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LA NASCITA DI UN PIRATA - PARTE II di Paolo Maroncelli
25 novembre 2003

    Data stellare: 56157.7
    Data terrestre: 27.02.2379
    Ore: 13.30
    Luogo: Sala mensa principale

    Le voci che davano un vascello Federale in arrivo nel sistema si erano rivelate fondate. Su richiesta dei governi di Crosnen II e III, la USS Braben orbitava attorno al secondo pianeta, con il compito di valutare l'idoneita' e l'opportunita' di un ingresso dei mondi gemelli nella grande famiglia della Federazione Unita dei Pianeti.
    Fin qui' niente di nuovo; era gia' successo in passato, e gia' una volta i diplomatici federali avevano espresso parere negativo in virtu' di una provata divisione socio-culturale dei mondi gemelli. Se la presenza di un governo unificato e di una popolazione coesa era realmente un prerequisito fondamentale, nulla lasciava pensare che questa volta le cose sarebbero potute andare diversamente.
    Ciononostante, l'inconsueta richiesta del Capitano della nave di fare visitare la colonia di Crosnen I ad una delegazione di ufficiali di sua fiducia avrebbe potuto portare un cambiamento epocale nella vita degli oltre 10.000 coloni che vivevano in quella prigione legalizzata.

    Yoman e Cantra poterono assistere di persona all'arrivo della squadra della Braben sulla colonia. Cinque uomini, fieri ed orgogliosi di indossare la scintillante divisa della Flotta Stellare, percorsero a grandi passi i corridoi dell'installazione, che per l'occasione era stata tirata a specchio come se avesse dovuto sostenere un'ispezione piuttosto che una semplice visita diplomatica.
    In realta' tutti speravano che qualora gli ufficiali si fossero resi conto delle misere condizioni in cui i coloni erano costretti a condurre la propria esistenza, l'illuminata Federazione Unita dei Pianeti avrebbe imposto un cambiamento.

    Il leader della delegazione, tale Tenente Peter Wilson, alloggio' per quattro giorni nel Complesso Residenziale 1a; il piu' lussuoso e confortevole di tutta l'installazione.
    Mai, durante i quattro giorni di permanenza, alla delegazione fu concesso di visitare le miniere di Toledite, se non quella minima parte in cui i lavori di estrazione avvenivano con l'ausilio di apparecchiature automatiche. A dire il vero, molti avevano l'impressione che il sovrintendente stesse manipolando la squadra per spingerla ad ignorare gli aspetti piu' scabrosi della vita sulla colonia.

    Alla notizia che la delegazione sarebbe presto ripartita, Yoman fu assalito da una rabbia incontenibile: cosa mai avrebbe potuto riferire questo gruppo di incompetenti al proprio capitano, se non che gli alloggi erano comodi e il vino squisito?
    Non fece mistero a Cantra del proprio disgusto, e inizio' a diffondere la voce che il sovrintendente aveva ingannato gli ufficiali, e che la Federazione lo avrebbe appoggiato in virtu' di una valutazione positiva da parte del capitano della Braben. Il malcontento crebbe velocemente, e Yoman si dimostro' incredibilmente abile nell'incanalarlo in una voglia, a lungo repressa, di fare qualcosa di concreto per il bene della colonia; agire, darsi da fare, combattere per le proprie condizioni di vita.
    Obiettivo dichiarato: prendere in ostaggio gli uomini della Federazione e metterli al corrente di come stessero realmente le cose.
    Obiettivo di Yoman: fuggire da quello schifo di colonia.

    Fu tutto molto semplice; forse troppo, per poter sperare di passarla liscia.
    Yoman, Cantra ed altri sette uomini di sua fiducia tennero sotto stretta sorveglianza l'ufficio del sovrintendente fino a quando il tenente Wilson si presento' per i saluti di circostanza.
    Fuori dalla porta, due agenti della sorveglianza di Mo'vara e altrettanti ufficiali della sicurezza federali facevano buona guardia.
    Gli uomini di Mo'vara non sarebbero stati un problema, ma i federali, ognuno dei quali era alto, muscoloso, prestante, sicuramente ben addestrato e armato di phaser, avrebbero certamente dato del filo da torcere; ma il fatto che il resto della delegazione di Wilson avesse gia' fatto ritorno alla navetta che li avrebbe ricondotti sulla Braben lasciava la squadra di Yoman nella favorevole condizione di dover affrontare tre federali anziche' cinque.

