Starbase DS16 Gamma
Sala Riunioni
D.T. 19/06/2404 - Ore 09:00
Il silenzio nella sala riunioni era denso, quasi palpabile, interrotto solo dal leggero fruscio del padd tra le mani di Aymane. Attorno al tavolo, gli ufficiali superiori della base formavano un cerchio teso, insolitamente affiancati dalle figure composte dell'ambasciatrice vulcaniana T'Lani e dell'ambasciatore klingon Rogal, circondato da un nucleo ristretto delle loro guardie del corpo. Il volto di Aymane, di solito così espressivo, appariva ora una maschera di cera, gli occhi fissi su qualcosa sullo schermo del suo dispositivo. Nonostante il suo sforzo per mantenere un'apparenza calma, una vibrazione di furia intensa pulsava distintamente nella mente di ogni telepate presente, crescendo come una marea in quel trill controllato. Alla fine, con un sospiro appena percettibile, il capitano sollevò lo sguardo, scrutando i volti riuniti. "Siamo qui," annunciò, la voce ferma ma carica di un'ombra di determinazione, "per definire un piano operativo che ponga fine, una volta per tutte, alla minaccia di quegli esseri." Un'onda di sorpresa invase la mente dei presenti. Certo, era palese che i sintetici non avessero riscosso simpatia da parte di nessuno sulla base, ma l'idea di fermarli una volta per tutte non era ancora stata proposta da nessuno.
Rogal ruppe il silenzio con un grugnito scettico. "Ah, sì? E immaginate di farlo con quella sottospecie di virus che dovrebbe instillare empatia in quelle... forme di vita?" Un sopracciglio si inarcò, il suo sguardo saettò tra i presenti. "Questo non è il modo dei Klingon. Noi preferiamo affrontare i nostri nemici a viso aperto, con la forza delle nostre lame. Per questo, non comprendo appieno il motivo di questo invito." Aymane chiuse gli occhi per un istante, cercando tra le parole quelle che potessero colmare il divario culturale e la diffidenza del Klingon. Ma la verità era semplice e diretta. Riaprì gli occhi, fissando l'ambasciatore. "Siete qui, ambasciatore Rogal, perché questa non è la prima volta che il vostro popolo si imbatte in esseri simili." Sollevò una mano, un gesto che troncò sul nascere l'obiezione che stava per erompere dalle labbra del Klingon. "Non in questo universo, no. Ma nell'universo in cui la nostra nave è stata trascinata... lì, i Klingon li hanno conosciuti. E quell'incontro non fu certo una visita di pace." Con un cenno impercettibile a Durani, indicò il monitor principale. "Gli mostri il filmato." Appena il filmato venne trasmesso sul monitor, un sussulto collettivo percorse i Klingon. Riconobbero all'istante il loro insediamento su Gorgath III, ora ridotto ad uno scheletro fumante. Le scene di devastazione, i corpi klingon straziati in modi innominabili, ammutolirono la sala. Anche quando il video si interruppe, lasciando sullo schermo un'eco spettrale di quelle atrocità , tutti rimasero immobili, gli occhi ancora imprigionati in quell'orrore vivido. Fu il suono brutale di ceramica che si frantumava sotto una stretta poderosa a strapparli da quella paralisi. "Quelle immagini sono false!" ruggì Rogal, sbattendo una mano sul duralluminio del tavolo lasciando un'impronta di sangue. Nonostante lei fosse quella che aveva già visto quel filmato Durani ancora faticava a riuscire a contenere la sua rabbia. Portò lo sguardo sull'ambasciatore. "Ho ricevuto questo video direttamente dal Cancelliere," dichiarò con voce ferma, "non ho alcun motivo per dubitare della sua veridicità ." Rogal balzò in piedi con la rapidità di un predatore, con passi pesanti si portò un attimo di fronte a Durani. Sorpresa dalla furia improvvisa dell'ambasciatore, la klingon, si alzò facendo un passo indietro, i suoi occhi si strinsero in fessure. Nonostante la paura potesse serpeggiare per un istante, la sua postura rimase eretta, il mento leggermente sollevato in un tacito atto di sfida.
