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DS16GAMMA - MISSIONE 19 RSS DS16GAMMA - Missione 19

19.07 " Stallo "

di T'Lani , Pubblicato il 26-11-2017

Deep Space 16 Gamma - Studio del capitano - 30 giugno 2397 - ore 5:38


Shran si passò una mano sugli occhi, tentando inutilmente di scacciare la stanchezza che sentiva pesargli addosso. Sarebbe dovuto andare a dormire, pensò. Dopo un po' di riposo, forse sarebbe riuscito a tirare fuori una qualche soluzione da quell'immane casino. Non se lo poteva permettere, naturalmente. Che cosa avrebbero detto gli ammiragli della Flotta Stellare, se il comandante della Base Stellare fosse stato a dormire proprio nel momento in cui fuori stava scoppiando una battaglia?
Si alzò, andando a guardare fuori dall'oblò, ma dal lato dove si trovava il suo studio non poteva vedere le navi della Nuova Alleanza che ormai da ore si puntavano le armi le une contro le altre. La sezione tattica gli aveva riferito che, delle quindici navi spuntate fuori dal passaggio dimensionale dell'altro universo, otto avevano puntato le armi contro altre sei, mentre l'ultima nave - quella di Valena - era rimasta all'attracco, in apparenza indifferente alla tensione armata delle altre. Solo in apparenza: in realtà, dall'ammiraglia stavano partendo migliaia di messaggi, rivolti sia alle sei navi fedeli che alle otto ribelli. L'unica differenza era che queste ultime non rispondevano ad alcun appello di Valena. Nemmeno a quelli federali o delle altre razze presenti, peraltro.
Era maledettamente frustrante, pensò Shran, Le navi rimanevano immobili, con le armi puntate e gli scudi alzati, di fronte ai sensori della sua Base. Immobili e pronte a spararsi addosso. E lui non poteva fare niente.
"Perché non posso fare niente? - aveva detto all'ambasciatrice vulcaniana, quando si erano ritrovati nel suo studio, alla fine dell'incontro con Valena - Lo spazio attorno alla Base Stellare 16 Gamma è di competenza federale. Posso ordinare alle navi aliene di deporre le armi e sottoporre qualunque controversia tra di loro ad un arbitrato federale."
"Fa parte dei suoi poteri - aveva riconosciuto T'Lani - Ma il potere che si esercita non può permettersi di mostrare i propri limiti senza mostrare anche i propri punti deboli. Il limite del potere federale in questo angolo di Galassia è che siamo molto lontani dalla madrepatria. Una forza militare di appoggio, in caso le navi della Nuova Alleanza si ribellassero all'ordine di cedere le armi, non potrebbe essere qui che fra alcuni giorni. Io non sono una esperta militare, comandante. Me lo dica lei: considerando che quasi sicuramente i Klingon e i Romulani deciderebbero di non assisterci, le sole difese della Base potrebbero durare fino all'arrivo delle navi della Flotta Stellare?"
Shran aveva scrollato la testa. Le navi dell'Alleanza erano pesantemente armate.
"Ma la nostra passività non sarebbe ugualmente una dimostrazione di debolezza?"
"Naturalmente - La vulcaniana si era alzata, stirandosi con le mani le pieghe della veste - Non fare niente a lungo andare ci farebbe sospettare di codardia... Ma sono abbastanza convinta che sia nelle stanze della delegazione Klingon che in quelle della delegazione Romulana in questo momento stiano dibattendo su quale vantaggio potrebbero tirare fuori da una dimostrazione di debolezza da parte nostra. Procrastinare l'azione li lascerà almeno per qualche tempo in dubbio su quale tipo di provvedimento prenderà la Federazione... Soprattutto considerando i problemi etici che la proposta di Valena ci ha presentato. Proposta su cui devo fare rapporto al Consiglio della Federazione"
Aveva chinato leggermente la testa in gesto di commiato, quindi si era girata verso la porta. Shran l'aveva richiamata:
"Vuol dire che appoggerà la proposta? Ci ha chiesto di far tornare i maschi della sua specie alla schiavitù!" - aveva esclamato. Con sua sorpresa, aveva sentito un sospiro:
"Ci sono alcune cose che mi hanno lasciato perplessa, nel racconto di Valena e che mi piacerebbe approfondire." - Non si era voltata verso di lui. Era come se stesse parlando a sé stessa - Quello della schiavitù della parte maschile della sua razza è solo uno degli elementi. Per esempio: Chi c'è al comando dei ribelli? Ha parlato di molte razze. Ad una di queste deve appartenere il cefalopode che è stato trovato morto... Vuol dire che i ferormoni delle femmine della sua razza avevano avuto effetto anche su altre razze? La mutazione genetica di reazione ai ferormoni si è sviluppata all'incirca contemporaneamente in tutte le razze presenti a bordo? Ha raccontato che sono arrivate qui con quindici navi delle cinquanta con cui sono partite. Perché su queste otto navi si sono ribellati solo adesso, quando avrebbero potuto allontanarsi dal convoglio della Nuova Alleanza insieme agli altri che hanno pure abbandonato la regina? Che cosa è cambiato? Il controllo delle femmine si è allentato all'improvviso solo quando sono entrati in questo Universo? Come mai allora gli equipaggi delle altre navi sono riusciti ad allontanarsi prima?" - aveva scosso la testa, come per scacciare via le domande.
"C'è qualcosa che ci sfugge" - aveva concluso Shran. T'lani si girò a guardarlo, finalmente:
"Infatti. Non possiamo agire finché non avremo compreso di che cosa si tratta. O di chi si tratta..."
Poi, era andata via, lasciando Shran alla sua stanchezza e alla sua frustrazione.


