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ISS THUNDER - MISSIONE 00 RSS ISS THUNDER - Missione 00

00.05 " Onore e Disciplina "

di Bellatrix Laris, Pubblicato il 13-11-2014

Hikoneyama, Giappone, Terra (Sol III)
14/10/2287, ore 18.00
Bellatrix uscì dalla palestra con un vago senso di insoddisfazione. Aveva appena battuto uno dei tanti allievi di arti marziali che lo "zio" Iemitsu allenava, ma non riusciva a provare la gioia che la vittoria le aveva sempre donato. Presto la sua licenza sarebbe finita e Laris sarebbe tornata fra le stelle, con i gradi di tenente comandante cuciti sulla sua succinta uniforme. E che ritorno in grande stile, su una nave del calibro e del prestigio della Iss Thunder! Sulle prime, l'idea l'aveva elettrizzata, oscurando qualsiasi altro avvenimento, ma man mano che si avvicinava l'imbarco, desiderava solo tornare a rituffarsi nel lavoro, chiusa fra le quattro mura del suo laboratorio. Iemitsu l'attendeva nella stanza attigua e aveva già preparato il the.
"Dì a Hiroshi che gli serviranno almeno quattro vite di allenamento per riuscire anche solo a scalfire la mia difesa" sbottò, mentre acchiappava una tazza con una mano e con l'altra si detergeva il suore dalla fronte. Iemitsu sorrise alla sua pupilla.
"Non avevo alcun dubbio, Nyan-nyan" le disse, utilizzando un nomigliolo che le aveva dato quando Bellatrix era bambina e lui non riusciva a pronunciare correttamente quel nome pieno di elle. La Betazoide tracannò il suo the tutto d'un fiato, per poi rialzarsi in un lampo e dirigersi verso la doccia a grandi passi.
"Nervosa, eh?" chiese Iemitsu, obbligandola a fermarsi "Potresti anche cercare di calmarti, invece di dirigere tutte le tue energie a demolire la casa come un tifone"
Bellatrix si voltò verso suo il mentore e tornò sui suoi passi. Si lasciò scivolare sulla stuoia, sedendosi accanto a Iemitsu.
"Non sono affatto nervosa. Semmai impaziente, tutto qui"
Da quando aveva ricevuto la comunicazione dall'ammiraglio Vorshak, un vero pezzo grosso delle gerarchie imperiali, Bellatrix non aveva più dormito sonni tranquilli. L'ammiraglio si era più volte raccomandato di tenere ben d'occhio il capitano della nave, tal Ricardo Seldon che Bellatrix non aveva mai sentito prima, e di riferire qualsiasi "richiesta sospetta" all'ufficiale politico, una vulcaniana di nome T'Val. Appena chiusa la comunicazione, Bellatrix aveva sbuffato. Un po' perché non le piacevano i Vulcaniani in genere, un po' perché detestava essere considerata una pedina sullo scacchiere della grande partita per il soglio imperiale. Essere sulla Thunder le faceva un grande onore, ma eseguire ordini calati dalle alte gerarchie della Flotta, senza alcuna spiegazione, portando ad alcuni ulteriore ferramenteria sui polsini e ad altri una camera di tortura, non le andava a genio. Sapeva che Vorshak era importante e, se lo avesse servito col dovuto zelo, il grado di comandante sarebbe stato suo col minimo sforzo ma odiava essere il suo cagnolino devoto. Iemitsu, informato del colloquio, le aveva raccomandato di trattare l'ammiraglio dalle orecchie puntute con tutte le dovute cautele. Sarebbe stato imperdonabile averlo come nemico, a meno che Bellatrix non aspirasse a un posto ai margini della civiltà come inseguitrice di comete o analizzatrice di materiali meteorici. Per amore del tutore e del suo grado, Laris si era ridotta all'obbedienza. Tuttavia odiava gli intrighi di cui non era messa a parte, soprattutto quelle degli ammiragli, che giocavano sulle spalle di altri mentre tenevano le chiappe ben attaccate alle loro comode poltrone. Tutte le congiure e i colpi di mano a cui Bellatrix aveva partecipato e che le avevano permesso di arrivare fino al gradino di tenente comandante erano state definite cose da niente, se confrontate agli asti, gli odi, le rivalità intestine che avrebbe trovato sulla Thunder. Una nave di quell'importanza doveva essere un bel vaso di miele stappato, sui cui le mosche golose confluivano a centinaia.
"Tuo padre sarebbe fiero di te" le disse Iemitsu, sorridendo. Era vero: non solo l'incarico aveva un certo prestigio, ma non era nemmeno facile che un Betazoide entrasse nella flotta. I loro poteri telepatici erano malvisti dalle alte gerarchie imperiali e si cercava di emarginarli il più possibile. Betazed era un mondo conquistato dall'Impero da poco più di sessant'anni e gli Imperiali erano ancora restii a concedere fiducia ai nativi. I genitori di Bellatrix erano stati un'eccezione, non tanto la madre Ayrin, che era solo tenente, quanto suo padre Lysander, che era diventato capitano presto e nonostante la sua natura betazoide. Bellatrix sapeva poco dei genitori, sopratutto della madre, anche se Iemitsu aveva cercato di raccontarle qualcosa. La Betazoide non ne ricordava nemmeno bene i volti. Aveva in memoria i ricordi dei tempi passati sulla Iss Valkyrie, la nave di cui suo padre era capitano e su cui lei si aggirava a suo piacimento, con le libertà di una principessa, mentre tutti la vezzeggiavano. E sapeva che quei tempi erano finiti altrettanto in fretta, in una notte confusa e piena di fuoco. Ricordava suo padre che la strappava dall'abbraccio della madre, accasciata contro una paratia, immobile ed esanime, e la spingeva fra le braccia del suo primo ufficiale vulcaniano, con l'ordine di portarla in salvo con qualsiasi mezzo. Poi erano solo ricordi confusi, prima del volto di Iemitsu, che non sorrideva mentre la portava via dall'ospedale militare. Bellatrix non aveva mai saputo chi fosse stato l'artefice dell'abbordaggio che l'aveva resa orfana, ma era sicura che, un giorno o l'altro, si sarebbe vendicata.
"Hai già fatto i bagagli, immagino?" chiese Iemmitsu. Bellatrix annuì.
"Parto per Marte dopodomani"
"Coraggio, ragazza mia, vedrai che nello spazio sarai di nuovo nel tuo elemento naturale. E poi, ora che non avrai più tra i piedi quell'ufficialetto terrestre..."

