Luogo imprecisato - 6 miliardi di anni fa
"Vok, i tuoi calcoli sono esatti?" la voce del Primo Cancelliere della dinastia Arotepk era stanca. Lo era sempre stata da quanto ricordasse...
"I miei calcoli sono sempre esatti Primo Cancelliere... dai Garay siediti qui e stai un po' zitto. Ci prepariamo da centinaia di anni per questo momento e se non funziona i sopravvissuti della setta ce ne metteranno altrettanti."
"Alle volte mi domando perchè gli dei ci hanno resi senzienti." domandò quasi a se stesso il Primo Cancelliere e lo scienziato a capo del progetto lo guardò di sottecchi.
"Lo sai bene che loro non sono dei e non ci hanno creati... a dire il vero non hanno creato proprio nulla." commentò lo scienziato dopo un momento.
"Si lo so... è l'abitudine. Ma siamo solo noi a non considerarli tali. Milioni di razze in tutta la galassia li considerano tali... stiamo veramente facendo la cosa giusta?"
"Loro sono un cancro... schivizzano, uccidono, si nutrono di noi. Le cinque dinastie devono essere annientate." rispose lo scienziato mischiando alcuni componenti in un bicchiere e porgendoli all'amico "Tieni, bevi questo, ti calmerà un po'... domani sarà un gran giorno e ho bisogno che tu sia in forze."
"Grazie... lo so che devono essere annientate, ma con loro se ne andrà gran parte dell'universo. Quella macchina che hai creato è troppo potente." il Primo Cancelliere bevve il liquido ambrato e poi depose la tazza sul tavolo.
"Loro sono troppo potenti per fare diversamente. La decisione è stata presa dalla setta da molto tempo, prima che ci fossero le tecnologie adatte per creare la prigione."
"Ti rendi conto che li imprigioneremo solamente? Un giorno saranno liberi e la faranno pagare ai popoli che abiteranno la galassia." la voce del cancelliere si era fatta impastata.
"Saranno però popoli liberi. Popoli che il Guardiano avrà messo al corrente degli eventi che sono accaduti e che accadranno. Saranno in grado di combattere e di difendersi! Adesso torna sul vascello e vai a letto, io devo parlare con il Guardiano per l'ultima volta. Domani nel bene o nel male..."
"Sarà finita..." terminò per lui Garay. Due guardie, ad un cenno dello scienziato, aiutarono il vecchio cancelliere ad alzarsi e si teletrasportarono a bordo del vascello scientifico.
"Ksoa!" ad un cenno di Vok, la guardia rimasta nella tenda fece un passo avanti "Fra qualche ora vai nella stanza di Garay, lo troverai morto. Chiama il dottor Selak, lui fa parte della setta, farà l'autopsia e accerterà che il Primo Cancelliere è spirato nel sonno per cause naturali." la guardia fece un cenno affermativo e si toccò il simbolo sulla divisa, un attimo dopo una luce lo trascinò fra le stelle.
"Addio amico mio... mi dispiace ma stavi dubitando e non possiamo essere fermati proprio adesso." Vok barcollò per un attimo a causa del dolore... uccidere il suo miglior amico e mentore era stato estremamente difficile. Gli ci vollero alcuni minuti per riprendersi, ma alla fine raddrizzò le spalle e uscì dalla tenda.
Davanti a lui, la grossa struttura di forma perfettamente toroidale, sembrava essere costruita con un pregiato marmo bianco, ma le luci che brillavano al suo interno lasciavano intendere che la tecnologia della setta era molto più avanzata di quello che gli Eterni potevano mai sospettare.
"Guardiano!" il Guardiano dell'Eternità sembrò avviarsi riconoscendo la voce del suo creatore.
"Vuoi viaggiare?" gli chiese obbediente.
"Non è questo il momento di viaggiare nel tempo... sono qui per le ultime disposizioni."
"Sono pronto a registrare..." rispose ubbidiente il computer vivente contenuto nella macchina temporale.
"Gli eterni sono una minaccia troppo grande per permettere loro di continuare a controllare le stelle. Domani la stazione Rinascita, in orbita sopra questo pianeta, sarà innaugurata. Le cinque dinastie di eterni saranno presenti per la prima volta da milioni di anni in un unico posto, sarà la prima occasione, dalla fondazione della setta, per colpire quei mostri." Vok si sedette su una pietra ad osservare la sua creazione.
"La prigione funzionerà, lo vedo dalle pieghe del tempo. Le possibilità che qualcosa possa andare storto sono infinitesimali." cercò di tranquillizzarlo il Guardiano.