Deep Space 16 Gamma - Sala comando - 30 giugno 2397 - ore 5:50


"Un qualche tipo di messaggio telepatico?" - fece Riccardi perplesso.
"Non mi crede?" - reagì Durani.
"Certo che si!" - disse Riccardi.
La sala comando era in piena attività. L'allarme aveva tirato giù tutti gli ufficiali dai loro turni di riposo - quelli che avevano potuto riposare, data la situazione a bordo. Lei compresa, naturalmente. Durani ne aveva approfittato per informare a bassa voce Riccardi dell'esperienza avuta nel proprio alloggio.
Il primo ufficiale era in piedi di fronte allo schermo, impegnata ad osservare le navi in stallo. La klingon scommise tra sé che Claire Drillrush ormai avrebbe potuto dare un nome alle navi della Nuova Alleanza dalla loro posizione. Un sottoposto si avvicinò a Durani con un dipad in mano. La donna accettò di siglare la nota dopo appena un'occhiata. Il report diceva che tutti i sistemi della Base erano stati messi in allarme. Gli scudi della Base erano in perfetta efficienza... Cosa che sapeva bene, visto che lei stessa aveva revisionato gli schemi poche settimane prima. Il report non diceva però che alla più superficiale delle valutazioni tattiche era evidente quanto armate fossero quelle navi, in rapporto alle difese della Base Stellare 16 Gamma.
"Se la Base esce in buono stato da questa situazione, dobbiamo preparare un piano per implementare la difesa" - borbottò Durani - Non possiamo sempre fare affidamento sulle navi delle delegazioni diplomatiche"
Il sottoposto si allontanò. Riccardi tornò a parlare:
"So benissimo che lei non inventerebbe mai una storia del genere. Nella galassia ci sono un mucchio di specie che usano la telepatia... E in nessuna specie, purtroppo, mancano i criminali. Il fatto che le abbia mostrato quelle immagini mi fa pensare che voglia essere fermato, in qualche modo. Mi piacerebbe che a bordo ci fosse ancora un consigliere..."
"Perché?" - domandò la donna.
"Se il killer vuol essere trovato, vuole essere fermato... Potrebbe voler dire che c'è alla base un qualche tipo di disturbo psichiatrico, forse derivato proprio dall'esperienza violenta che le ha mostrato. Un consigliere potrebbe darci qualche indizio su come comportarci con lui. E, se vuole veramente essere fermato, potrebbe dirci come accontentarlo in fretta, prima che uccida di nuovo!"
"Avete provato a chiedere un parere al dottor Sonx?"-
Durani sussultò. Non si era accorta che l'ufficiale scientifico si era avvicinato.
"Scusate se ho origliato" - disse il tenente comandante Roberts.
"Il dottor Sonx è uno xenobiologo - fece notare Riccardi - Non un consigliere"
"Ha però almeno una conoscenza di psicologia. E in quanto xenobiologo, dovrebbe avere nel suo database i dati medici di tutte le specie che hanno delle capacità telepatiche"
"Potrebbe essere un'idea... - disse Durani - Preparazione in psicologia o no, il dottore potrebbe aiutarci a selezionare le specie con le caratteristiche che ho visto nelle immagini telepatiche che mi sono state trasmesse. Sarebbe un punto di partenza per trovare il killer"
Riccardi esitò:
"Se il killer è arrivato con le navi della Nuova Alleanza, non vedo proprio come le caratteristiche della sua specie possano essere già nel database medico della Flotta Stellare." - obiettò.
Durani si staccò dalla sua consolle:
"Voglio fare comunque un tentativo. Se non altro, non si tratta di stare qui a guardare lo spazio e aspettare che quelli - puntò il dito verso lo schermo - decidano di spararsi addosso... E magari sparare addosso anche a noi."
Richiamò il sottoposto ad occupare la sua consolle, quindi si diresse verso il turboascensore.
La raggiunse l'ufficiale scientifico:
"Vengo con lei - disse - Qui non ho niente da fare. Tanto vale che l'aiuti nella sua caccia all'assassino"
Durani assentì. Dopo pochi minuti, sbarcarono di fronte all'infermeria. Un assistente li indirizzò verso una porta dai vetri oscurati. Il dottore era chino su un corpo informe disteso su un bioletto. Si rizzò, sentendoli entrare:
"Oh... A quanto pare sono stato beccato sul fatto!"
I due ufficiali si avvicinarono. Il corpo informe appariva aperto a metà, con una pelle quasi liquida scostata ai lati dell'ampia ferita, che si allungava fino a raggiungere i tentacoli.
"E' il cefalopode! Quello morto all'attracco!" - esclamò Durani.
"Gli sta facendo un'autopsia? Senza autorizzazione?" - domandò Ramar.
