FLASHBACK
SOL III (Terra)
Praga - Rozvadov Casino
14 gennaio 2397, ore 18.30
DiNardo barcollò mentre beveva il suo dodicesimo drink e si rovesciò gran parte del suo Martini, agitato non shakerato come aveva espressamente richiesto, direttamente sulla camicia.
"Per la miseria!" esclamò biascicando le parole e passandosi la mano sull'indumento come se fosse semplice polvere e non un liquido.
"Questa camicia mi è costata un rene!" commentò in direzione di un tizio nerboruto appoggiato ad una colonna vicino all'ingresso della sezione VIP, il quale lo degnò appena di uno sguardo indifferente.
"Ehi pollastre!" lo smoking era già stato dimenticato.
Poco più avanti due giovani donne in abito lungo parlavano sommessamente osservando un tavolo di baccarat.
Anche in quel caso DiNardo fu ignorato.
Il suo sguardo si fece annebbiato, emise un piccolo rutto e sventolò la mano davanti al naso per disperdere l'odore di alcool poi, convinto di essere di nuovo a posto, si girò verso l'uomo in nero e gli mise in mano il bicchiere ormai vuoto
"Adesso ti faccio vedere come si fa amico!"
Mentre il buttafuori prendeva il bicchiere quasi sovrappensiero, DiNardo si diresse verso le due giovani afferrando il sedere di ognuna con la mano.
"Amiche mieeee!"
Qualsiasi fosse il proseguo della frase fu troncato dal grido di sorpresa delle due ragazze e dal subitaneo schiaffo di risposta di una delle due.
DiNardo arretrò incalzato dalle loro urla che lo insultavano in svariate lingue e dialetti fino ad una spinta finale che lo catapultò all'interno della sala VIP.
"Scusate l'intrusione signori!" esclamò mentre cercava di districarsi dai resti del basso tavolino che aveva appena fracassato.
"Le ragazze della Terra non sono più come... una volta..." terminò dopo un attimo di indecisione come se non avesse capito nemmeno lui cosa volesse intendere.
Due mani simili a badili lo afferrarono per il colletto e lo sollevarono brutalmente da terra, si ritrovò a viaggiare a faccia in giù sulla spalla del buttafuori fino ad una porticina nel retro del locale, infine volò scompostamente verso un mucchio di sacchi dell'immondizia sui quali rimase sdraiato ronfando beatamente.
=^=Confermi?=^= la voce di Moses gli arrivò nitida attraverso l'auricolare, DiNardo aprì un occhio e controllò che il buttafuori se ne fosse andato.
"Confermo, Botkoveli si trova all'interno!" mormorò lui in risposta alzandosi e barcollando lungo il vicolo "Dite alle guardiamarina Novak e Josel che mi dispiace averle toccate in maniera così volgare."
=^=Si certo, proprio dispiaciuto!=^= commentò Chase in tono divertito.
"E' uno sporco lavoro, ma qualcuno doveva farlo... comunque le pillole della Doc tolgono tutto il divertimento del bere!"
=^=Vatti a lavare e piantatela di chiacchierare, rende-vous fra un'ora al Karluv most!=^= sbraitò il Primo Ufficiale chiudendo la comunicazione.
"Si capo!"
DiNardo continuò per un po' a camminare barcollando poi, quando fu certo di essere abbastanza lontano, si raddrizzò e chiamò un taxi.
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SOL III (Terra)
Praga - M?stská policie
14 gennaio 2397, ore 18.35
"Ma ora non sei più nella polizia di Pretoria." commentò l'ispettore all'indirizzo di Naidoo
"No Antonín ormai ho saltato la barricata e sono approdato nella grande e gloriosa Flotta Stellare!" rispose Naidoo con un sorriso.
Antonín Janda era un amico di lunga data. Si erano conosciuti durante un caso riguardante una serie di omicidi senza spiegazione ma che avevano collegato Praga e Pretoria, ed i due erano rimasti in contatto finché Naidoo non era entrato all'Accademia.
Il capo SEC/TAC della Raziel era andato a colpo sicuro contattandolo. Certo, non era uno stinco di santo. La polizia Ceca non era rinomata per la sua integrità, ma Idrissa pensava che tutto sommato Antonin non fosse così marcio sotto sotto.