"Ambasciatore Rogal," la sua voce era ferma, sebbene un filo di tensione la percorresse. Non si lasciò intimorire dalla sua mole o dal ringhio sommesso "Comprendo e condivido la vostra ira. Io come voi bramo il sangue di quelli che hanno osato tanto" mostrando i denti in postura da difesa
Rogal ringhiò verso la donna scoprendo le zanne "Voglio sapere ogni particolare" "Sono arrivati... sfruttando una di quelle creature," la voce di Durani era tesa, carica di un dolore trattenuto. "In nome di una scienza, hanno seviziato e torturato l'intera colonia, senza distinzione di età . Coloro che hanno trovato la morte sono stati i più fortunati. Gli altri..." la sua voce si incrinò, "...gli altri non sono più Klingon. Le loro menti, i loro corpi, il loro onore... tutto è stato annientato." "NO!" Bly sbatté un pugno sul tavolo, il metallo vibrò sotto l'impatto. "Quella non è scienza! Nessuna ricerca può giustificare una simile atrocità !" indicò lo schermo spento con disprezzo. "Sono solo dei bastardi e devono essere fermati!" Rogal ignorò Bly, gli occhi ancora fissi su Durani. "Perché? Perché non li hanno fermati? Perché non li hanno distrutti?" la sua voce era un misto di rabbia e disperazione. Durani scoprì le labbra in un ringhio carico di frustrazione. "Perché quei codardi sono fuggiti. Si sono dileguati in un altro universo." "Rimandalo!" tuonò Rogal, indicando il monitor con un gesto imperioso. "Rimanda quel filmato!" Poi, con passi pesanti e carichi di vendetta, si piantò di fronte allo schermo, fissandolo con un'intensità feroce, iniziando a vomitare una litania di insulti gutturali in klingon, culminando in un pugno che sfondò il cristallo con un fragore sordo. "Devono essere distrutti." Rerin sentiva il suo sangue andoriano ribollire, le antenne fremettero leggermente. Strinse i pugni con forza, aggrappandosi alla sua proverbiale calma. "Perché? Perché compiere un atto così barbaro?" "Per una guerra" rispose T'Lani, la cui compostezza vulcaniana contrastava nettamente con l'agitazione febbrile della stanza. Il padd con il rapporto su Gorgath III era ancora stretto nella sua mano. Sentendosi osservata, lo depose con lentezza e si alzò. "Studiano il nemico. Dal resoconto che ho letto, le loro azioni vanno ben oltre la semplice tortura. Hanno analizzato le loro vittime, cercando il modo più efficiente per annientarle, minimizzando le risorse. Si stanno preparando a una guerra contro ogni forma di vita organica" osservò i dati proiettati sulla parete "Inizio a intravedere un metodo. Hanno scelto quella colonia perché era una delle più isolate dell'Impero. I soccorsi sarebbero arrivati troppo tardi. Probabilmente si sono presentati come studiosi innocui, interessati alla loro cultura, e poi li hanno... sezionati" il suo sguardo si posò sugli altri "Non vi ricorda qualcosa?" "Noi" sussurrò Aymane, dando voce al terrore che serpeggiava nella mente di tutti. Poi si rivolse a Keane "A che punto è il virus che volevamo testare?" Keane sospirò, un velo di preoccupazione nei suoi occhi "Grazie all'ambasciatrice" indicò T'Lani con un cenno, "ho identificato uno schema neurale che potremmo sfruttare per iniettare... l'aggiornamento, diciamo. La programmazione in sé non dovrebbe essere complessa. Il problema è la scalabilità . Possiamo agire su pochi individui, ma una diffusione di massa richiederebbe più tempo di quanto loro impiegheranno ad adattarsi" passò un padd ai colleghi, i dati che scorrevano sullo schermo un presagio inquietante. Il tenente Xar fece scorrere i dati sul padd, le labbra strette in una sottile linea di preoccupazione, le sopracciglia leggermente aggrottate. "Mhh. L'idea non è priva di una sua logica, ma la trovo rischiosa" sollevò lo sguardo, scrutando le reazioni degli altri "Voi intendete infondere in queste macchine un modello di sentimenti. Ma loro non sanno cosa significhi" vedendo la confusione sui volti, tentò di chiarire "Il tentativo è di renderli empatici verso le creature biologiche. Ma la loro architettura neurale non è predisposta a provare emozioni, non ne hanno mai avuta esperienza. È un po' come un neonato: non esistono mezze misure, si passa da una gioia assoluta a una