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USS HOPE - MISSIONE 14 RSS USS HOPE - Missione 14

14.00 " Missing in action "

di Caytlin , Pubblicato il 20-08-2019

Colonia Tahzot - 17/08/2399, ore 23.09


La notte, in cui erano finalmente pronti a completare la loro sacra missione,era molto calma.
Soltanto in un secondo momento, il più giovane dei quattro, quello che si chiamava Aser, aveva ricordato che nemmeno gli animali da guardia avevano reagito.
Anche loro erano avvolti dalla gradevolezza della debole brezza che caratterizzava la nottata.
Avevano atteso il calar dell'oscurità, prima di entrare in azione.
La navetta, che li aveva trasportati al punto di incontro, era una vecchia carretta con le parti meccaniche pressoché agonizzanti.
Il pilota, sebbene fossero stati costretti ad interrompere il viaggio due volte, non aveva mai aperto bocca.
Il primo atterraggio d'emergenza lo avevano avuto quando ancora non erano arrivati a metà strada.

Aser, che non si intendeva di meccanica e non aveva mai messo piede fuori da Andoria, si era seduto appoggiandosi ad un masso ai bordi della strada.
Era rimasto a fissare affascinato l'immenso cielo stellato, mentre gli altri erano indaffarati attorno alla navetta con non pochi problemi a svitare bulloni arrugginiti ed a arrovellarsi fra cavi e componenti elettroniche.
Dagli spezzoni di conversazione degli altri, Aser aveva capito che erano in ritardo e che non avrebbero avuto il tempo di fermarsi per mangiare... avevano sì ancora dell'acqua da bere, ma niente da mangiare: il replicatore di bordo, ovviamente, non funzionava a dovere.
Avevano ripreso il viaggio, ma poco lontano, il motore si era fermato di colpo e dovettero perdere quasi un'ora prima di riuscire a localizzare il guasto e ripararlo.
Il loro capo, un Bajoriano alto e pallido sulla trentina con una corta barba, aveva negli occhi quell'intensità e fervore che solo chi era profondamente convinto di stato prescelto dai Profeti poteva avere.
Aser non sapeva il suo nome e, conoscendo le regole di segretezza, non si era nemmeno sognato di chiedere chi fosse e da dove venisse.
Non sapeva neppure i nomi degli altri due.
Conosceva solo il proprio di nome, ma forse era meglio lo dimenticasse.

Finalmente arrivarono a destinazione: il buio si era fatto più intenso e tutto era calmo intorno a loro.
Appena scesi, la navetta scomparve... il pilota, ovviamente, anche in quel caso, non disse nemmeno una parola.
Si erano addentrati in un labirinto di strade anguste e si erano fermati vicino allo slargo antistante l'Istituto delle Operazioni Commerciali, una via di mezzo fra una banca, un mercato ed una sede di trattazioni di scambi economici.
La figura di un uomo era apparsa dinnanzi a loro come dal nulla.
Senza parlare, aveva fatto un cenno al loro capo ed i quattro lo avevano seguito.
Fu soltanto allora, mentre camminavano veloci nel buio di strade sconosciute, che Aser aveva iniziato a pensare seriamente a quello che avrebbero fatto entro breve tempo.
Portò la mano sul manico dell'Ushaan-thor: un'arma tipicamente Andoriana, molto piccola e ricurva a mezzaluna, usata tipicamente per i duelli.
Era stato suo zio, Gummer del Clan Clos, a parlargli per la prima volta dell'Ahm Tal, i servizi d'intelligence Andoriani, e della loro storica lotta contro la controparte Vulcaniana della V'Shar.
Notte dopo notte, erano rimasti seduti sul tetto piatto della casa paterna a parlare ed a guardare la distesa luccicante dei ghiacci di Andoria.

Aser sapeva che suo zio era profondamente impegnato in politica: sfrontato ed arrivista, era un diplomatico la cui influenza stava crescendo e che era sempre pronto a manovrare in segreto per aumentare il proprio potere.
All'inizio si era sentito lusingato che suo zio gli parlasse di politica: dell'importanza di Andoria all'interno della Federazione, del lustro dell'Impero Andoriano e di altre innumerevoli questioni per cui essere orgogliosi di essere Andoriani.