Flashback - cinque settimane prima
"Vado io"
Non aveva nemmeno aspettato l'ordine del capitano, una volta localizzato l'intruso. Si era diretta verso il turboascensore e aveva udito una voce, che suonava molto simile alla sua, ordinare il piano di destinazione. Nella destra stringeva il phaser, avvolgendovi le dita così saldamente da far diventare bianche le nocche. In un'eternità o un batter di ciglia, l'elevatore percorse i ponti della nave, finché non dischiuse le porte sul corridoio illuminato a intermittenza dall'allarme rosso. Bellatrix uscì con passo sicuro. Era un automa privo di pensieri e di sentimenti. E forse, in quella circostanza, era meglio così. Nessuno in giro in quella sezione, come se fosse stata appena rastrellata. Bellatrix sapeva che i ribelli erano stati quasi tutti catturati o uccisi e il primo ufficiale ammutinato era già chiuso nella camera di tortura. Mancava solo uno all'appello. E la Betazoide sapeva benissimo chi.
Fabien Bettany si reggeva contro la paratia, cercando di raggiungere le capsule di salvataggio senza dare nell'occhio. Una ferita alla gamba gli impediva di camminare senza un appoggio. L'unica possibilità che aveva, dopo il fallimento del colpo di mano del primo ufficiale, era la fuga. L'ultimo scontro a fuoco lo aveva disarmato. Quando sentì dei passi provenire dall'angolo del corridoio, serrò in mano il coltello d'ordinanza, pur sapendolo inutile contro un phaser. Quando vide il suo avversario comparire dal corridoio, sospirò e quasi svenne per il sollievo.
-Ah, meno male, sei tu...- disse, cercando di tenersi in piedi appoggiato al muro. Bellatrix lo fissava senza sorridere. Il phaser era ancora a riposo nella sua mano lungo la cosica, ma era pronto a scattare e scatenare la sua potenza di fuoco senza pietà.
-Avanti, aiutami,- esclamò Fabien, riguadagnato il suo solito tono imperioso -dobbiamo raggiungere le capsule di salvataggio al più presto e fuggire. Prima che prendano tutti e comincino ad interessarsi a noi...-
-Hanno già preso tutti- rispose Bellatrix, glaciale, fissandolo negli occhi verdi. Gli occhi di cui si era innamorata -Manchi soltanto tu-
-A maggior ragione, allora! Se riusciamo a scappare, potremo raggiungere il più vicino pianeta neutrale, ripararci per qualche tempo e poi pianificare la nostra vendetta contro l'impero...-
-No-
Come animato da una volontà sua, il braccio destro di Bellatrix scattò in avanti, puntando il phaser. Fabien la fissò, instupidito. Incapace di reagire, lasciò cadere il coltello e si appiattì contro la paratia, scuotendo debolmente la testa.
-Bellatrix... non puoi, tesoro... dopo tutto quello che c'è stato... Bella, ti prego...-
Il braccio della Betazoide non si spostò di un millimetro dalla sua posizione, senza tremare.
-...Bella, ti supplico...- sussurrò ancora l'umano, col fiato mozzato -...Bella, non tu... io... io... scappiamo assieme, in nome...-
Bellatrix avrebbe voluto rispondere che non avevano proprio più niente da condividere assieme, che qualsiasi cosa ci fosse stata fra loro era ormai finita, senza possibilità di appello, ma le parole si rifiutarono di uscirle dalla gola.
-Bella, io ti...-
I muscoli della Betazoide parvero divenuti tutto a un tratto involontari e l'assordante rumore del grilletto premuto coprì l'ultima parola di Fabien. Il fascio di luce arancio si allungò pigramente dalla canna, fino a raggiungere il petto dell'umano, all'altezza del cuore. Fabien barcollò per un attimo, con occhi vacui che fissavano il soffitto. Poi crollò a terra con l'uniforme azzurra bruciata e macchiata di sangue su tutto il torace. Con l'ultimo anelito di vita, rivolse lo sguardo sulla Betazoide. Vide Bellatrix abbassare lentamente il phaser e tirare fuori il comunicatore, annunciando che la rivolta era stata sedata, mentre la sua voce ferma si perdeva nel silenzio della morte.