    Il diversivo che i rivoltosi stavano attendendo con ansia giunse puntuale: sfruttando la scarsa sorveglianza dei sistemi di ventilazione secondari delle miniere di Toledite, tre coloni si erano introdotti nella camera di raffinazione numero 6, dove il minerale grezzo veniva stoccato in grandi quantita' in attesa dei trattamenti preliminari. Le operazioni avvenivano automaticamente grazie ad uno dei Processori piu' potenti dell'installazione; e come tutti ben sapevano, il mostro elettro-meccanico che avevano di fronte necessitava di quantita' spaventose di energia anche solo per iniziare le fasi iniziali della lavorazione.
    I tre fissarono intensamente il macchinario e le strutture tentacolari che lo circondavano da ogni lato: enormi condotti di plasma che consentivano ad uno dei reattori principali della colonia di mettere in movimento il Processore; strutture non particolarmente sicure, progettate in economia e scarsamente revisionate. Il colpo di un'arma a raggi diretto verso uno dei condotti avrebbe provocato una immediata fuga di plasma, e un conseguente squilibrio nei banchi di condensazione del reattore; i sistemi di sicurezza sarebbero entrati immediatamente in funzione, ma l'incidente avrebbe creato un certo scompiglio.

    La terra inizio' a tremare violentemente, e un rombo sordo si diffuse lungo i corridoi, echeggiando attraverso le pareti. Pareva che qualcosa si stesse facendo strada dalle viscere del pianeta verso la superficie.
    Come Yoman aveva previsto, gli agenti di sorveglianza della colonia cercarono immediatamente un riparo e si precipitarono verso il corridoio est, dileguandosi nel giro di pochi secondi. I federali portarono istintivamente le mani ai phaser e li estrassero con una rapidita' sbalorditiva, puntandoli verso il corridoio che si apriva di fronte a loro.

    - Che diavolo succede? - disse il sovrintendente emergendo dal proprio ufficio.
    Prima che i federali potessero rispondere, Mo'vara si rivolse al Tenente Wilson, che sostava in piedi sulla soglia dello studio.
    - Rimanga qui', tenente. Sono sicuro che non c'e' nulla da temere. - Si asciugo' il sudore che gli solcava la fronte e si diresse a passo spedito verso il corridoio.

    Perfetto! Ora i federali erano soli. Anche se addestrati e bene armati, il bilancio rimaneva di tre contro sette, e loro non avevano in corpo la rabbia di chi aveva vissuto una vita di ingiustizie.
    Yoman non aveva messo a punto un piano fine ne' tatticamente complesso; non ne aveva le capacita', e sapeva bene che la questione andava risolta in fretta per evitare che Wilson si facesse trasportare sulla navetta che attendeva di partire.

    Tutti i rivoltosi abbandonarono il proprio nascondiglio e scatenarono sui federali un impressionante volume di fuoco. I fasci luminosi delle armi a raggio dei coloni e dei phaser illuminarono a giorno il corridoio, mentre quattro rivoltosi cadevano a terra privi di coscienza, colpiti dai federali con raffiche brevi e precise. Yoman si accorse immediatamente del gesto di Wilson, che aveva portato la mano destra al petto e aveva picchiettato il proprio comunicatore; si avvento' sul federale attraversando il fuoco nemico e scavalco' un ufficiale che, ferito mortalmente dal nugolo di colpi, si accasciava senza vita. Spicco' un balzo andando a colpire in pieno la sua figura; entrambi rotolarono a terra prima che Wilson avesse avuto il tempo di aprire bocca.
    L'unico Ufficiale rimasto rivolse le spalle agli attentatori e punto' la bocca di fuoco del proprio phaser direttamente contro la testa di Yoman, in un disperato tentativo di proteggere il proprio ufficiale comandante. Un colpo diretto colpi' il federale alla schiena passando il suo corpo da parte a parte; l'uomo barcollo' per qualche attimo puntando gli occhi sbarrati verso la paratia del corridoio, poi lascio' scivolare a terra l'arma che teneva in mano e cadde in un bagno di sangue.