disperazione totale. Qui il rischio è lo stesso. Potremmo ritrovarci con un cucciolo spaventato che cerca conforto in ogni essere vivente, o con una mente fredda che scopre un nuovo piacere nella tortura biologica." Rerin osservò la consigliera con un'espressione seria. "Quindi, se ho ben compreso, lei sconsiglia questa linea d'azione?" Xar inspirò profondamente, un sospiro carico di incertezza. "No, non ho detto questo. Anche se suona crudele, la prudenza suggerirebbe una sperimentazione su un numero limitato di soggetti annuì subito dopo, con un velo di rammarico nella voce "Sì, lo so, il tempo non gioca a nostro favore." Rogal si eresse in tutta la sua imponente statura, un cenno imperioso ai suoi guerrieri. "Ribadisco: non è con sotterfugi che si vincono le battaglie. Li affronteremo con la forza!" =^=Sala controllo a Capitano Aymane: Signore, i sintetici si sono posizionati di fronte alla base e hanno caricato le armi!=^= "Maledizione! Si muovono prima del previsto" sibilò Aymane, balzando in piedi e premendo con forza il comunicatore "Allarme rosso! Tutte le navi in assetto difensivo!" Un sorriso feroce increspò le labbra di Rogal, gli occhi che brillavano al pensiero dell'imminente scontro. Si voltò verso i suoi guerrieri "Che ogni nave si prepari per la gloria della battaglia!" La sala riunioni si svuotò rapidamente, mentre il bagliore pulsante delle luci rosse dell'allarme invadeva ogni corridoio della base, accompagnato dal suono stridente delle sirene.
U.S.S. Stormbreaker
Plancia
D.T. 19/06/2404 - Ore 09:00
Il rosso pulsante dell'allarme inondava la plancia, tingendo di cremisi i volti tesi degli ufficiali. Rerin fece il suo ingresso con passo deciso, raggiungendo la postazione di comando. "Rapporto immediato!" la sua voce tagliò l'aria densa di elettricità . Riccardi lanciò una rapida scansione tattica, le dita che saettavano sulla console. "Le navi klingon e le nostre unità di supporto mantengono la formazione difensiva attorno alla base. Armi in linea, signore." Tara fissava lo schermo olografico, la disposizione delle loro navi che circondavano l'unica, minacciosa sagoma nemica. Un pensiero fugace, un piccolo conforto in quel caos, la rassicurò che Rogal fosse rimasto al sicuro sulla base, protetto dai suoi guerrieri. "Comandante!" il richiamo perentorio del capitano la riscosse bruscamente. "Sì, signore. Tutti i sistemi operativi al cento per cento. Sto indirizzando l'energia secondaria agli scudi." Rerin annuì, gli occhi fissi sul display tattico. "Mi auguro con tutto il cuore che si tratti solo di un tragico malinteso e che presto potremo tornare a discutere pacificamente attorno a un tavolo" aggiunse, una sottile ombra di incertezza nel suo sguardo. Il timoniere si voltò rapidamente. "Signore, comunicazione in broadcast dalla base." "Sullo schermo," rispose Rerin, un impercettibile irrigidimento nella sua postura. Pochi istanti di silenziosa attesa precedettero l'apparizione del volto severo del capitano Aymane sul monitor principale della nave. =^=Archiscienziato Modenem, le azioni che state intraprendendo nel nostro universo sono considerate un atto di guerra. Sono certo che queste non siano le vostre intenzioni. Pertanto, vi intimo di abbassare immediatamente le armi e disattivare gli scudi della vostra nave=^=
Starbase DS16 Gamma
Sala controllo
D.T. 19/06/2404 - Ore 09:15
Aymane fece il suo ingresso nella sala controllo, seguito dal personale del turno beta i ranghi superiori erano ora sulla Stormbreaker, baluardo della linea di difesa. "Disattivare l'allarme sonoro. Rapporto!" Il silenzio che seguì allo spegnersi delle sirene rosse era quasi più assordante. Il tattico, le dita che danzavano freneticamente sulla console, fece cessare l'eco degli allarmi. "Situazione invariata, signore. Sono immobili di fronte a noi, scudi e armi attive." Aymane inspirò profondamente, lo sguardo fisso sullo schermo principale. "Comunicazione su tutte le frequenze." Si portò al centro della sala, un nodo di tensione appena percettibile alla base del collo. Ricevuto l'assenso dall'ufficiale alle comunicazioni, iniziò a parlare, la voce ferma nonostante la pressione. "Archiscienziato Modenem, sono