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USS HOPE - MISSIONE 05 RSS USS HOPE - Missione 05

05.02 "E' solo una questione di virgole..."

di Lon Basta, Pubblicato il 26-10-2016

USS Hope - Sala Tattica - 8 Aprile 2395 - Ore 18:50


Il capitano Ferris Bueller fissava accigliato la porta chiusa della sala tattica, la riunione era finita da circa un'ora ma lui sembrava non essersene accorto. Per la prima volta in vita sua, da quando era al comando della Hope sentiva il peso del ruolo. Qui non si trattava di salvare un ufficiale rapito, o trovarsi coinvolti in trame complottistiche, questa volta non poteva prendere una decisione con la stessa velocità con la quale si lanciava dietro a delle belle gambe. Un conto erano i ragionamenti teorici fatti a lezione, un'altra sapere che dalla propria azione, o inazione, dipendeva il destino di miliardi di persone. Cosa aveva detto Xyr ribattendo a Tucci?

"La Prima Direttiva non può essere piegata a nostro piacimento, esiste per un motivo". Eppure anche lei, persino lei, era sembrata turbata quando Rodriguez le aveva fatto notare che si parlava di esseri viventi che avevano avuto la sfortuna di non essere sufficientemente evoluti per trovare un modo per salvarsi. "Anzi," aveva continuato con veemenza Rodriguez, "ci stanno così provando che sono stati in grado di capire che siamo qui e hanno cercato di contattarci".

Bueller spostò lo sguardo verso lo schermo spento. Salvare una, due o tutte e tre le popolazioni? O nessuna? Intervenire sulla stella che stava collassando, come aveva suggerito Tucci, e sparire nel nulla opponendosi ad un destino inevitabile, e all'ammiraglio Lennox, o far finta di non aver sentito l'appello disperato di un popolo? E come hanno fatto a capire che siamo qui se non sono mai riusciti a superare il loro 'muro'? Quest'ultima osservazione l'aveva fatta Basta, sempre pronto a trovare qualcosa che non andava dopo aver ascoltato la discussione a lungo in silenzio. Che poi, cosa aveva così tanto da ascoltare? Non gli erano bastati tutti questi mesi per capire com'era fatto ciascuno di loro e imparare a fidarsi? Anche il betazoide sembrava bloccato da un muro, dal quale usciva solo raramente, al punto che Bueller si era più volte chiesto cosa bisognasse fare per avere quell'onore a parte essere la dottoressa Graahn. Quelle parole, però, gli si erano piantate nel cervello e non solo a lui. Luna, alla quale brillavano gli occhi quando le avevano spiegato perché era stata convocata d'urgenza, si era subito avvicinata a Tucci e insieme esaminavano gli schemi di rotazione dei pianeti per capire di più della civiltà misteriosa e della sua tecnologia: "sono orbite quelle?" Aveva chiesto indicando qualcosa all'ufficiale scientifico. Caytlin nel frattempo, dopo aver guardato Rest, trincerato dietro il suo sguardo impassibile fisso su Xyr ed il suo volto pallido, aveva sospirato e si era alzata richiamando per tutti sullo schermo le immagini del sistema Cheyrou. "Prima Direttiva," aveva annunciato e Bueller si era lasciato sfuggire un gemito all'idea di una lezione guadagnandosi un'occhiataccia dalla risiana. "Quando si entra in contatto con un pianeta che si sta sviluppando in modo autonomo verso una civiltà tecnologica, un ufficiale non deve fare nessun accenno alla propria identità o alla propria missione, né interferire con lo sviluppo sociale di tale pianeta, né far riferimenti allo spazio, ad altri mondi o a civiltà più avanzate". Aveva fatto una pausa come per dare il tempo a tutti loro di digerire ogni singola parola. "Siamo tutti d'accordo che il nocciolo della questione sia questo", aveva ripreso poi, "abbiamo stabilito un contatto con un pianeta," aveva indicato Cheyron 2, "o parte di esso. Ma cosa ci chiedono esattamente?" Aveva sollevato la mano per fermare Rest che stava offrendo la risposta alla sua domanda retorica, "cosa sanno esattamente di noi? E come possiamo scoprirlo? Ma soprattutto, qualora decidessimo di fare qualcosa, che ne sarà degli altri?" Aveva concluso puntando il dito su Cheyron 1 e Bueller l'aveva guardata affascinato dalla determinazione dei suoi splendidi occhi grigi, e, ancor di più, da come era andata dritta al punto.