    Successo pieno.
    Quattro caduti contro un gruppo di federali armati ed addestrati era un bilancio assolutamente positivo.
    Yoman abbandono' l'arma a raggi che teneva in mano e afferro' il coltello che portava alla cinta.
    = Sicuramente piu' minaccioso. = penso' tra se' e se'.
    Puntandolo alla gola di Wilson, Yoman avvicino' la bocca al suo orecchio sinistro.
    - Ora farai esattamente quello che ti diro', chiaro? -
    Il federale apri' la bocca senza parlare e fece vagare convulsamente lo sguardo da un colono all'altro.
    - D-d'accordo, ma stia calmo. Sono sicuro che la questione possa essere risolta senza ulteriore spargimento di sangue. - disse deglutendo rumorosamente.
    - Questo dipente da te, federale. Alzati. -
    I due si alzarono lentamente in piedi.
    Sul viso di Cantra e dell'unico altro colono sopravvissuto si stampo' un sorriso contenuto, anche se la ragazza pareva fortemente turbata dalla vista dei corpi che giacevano a terra.
    - Lomin, vai ad avvertire gli altri. Ora portiamo il federale a fare un giretto nelle miniere di Toledite. - disse Yoman al giovane colono che gli stava di fronte.
    Il suo volto si illumino'.
    - Certo, capo. Volo! - urlo' il ragazzo mentre gia' correva lungo il corridoio, sparendo velocemente dalla vista.
    Yoman attese qualche altro secondo e torno' a rivolgersi a Wilson, che era costretto a tenere la testa sollevata per non assaggiare il filo della lama che il ragazzo gli puntava al collo.
    - Chiama la tua navetta e portaci a bordo. -
    Cantra corrugo' la fronte e assunse un'espressione interrogativa. - Per quale motivo? C-cosa volete? - rispose Wilson con un filo di voce.
    - Tu fallo e basta! - ringhio' Yoman.
    - Ma non e' quello che abbiamo stabilito, Yoman. Dobbiamo mostrare le miniere al federale, cosi' che la Federazione possa fare qualcosa per noi! - disse Cantra in tono supplichevole.
    - E cosa credi che fara' la Federazione? Questo non e' territorio loro; non sono nella loro giurisdizione. La Federazione rispetta rigidamente i confini territoriali e raramente si intromette negli affari interni dei governi locali. Giusto, Wilson? -
    - S-si'.......ma il rispetto dei diritti degli esseri senzienti ci sta a cuore piu' di ogni altra cosa. Se c'e' qualche problema di cui dovremmo essere messi al corrente, sono sicuro che se ne possa discutere civilmente e pacificamente. L-lasciatemi andare, e vedremo di sistemare la questione.-
    - Non se ne parla neanche. Portaci sulla tua navetta. -
    - E c-cosa avreste intenzione di fare, una volta a bordo? -
    - Sparire. -
    - Volete abbandonare la c-colonia? -
    - Un premio al federale. Ora fai quello che ti ho detto. -
    - L-la F-federazione Unita dei Pianeti non tollera aggressioni di questo tipo. Assecondare la sua richiesta significherebbe c-cedere ad un ricatto inaccettabile, e violare ogni principio in cui c-crediamo. -
    - Ripensaci un attimo. E' la tua ultima decisione? -
    L'Ufficiale non apri' bocca.
    - Allora sei morto. - disse Yoman prima di fare scorrere la lama lungo la gola di Wilson. Il federale emise un grido strozzato e cadde a terra, privo di vita.
    - CHE DIAVOLO HAI FATTO? - urlo' Cantra sull'orlo di una crisi di nervi.
    - Quest'idiota non ci avrebbe mai portato sulla navetta. Ora raccogli tutte le armi che puoi e cerchiamo di raggiungere il molo di attracco prima che si accorgano che qualcosa non va e lascino la colonia. -