Iss Thunder, sala teletrasporto
17/10/2280 ore 9:00
Bellatrix scacciò quel ricordo che era affiorato alla sua mente durante le pratiche per il teletrasporto. Era la prima volta che risaliva su una nave spaziale, dopo quello che era successo. Ma cosa cambiava? Quell'episodio non era che uno dei tanti che si succedevano nella flotta imperiale, il modo migliore per fare carriera in fretta. Che poi fosse stato proprio quell'imbecille del suo promesso sposo a rimetterci la vita, questo non era che un dettaglio.
*O forse no? Non è più di un dettaglio?*
No, Bellatrix ne era certa. Aveva solo fatto il suo dovere e questo doveva darle forza. Se avesse deciso di fare carriera col letto (cosa per cui non si sentiva portata, dal momento che non era né affascinante né suadente) avrebbe dovuto agire diversamente e dirigere le sue mire su bersagli più importanti. E comunque aveva fatto bene a scartare Fabien, divenuto troppo ingombrante e lagnoso, perso nel desiderio del grado di tenente comandante - quel grado che ora svettava sulla divisa di Bellatrix. La Betazoide si convinse che era meglio così, mentre ricambiava il saluto del guardiamarina addetto al teletrasporto.
"Annunciate al capitano Seldon che sono pronta ad essere ricevuta da lui non appena lo riterrà opportuno" annunciò, con voce sicura.

Di Laura Bellatrix.