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UN NUOVO INIZIO - PARTE V di Aristide Gorizia
8 febbraio 1999

    Newport sistemò la valigetta con gli attrezzi nella apposita nicchia. Di quel tipo,se ne trovavano diverse. Posizionate in vari punti della sezione ingegneria ed erano a disposizione di chiunque, in caso di emergenza.
    Ma non sempre venivano usate.
    In genere ogni ingegnere ne possedeva una che gli veniva affidata al momento dell'imbarco. Dato il suo repentino imbarco però, Newport aveva dimenticato di farne richiesta e per evitare di privare qualcuno dei suoi collaboratori dei propri attrezzi, utilizzava le dotazioni di emergenza. Col tempo non aveva ritenuto indispensabile richiederne, nè prelevarne una dal magazzino in forza del suo grado.
    Tendeva a non pensarci troppo. Come in quel momento.
    Nonostante sbagliasse, riteneva che fosse un modo come un altro per controllare periodicamente che le dotazioni di emergenza fossero in perfetta efficenza. Qualora ce ne fosse il bisogno.
    Si diresse poi verso il suo ufficio. Leggendo contemporaneamente tre d-pad che mostravano il rendimento della sala macchina, del nucleo della curvatura e dei sistemi di supporto. Quando giunse, trovò ad attenderlo i suoi capi turno. I tenenti Tripitak, Riol e Shark in compagnia del tenente Morgan, da poco promossa quarto capoturno.
    Lo sguardo del tenente Morgan era sempre severo nei suoi confronti. Ancora non aveva digerito il fatto di aver iniziato l'imbarco sulla Unicorn come assistente di Riol.
    Con un gesto della mano Newport salutò i suoi sottoposti e senza smettere di leggere, sollevò una tazza di caffe per poi rimetterla al suo posto quando si accorse che il contenuto era ormai freddo. Continuò a leggere per buoni tre minuti poi posò i d-pad e si rivolse ai suoi collaboratori.
    - Bene, Mi sembra che il reparto ingegneria non possa essere più preparato di così e che... -
    Si interruppe quando notò che tre dei tenenti sorridevano e che anche l'austera Morgan tratteneva a stento un sorriso senza riuscirci troppo.
    - Che c'é? - Chiese il capo ingegnere
    - Mi é sfuggita una battuta involontariamente? -
    A questo punto il tenente Morgan si girò di spalle per non esplodere con una risata di fronte al suo capo e che mascherò con un colpo di tosse. Meno sottili furono i suoi colleghi che invece ridacchiarono più o meno sommessamente.
    Allo sguardo interrogativo di Newport, Shark rispose con una domanda.
    - Signore, lei é andato a calibrare i condotti di trasferimento di supporto? - Newport non capì del tutto la domanda, poi chiese.
    - Si perché? -
    Il tenente Morgan si avvicinò da un lato al capo ingegnere e gli passò un dito sul volto esibendolo sporco di verde.
    - Perché ha un baffo di grasso siliconico sulla guancia. -
    Newport si portò la mano sulla guancia e constatò con uno sguardo sconsolato le dita sporche. Poi si rivolse ai presenti con un tono severo.
    - Che c'é? Il colore non mi dona? -
    A questo punto scoppiarono tutti a ridere. Nel mentre, Newport si accorse che anche le maniche della divisa erano da pulire. Fortunatamente il grigio della divisa nascondeva gran parte dello sporco. Se fosse stata la vecchia casacca senape, avrebbe avuto le braccia striate di verde, marrone e chissà quale altra sporcizia. Poi continuò.
    - Beh, che volete farci? Per quanto possa essere pulita un'astronave, un buon ingegnere, finisce sempre per... -
    - ...Lavorare nei buchi più fetenti! -
    Il tenente Morgan aveva finito la frase con Newport. I due si guardarono. Poi con un sorriso complice, la Morgan disse.
    - Prima legge di Baguin. -
    - Già. - rispose il capo ingegnere.
    Il tenente Tripitak espresse uno sguardo interrogativo all'indirizzo dei due. Accorgendondosi della muta domanda, Newport si affrettò a rispondere.
    - Il commodoro Ernst Baguin. Era il mio insegnante di Elementi di Ingegneria di Base a Utopia Planitia. A quanto pare anche del signor Morgan. -
    - Gia. Il vecchio non faceva altro che ripetere questa frase ad ogni inizio trimestre, insieme ad un altra dozzina di perle che distribuiva durante il corso. Tra gli allievi le chiamavamo le "Leggi di Baguin" e quando volevamo sapere a che punto un cadetto si trovasse, bastava chiedergli che legge avesse citato quella mattina. -
    - E i più alzavano gli occhi al cielo e esclamavano quinta legge o settima o qualunque altro numero. -
    Un ultima risata poi Newport concluse.
    - Va bé. Tornando ai nostri affari. Come dicevo prima. La sezione ingegneria é in perfette condizioni. La nave non potrebbe essere più pronta e il nuovo capitano non dovrebbe lamentarsi. Ma tanto per andare sul sicuro, quando arriveremo alla base 137, se qualcuno ha bisogno di andare in franchigia, adotteremo di nuovo il sistema di turni scaglionati. Non so se ne avremo il tempo, ma non si può mai dire. -
    Rimise la tazza di caffe freddo nel piccolo replicatore e ordinò al computer la procedura di riciclaggio.
    - Signor Morgan lei ha finito il turno. Può andare se vuole. -
    La Morgan non se lo fece ripetere. Fece un cenno di saluto con la testa, un dietro front perfetto e uscì. Newport raccolse in una pila più o meno ordinata quello che si trovava sulla piccola scrivania e continuò.
    - Quanto a noi, vediamo cosa possiamo rendere ancora più efficente nel tempo che ci rimane a disposizione. -
    A questo punto fu interrotto da Shark.
    - Signore, avrei una cosa da dirle. - Newport lo invitò a precedere.
    - Se non sbaglio signore, anche il suo turno é finito. -
    - Dove vuole arrivare Shark? -
    Shark prese coraggio dagli sguardi dei suoi compagni e continuò.
    - Voglio dire che anche il suo turno é finito. Da circa tre ore se non sbaglio. -
    - Sbaglia tenente. Fino a prova contraria, un capo ingegnere non ha turni. -
    - Ma signore, lei si trova in ingegneria da dodici ore. Non crede che dovrebbe andare a riposarsi o almeno darsi una ripulita prima di incontrare il nuovo capitano? -
    Newport notò che anche gli altri due erano dello stesso parere. Poi diede uno sguardo alla sua casacca e decise che in fondo i suoi collaboratori avevano ragione. Senza pensarci sù, raccolse dalla scrivania un d-pad a cui voleva dare un ulteriore sguardo, poi salutò il tre.
    - Signori, la doccia mi attende. So che lascio la bottega in mani sicure. Per cui se succede qualcosa sapete dove trovarmi. -
    I tre espressero la loro soddisfazione con un sorriso e lo lasciarono andare. Sulla porta però, Newport si fermò ed implorò
    - E per favore. Evitate di far precipitare la nave sulla base stellare. -
    Una nuova risata risuonò nella sezione, meravigliando i vari ufficiali che lavoravano sulle proprie consolle.



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