    - Fermi dove siete! Un respiro di troppo e siete morti! - grido' l'agente della sorveglianza che stava emergendo dal corridoio dove pochi attimi prima era fuggito a gambe levate. Yoman e Cantra si soffermarono per pochi istanti sull'arma che l'uomo gli puntava contro: non si trattava di una delle convenzionali pistole a raggi che gli uomini di Mo'vara portavano sempre con se', ma di un phaser federale.
    - Quelle le avete rubate, o ve le hanno gentilmente prestate? - chiese Yoman rivolto alla figura tronfia del sovrintendente, che iniziava ad emergere dalle ombre del corridoio, alle spalle degli agenti di sorveglianza.
    - Sta zitto, Omeski. Questa volta l'hai fatto grossa, sai? -
    Yoman e Cantra si fissarono negli occhi per qualche secondo, e il ragazzo non pote' fare a meno di cogliere un velo di profonda tristezza sul viso della ragazza.
    - Noi ce ne andiamo, Mo'vara. Adesso. -
    - Voi non andate da nessuna parte, specialmente ora che e' stato versato sangue federale. La Flotta Stellare aprira' una dannata inchiesta, e io dovro' sgobbare come un fottuto.......minatore.........per raddrizzare la situazione in cui mi hai cacciato! - disse il sovrintendente alzando la voce.
    Yoman lancio' un'ultima occhiata d'intesa a Cantra.
    - Comunque, noi ce ne andiamo ugualmente. -
    A queste parole il ragazzo scatto' come un razzo trascinando con se' l'esile figura della compagna, mentre una tempesta di raggi phaser si scatenava su di loro.

