa che doveva avere anche lei. Con tutto l'addestramento che l'Accademia della Flotta Stellare forniva per affrontare l'ignoto, in realtà nulla preparava veramente quando si presentava di fronte a loro qualcosa di profondamente diverso, non inquadrabile in nessuna delle esperienze fatte in precedenza.

E questo, pensò Tara, era fantastico.

Avvertì dentro di sé la familiare carica di adrenalina, mentre si girava di nuovo a guardare l'immagine che pareva galleggiare sul fondo nero dello schermo. Stavano vedendo qualcosa che sarebbe comparso per la prima volta negli annali della Flotta Stellare, come succedeva solo ai primi capitani che si erano avventurati nelle profondità dello Spazio.

"È una cosa o un animale?" - domandò, senza indirizzarsi a nessuno in particolare.

L'oggetto - o l'essere - aveva un aspetto irregolare, tubiforme.
Pareva formato da una serie di rigonfiamenti vagamente sferici, uniti tra loro, che da un lato si allungavano in quattro cilindri coronati da quelli che parevano artigli, ma forse erano solo dei ganci di ancoraggio. La pelle - o lo scafo - rifrangeva la luce emessa dalla Base con una sorta di translucenza biancastra, che non aveva nulla a che vedere con la luminosità riverberata da un oggetto metallico. Su una delle parti più piccole, il rigonfiamento sferico mostrava una frattura oblunga, attraverso la quale si intravedevano lampi di luce bluastra che emanavano dal profondo della cavità. Oggetto o essere, non pareva governare i suoi movimenti. Roteava su sé stesso, lentamente, come se l'unica forza a muoverlo fosse l'inerzia della spinta d'uscita dal tunnel.

"È una cosa o un animale?" - ripeté Tara. Stavolta si girò a fissare esplicitamente la guardiamarina di turno alla consolle scientifica. La ragazza si riscosse, e iniziò a pigiare freneticamente sui tasti.

Tara la raggiunse. La guardiamarina fece uno sforzo evidente per non guardare nella sua direzione, e si schiarì la voce prima di leggere i dati che le comparivano di fronte: "La forma di quel... - si interruppe - Non risulta nel database della Flotta Stellare. È lungo circa 220 metri e largo un centinaio. Le quattro protuberanze sono lunghe attorno ai venti metri."

"Non è quello che ho chiesto - disse Tara - È organico?"

La ragazza scosse la testa: "Non posso dirlo, non con sicurezza. I sensori rilevano un esterno e uno scheletro organico, ma dalla frattura che si trova dal lato... - esitò - diciamo dal lato della testa? Insomma, attraverso quella apertura rilevo emissioni di energia, che in genere si associa ad apparati elettronici."

"Un misto organico e cibernetico - mormorò Tara - Il meglio dei due mondi, come direbbero i Borg"

=^=Come? - avvertì la voce di Rerin attraverso il microfono - Che c'entrano i Borg?=^=

Tara si accorse di aver tenuto premuto il contatto del suo comunicatore: "Nulla, comandante - rispose - Almeno, non credo. Era solo un paragone. La creatura... Penso che potremmo chiamarla così... Mostra di avere delle emissioni di energia, come provenienti da apparati elettronici"

=^=Non so se sia una creatura o no, ma mi sembra il caso di indagare... Siete riusciti a mettervi in contatto con il capitano?=^=

Tara controllò il proprio monitor:

"Negativo - rispose - Non ci sono tracce della Vo'rak, né da un lato né dall'altro del tunnel spaziale. Comandante, penso anche io che sia il caso di dare un'occhiata più da vicino. È l'unico modo per scoprire che fine hanno fatto, il capitano e gli altri".



Deep Space 16 Gamma - Navetta di servizio
16/07/2404 - ore 16:35


La navetta si staccò rapidamente dagli attracchi. Il capitano Aymane notò con piacere che il dottor Voss pilotava con molta abilità la piccola navetta di servizio, in direzione del molo d'attracco cui era ancorata la Vo'rak.

"Sono nato su una nave commerciale - disse l'uomo, quando glielo fece notare - Ho imparato a pilotare molto presto. Mia sorella viaggia tuttora sulle stesse rotte che facevano già i miei genitori. Ecco..." - puntò il dito oltre la vetrata - Siamo all'altezza dello squarcio della Vo'rak"

Durani si alzò dal sedile dietro, e si sporse sopra le spalle del capitano. La nave era come infilzata da una lunga spada dalla luminescenza lattiginosa, inframmezzata qui e là da cerchi rossastri.
Dallo squarcio sullo scafo si intravedevano i campi di forza di emergenza che avevano protetto l'equipaggio dal vuoto spaziale.

"È una fortuna che il capitano Voss non abbia da inserire altro che danni materiali e qualche ferito nel suo diario di bordo - commentò Durani - Quel pungiglione non è arrivato fino a sventrare la sezione ingegneria."