"Quindi che ti serve?" chiese Janda senza mezzi termini.
"E' così palese?" rispose Naidoo continuando a sorridere "Bene, avrei bisogno di un piccolo favore. Una retata al Rozvadov Casino..."
Il poliziotto Ceco fischiò sommessamente
"Lo chiami piccolo? Lo sai di chi è quel casinò?"
"Si..." confermò il Tenente.
"Se qui richiedo una retata, fra dieci minuti al casinò lo sapranno e, se anche ci fosse qualcosa da trovare, non lo troveremo mai."
Neidoo fece spallucce e il suo sorriso si accentuò.
"Ah capisco! Ok mi andava proprio di fare un giro inutile fino al distretto di Cisa, oggi non è nemmeno una brutta giornata... ci sono solo meno venti gradi lì fuori!"
"Sapevo di poter contare su di te amico mio!"
"Naidoo a Moses, ci stiamo muovendo..."
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SOL III (Terra)
Praga - Rozvadov Casino - Esterno
14 gennaio 2397, ore 18.48
Chase si alzò dal suo riparo improvvisato proprio mentre la macchina atterrava. Nessuno si mosse al suo interno ed i vetri a specchio gli impedivano di vedere quanti fossero gli occupanti. Bel problema...
Il timoniere della Raziel represse l'ennesimo brivido, un misto di eccitazione, paura e freddo. Lui era un pilota, non un uomo della sicurezza!
E se fossero stati in due? E se fossero stati armati? A direi il vero, visto chi era venuto a prendere era sicuro che fossero armati! Moses aveva sbagliato a mandare qui lui... Non era meglio un incursore? Uno qualsiasi avrebbe fatto meglio di lui.
Nonostante i suoi pensieri disfattisti e pieni di timore, il suo corpo si era mosso da solo. Si era aggiustato gli stracci che portava e che lo facevano sembrare un comune clochard e si era avvicinato all'auto.
"Ehi amico! Hai qualche credito?" chiese bussando al vetro. Nessuna risposta.
"Ehi dico a te!" ci provò di nuovo, stesso identico risultato.
Non poteva rompere il vetro, non poteva tirare fuori un arma. E non aveva nemmeno molto tempo... Naidoo doveva essere ormai in arrivo.
Chase fece qualche passo barcollante verso la ruota anteriore della macchina poi iniziò a rovistare all'altezza del pube. Pochi attimi dopo l'urina calda rispetto al freddo esterno fece alzare un velo di vapore.
Le portiere anteriori dell'auto si aprirono immediatamente. Due uomini molto grossi in abito scuro e cravatta ne uscirono facendo cigolare l'auto quando le sospensioni tornarono al loro posto con un sospiro di sollievo.
*Dov'è Cortez quando serve?* pensò Chase guardando sbigottito i due gorilla e rimettendo in fretta i gioielli di famiglia al sicuro.
L'energumeno alla guida disse qualcosa in un dialetto ceco che il traduttore non sembrava conoscere. L'altro tirò fuori dal cappotto un manganello e si fece avanti con un sogghigno.
=^=Tue ore sei...=^= la voce cavernosa di Cortez lo fece sussultare.
Chase guardò nella direzione indicata e notò una spranga di metallo grande quanto uno shinai, l'afferrò con gratitudine e si mise in posizione di difesa senza nemmeno riflettere.
Dopo anni di addestramento il corpo si muoveva da solo, come se ogni movimento e colpo fossero codificati nel suo DNA.
Con una certa sorpresa si rese conto che fare il pilota aveva allenato i suoi riflessi molto meglio di quanto pensasse. I colpi erano rapidi e potenti, pochi secondi dopo l'autista e il guardaspalle erano esamini a terra con un accenno di sorpresa negli occhi ancora aperti.
Due tonfi sordi alle sue spalle lo fecero girare fulmineo. La sbarra colpì tanto rapida da sibilare nell'aria, ma le due figure che erano atterrate si scansarono con grazia schivando l'arma improvvisata.
=^=Buono drago! Sono i ripulitori...=^= commentò Cortez con uno sbuffo di derisione.