"Non importa se qualcosa andrà storto, abbiamo te proprio per quello... se funziona l'universo sarà finalmente libero, se non funziona avremo te per addestrare i nuovi adepti a risolvere i problemi che si sono creati." Vok si alzò e si spolverò le vesti "Domani la trappola scatterà, la realtà sarà cristallizzata e racchiusa in due cristalli... dovrai fare in modo che non vengano mai riuniti. Fai che siano portati ai lati opposti della galassia, falli nascondere in posti impossibili da raggiungere... fai qualsiasi cosa basta che non si tocchino, altrimenti la prigione si aprirà di nuovo e la nostra realtà tornerà al suo posto e gli Eterni saranno di nuovo liberi."
"Come capirò se i cristalli sono vicini?"
"La realtà si farà confusa, molte razze non si accorgeranno del cambiamento, ma abbiamo creato dei sorveglianti, una razza chiamata Elaur... sono in pochi, ma sono stati modificati geneticamente dalla setta per percepire variazioni nello spazio tempo. Loro potranno dare l'allarme alle altre razze, sono stati creati per quello. Dovranno solo rimettere più distanza possibile fra i cristalli e il pericolo sarà scampato."
"Provvederò a tramandare questa conoscenza." rispose ubbidiente la macchina vivente "Io sono l'inizio e la fine."
"Che non sarai mai..." rispose Vok concludendo il saluto rituale della setta.
Luogo imprecisato - il giorno dopo
La stazione spaziale era magnifica, degna degli Dei. Le cinque Dinastie si erano riunite per la prima volta da migliaia di anni e festeggiavano la loro creatura. La setta era riuscita a far credere agli Eterni che l'idea della stazione fosse loro dopotutto... era facile raggirare l'ego di un Dio perchè si crede sempre più intelligente di un comune essere vivente.
La luce esplose all'improvviso nel buio dello spazio. Al centro di quel baluginante inferno, due piccoli cristalli grandi come un pugno, emettevano un'energia in grado di accendere le stelle. L'esplosione generata si riversò sui pianeti nel raggio di venti anni luce facendo sparire ogni forma di vita presente, pur lasciando i pianeti fertili per una nuova vita. Il mondo più vicino alla stazione subì il danno più grave trasformandosi in una landa sterile cosparsa di rocce.
Il Guardiano dell'Eternità fu deformato e le sue luci tremolarono e si spensero, la sua programmazione andò perduta e fu sostituita da una molto meno evoluta destinata a registrare i nuovi eventi nella galassia.
I wormhole fecero la loro prima comparsa, si aprirono impazziti strappando il tessuto stesso della realtà, assorbirono l'energia dell'esplosione e la scaricarono altrove... delle entità nacquero in quel flusso di potere all'interno di quei tunnel spaziali instabili. I Profeti furono i primi ad assistere all'annientamento della realtà, ma erano troppo giovani per capire e rammentare... ricordarono solo i due cristalli e usarono quel ricordo per plasmare i Cristalli dei Profeti con cui comunicarono con le razze fisiche.
I due cristalli finalmente si calmarono e terminarono di confondere la realtà. I wormhole si contesero le due gemme finchè, negli ultimi spasmi di agonia della loro esistenza, due di essi vinsero la lotta e ne inglobarono uno ciascuno scagliandoli lontani nello spazio e nel tempo. Piano piano la realtà, ormai del tutto modificata, si stabilizzò. Le poche razze sopravvissute non ricordarono nulla della loro precedente vita, solo un giovane popolo rimase in ascolto... non ricordavano il perchè dovessero farlo, ma divennero dei maestri nell'ascoltare e nel percepire le variazioni dello spazio tempo facendosi conoscere in futuro come El-Auriani. Forse un giorno i loro figli, o i figli dei loro figli, o anche solamente qualcuno che avrebbe avuto una piccola goccia del loro sangue nelle vene, avrebbe sentito arrivare il pericolo... il giorno in cui i cristalli sarebbero stati riuniti e gli Eterni si sarebbero liberati.
Deep Space 16Gamma - Ambasciata Klingon - 18/03/2398 - Ore 11.20
Lo schiaffo lo colse alla sprovvista. Non che il dolore fosse così tanto, ma era il disonore di essere schiaffeggiato davanti ai guerrieri che gli faceva male. Già Rogal non godeva di molta stima da parte di nessuno... persino i klingon burocrati, forse il gradino più basso della scala sociale, lo guardavano con disprezzo.
