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BRAIN DEAD! di Marco Dalmonte
1 settembre 2003

    Le stelle continuavano a fluire sopra di lui, nell'immensa vastità del cosmo, mentre Dhek prendeva coscienza della sua nuova, bizzarra situazione. La sensazione di mancanza ben presto era diventata un senso di nausea vera a propria, e quando si era alzato per cercare sollievo in bagno si era reso conto di non riuscire più a trovarlo. Non perchè fosse particolarmente sbronzo (del resto non aveva bevuto che il solito quartino di liquore andoriano) o nauseato, ma semplicemente perchè il bagno non era dove doveva essere. L'intera stanza era cambiata, così come il corpo che occupava, come avrebbe constatato di lì a poco.
    Ad un ordine dell'uomo le luci della stanza si accesero, ma non ebbe bisogno di vedere il proprio riflesso nello specchio vicino al letto per riconoscere la voce che aveva impartito quell'ordine. Rimase perplesso a fissare le proprie mani dalle lunghe dita affusolate, e con gesto lento ma misurato, si portò poi i palmi alla faccia, cominciando a tastare il proprio volto come un cieco, alla ricerca di una risposta che era fin troppo ovvia. Rimase a lungo a lisciarsi le orecchie con fare misurato, come non faceva più da tempo, e poi finalmente osservò con gli occhi profondi di Selenjak il corpo che ora occupava, avvolto in una semplice tunica da notte grigia che la trasformava in un'evanescente figura spettrale.
    "Non mi ero mai accorto che fosse così bella..." pensò Dhek avvicinandosi allo specchio inclinando la testa, come per esaminare meglio il viso dalla pelle perfettamente liscia e lucida della vulcaniana. Sorrise come era solito, ma sentì che i muscoli del viso sembravano più rigidi del solito, e capì che la dottoressa non doveva utilizzarli molto spesso per quel compito. E in quel momento comprese anche un'altra cosa: che il sorriso di Selenjak metteva i brividi per la sua freddezza. Inarcò un sopracciglio, mentre sussurrava soprappensiero: "Affascinante..."

    Dopo aver cercato in fretta un abito da indossare nella stanza e aver optato per il solito camice da infermeria della dottoressa (e aver annotato mentalmente che Selenjak aveva evidentemente una predilezione per i colori grigio e blu, o una terribile avversione per tutti gli altri), Dhek chiese al computer la posizione del capitano Knight e si affrettò a contattarlo col proprio badge, mentre percorreva il corridoio in cerca del primo turboascensore disponibile.
    - Ahem... dottoressa Selenjak?- rispose esitante la voce di Knight, senza dubbio svegliato nel cuore del suo turno di riposo. Eppure, l'orecchio allenato di Dhek capì subito che c'era qualcosa che non andava anche nella cadenza con cui il capitano aveva scandito quelle parole. Non era lo stesso accento di sempre.
    -Per la verità no, capitano. Il corpo e la voce sono quelle della dottoressa Selenjak, ma io sono il Comandante Dhek... e lei? - Pur nella sua assurdità, la domanda sembrò perfettamente sensata al suo interlocutore, che sospirò sollevato e si affrettò a rispondere.
    -No, per tutti gli dei, no che non va bene! Sono il Comandante Lamarc, Dhek, e sono nella cabina del capitano... NEL CORPO del capitano! Che sta succedendo?-
    Dhek poteva già figurarselo, mentre cercava di raccapezzarsi in questa curiosa situazione, agitando affannosamente le braccia e passeggiando nervosamente per la stanza. Inarcò un sopracciglio e piegò a fatica l'angolo sinistro della bocca in un sorrisetto ironico che un guardiamarina di passaggio non mancò di notare. La faccia della dottoressa era così contratta, avrebbe poi raccontato al suo compagno di turno in sala macchine, che sembrava avesse avuto una paralisi facciale.
    -Ne so quanto lei, Lamarc. Mi stavo dirigendo agli alloggi del capitano, ma se ora non si trova più nel suo corpo è inutile. La prima cosa da fare è verificare quanti altri sono nella nostra situazione, non trova?-
    -Dice che potrebbe essere capitato anche ad altri?- domandò Marcel con apprensione. Dhek non riusciva a capire se il consigliere era spaventato o rasserenato dall'idea che il fenomeno di scambio corporeo potesse essere diffuso ad altri passeggeri della Unicorn.
    -Di sicuro è accaduto alla dottoressa e al capitano. Bisognerebbe contattare i nostri corpi per vedere se quei due sono nostri ospiti temporanei.-
    -Certamente! Io mi occuperò di chiamare Lamarc,- aggiunse il consigliere, rendendosi conto solo troppo tardi della frase ridicola che era uscita dalle labbra del capitano -e lei contatti invece ... ahem.. se stesso.- ci fu una breve interruzione mentre Marcel scuoteva la testa e rideva nervosamente in camera di Knight. -Beh, insomma, mi ha capito Dhek. Ci vediamo coi nostri corpi tra dieci minuti in sala tattica, d'accordo?-
    -Ricevuto... capitano. Chiudo.- finì la conversazione Tomeron, con la solita verve che gli era consona. Poi imboccò il turboascensore numero 6 e si diresse in camera propria.