    Si trattava di una fuga disperata: nessuno avrebbe mai pensato di riuscire a raggiungere i moli di attracco senza essere fermato dalla sorveglianza della colonia.
    Yoman e Cantra volavano come razzi attraverso i labirintici corridoi del complesso, scegliendo a caso la direzione successiva ad ogni biforcazione. Il ragazzo ostentava sicurezza con la giovane compagna, ma sapeva benissimo di essersi completamente smarrito e di dover continuare a correre, se voleva evitare di essere raggiunto e ucciso dai propri inseguitori.
    Sfiniti da quindici minuti ininterrotti di corsa, con i polmoni in fiamme e il fiato corto, i due rallentarono il passo e si guardarono attorno. Le pareti del corridoio che stavano occupando avevano completamente perso il rivestimento esterno, e lasciavano intravvedere ampi squarci di metallo incrostato; l'aria trasmetteva l'inconfondibile odore di ozono che molti dei macchinari per la lavorazione della Toledite emanavano.
    - Dove siamo? Perche' non ci inseguono piu'? - chiese la ragazza, con la voce rotta da fatica, ansia e preoccupazione.
    Yoman fece scorrere lentamente lo sguardo sulle pareti, alla ricerca di qualche elemento che potesse consentirgli di identificare la sezione.
    - Non lo so, ma dobbiamo muoverci: in questo momento tutta la colonia ci stara' sicuramente dando la caccia. Pero'...........non dovremmo essere molto lontani dai moli di attracco. - menti' Yoman per rincuorarla. La giovane degluti' rumorosamente e si preparo' a riprendere la corsa.
    - No, aspetta! - grido' il ragazzo.
    Cantra spalanco' gli occhi e prese a guardare convulsamente in ogni direzione; per qualche attimo fu tentata di impugnare uno dei phaser che avevano recuperato dai federali, vincendo il terrore di farsi del male.
    - Cosa......cosa c'e'?? - balbetto'.
    - Non e' ai moli di attracco che dobbiamo dirigerci. -
    - Perche' no? -
    - Ragiona un attimo. A quest'ora la navetta federale sara' sicuramente partita; non possiamo certo aspettarci che siano rimasti qui' ad aspettare noi. -
    Cantra realizzo' la disarmante semplicita' del ragionamento di Yoman e lascio' cadere a terra l'equipaggiamento federale rubato; in preda allo sconforto, non pote' fare a meno di reprimere il pianto.
    Il ragazzo avrebbe desiderato piu' di ogni altra cosa stringerla tra le proprie braccia e consolarla, ma era sicuro che ci fosse ancora una qualche via di uscita.
    - Qui' non c'e' nessuno. - disse Yoman.
    La ragazza sollevo' il viso solcato dalle lacrime.
    - Cosa.......che cosa? -
    - Non c'e' nessuno; non abbiamo incontrato anima viva in questa sezione, e non c'e' traccia dei nostri inseguitori. Perche'? -
    Cantra torno' a fissare sconsolata il freddo pavimento metallico dell'installazione.
    - Perche' siamo finiti dove neanche i topi vogliono venire a vivere, ecco perche'. Qualche ora fa avevamo un letto in cui dormire.......e cibo.....e amici. -
    - Vivendo la vita degli schiavi. Era quella l'esistenza che volevi continuare a condurre? -
    - SI'...CERTO! ORA CI UCCIDERANNO! - grido' Cantra con tutto il fiato che aveva in corpo. Le sue parole echeggiarono lungo le pareti metalliche e morirono dopo pochi secondi.
    - E sara' la morte che ci portera' via da qui'. - rispose Yoman con voce glaciale. - Ma siccome mi piacerebbe vivere ancora qualche altro giorno, penso che non sarebbe male iniziare ad esplorare questi bei condotti di manutenzione esterni. -
    - C-cosa? - singhiozzo' la ragazza.
    - Senti l'odore? Sono certo che si tratta dei convertitori termici che assorbono il calore.
    - Ti odio quando mi fai sentire stupida. -
    - Non devi sentirti stupida: io sono prospettore di 4to livello e mia madre, che lo era prima di me, mi ha insegnato qualcosa prima di morire. I condensatori termici vengono installati nelle zone periferiche allo scopo di assorbire il calore esterno e renderlo disponibile in altre forme. Se ci troviamo veramente in un condotto di manutenzione.......allora.......forse potremmo essere piu' vicini all'uscita di quanto non siamo mai stati prima d'ora. -
    - Che cosa stai dicendo? Uscita per dove? Vuoi farti un giretto fuori senza tuta? -
    - No. E neanche gli uomini della manutenzione che lavorano qui', e che poi fanno ritorno a casa sui Mondi Gemelli. -
    - Io non ti capisco. Dove vuoi arrivare? -
    - Sono sicuro che da qualche parte potremmo imbatterci in una navetta per il trasporto del personale. -
    - Sei completamente impazzito. Ti pare che veicoli di quel tipo vengano lasciati incustoditi in questo modo? Forse non te ne sei reso conto, ma qui' non c'e' NESSUNO!! -
    - Certo che no. Quale guardia accetterebbe di rimanere qui' oltre il tempo richiesto per la manutenzione? -
    Cantra osservo' Yoman con aria interrogativa.
    - Continuo a non capirti. -
    - Radiazioni. Qui' la quantita' di radiazioni dalla stella e' elevatissima.-
    La ragazza sgrano' gli occhi in preda al panico.
    - OH SANTO CIELO! ANDIAMOCENE SUBITO, ALLORA! -
    - Senti.....se vogliamo fuggire dobbiamo correre qualche rischio. E comunque credo che sia necessaria un'esposizione di almeno un'ora per subire effetti nocivi. -
    - Si'.......e tu come lo sai? -
    - A scuola non studiavo un gran che, ma queste cose mi hanno sempre interessato. Non sono uno scienziato, ma ne so sicuramente piu' dei pivelli che larovavano con noi. -
    Cantra non riusci' a reprimere l'impulso di stringersi le braccia al corpo e di massaggiarsi, come se qualcuno le avesse spruzzato addosso una sostanza velenosa.
    - Seguimi. - le disse Yoman. - Abbiamo ancora qualche speranza. -

