USS Tokugawa - luogo imprecisato, tempo imprecisato
Hana non percepiva più nulla se non la rabbia di quell'essere.
Alla fine avevano scelto lei, di questo era certa in un modo che andava oltre la normale logica dell'esistenza umanoide. I Kepank, quegli esseri grigi e informi, privi di percezione, che aveva avvertito sin dall'inizio di quella storia avevano scartato gli altri membri dell'equipaggio uno a uno e, infine, avevano scelto lei.
Non le era chiaro il perché. All'inizio, quando si era trovata in quello spazio incorporeo la potenza della rabbia che aveva percepito in quelle creature, l'aveva accecata. Li avvertiva, avvertiva le voci, quei rombi improvvisi nel buio, avvertiva le vaghe presenze bluastre del resto dell'equipaggio intorno a lei, ma erano tutte sensazioni smorzate.
La rabbia era ovunque. Una rabbia cieca, pressante, avvolgente. Una rabbia di cui non aveva mai avvertito pari, una rabbia che non poteva essere contenuta in una sola mente, una rabbia che era la somma dell'odio di un'intera razza.
Piano piano, però, era riemersa, aveva cominciato a capire. C'era decisamente qualcosa di nuovo in quell'esperienza. Ormai si era resa conto che anche il luogo in cui era stata confinata in precedenza con i suoi compagni di equipaggio non era altro che un'illusione. Non poteva che essere così. Ma si era trattato di un tipo diverso di illusione, come se i Kepank li stessero valutando, mettendo alla prova. Se quelli erano stati i preparativi, questa era la battaglia vera e propria e si era spostata nel mondo reale. Per questo, credeva, percepiva gli altri ufficiali in maniera così vaga. Ciò che avvertiva era soltanto un'eco, una proiezione di loro a bordo della Tokugawa. Il suo stesso corpo fisico era in movimento, o almeno lo era stato fino a pochi minuti prima.
I Kepank si stavano manifestando attraverso di lei per intraprendere una battaglia contro i Kepunk, una battaglia che infuriava da secoli e che per secoli sarebbe durata.
E lei non sapeva come fermarli.
USS Tokugawa - Plancia - 4 novembre 2397, ore 12.41
La battaglia infuriava tutto intorno alla Tokugawa e, con grande disappunto di Hesse, non stava andando troppo bene. La situazione era già grama quando erano le sole navi federali a combattere l'una contro l'altra, ora che si erano aggiunte le navi aliene l'intera faccenda rischiava di assumere i toni di una catastrofe.
La Tokugawa aveva subito relativamente pochi danni, certamente meno di altre navi che, indebolite dal precedente conflitto, non erano state in grado di reagire altrettanto in fretta ed efficacemente all'attacco delle cinque potenti navi aliene.
In condizioni normali, la strategia migliore sarebbe stata una ritirata strategica.
A nessun capitano della Flotta piaceva l'idea della fuga. Vengono loro inculcati durante l'addestramento ideali di coraggio, onore e sacrificio, ma se questo significava salvare il proprio equipaggio e quello delle altre navi, Hesse sarebbe stato ben contento di darsi alla fuga.
La loro preziosa, gloriosa missione di esplorazione stava finendo con un gran fiasco. Qualunque fosse il motivo della guerra in corso tra i Kepunk e i Kepank, non sembrava ci fosse spazio per la mediazione. Hesse non sapeva da quanto durava né quali fossero le ragioni alla sua base - diavolo, non sapeva nemmeno chi fosse questa gente e quali armi avessero a disposizione - ma, a questo punto, malgrado la sua curiosità, non gli interessava.
La cosa da fare ora era ritirarsi a distanza di sicurezza finchè i rinforzi non fossero arrivati. Abbastanza vicini da proteggere i punti sensibili del sistema, abbastanza lontani da poter raccogliere le forse e riorganizzarsi senza farsi sparare addosso.
La questione di come evitare successivi attacchi da parte di quelle navi era spinosa, ma Hesse non aveva tempo di preoccuparsene ora. Rimaneva solo un piccolo, spinoso dettaglio da sistemare. Come avrebbero fatto a riacquistare il controllo delle altre navi federali?
USS Tokugawa - Infermeria - Contemporaneamente
"Non capisco... non ha senso..."