Quello che lo zio Gummer non poteva sapere è che non faceva altro che alimentare il suo fanatismo.
L'essere un Thalish, ossia appartenente ad una sottospecie di Andoriani, meno del dieci per cento del totale, caratterizzato da una carnagione di un azzurro molto chiaro ed antenne sottilissime che crescevano dalla fronte, era per lui una disgrazia.
Un dramma nato dall'apparente mancanza di attrazione che riusciva a generare nei confronti del gentil sesso. Le Andoriane lo snobbavano, lo ritenevano non degno delle loro attenzioni, non abbastanza guerriero, non abbastanza virile...
Le straniere lo osservavano come se fosse una ridicola deviazione dallo status tipico della razza, ma , mentre gli Aenar, anche loro minoranza nell'ambito degli Andoriani, erano vezzeggiati come carini e coccolosi, lui veniva deriso.
Quasi per gioco, era entrato in una specie di setta... fatta di ragazzi come lui, in qualche modo esclusi, che venivano indottrinati ed addestrati a svolgere incarichi di particolare rilevanza e segretezza.

In cambio, la setta concedeva loro di soddisfare i propri desideri...

Nel suo caso, avvenenti ragazze, più o meno consenzienti, gli erano state offerte per soddisfare i propri piaceri della carne ed il proprio insaziabile bisogno di essere apprezzato ed amato.
In cambio, era stato scelto per andare in una colonia formata da Bajoriani estremamente diffidenti con qualunque forma di stranieri... impegnati nella lotta per trasformare il loro piccolo mondo in uno stato che non avrebbe seguito altre leggi se non quelle dei Profeti, scevri da qualsivoglia influenza straniera.

Era passato più di un anno da quando era diventato membro di quella setta ed ora, finalmente, era stato scelto per la sua prima missione.

Mentre Aser seguiva i quattro uomini vestiti di nero attraverso i vicoli bui dove l'aria tiepida della notte era completamente immobile, ebbe la certezza che avrebbe esaudito i voleri dei suoi mandanti.

Gli stranieri dovevano essere cacciati, ma non li avrebbero scortati sino alle navi, sarebbero stati uccisi. E quelli che non erano ancora entrati nella piccola colonia, ci avrebbero pensato due volte prima di farlo.
La tua è una missione sacra, gli era stato ripetuto infinite volte. I Profeti dei Bajoriani ne gioiranno e ti ricompenseranno con donne al servizio dei tuoi piaceri... assumerai fiducia nei tuoi mezzi e potrai addestrarti per entrare nell'Ahm Tal, rendendo un servizio a tuo zio Gummer.
Quando sarà riuscito ad accumulare potere così come lui vuole, avrà bisogno di te, così come noi potremmo avere un prezioso informatore, ed il tuo futuro diventerà luminoso... amato e desiderato, temuto e rispettato.

Aser strinse con forza il manico intarsiato dell'Ushaan-thor.
Gummer glielo aveva dato la sera di un anno prima quando si erano salutati sul tetto della casa di suo padre: avrebbe dovuto donarlo alla figlia Xyr, ma era troppo diversa da lui per avere quel legame che, invece, lo zio sentiva di avere col nipote.

I pensieri di Aser furono interrotti, dal brusco fermarsi dei suoi compagni di missione: erano arrivati alla periferia della città, il vicolo sfociava in una piazza immersa nel buio e rischiarata soltanto dal cielo stellato sopra di loro.
Rimasero nell'ombra, addossati al muro di una casa, ad osservare, dall'altro lato della piazza, al di là di un'alta inferriata, la piccola villa dai muri di pietra.
L'uomo che li aveva guidati fin là scomparve silenziosamente fra le ombre.
Erano di nuovo in quattro. Rimasero immobili in attesa: tutto intorno regnava il silenzio e la calma più assoluta.
Aser non aveva mai provato una simile sensazione ad Andoria: nei suoi diciannove anni di vita non era mai stato avvolto da un tale silenzio.
Cercò di calcolare quanto tempo fosse passato da quando erano arrivati nella piazza.
Forse una buona mezz'ora e lui continuava ad avere fame: non aveva mangiato niente tutto il giorno.
Si sentiva la gola arsa, ma non avrebbe chiesto nulla.
L'uomo che li comandava si sarebbe adirato e tutte le sue aspettative di gloria sarebbero evaporate.

Continuarono ad aspettare finché tutte le luci nelle vicinanze non si spensero del tutto. Poi, il loro capo fece un cenno con la mano ed attraversarono rapidamente la piazza.
Un vecchio, con un bastone in mano, dormiva appoggiato al cancello della villa.
Una sorta di guardia, pensò Aser. Il loro capo lo toccò con un piede.
L'uomo non fece in tempo ad aprire gli occhi che il capo si chinò su di lui tenendo il suo coltello sulla guancia dell'uomo, bisbigliandogli qualcosa all'orecchio.
Il vecchio si alzò ed Aser capì dai suoi movimenti rigidi che era paralizzato dalla paura.
Il capo fece un cenno quasi impercettibile con la testa e l'uomo si allontanò zoppicando.
Spinsero il cancello che cigolò leggermente ed entrarono nel giardino avvolto nel silenzio.
Sull'alta porta della villa era affissa un targa, ma Aser non fece in tempo a leggerla che qualcuno appoggiò una mano sulla sua spalla.
Aser trasalì e si volse: era il capo che gli parlava per la prima volta, così sottovoce che neppure la brezza notturna poteva sentire quello che stava dicendo.

