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USS HOPE - MISSIONE 11 RSS USS HOPE - Missione 11

11.03 " Da un'idea "

di Caytlin , Pubblicato il 17-07-2018

USS Hope - Ponte 3 - Ufficio del Consigliere - 08/04/2397, ore 21.42


Lo schermo del visore davanti a Caytlin aveva visto giorni migliori. Viaggiava con una luce fioca, come del resto buona parte della nave. La costante mancanza di energia, derivante dall'inattività del nucleo di curvatura, comportava una costante e graduale diminuzione di tutte le energie non indispensabili alla USS Hope.

Il fatto che poi si tentasse di mantenere attiva non solo una, ma entrambe le sale ologrammi con gli esperimenti del professor Keryot Grisd, causava un immane consumo delle celle energetiche d'emergenza.

Su richiesta di Doohan, avevano chiesto alla USS Fahrenheit di distaccare parte delle loro riserve d'energia ausiliaria.

Il Capitano Geron si era rivelato alquanto perplesso, ma di buon senso ed aveva accondisceso alla richiesta.

La sua nave era pressoché un colabrodo volante, ma il nucleo di curvatura era ancora funzionante.. con una percentuale minima ed incapace di garantire un viaggio a velocità Warp, ma per lo meno v'era la possibilità di ricaricare le celle energetiche esauste provenienti senza sosta dalla nave classe Intrepid.

Lon Basta aveva condotto indagini meticolose: il Betazoide ed i suoi si erano, loro malgrado più volte, trovati a verificare ogni più piccolo particolare, alla ricerca di indizi.

Paulo Rodriguez non era stato da meno. A lui non serviva avere un team sotto mano. Le sue competenze, peculiari e non propriamente tipiche per un capo operazioni, erano state sufficienti.

Oltre a loro, anche Rest, Tucci e la dottoressa Graahn si erano impegnati in continue ricerche, ognuno in base alla propria competenza.

Bueller e Xyr avevano battibeccato di continuo come loro solito, comparendo qua e là in base ad esigenze o intuizioni.

Doohan era pressoché uno e trino, come una divinità terrestre. Non avrebbe retto giorni, ma lo stoicismo e l'auto determinazione derivatagli dal praticare yoga, gli stavano infondendo forze inaspettate.

Luna era fra l'annoiata e la furibonda. Aveva a malapena i motori ad impulso ad un quarto di potenza ed i soli reattori di manovra. Si sarebbe volentieri ficcata sul suo Akesh per sparare contro qualcuno o qualcosa. Ma gli mancavano i bersagli, oltre che l'energia per aprire l'hangar: dirottata altrove.

Sull'altra unità della Flotta, il Capitano Geron stava valutando seriamente l'abbandono nave: gli sarebbe costata la corte marziale, ma la USS Farheneit era in uno stato pietoso. Ciò che tratteneva il cinquantenne ufficiale in comando era il fatto che avessero ancora un motore a curvatura funzionante e che quella specie di buco nero della frattura multiversale si stava allargando a vista d'occhio.

Il suo capo ingegnere, Tellarite, strillava improperi incomprensibili, ma utili a motivare le sue squadre di ingegneri, impegnate senza sosta.

Il Capitano Strauss era rimasto stranamente pensieroso e taciturno. Non una battuta, non un input di qualsiasi genere. Non era da lui, persino al bar di prora, pressoché semi spento per via delle limitazioni imposte da Doohan, non si era fatto vedere, lasciando ad altri il compito di gestire la situazione.

Ciò fino a qualche minuto prima: aveva bussato, cosa sì inusuale, ma avevano disattivato i cicalini degli alloggi e degli uffici per risparmiare energia, ed era entrato nell'ufficio della Consigliera di Bordo.

Non era mai successo.

Pur facendo parte dell'equipaggio, in qualche forma e sostanza, Strauss non era soggetto ai controlli periodici previsti dal regolamento della Flotta.

Vista la situazione, il particolare livello di paranoia ed il forte legame con l'Ammiraglio Lennox, aveva un pad con un'esenzione fatta e firmata ad hoc dai piani alti della Flotta.

Certo, non era la situazione migliore per una prima visita, ma, essendo la nave in una situazione di grave incertezza e pericolo, poteva essere un grido di aiuto da parte dell'Ufficiale in Comando della Hope?

La domanda, così come si era posta nella testa della Risiana, così era sparita in un lampo.

Strauss era andato da lei non per consigli per sé, ma per renderla partecipe di idee ed illazioni.