"Certo che no! - ribatté il dottore. Si alzò, andando a sciacquarsi le mani nel lavello - Conosco la legge, sapete? So benissimo che è vietato interferire nei riti di morte di razze aliene, soprattutto quando fanno parte di missioni diplomatiche." - prese una salvietta e si strofinò con cura - "Quindi, ho obbedito quando mi hanno ordinato di riconsegnare il corpo alla nave della nobile Valena. Solo che prima di consegnarlo, ne ho fatto una scansione molecolare" - si strinse le spalle.
"Anche quello è proibito. E' personale diplomatico" - fece notare l'ufficiale scientifico.
"Allora sarà meglio eliminare le prove, no?" - tornò verso il bioletto ed allungò una mano. Il bioletto si spense e con lui scomparve il corpo del cefalopode.
"Voilà!"
"Non capisco - disse Durani - Che senso ha fare l'autopsia ad un ologramma?"
"Non si trattava di un semplice ologramma - rispose Ramar, andando a sedersi su uno sgabello - Il nostro dottore ha fatto una scansione molecolare del corpo. L'ologramma ha ricostruito non solo l'apparenza, ma una copia fedele del corpo. So che è una pratica medica abbastanza frequente. Gli aspiranti chirurghi provano e riprovano le tecniche su olografie di corpi prima di effettuare una operazione su un paziente vivo... E' esatto?"
Dalamar Sonx assentì:
"Esatto. Come in un simulatore di volo. Il protocollo è stato introdotto di recente, ma adesso nessun chirurgo può avvicinarsi ad un paziente vivo se non ha fatto almeno una cinquantina di volte la stessa operazione su un paziente olografico"
"Buono a sapersi. E' rassicurante, tutto sommato. - commentò Durani - Ma a che cosa è servito? A rischiare una denuncia?"
Il sorriso sul volto del dottore si allargò:
"Forse potrei aver trovato qualcosa di interessante. Molto interessante, anzi. Ma dicendovela, vi renderei complici."
"Se può aiutarci in questa situazione, ci sto" - disse l'ufficiale scientifico, e guardò verso Durani. Il dottore la fissava sornione.
"E va bene. Che cosa ha scoperto, dottore?"
Il dottore tornò al bioletto e lo riaccese. Il corpo del cefalopode riapparve intatto, come era stato ripreso nel corridoio. Modulò l'ologramma e la pelle si fece trasparente, denudando il cranio dell'essere. Quindi, girò l'immagine, illuminando la parte occipitale, nel punto in cui si dipartiva un ganglio nervoso. Ramar si rialzò e si accostò al letto, affascinato.
"Lo vedete?"
"Cosa?" - domandò Durani.
"Qui" - il denobulano allargò l'immagine, fino a rendere il ganglio nervoso grande come un pugno. Finalmente, anche Durani vide quello che il medico le stava indicando. Al centro del ganglio, sotto la potente luce del bioletto, brillava una scheggia metallica dai bordi regolari, di forma esagonale. Il medico ampliò ancora la visuale della zona. Dai bordi dell'esagono partivano leggeri filamenti che si infiltravano tra le fibre nervose scomparendo all'interno:
"Cos'è? Una placca? Un microchip?"
"E' più complicato di un comune microchip. Si tratta di un congegno, piazzato nella zona del cervelletto. Escludo che quel congegno servisse per motivi medici: non c'è nella zona alcuna traccia di lesioni che lo giustifichino. Non posso esserne sicuro al cento per cento, ma credo che servisse a controllare il comportamento del nostro amico morto"
"Controllare? - esclamò Ramar - Vuol dire che era come teleguidato?"
Il dottore annuì con forza.
"Questo spiegherebbe il grido di aiuto - disse Durani - Il grido telepatico che ho sentito. Se la creatura fosse stata consapevole di essere teleguidata, e non le fosse possibile impedire quello che il suo corpo stava facendo, avrebbe di sicuro cercato aiuto... Nel solo modo in cui poteva. Con la sua telepatia"
"Come potrebbe essere stato impiantato quel congegno nel cervelletto dell'alieno?" - domandò l'ufficiale scientifico.
"Non ho trovato tracce di operazioni chirurgiche. Nessuna aderenza, nessuna cicatrice. E' come se il congegno fosse stato teletrasportato dentro il suo corpo, con precisione millimetrica."
Il dottore spense di nuovo il bioletto. L'alieno scomparve.
"Dottore... Crede che lui sapesse di avere dentro quel congegno? - domandò Ramar - Pensa che possa esserselo fatto impiantare volontariamente?"
"Non lo so. Non posso saperlo. Ma non può esserselo impiantato da solo. C'è sicuramente qualcuno che sapeva... E che lo ha usato."