"Siamo quattro" sussurrò "Anche in quella casa sono quattro. Dormono, una persona in ogni camera. Le camere sono una di fronte all'altra in un corridoio. Sono persone di una certa età e non opporranno resistenza. Hanno rifiutato di lasciare questo paese di propria volontà, quindi devono essere uccise"
Aser annuì con un groppo alla gola, ma seguì gli altri ed entrarono nella casa, senza riscontrare particolari problemi a forzare la semplice serratura a combinazione elettronica.
All'interno, si diressero decisi verso la scala che portava al piano superiore qui il corridoio era illuminato dalla debole luce di una lampada.

Avanzarono in un silenzio assoluto e rimasero immobili un istante ad osservare le quattro porte chiuse.
Ognuno di loro, aveva estratto la propria arma.
Il capo mosse la testa come aveva fatto con il vecchio davanti al cancello: era venuto il momento.

Aser doveva agire con rapidità, evitare di fissare gli occhi, concentrarsi, invece, sulla gola e tagliare con un movimento rapido e sicuro entrò nella stanza, forse la persona stesa sul letto sotto un lenzuolo bianco aveva i capelli grigi, nella debole luce i lineamenti del suo volto erano confusi.
All'avvicinarsi di Aser la donna, perché di una donna si trattava, aveva aperto gli occhi, ma prima che avesse il tempo di gridare o di capire cosa stesse succedendo, con un singolo movimento Aser le aveva tagliato la gola, facendo un passo indietro per evitare che il sangue gli macchiasse gli abiti.
Poi, senza guardarla, si era girato ed era uscito dalla stanza.
Non erano passati più di trenta secondi: involontariamente li aveva contati nella sua mente.
Si avviò nel corridoio seguendo due degli altri quando udirono la voce bassa del quarto.
Si fermarono tutti come paralizzati.
C'era un'altra donna in una delle camere: una quinta persona.

Secondo le loro informazioni, non avrebbe dovuto essere in quella casa: non ci dovevano essere ospiti, né personale di servizio né guardie.
Era probabilmente un'estranea a tutto quello che stava accadendo, sicuramente anche lei era straniera.
Il capo entrò nella stanza.
Aser, che era dietro di lui, vide che la donna si era raggomitolata su se stessa, non in posizione fetale come si sarebbe aspettato, ma pronta a scattare.
La sua determinazione a sopravvivere sembrava vibrare nell'aria.
Aser non riuscì ad evitare un nodo alla gola.
Gli occhi neri della donna sembravano scrutare i quattro fin dentro le viscere.
Fu allora che accadde l'impensabile.



USS Hope - Ponte 2, Ufficio del Primo Ufficiale - 18/08/2399, ore 09.23


=^=Il Contrammiraglio Evelyn Lennox risulta essere dispersa... non sappiamo se prigioniera, in fuga ed impossibilitata a mettersi in contatto oppure se le è capitato qualcosa di peggio=^=

"Può essere più chiara?"

=^=Tenente Bueller...=^=

"Capitano prego" esclamò Ferris all'indirizzo di Deiara Vessa, la Comandante Napeana che sapeva far parte dello staff della Lennox, pur non avendoci mai avuto direttamente a che fare

=^=Tenente Bueller, lei è eccezionalmente il Primo Ufficiale della USS Hope, ho accettato di comunicare a lei e non, secondo logica, al Capitano Strauss le informazioni giunte in nostro possesso, in virtù di profondi raziocini basati sullo stretto legame affettivo fra il Contrammiraglio Lennox ed il Capitano Strauss. Non abusi della mia pazienza, millantando un grado che non possiede. L'Ammiragliato vuole piena luce sui fatti che hanno portato all'uccisione dei quattro leader della colonia Bajoriana ed alla sparizione del Contrammiraglio Lennox. Gli ordini che le invierò sono chiari: la USS Hope agirà a supporto. Il Capitano Strauss potrebbe riconoscere qualche segnale di aiuto lasciato dalla Lennox e voi gli offrirete il vostro appoggio. Ripeto supporto all'azione investigativa, non prendete iniziative personali senza previa autorizzazione=^=