I due non parlarono, afferrarono i corpi e le funi che li collegavano al tetto della casa adiacente si tesero facendoli schizzare di nuovo verso l'alto come delle molle.
Chase scosse la testa fra il sorpreso e il divertito, si liberò della sbarra e degli stracci che indossava buttandoli nel cassonetto vicino e si infilò in macchina.
"Chase a Moses, sono in posizione."
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SOL III (Terra)
Praga - Rozvadov Casino
14 gennaio 2397, ore 19.20
Chase digrignò i denti e fece scartare l'auto schivando i passanti che affollavano il marciapiede. L'auto passò fra il tetto di un grosso camion e cavi di corrente dell'illuminazione stradale.
"A San Francisco gli interrano i cavi!" borbottò fra i denti mentre si infilava a tutta velocità dentro un vicolo.
Le quattro auto nere che lo inseguivano sfrecciarono dietro di lui senza perdere il ritmo e senza lasciarsi distanziare. Erano professionisti, questo lo doveva ammettere, ma lui lo era di più.
Lanciò un occhiata nello specchietto retrovisore e vide che Botkoveli era ancora esanime dopo aver picchiato la testa contro il vetro blindato alla prima curva stretta.
Prima dell'arrivo di Naidoo con la polizia ceca, dal locale erano sciamati fiori diversi individui. Probabilmente quelli che avevano qualcosa da nascondere.
Botkoveli, con l'aiuto delle guardie del corpo, si era fatto strada fino all'auto ed era salito per primo. Chase aveva approfittato della cosa per partire immediatamente lasciando i due guardaspalle con un espressione ebete sul volto.
Il suo passeggero aveva sbraitato un po' per alcuni secondi e Deve si era limitato a sterzare bruscamente ed a ricevere in risposta il soddisfacente rumore di una testa che sbatteva.
Dopo pochi secondi, dalle vie vicine, quattro auto nere si erano lanciate al suo inseguimento sibilando. Come previsto dal Capitano, i palesi tentativi di nascondere la loro destinazione ultima, cioè Praga, ai servizi segreti civili, avevano avuto l'effetto di richiamare uno sciame di vespe al loro inseguimento.
Chase si chiese perché la Homeland Security ce l'avesse tanto non loro. Né il Capitano, né tanto meno il Primo Ufficiale si erano sbottonati.
Dave aveva l'impressione che quei due non parlassero nemmeno fra loro, eppure sembravano essere arrivati alla medesima conclusione... qualsiasi essa fosse.
Il Karl?v most, il ponte che collegava la città vecchia al quartiere di Mala Strana passando sopra il fiume Moldava, distava appena poche centinaia di metri. Secondo gli ordini lui doveva attraversare il ponte e poi svignarsela di lì il più velocemente possibile. Niente di problematico..
Duecento metri più avanti Moses si accese il sigaro proteggendo la fiamma del fiammifero con la mano. Bernadette l'avrebbe ammazzato se solo avesse avuto il sentore che non aveva mai smesso di fumare quei 'cosi puzzolenti'. Tirò ed emise una nuvola di fumo con soddisfazione.
*
Amo vivere pericolosamente!* pensò con un ghigno.
"Moses a tutte le unità, iniziate le danze!"
L'auto gli sfrecciò accanto a non più di due metri proprio quando stava per attraversare. Sentì il clacson delle macchine che seguivano, ma non ci fece caso.
Prima che l'auto nera lo prendesse in pieno, premette il pulsante del detonatore che teneva in tasca. L'auto alla quale era appoggiato pochi momenti prima esplose e l'onda d'urto fece rovesciare e sbandare le macchine nere.
Dalla strada attigua arrivò un furgone con il logo della Flotta che, vedendosi la strada sbarrata dal groviglio di auto, sbandò a sua volta e fu costretto a scendere di quota colpendo con violenza il parapetto del fiume.
Cinque guardiamarina dall'aria smarrita, ma dai fisici stranamente possenti, scesero dal furgone frastornati.
Stessa cosa fecero gli uomini delle macchine nere. Il loro primo errore fu non notare che non c'era l'ombra di civili in un area normalmente affollata di turisti, il secondo fu tirare fuori le armi.