L'Ambasciatrice Tara Keane lo disprezzava ancora più degli altri e non si tratteneva dal dimostrarlo. La famiglia Dothrak era ormai in disgrazia da molto tempo, da quando diciotto anni prima avevano deciso di difendere l'onore della famiglia di Worf dagli sforzi per screditarla del cancelliere Gowron. La vendetta del cancelliere era stata istantenea: il padre e il fratello maggiore di Rogal erano stati messi a morte. Lui si era salvato solo perchè il fratello, aveva giurato alla corte klingon, che Rogal si era opposto alla scelta della sua famiglia di appoggiare i Martok. Cosa non vera, dato che era stato proprio Rogal a convicere il padre a lottare al fianco di Worf.
Lui adesso era un paria persino per la sua stessa casata e questo l'aveva quasi spezzato, facendolo diventare l'ombra del guerriero che era. Si era reinventato come consigliere e segretario dell'Ambasciatrice Keane, ma lei era disgustata da lui e lo teneva solo perchè si era accorta, fin dal su o primo arrivo arrivo alla stazione, che un membro dello staff di comando federale aveva preso una cotta per lui.
"Sei del tutto inutile... com'è possibile che quel bajoriano ti sia sfuggito! Siamo in una stazione spaziale e la sua nave è ancora attraccata." Tara sbuffò e si pulì il guanto dal sangue.
"Se solo avessi potuto portare dei guerrieri con me..." borbottò Rogal in un velato tono d'accusa.
Un altro potente pugno lo colpì dall'alto verso il basso facendogli sbattere la testa contro la scrivania.
"Trovi delle scuse per i tuoi insuccessi?!" sbraitò rabbiosa l'Ambasciatrice sollevando di nuovo il pugno. Rogal si rannicchiò coprendosi il volto con le braccia. "Vattene! Vai a fare l'unica cosa per cui sembri essere utile... Vai da quella puttana federale e vedi cosa sanno loro di quel cristallo e di cosa sta succedendo alla stazione. Almeno come spia hai qualche utilità!"
Rogal non se lo fece ripetere due volte e uscì dall'Ambasciata fuggendo dalla sua aguzzina.
Deep Space 16Gamma - Ufficio del consigliere - 18/03/2398 - Ore 12.45
Il campanello fece voltare il Consigliere della stazione spaziale DS 16 Gamma e al suo ordine la porta si aprì con il consueto sibilo. Rogal sgusciò all'interno togliendosi il cappuccio che gli nascondeva i lineamenti.
"Sai, non credo che quel cappuccio possa servire a qualcosa..." commentò Durani guardando il klingon che la sovrastava di buoni trentacinque centimetri.
"E' la prassi quando si va di nascosto dall'amante." rispose lui con voce piatta cercando di mascherare la sua stanchezza.
"Fa molto holomovie di spionaggio tutto questo..." la voce del Capitano Riccardi non li colse alla sprovvista. La porta segreta che conduceva in un anonimo sgabuzzino di un anonimo ponte, si richiuse dietro di lui.
"E' per quello che mi piace!" ribattè con finto entusiasmo il klingon.
Riccardi appoggiò la mano sotto il mento di Rogal e lo fece voltare per mettere in mostra le tumefazioni sul suo volto. "Consigliere, trovi qualcosa per curare quei tagli..." la giovane klingon in servizio nella flotta stellare si allontanò per prendere il necessario.
"Rogal... sai che possiamo farti uscire da li. Ormai te lo sei meritato abbondantemente, anche la Federazione accetterà la cosa."
"Alessandro, sai bene che non è così. I vostri servizi segreti hanno faticato molto per fare in modo che l'ambasciatrice arrivasse su DS16 Gamma e solo perchè c'ero io nel suo entourage in modo da sfruttarmi per i vostri scopi.
"Forse è così" rispose Riccardi con tristezza. "Ma hai fatto più del necessario in questi anni. Worf ci fece sapere che potevamo fidarci di te prima che venisse ucciso dal Cancelliere Gowron... e tu sai che puoi fidarti di me. A costo di simulare la tua morte e nasconderti io stesso su qualche pianeta sconosciuto."
"Lo so Riccardi... ti sei dimostrato un amico. Ma questo potrebbe mettere fine alla tua carriera e Durani sarebbe in pericolo perchè credono che sia la mia amante."
"Posso difendermi da sola." commentò lei tornando con il necessario per le cure.
"Sei una strizzacervelli, non una guerriera. L'Ambasciatrice ti spezzerebbe come una canna di bambù." Per un attimo il sangue klingon della donna sembrò bollire nelle sue vene e i suoi occhi si accesero di furia, poi, con incredibile controllo, la luce di un'intelligenza affilata quanto una bat'leth tornò a prendere il predominio.
"Forse hai ragione." rispose lei limitandosi a premere un po' più forte del dovuto sulla ferita.