    Vagarono senza una meta precisa per almeno quaranta minuti, insinuandosi nei recessi piu' remoti dei budelli tortuosi che costituivano i condotti di manutenzione esterni.
    Cantra rallento' il passo e prese ad ansimare, con un'espressione malata poco rassicurante stampata sul viso; Yoman si fermo' appoggiandole le mani sulle spalle.
    - Che hai, ti senti male? -
    La ragazza tremava come una foglia e batteva i denti rumorosamente.
    - Q-q-quanto hai d-detto che era il t-t-tempo di esposizione alle r-radiazioni? -
    - No, non credo che tu ti debba preoccupare. Vedi, io sto ben....... - Yoman non riusci' a terminare la frase: la ragazza perse conoscenza e si affloscio' a terra come un panno bagnato.
    Il giovane la schiaffeggio' delicatamente e si accorse che il viso era madido di sudore e gli occhi completamente riversi all'indietro; respirava a fatica, e sulla mani era comparsa una serie di bolle scure.
    = Se non e' un avvelenamento da radiazioni questo, non mi chiamo piu' Yoman. = disse il ragazzo tra se' e se', mentre il panico iniziava a farsi strada nella sua coscienza.
    Respiro' a fondo e si carico' il corpo di Cantra sulla spalla destra. Poi prese a correre a perdifiato.
    = Io ho un fisico piu' resistente, ma mi ammalero' presto anch'io. =
    Questo era il pensiero che non riusciva a togliersi dalla mente.

    Come un raggio di sole che squarcia le nuvole dopo una tempesta, una lunga serie di pesanti portelli idraulici indussero Yoman ad arrestarsi estasiato.
    Poggio' a terra il corpo di Cantra con delicatezza e fece scorrere la mano lungo la superficie di quello che gli stava di fronte.
    Un grande numero 4 era stampigliato sul metallo scuro che costituiva la porta, e un piccolo pannello luminoso faceva capolino sulla parete del corridoio nelle immediate vicinanze.
    = Una navetta! =
    Yoman allungo' la mano tremante in direzione del pannello, e schiaccio' uno dei tre pulsanti colorati. Una scritta luminescente prese a lampeggiare su un piccolo schermo visore:
    ---[ NAVETTA DI SERVIZIO 4]---
    ---[ IMMETTERE CODICE ]---
    = Codice......maledizione.......quale codice? =
    Si sentiva vicinissimo alla liberta'; la loro fuga non poteva finire qui'! Digito' una serie di numeri a caso sul piccolo tastierino sotto i pulsanti, e un segnale sonoro stonato lo avviso' che il codice non era corretto. Yoman raggiunse la borsa in cui Cantra aveva sistemato l'equipaggiamento federale rubato e afferro' un phaser.
    Se lo fece passare tra le mani e tento' di comprendere il meccanismo di funzionamento per regolare un settaggio medio, poi si copri' gli occhi con la mano sinistra e sparo' in direzione del pannello di controllo.

    L'enorme porta idraulica emise un lamento ed inizio' a scorrere verso l'alto, mentre il pannello esplodeva tra scintille e schegge che volavano in ogni direzione.

    Con il cuore in fibrillazione, sollevo' il corpo di Cantra ed oltrepasso' la soglia, percorrendo un breve corridoio dall'aspetto insolito, e sicuramente diverso da quelli della colonia, fino a trovarsi di fronte ad una piccola porta a scorrimento.
    In preda all'eccitazione schiaccio' il pulsante alla sua sinistra e la porta scivolo' all'interno della paratia rivelando quella che sembrava la cabina di pilotaggio di un veicolo.
    Entro' rapidamente e richiuse la porta nello stesso modo in cui l'aveva aperta; sistemo' Cantra su una delle tre poltroncine libere, e prese posto ai comandi della navetta.
    Non c'era nessun pannello trasparente che gli permettesse di dare un'occhiata all'esterno del veicolo; di fronte a lui si stendeva soltanto una distesa sterminata di bottoni, pulsanti, terminali, luci e lucette di ogni tipo.
    Avverti' un rumore sordo in direzione della grande porta stagna, e il sibilo tipico dei dispositivi di pressurizzazione. Una luce verde tra le tante prese a lampeggiare freneticamente.

    Il suo profondo interesse per lo spazio e la cosmologia lo avevano portato ad interessarsi di veicoli stellari fin dall'infanzia, senza che avesse mai avuto la reale possibilita' di pilotarne uno.
    C'e' sempre una prima volta.



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