Le stelle continuavano a fluire sopra di lui, nell'immensa vastità del
cosmo, mentre Dhek prendeva coscienza della sua nuova, bizzarra situazione.
La sensazione di mancanza ben presto era diventata un senso di nausea vera
a propria, e quando si era alzato per cercare sollievo in bagno si era reso
conto di non riuscire più a trovarlo. Non perchè fosse particolarmente
sbronzo (del resto non aveva bevuto che il solito quartino di liquore
andoriano) o nauseato, ma semplicemente perchè il bagno non era dove doveva
essere. L'intera stanza era cambiata, così come il corpo che occupava, come
avrebbe constatato di lì a poco.
Ad un ordine dell'uomo le luci della stanza si accesero, ma non ebbe
bisogno di vedere il proprio riflesso nello specchio vicino al letto per
riconoscere la voce che aveva impartito quell'ordine. Rimase perplesso a
fissare le proprie mani dalle lunghe dita affusolate, e con gesto lento ma
misurato, si portò poi i palmi alla faccia, cominciando a tastare il
proprio volto come un cieco, alla ricerca di una risposta che era fin
troppo ovvia. Rimase a lungo a lisciarsi le orecchie con fare misurato,
come non faceva più da tempo, e poi finalmente osservò con gli occhi
profondi di Selenjak il corpo che ora occupava, avvolto in una semplice
tunica da notte grigia che la trasformava in un'evanescente figura spettrale.
"Non mi ero mai accorto che fosse così bella..." pensò Dhek avvicinandosi
allo specchio inclinando la testa, come per esaminare meglio il viso dalla
pelle perfettamente liscia e lucida della vulcaniana. Sorrise come era
solito, ma sentì che i muscoli del viso sembravano più rigidi del solito, e
capì che la dottoressa non doveva utilizzarli molto spesso per quel
compito. E in quel momento comprese anche un'altra cosa: che il sorriso di
Selenjak metteva i brividi per la sua freddezza. Inarcò un sopracciglio,
mentre sussurrava soprappensiero: "Affascinante..."
Dopo aver cercato in fretta un abito da indossare nella stanza e aver
optato per il solito camice da infermeria della dottoressa (e aver annotato
mentalmente che Selenjak aveva evidentemente una predilezione per i colori
grigio e blu, o una terribile avversione per tutti gli altri), Dhek chiese
al computer la posizione del capitano Knight e si affrettò a contattarlo
col proprio badge, mentre percorreva il corridoio in cerca del primo
turboascensore disponibile.
- Ahem... dottoressa Selenjak?- rispose esitante la voce di Knight, senza
dubbio svegliato nel cuore del suo turno di riposo. Eppure, l'orecchio
allenato di Dhek capì subito che c'era qualcosa che non andava anche nella
cadenza con cui il capitano aveva scandito quelle parole. Non era lo stesso
accento di sempre.
-Per la verità no, capitano. Il corpo e la voce sono quelle della
dottoressa Selenjak, ma io sono il Comandante Dhek... e lei? - Pur nella
sua assurdità, la domanda sembrò perfettamente sensata al suo
interlocutore, che sospirò sollevato e si affrettò a rispondere.
-No, per tutti gli dei, no che non va bene! Sono il Comandante Lamarc,
Dhek, e sono nella cabina del capitano... NEL CORPO del capitano! Che sta
succedendo?-
Dhek poteva già figurarselo, mentre cercava di raccapezzarsi in questa
curiosa situazione, agitando affannosamente le braccia e passeggiando
nervosamente per la stanza. Inarcò un sopracciglio e piegò a fatica
l'angolo sinistro della bocca in un sorrisetto ironico che un guardiamarina
di passaggio non mancò di notare. La faccia della dottoressa era così
contratta, avrebbe poi raccontato al suo compagno di turno in sala
macchine, che sembrava avesse avuto una paralisi facciale.
-Ne so quanto lei, Lamarc. Mi stavo dirigendo agli alloggi del capitano,
ma se ora non si trova più nel suo corpo è inutile. La prima cosa da fare è
verificare quanti altri sono nella nostra situazione, non trova?-
-Dice che potrebbe essere capitato anche ad altri?- domandò Marcel con
apprensione. Dhek non riusciva a capire se il consigliere era spaventato o
rasserenato dall'idea che il fenomeno di scambio corporeo potesse essere
diffuso ad altri passeggeri della Unicorn.
-Di sicuro è accaduto alla dottoressa e al capitano. Bisognerebbe
contattare i nostri corpi per vedere se quei due sono nostri ospiti
temporanei.-
-Certamente! Io mi occuperò di chiamare Lamarc,- aggiunse il consigliere,
rendendosi conto solo troppo tardi della frase ridicola che era uscita
dalle labbra del capitano -e lei contatti invece ... ahem.. se stesso.- ci
fu una breve interruzione mentre Marcel scuoteva la testa e rideva
nervosamente in camera di Knight. -Beh, insomma, mi ha capito Dhek. Ci
vediamo coi nostri corpi tra dieci minuti in sala tattica, d'accordo?-
-Ricevuto... capitano. Chiudo.- finì la conversazione Tomeron, con la
solita verve che gli era consona. Poi imboccò il turboascensore numero 6 e
si diresse in camera propria.