"Il futuro di questi popoli è segnato dal destino o dalla sfortuna, scegliete quella che preferite", con un sorrisetto cinico Luna aveva interrotto la discussione con Tucci per offrire la sua opinione, "se non fossimo stati qui il pensiero della loro morte non ci avrebbe nemmeno sfiorati, sarebbe stata solo una notizia fra le tante che probabilmente non avremmo nemmeno notato".

"Ma siamo qui", aveva ribattuto Melanne Graahn, "e non possiamo ignorarlo". Non aveva aggiunto altro ma era evidente che avrebbe voluto farlo.

"La Prima Direttiva parla chiaro", la voce di Lon Basta aveva sorpreso un po' tutti perché aveva rotto un silenzio imbarazzato, Bueller si era augurato che non se ne uscisse aggiungendo un altro dubbio, "e il comportamento che dovremmo tenere è quello di rispettarla", il suo sguardo si era posato per un istante sulla trill prima di proseguire, "dato che gli abitanti di Cheryon 2 si sono accorti della nostra presenza, in ottemperanza al regolamento dovremmo prima di tutto scoprire cosa hanno scoperto di noi e sulla nostra tecnologia e, solo sulla base di quello prendere una decisione". Il betazoide, appoggiando quello che aveva poco prima detto Caytlin, non aveva offerto soluzioni, ma tempo e Bueller l'aveva apprezzato. Tempo era quello di cui avevano bisogno.

"Quindi il suo suggerimento sarebbe quello di...?" Aveva chiesto il capitano anche se aveva capito benissimo dove volesse andare a parare Basta.

"Indagare e scoprire e, nel frattempo, in osservanza ai regolamenti, non rispondere ai tentativi di contatto".

Sarebbe stato facile per lui sostenere che quella non era una decisione che gli competeva, non era un 'vero' capitano, gli sarebbe bastato chiamare Strauss e passare a lui la palla. Questa possibilità, che l'avrebbe di fatto sollevato dal compiere delle scelte, gli lasciava però l'amaro in bocca. Non aveva importanza che il suo fosse solo un incarico temporaneo, lui era il capitano della Hope e, fino a quando avesse ricoperto quel ruolo, l'avrebbe fatto al meglio delle sue possibilità. Se questa volta si fosse tirato indietro, cos'avrebbe fatto quando quei gradi, che ora portava per concessione, una smorfia infastidita gli attraversò il viso, se li fosse guadagnati di diritto? Non avrebbe potuto chiedere aiuto a Strauss in quel caso. Ma se questa decisione, qualunque cosa avesse deciso, fosse stata sbagliata? Non sarebbe stato arrogante da parte sua pensare di poter risolvere la situazione senza aiuto?

"La sua età e la sua inesperienza le danno tutto il diritto di chiedere aiuto a chi è più esperto", gli aveva detto una volta Strauss in un raro momento di lucidità versandogli da bere, "questo non significa però che il consiglio che riceverà sia quello giusto". L'aveva fissato con un sorrisetto ironico, "essere capitano non è solo una questione di bei voti".

Bueller si alzò di scatto dalla poltrona che all'improvviso gli sembrava scomoda.

=^= Qui Basta, siamo pronti a partire al suo comando =^=

Non c'era più tempo, il capitano Ferris Bueller raddrizzò le spalle e portò la mano al comunicatore.

=^= Qui Bueller, sto arrivando. =^=