Le cinque vittime dell'incidente passarono dal frastornato al professionale in un battito di ciglia mettendosi immediatamente al coperto e tirando fuori le armi a loro volta. Il furgone dietro di loro saltò in aria e fu scaraventato nel fiume.
Lo scontro a colpi di phaser fu intenso. Un colpo particolarmente sfortunato colpì una macchina parcheggiata facendo saltare un pezzo di carrozzeria che si infilò con violenza nella gamba di un incursore.
Moses, che fino a quel momento era rimasto in disparte, lo trascinò al coperto e si tose la cravatta per usarla come laccio emostatico improvvisato.
"Bene signori, abbiamo attirato abbastanza attenzione, è il momento di filarsela!"
Una nuova detonazione fece saltare un tombino che divideva i due gruppi di combattimento ed una nuvola densa di fumo nero dette il tempo a Moses di afferrare il ferito e buttarsi nel fiume saltando il parapetto.
Un attimo dopo altri quattro tonfi indicarono che gli altri lo avevano immediatamente seguito nelle gelide acque sottostanti.
In altre parti della città molti attentati, rumorosi quanto inoffensivi, erano stati eseguiti ai danni di altrettanti ignari ufficiali della Flotta Stellare in franchigia a Praga.
In seguito, intervistati dai mass media, avrebbero raccontato come uomini armati e vestiti di nero, li avessero presi di mira nel tentativo di ucciderli o rapirli.
Nessuno di loro seppe mai di essere stati parte di un piano ben congegnato e che nessuno di loro aveva mai corso un reale pericolo.
Alcuni minuti dopo decine di teletrasporti simultanei portavano al sicuro gli uomini della Raziel dai loro rispettivi luoghi di rende-vous.
Grazie ai Comandanti Wood e Mendel i segnali furono talmente dirottati e confusi da renderne impossibile il tracciamento.
SOL III (Terra)
Parigi - Gran Galà
14 gennaio 2397, ore 21.27
=^=Jaz, Jonson, dileguatevi con la dottoressa Tarev appena vi è possibile.=^=
"Ricevuto" rispose Jonson che, sfruttando il notiziario, si era sostituito al Capitano come compagno di danza della dottoressa.
La dottoressa Tarev lo guardò sovrappensiero.
Jonson era qualche centimetro più basso di Hazyel e meno possente, ma i tratti del viso erano molto simili e poteva essere scambiato facilmente per il giovane Risiano, soprattutto perché si era fatto applicare sulla fronte lo stesso stemma razziale.
Dalla sua Jonson aveva la bravura nel ballo. Appena si erano scambiati i ruoli, aveva notato immediatamente la differenza fra i due.
Nonostante la notizia avesse bloccato molti presenti della sala, i due avevano usato la scusa del ballo per dirigersi verso le uscite e attendere l'ordine di evacuare.
Elaina lo guardò ancora una volta e pensò che fosse un bell'uomo. Non certo quanto Hazyel che sembrava avere quel non so che di magnetico e che attirava ogni donna e molti uomini, ma Jonson aveva uno sguardo più rassicurante, sembrava meno pericoloso, nonostante fosse un incursore addestrato ad uccidere.
Lui la guardò percependo che gli occhi di lei lo stavano fissando e ricambiò lo sguardo con una muta domanda negli occhi.
Quando aveva fatto la sua comparsa nella sala a braccetto con Hazyel aveva percepito su di sé gli sguardi di molti uomini. Dovendo aprire le sue percezioni per trovare il bersaglio della loro missione, aveva ricevuto molte sensazioni provenienti da quelli che la fissavano.
Desiderio, lussuria, pensieri poco piacevoli che si frammezzavano con sensazioni di invidia provenienti da molte donne.
Jonson non era addestrato come Hazyel a mascherare i suoi pensieri e le sue emozioni quando si erano avvicinati aveva percepito solo pensieri galanti che l'avevano fatta sentire bene.
Si chiese quanto tempo fosse che non provava la stessa cosa con Alexander. Quanto era passato dall'ultima volta che lui era stato gentile e galante con lei? Immagini e ricordi degli ultimi periodi le susseguirono nella mente in brevi flash mnemonici.