    Giunto di fronte alla sua porta, si chiese se fosse il caso di aprire o di rispettare la propria privacy e suonare il campanello. Ardua decisione da prendere, per un uomo che aveva fatto dell'etichetta la propria ragione di vita, tanto tempo fa. Ma ora lui era più Tomeron che Dhek, e decise quindi di non usare mezze misure. Entrò senza troppi complimenti, e sorprese il proprio corpo nell'atto di infilarsi i pantaloni della divisa d'ordinanza.
    -Dottoressa!- strillò con fare ben poco mascolino il trill -Le pare questo il modo?! Esca finchè non mi sarò vestito!-
    -Le assicuro, signora, che non ha nulla di che vergognarsi.- replicò spudoratamente Tomeron, divertito alla vista di se stesso che cercava in tutti i modi di coprirsi di fronte agli occhi indagatori e maliziosi di Selenjak. -Sono abituato a vedere quel corpo nudo da oltre 30 anni, e non sarà certo questo a scandalizzarmi... uhm, Zeela?- azzardò Dhek, che aveva avuto un certo presentimento guardando il modo in cui il trill sbatteva ritmicamente le ciglia, un tic tipico della betazoide quando era sotto stress.
    -Tu sei... Dhek?- chiese la Turrell allargando la bocca in una "O" di sbigottimento, mentre continuava a tirarsi su a fatica i pantaloni.
    -Esattamente... e deduco quindi che il problema è più esteso di quanto pensassi.-
    -E' tutto così strano...- sospirò la donna, accasciandosi sul letto e rinunciando a coprirsi completamente. -Stavo dormendo e all'improvviso mi sono svegliata come si qualcuno mi avesse tirato via tutte le coperte. E quando ho cercato il mio bicchiere di latte, e non l'ho trovato dove l'avevo lasciato, ho acceso le luci.. e mi son trovata qui!- esclamò allargando le braccia, come ad indicare il luogo più ameno dell'intero quadrante. Poi scoppiò a ridere, mentre Selenjak la osservava incuriosita, lisciandosi la punta di un orecchio.
    -Pensa che per un attimo ho persino creduto di aver bevuto troppo e di essere, chissà come, finita a letto con te!- finì premendosi una mano contro il petto, per rallentare la risata isterica. -Poi però mi sono vista allo specchio, e sono rimasta a fissarmi... a fissarti, non.. beh non sapevo proprio cosa fare. E' stato allora che lui mi ha parlato...- aggiunse fissando la propria pancia.
    -Dhek...- mormorò Tomeron con la voce di Selenjak, come sussurrando una parola magica.
    -Già...- assentì Zeela. -E' davvero strano. E' come avere una voce in fondo ai tuoi pensieri, una voce debolissima che però non puoi controllare... è così anche per te?-
    -No, non è la stessa cosa... dipende dal fatto che tu non sei in simbiosi. Sei ancora distinta da lui, non hai partecipato all'unione...- Tomeron scosse la testa, vedendo che la conversazione stava prendendo una piega non prevista. -Lascia perdere. Prima di tutto dobbiamo contattare gli altri ufficiali e analizzare questa situazione. Se è come penso, deve essere successo qualcosa a tutta la nave, e non possiamo permetterci di arrivare alla conferenza con l'ambasciatore Toxar che forse non è l'ambasciatore Toxar... mi capisci?-
    Ma non c'era bisogno di aggiungere altro, perchè Zeela stava finalmente finendo di vestirsi ed era pronta a seguirlo fuori dai propri alloggi. La dottoressa raggiunse Selenjak che continuava a guardarla in modo strano, poi uscì dalla stanza e si rivolse alla vulcaniana, che non si era ancora mossa:
    -Beh? Che c'è ancora? Io ho bisogno di sapere CHI ha il mio corpo e CHE COSA ci sta facendo!- sbottò Zeela.
    Il corpo di Selenjak avanzò nel corridoio e con fare esperto strinse la cintura dei pantaloni del trill, rassettandone l'uniforme come una madre premurosa col figlio pronto a partire. Poi, contemplando l'opera commentò:
    -Ecco, così va bene. Dhek non approverebbe un'uniforme indossata in maniera così trasandata.-
    I due esplosero a ridere fragorosamente, e altrettanto in fretta smisero, per non attirare occhiate indiscrete col loro comportamento decisamente fuori della norma. Poi si apprestarono a raggiungere di corsa il primo corridoio che li avrebbe portati alla sala tattica, mentre entrambi contattavano il resto degli ufficiali anziani e prendevano coscienza del fatto che qualcuno o qualcosa si era divertito a giocare un gran brutto tiro alla Unicorn.



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