"Cos'hai per noi?" chiese il Capitano tornando al dunque.
"Niente... sono venuto solo perchè l'Ambasciatrice vuole sapere cosa sta succedendo e pensa che le informazioni dei canali ufficiali non siano del tutto complete."
"Purtroppo sono complete, non abbiamo idea di cosa sia successo al tunnel e perchè alcuni dei nostri dicano che qualcosa è cambiato... sembrano tutti impazziti."
"Che lo siano veramente?" chiese Rogal lanciando un'occhiata verso Durani.
"Questo lo escludo... conosco il tenente Musume da una vita ed è una persona seria. Se lui dice che è un ingegnere e non un medico io gli credo... per quanto assurdo possa sembrare, abbiamo fatto l'accademia insieme e io sono certa che abbia studiato medicina." Rispose il consigliere scuotendo la testa.
"Oltrettutto il nostro Capo Ingegnere, il Comandante Sonx, l'ha interrogato e lui ha risposto esattamente a tutte le sue domande... eppure nel curriculum di Musume non c'è traccia di studi ingegneristici di nessun tipo." Aggiunse il Capitano con una smorfia di disappunto.
"Hanno qualcosa in comune le persone 'strane'?" chiese Rogal.
"Secondo la dottoressa Drillrush l'unica cosa in comune è che hanno sangue El-Auriano nelle vene... alcuni in quantità talmente infinitesimali che dev'essere solo un caso." rispose Riccardi appoggiandosi allo schienale della poltrona.
"Eppure è la sola traccia che abbiamo. Dovremmo contattare un El-Auriano puro... ma non saprei dove trovarne uno. Per quanto ne so vennero tutti assimilati dai borg e i pochi fuggiti si rifugiarono nel Nexus." disse Durani.
"Cosa di tutto questo posso dire all'Ambasciatrice?" chiese Rogal dopo alcuni minuti di silenzio.
"Per me anche tutto... faremo tenere segreta la cosa degli El-Auriani, in maniera da renderla una notizia più importante di quello che sia in realtà." rispose il Capitano alzandosi in piedi. "Rogal, se hai bisogno di qualcosa fammelo sapere attraverso il Consigliere."
"Nessun problema... più cercherò di essere furtivo nell'andarla a trovare e più la mia copertura sembrerà credibile. Mi spiace solo per Durani che non può farsi una vita decente... fare la mia amante le impedisce di trovarsi un buon guerriero e farsi una famiglia." rispose il klingon con una scrollata di spalle.
"Bah! Sembri mio padre Rogal. Sono troppo giovane per metter su famiglia e la missione è ben più importante. Tu rischi la vita ogni giorno per la Federazione e io in cambio posso anche evitare di trovarmi un fidanzato. Oltretutto trovo gli umani un po' troppo gracilini per i miei gusti." Commentò Durani strappando un sorriso ai due uomini.
"Bene, io vado. Aspetta un po' prima di andartene in maniera che io possa arrivare in plancia." Rogal fece un cenno affermativo con la testa.
"Vada pure Capitano, io e il Segretario Particolare dell'Ambasciatrice dobbiamo parlare di altre cose." precisò Durani richiudendo la porta alle spalle del suo superiore.
"Bene Signor Rogal... farsi una famiglia eh?" borbottò minacciosa la klingon girondosi e mettendo le mani sui fianchi.
"Recitavo una parte..." accennò lui in tono di scusa.
"E ti sei fatto pure picchiare!" esclamò lei questa volta con rabbia.
"Sai che non posso fare altrimenti... e poi sono poco più che buffetti. E' solo una donna e non ha tutta questa forz..." Rogal si bloccò vedendo gli occhi del consiglieri stringersi.
"Continua la frase prego..." disse lei facendosi avanti mentre lui indietreggiava fino a ricadere sul divano.
"Senti, potremmo baciarci e saltare tutta la parte in mezzo?" chiese lui guardandola con un sorriso birichino.
"Credevo che non me lo avresti più chiesto!" rispose lei saltandogli in grembo e baciandolo con passione.
"Non sarebbe il caso di dirlo al Capitano che noi stiamo effettivamente insieme?"
"Questi non sono affari suoi e nemmeno della Federazione. Adesso datti da fare e stai zitto!"
"Durani..."
"Mmmh?" mugolò lei mentre si divertiva a mordicchiargli il lobo dell'orecchio.
"Ricordami dopo di parlarti di un bajoriano di nome Rillar e di uno strano cristallo luminoso." borbottò Rogal perdendo lentamente ma inesorabilmente qualsiasi controllo del proprio corpo.
"Mmm..." rispose lei affondando i denti nella sua spalla.