Si rese conto con orrore che Alexander era sempre estremamente galante e dolce con lei. Non le aveva mai fatto mancare una parola gentile o un gesto di attenzione e lei in cambio lo stava costringendo a rispondere ad un quesito che lei stessa aveva ammesso con se stessa solo ora.
Si lamentava perché non aveva ancora detto nulla sulla possibilità di avere un figlio? Che diritto aveva lei di chiedere una pronta risposta se in 34 anni non si era mai posta nemmeno lei la domanda?
Lei gli aveva buttato fra le mani quella patata bollente all'improvviso aspettandosi da lui una risposta immediata e non ricevendola l'aveva preso come un affronto personale.
Non erano bambini e si amavano, se era necessario riparlarne lo avrebbero fatto, non aveva senso tenere il broncio e chiudersi a riccio.
Elaina sorrise e Jonson sollevò un sopracciglio confuso.
Lei gli dette un misterioso buffetto di ringraziamento e gli fece cenno che era l'ora di andare.
SOL III (Terra)
Parigi - Hotel Napoleon
Contemporaneamente
Hazyel aveva seguito la sua preda lungo i corridoi del quarto piano dove si svolgeva il Galà.
Al suo avvicinarsi le telecamere di sorveglianza si guastavano come per magia mentre lui si muoveva come un felino in caccia contraddicendo la goffaggine nel ballo.
La sua preda era poco più avanti e sembrava furiosa dal passo veloce che stava tenendo lungo il corridoio.
Stava per prendere l'ascensore, forse per dirigersi verso la sua camera, quando lo squillo di un comunicatore le fece cambiare idea.
Si guardò attorno un attimo e poi si diresse verso il balcone stringendosi nella pelliccia che le adornava le spalle. Hazyel la seguì prima che le porte automatiche si chiudessero.
Finalmente la donna si decise ad accettare la chiamata.
"McWilliams! Che le è saltato in mente scatenando quel putiferio a Praga! Dovevate solo seguire gli uomini della Raziel e aspettare il mio via!" la voce della donna si alzò di un'altra ottava "Mi dia una spiegazione o la faccio diventare un ausiliare del traffico!"
=^=Direttore Trammell non ho idea di quello che sia successo! Non siamo stati noi ad attaccare i federali. Gli uomini della Raziel sbucavano da tutte le parti. Me lo lasci dire, quelli non sono semplici idioti mandati a riscaldare una sedia su una base sperduta!=^=
"McWilliams si preoccupi di far sparire la presenza dei nostri uomini a Praga, io e lei faremo i conti al mio ritorno." la donna chiuse con rabbia il comunicatore rimettendolo nella borsetta. Doveva pensare ad una soluzione e in fretta... presto qualcuno avrebbe fatto delle domande e lei avrebbe fatto una brutta fine se le risposte che avrebbe dato non fossero piaciute ai poteri che la manovravano.
Con un ringhio tirò fuori ancora il comunicatore dalla borsetta e con rabbia digitò un semplice numero. Attese alcuni secondi e poi una voce afona di donna le rispose con un semplice =^=Si...=^=
"Chi diavolo ci hai messo contro Corinne?!" esclamò piano ma con rabbia il Direttore della Homeland Security al suo interlocutore.
=^=Niente nomi stupida! Tieni impegnati gli uomini della Raziel finché non ti dico io di smettere. Il vostro goffo tentativo di strappare loro le indagini sul caso ha fatto in modo che non si muovessero dal sistema solare. Voglio che rimangano li a costo di tenerceli con la forza. Adesso fai quello per cui sei pagata e senza far domande! E non chiamare più questo numero!=^=
Questa volta Catherine Trammell, direttore della Homeland Security, lanciò letteralmente il comunicatore oltre il balcone per sfogare la sua rabbia.
"Bella serata non è vero?" la voce alle sue spalle la fece voltare di scatto.
Dietro di lei il giovane Capitano della Raziel la stava guardando con un sorriso. Un sorriso che però non si rifletteva nei suoi occhi azzurri che erano invece due schegge gelide.