De Chirico si grattò il retro del collo, gli occhi stretti e le sopracciglia così corrugate da formare un'unica linea continua mentre osservava i dati.
L'infermiera accanto a lui, allungò il collo per vedere i risultati delle scansioni e parve altrettanto perplessa, benché la sua reazione non fosse lontanamente soddisfacente quanto quella del medico.
D'kar e Hana erano distesi su due lettini affiancati, entrambi bloccati da campi di forza ed entrambi privi di sensi. Hair aveva aiutato il medico a bloccare il collega che, prontamente sedato, era stato messo in condizione di non fare danni, poi era corso in sala macchine, richiamato dall'emergenza in corso. Se ne erano andati quasi tutti, ognuno alle proprie postazioni da battaglia, tranne Margret che, visti gli ultimi sviluppi, aveva ricevuto l'ordine di rimanere in infermeria.
Sembrava chiaro che, se avevano qualche speranza di capire cosa stava succedendo, la risposta dovesse essere lì.
"Cosa non ha senso, dottore?" Margret si aggrappò ad un lettino mentre uno scossone faceva tremare il pavimento.
"Non riesco a capire..."
"Dottore!"
De Chirico indicò due schermate gemelle. "Le vede questi?"
Margret li vedeva, ma non aveva idea di cosa avrebbero dovuto significare. Dalla sua espressione doveva essere chiaro perché De Chirico colse al volo. "Ho avviato una scansione sulle onde delta terziarie sia di D'Kar che del consigliere Hana." Allungò la mano verso lo schermo più vicino dove due diversi tracciati erano sovrapposti ed evidenziati in diversi colori.
"Quello sottostante appartiene al consigliere e coincide esattamente con quello che abbiamo in archivio."
"E l'altro?"
"Non ne ho idea. I Kepank, forse. Un'altra entità che sovrappone la sua attività cerebrale a quella di Hana."
Le antenne del primo ufficiale si tesero. "Sta dicendo che c'è qualcosa dentro di lei? Che è... come si dice... posseduta?"
"Non propriamente... ma... beh, sì, il concetto più o meno è quello. Credo si tratti di un'influenza telepatica di qualche tipo. L'hanno usata per parlare attraverso di lei e a quanto pare non se ne sono ancora andati. E non è tutto?"
"Non è tutto?" domandò la donna, reggendosi in piedi nel bel mezzo di un altro scossone. "Che altro c'è?"
De Chirico indicò l'altro schermo. "Ho rilevato lo stesso nel dottor D'Kar. Ora il secondo tracciato, quello intruso se vogliamo chiamarlo così, è sparito, ma è stato ben visibile per qualche istante dopo che abbiamo iniziato a monitorarlo. Siamo stati in grado di registrarlo per un soffio."
Il medico premette un altro tasto. I due tracciati in sovrapposizione, appartenenti non al vulcaniano e ad Hana, ma presumibilmente ai Kepank e ai Kepunk, vennero evidenziati e sovrapposti.
Margret strinse gli occhi. "Sono esattamente speculari. Cosa significa?"
"Non lo so. Non ha senso, non ho mai visto una cosa del genere. Ma una cosa la so." De Chirico si voltò verso il primo ufficiale. "Credo di poterlo eliminare."
USS Tokugawa - Plancia - Contemporanemante
L'ennesimo scossone fece tremare il pavimento. Una consolle esplose da qualche parte alle sue spalle. Hesse si abbassò d'istinto.
"Rapporto!"
"Danni sui ponti da 6 a 9, sezioni 13,14 e 16," gridò una voce.
"Ci stiamo spostando per coprire l'unità più vicina!" La voce della Alluso risuonò sopra il frastuono della battaglia.
Hesse fece segno di aver capito e tornò a guardare lo schermo principale. Non c'era bisogno di ordinare al timoniere una manovra in particolare. Se c'era qualcosa che Hesse aveva imparato da quando aveva preso il comando della Tokugawa è che l'equipaggio sapeva il fatto suo.
Quasi non udì il trillo del comunicatore.
=^= Margret a Hesse =^=
"Non è proprio il momento, comandante."
=^= Capitano, abbiamo scoperto qualcosa di importante. Crediamo di sapere come i Kepank influenzano i membri dell'equipaggio."
Hesse si voltò a scambiare un'occhiata con la Alluso.
"E potete fermarli?"
=^= Pensiamo di sì. =^=
"Fatelo."