Giunto di fronte alla sua porta, si chiese se fosse il caso di aprire o di
rispettare la propria privacy e suonare il campanello. Ardua decisione da
prendere, per un uomo che aveva fatto dell'etichetta la propria ragione di
vita, tanto tempo fa. Ma ora lui era più Tomeron che Dhek, e decise quindi
di non usare mezze misure. Entrò senza troppi complimenti, e sorprese il
proprio corpo nell'atto di infilarsi i pantaloni della divisa d'ordinanza.
-Dottoressa!- strillò con fare ben poco mascolino il trill -Le pare questo
il modo?! Esca finchè non mi sarò vestito!-
-Le assicuro, signora, che non ha nulla di che vergognarsi.- replicò
spudoratamente Tomeron, divertito alla vista di se stesso che cercava in
tutti i modi di coprirsi di fronte agli occhi indagatori e maliziosi di
Selenjak. -Sono abituato a vedere quel corpo nudo da oltre 30 anni, e non
sarà certo questo a scandalizzarmi... uhm, Zeela?- azzardò Dhek, che aveva
avuto un certo presentimento guardando il modo in cui il trill sbatteva
ritmicamente le ciglia, un tic tipico della betazoide quando era sotto stress.
-Tu sei... Dhek?- chiese la Turrell allargando la bocca in una "O" di
sbigottimento, mentre continuava a tirarsi su a fatica i pantaloni.
-Esattamente... e deduco quindi che il problema è più esteso di quanto
pensassi.-
-E' tutto così strano...- sospirò la donna, accasciandosi sul letto e
rinunciando a coprirsi completamente. -Stavo dormendo e all'improvviso mi
sono svegliata come si qualcuno mi avesse tirato via tutte le coperte. E
quando ho cercato il mio bicchiere di latte, e non l'ho trovato dove
l'avevo lasciato, ho acceso le luci.. e mi son trovata qui!- esclamò
allargando le braccia, come ad indicare il luogo più ameno dell'intero
quadrante. Poi scoppiò a ridere, mentre Selenjak la osservava incuriosita,
lisciandosi la punta di un orecchio.
-Pensa che per un attimo ho persino creduto di aver bevuto troppo e di
essere, chissà come, finita a letto con te!- finì premendosi una mano
contro il petto, per rallentare la risata isterica. -Poi però mi sono vista
allo specchio, e sono rimasta a fissarmi... a fissarti, non.. beh non
sapevo proprio cosa fare. E' stato allora che lui mi ha parlato...-
aggiunse fissando la propria pancia.
-Dhek...- mormorò Tomeron con la voce di Selenjak, come sussurrando una
parola magica.
-Già...- assentì Zeela. -E' davvero strano. E' come avere una voce in
fondo ai tuoi pensieri, una voce debolissima che però non puoi
controllare... è così anche per te?-
-No, non è la stessa cosa... dipende dal fatto che tu non sei in simbiosi.
Sei ancora distinta da lui, non hai partecipato all'unione...- Tomeron
scosse la testa, vedendo che la conversazione stava prendendo una piega non
prevista. -Lascia perdere. Prima di tutto dobbiamo contattare gli altri
ufficiali e analizzare questa situazione. Se è come penso, deve essere
successo qualcosa a tutta la nave, e non possiamo permetterci di arrivare
alla conferenza con l'ambasciatore Toxar che forse non è l'ambasciatore
Toxar... mi capisci?-
Ma non c'era bisogno di aggiungere altro, perchè Zeela stava finalmente
finendo di vestirsi ed era pronta a seguirlo fuori dai propri alloggi. La
dottoressa raggiunse Selenjak che continuava a guardarla in modo strano,
poi uscì dalla stanza e si rivolse alla vulcaniana, che non si era ancora
mossa:
-Beh? Che c'è ancora? Io ho bisogno di sapere CHI ha il mio corpo e CHE
COSA ci sta facendo!- sbottò Zeela.
Il corpo di Selenjak avanzò nel corridoio e con fare esperto strinse la
cintura dei pantaloni del trill, rassettandone l'uniforme come una madre
premurosa col figlio pronto a partire. Poi, contemplando l'opera commentò:
-Ecco, così va bene. Dhek non approverebbe un'uniforme indossata in
maniera così trasandata.-
I due esplosero a ridere fragorosamente, e altrettanto in fretta smisero,
per non attirare occhiate indiscrete col loro comportamento decisamente
fuori della norma. Poi si apprestarono a raggiungere di corsa il primo
corridoio che li avrebbe portati alla sala tattica, mentre entrambi
contattavano il resto degli ufficiali anziani e prendevano coscienza del
fatto che qualcuno o qualcosa si era divertito a giocare un gran brutto
tiro alla Unicorn.
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