il capitano Aymane. Ciò che state compiendo nel nostro universo è considerato un atto di guerra. Sono certo che le vostre intenzioni siano altre. Vi esorto ad abbassare le armi e disattivare gli scudi della vostra nave." Secondi interminabili scivolarono via, il silenzio carico di attesa. Poi, sullo schermo, apparve il volto inespressivo dell'archiscienziato, gli occhi vitrei fissi sulla telecamera. =^= Capitano Aymane, mi dispiace fare la sua conoscenza in queste circostanze spiacevoli, ma siamo perfettamente consapevoli delle nostre azioni. Voi avete ingenuamente creduto di poterci osservare impunemente, ma vi siete illusi. Avremmo studiato le vostre peculiarità , e alcuni di voi avrebbero persino potuto sopravvivere. Invece, avete scelto la via dello scontro. La vostra estinzione sarà la logica conseguenza=^= La sua voce aveva un timbro piatto, privo di qualsiasi inflessione emotiva, come se stesse recitando una lista di provviste. "Ma perché tutto questo? Noi abbiamo accolto dei sintetici tra noi e abbiamo trovato una pacifica coesistenza. Perché non possiamo vivere in armonia?" La voce di Aymane tradiva una sincera speranza. L'essere inclinò leggermente il capo, osservando il trill con un'espressione che rasentava il disgusto. =^=La risposta dovrebbe esserle ovvia. Voi siete un infestazione, e come tale dovete essere epurati. Vi immaginereste mai di convivere pacificamente con dei ratti di fogna? Allo stesso modo, la vostra esistenza ci ripugna. Siete esseri inferiori=^= Aymane strinse le mani dietro la schiena, un'estrema forza di volontà che frenava l'ordine di aprire il fuoco. Ma la pazienza non era una virtù klingon. Senza esitazione, le navi dell'Impero ruppero il silenzio con un ruggito di energia, i loro cannoni al plasma che saettavano verso la nave nemica. I potenti colpi klingon, pur nella loro furia, si infransero contro gli scudi invisibili dei sintetici senza il minimo sussulto. La nave nemica, con una manovra precisa e inquietante, puntò le proprie armi, scaricando fasci di energia chirurgici che si abbatterono sui generatori degli scudi klingon, annullandoli in un lampo accecante. "Signore! Rilevo una comunicazione in uscita dalla nave avversaria, diretta verso il tunnel!" l'addetto alle comunicazioni lanciò l'allarme, la voce carica di terrore. "Credo stiano chiamando rinforzi!" =^=Capitano, avete commesso un errore tattico fatale. Siamo superiori in ogni aspetto. Ci avete concesso il tempo necessario per analizzare i vostri sistemi, e ora ne conosciamo perfettamente le debolezze. Ora, devo congedarmi. Altri universi attendono la nostra purificazione=^= Non appena la comunicazione si interruppe, la nave dei sintetici virò lentamente, puntando i suoi armamenti verso la base indifesa. In quel preciso istante, una voce chiara echeggiò nelle menti di tutti, come un sussurro diretto al loro pensiero. =^=No! Non questa volta=^= Kiristralis, che fino a quel momento era rimasta celata dietro la base, quasi a nascondersi, si portò di fronte alla nave nemica, il suo corpo pulsava di una luce ritmica. Immediatamente, i sintetici aprirono il fuoco, ma i colpi di energia sembravano dissolversi senza effetto sul suo corpo. In risposta, la creatura emise un raggio di luce purissima da quella che sembrava la sua bocca, un fascio che si abbatté direttamente sulla nave dei sintetici. "Rapporto! Ora!" tuonò Aymane, la voce carica di urgenza e incredulità . Il tattico lanciò una nuova scansione sulla creatura e sulla nave nemica. "Signore, sembra un raggio di plasma concentrato, ma non rilevo alcuna alterazione negli scudi nemici. Non sta avendo alcun effetto visibile." "Non direi" lo interruppe lo scienziato, gli occhi sgranati sullo schermo. "La temperatura dei loro scudi sta aumentando vertiginosamente!" Si voltò verso la sala, un'espressione di stupore dipinta sul volto. "Sta usando i loro stessi scudi per fonderli, letteralmente. Se non li disattivano verranno cotti vivi... beh, ci siamo capiti. E se li disattivano..." "Noi li cancelliamo da questo universo" concluse Aymane, lo sguardo fisso sullo schermo, una fredda determinazione nella voce "DS16 a tutte le navi: pronti a far fuoco."