"Se lo avesse fatto, non saremmo qui a discuterne. - disse Aymane - Comunque, la Vo'rak non potrà ripartire tanto presto: non prima di essere riparata. Questo, se non altro, ci darà il tempo di capire se possiamo tornare al nostro universo... e se si, in che modo"

Si rivolse a Voss: "Può avvicinarci all'altro capo dell'aculeo?"

Il bajoriano mosse i comandi sulla consolle. La navetta parve avvicinarsi al pungiglione, e lo percorse fino alla parte più lontana da quella conficcata nella nave klingon. Il pungiglione mostrava una frattura frastagliata, di forma oblunga.

"Ci sono tute EVA su questa navetta?"

Voss lo fissò: "Vuole entrare lì dentro?" - domandò lo scienziato.

Aymane sorrise: "Oh, si... E credo proprio che lo voglia anche lei... Scommetto che si è assicurato che ci fossero tute in perfetta efficienza, prima di salire su questa navetta! Vero?"

Voss sorrise di rimando: "Scommessa vinta... Le tute sono in quel contenitore. Il comandante Durani può stare ai comandi della navetta e teletrasportarci via in caso di problemi"

"Non sono affatto contenta di rimanere qui mentre voi due andate a divertirvi - ribatté Durani - Anche perché il comandante non dovrebbe esporsi. È contrario ai regolamenti della Flotta!"

"Non siamo su Deep Space 16... O meglio, lo siamo, ma non nella nostra Deep Space 16 e qui non sono il comandante. La sua obiezione è annotata... Ma adesso, andiamo a vestirci" - rimandò Aymane, alzandosi.



Nella creatura
10/06/2404 - ore 19:15


I sensori avevano anticipato l'assenza di una atmosfera respirabile per esseri senzienti di tipo umanoide. Il comandante Rerin moderò l'andatura della propria tuta extraveicolare, in modo da permettere alla olocamera inserita nel casco di riprendere quello che lui stava vedendo di fronte a sé e ritrasmetterlo in tempo reale alla Sala controllo della Base. E quello che vedeva era sconcertante. Rerin approdò sul guscio esterno della creatura, agganciandosi con le mani alle asperità della cute, che appariva morbida sotto il guanto.

Attese che i due uomini della sicurezza che lo accompagnavano approdassero a loro volta sulla creatura. Fece cenno ad uno dei due di rimanere di vedetta, all'esterno, poi con una breve spinta, arrivò alla bocca dello squarcio. La superò, cercando di tenere sempre d'occhio i sensori del tricorder, ma attento ad evitare gli spuntoni che segnavano la frattura. Penetrò all'interno. Ebbe la sensazione di premere l'esterno di una bolla di sapone, fredda e cedevole, ma anche resistente. Aumentò la portata dei razzi della sua tuta, e la resistenza cedette, facendolo entrare.

La luce improvvisa lo accecò per un istante, ed emise un'esclamazione.

L'interno era immenso. Attorno a lui, in ogni parte che il suo sguardo poteva raggiungere, vedeva pareti costolute, rivestite in ogni senso di apparati elettronici, che moltiplicavano colori e luci, luci che lampeggiavano e si riflettevano all'interno le une nelle altre. Nuotò nella gravità zero, girando su sé stesso per intercettare i segnali luminosi che brillavano a tempo come in una conversazione di una lingua che il comunicatore non riusciva a interpretare. Sembrava di essere dentro un pallone aerostatico, che qualcuno avesse ricoperto di congegni lucenti. Con una leggera pressione sui razzi della sua tuta, si avvicinò a una delle pareti. I congegni si incurvavano, seguendo l'andamento delle pareti. Si accorse, controllando il tricorder, che non erano fatti di materiale metallico, come gli era parso a prima vista. Erano costituiti di un composto organico, non troppo dissimile nella struttura del DNA dalla creatura che li conteneva. E che, fino a dove poteva vedere, non conteneva niente altro. Non c'erano esseri a controllare i congegni. Non c'erano stanze o postazioni che ne custodissero il riposo. Possibile che fosse una sonda...? Una sonda, così grande da poter contenere una nave della Flotta Stellare?

=^=Tara a comandante Rerin! - sentì - Non riceviamo più il suo segnale!=^=

Premette il comunicatore: "Qui Rerin. Tutto bene, sono all'interno!"

=^=Tara a comandante Rerin. Risponda!=^=

"Qui Rerin. Io la sento forte e chiaro, comandante!"

Girandosi, guardò verso l'uomo della sicurezza che lo aveva seguito all'interno. L'uomo si era avvicinato ad una delle pareti, che parve reagire alla sua presenza investendolo con un faro di luce giallastra.

"Rerin a guardiamarina Felton. Felton, si allontani!"

Il casco dell'uomo parve voltarsi nella sua direzione, ma non riuscì a capire se lo avesse veramente sentito o no. Le luci iniziarono a lampeggiare, giallo, verde, blu, fino a raggiungere una consistenza lattiginosa, che aumentò, aumentò fino a che Rerin non poté più guardare. Quando finalmente riaprì gli occhi l'uomo che era stato di fronte a lui, non c'era più.