Per farlo, aveva fatto una premessa partendo da parecchio lontano.

Dopo circa venti minuti di monologo, Strauss era giunto ad una svolta: ossia a rendere noto e pubblico, come se non lo fosse abbastanza, che non avevano molto in mano.

I due assistenti fisici e viventi del professore sembravano averlo tradito per rubare ciò che lui stava sperimentando.

Allo stesso modo, sembravano essere molto più competenti e pratici dell'esperimento del loro stesso datore di lavoro.

L'idea, di Bueller o di Xyr, non ricordava e non era importante, di chiedere lumi agli assistenti olografici del compianto Professor Keryot Grisd non aveva dato sin ad allora i risultati sperati.

Tucci si era ancor più perso in conversazioni senza senso con loro e nemmeno una squadra della scientifica, messa su suggerimento di Rodriguez, per tentare di decifrare le loro iperboli tecniche era riuscita a tirare fuori il cosiddetto ragno dal buco.

A Strauss, invece, pareva interessare una delle intuizioni che lei stessa aveva formulato, ma senza troppo rifletterci: poteva un visionario, eccentrico, folle professore teorico che aveva programmato tre assistenti olografici che seguivano la sua stessa visione del mondo e le sue stesse conoscenze, fidarsi di due individui in carne ed ossa?

A prima vista, nemmeno troppo svegli, per citare una frase della Jones.

Arrivati a quel punto della conversazione, più che altro un monologo con brevi intermezzi, Strauss le aveva chiesto di fare dei controlli partendo dai nominativi dei tre scienziati che il Professor Grisd aveva utilizzato.

Epoche diverse, idee e campi di studi differenti eppure scandagliando qua e là e affaticando la vista sul terminale a risparmio energetico, Caytlin aveva trovato un legame che pareva unirli.

Lo lesse e lo rilesse, ma, quando stava per scrollare la testa classificando la cosa come non importante o mera coincidenza, Strauss l'aveva interrotta, quasi a leggerle nel pensiero.

"Archimede, Galileo, Newton, Einstein, Hawking"

"Come scusi?"

"Mia cara, è arrivata alla stessa mia conclusione, solo che non se ne ancora accorta: rilegga quanto ha appena visualizzato.. il computer di bordo dovrebbe averle mostrato lo stesso database che ho visionato prima di venire da lei"

"Stephen Hawking, Galileo Galilei e Albert Einstein. Ci sono numeri a unire i tre grandi fisici: le date della nascita e della morte. Il matematico e astrofisico britannico Hawking amava ricordare di essere nato l'8 gennaio 1942, nello stesso giorno in cui trecento anni prima, l'8 gennaio 1642, era morto lo scienziato italiano. Inoltre, la data della scomparsa di Hawking, 14 marzo 2018 si sovrappone al giorno della nascita del teorico della Relatività, Albert Einstein, avvenuta a Ulma. in Germania. il 14 marzo 1879."

"Esatto, continui"

"Sempre il 14 marzo si festeggia la giornata dedicata al Pi greco, la costante del rapporto tra circonferenza di un cerchio ed il suo diametro che in alcune annotazioni scientifiche si annota segnando marzo, ossia il terzo mese dell'anno, seguito dal giorno 14. Il primo a calcolare il valore del Pi greco fu il matematico siracusano Archimede. Dopo Archimede toccò a Newton che, attestandosi sul valore di 3,14 trovò le prime 16 cifre decimali. E proprio sulla cattedra di matematica che nel 1669 fu di Newton all'Università di Cambridge, in Inghilterra, Hawking sedette per trent'anni, dal 1979 al 2009."

"Corretto.. finisca"

"Il quoziente d'intelligenza di Stephen Hawking, secondo i test standard, era 160 o 165, lo stesso che molti biografi attribuivano ad Einstein, Newton e lo stesso Archimede"

"Bene carissima Caytlin, ora le farò una domanda semplice: quale era il quoziente intellettivo del Professor Grisd?"

"Si ipotizza fra 160 e 165"

"Bene, grazie alla sua idea, siamo risaliti ad un codice 8,1,3,14,160,165. L'ho inviato alla sezione scientifica, ove uno zelante collaboratore del nostro Ufficiale Scientifico Capo ha constatato la presenza di altri due programmi olografici disattivi, probabilmente corrispondenti a Newton e Galilei. Oltre che un programma criptato, apribile con una combinazione alfanumerica pari a 11 cifre"

"Io.. beh.. veramente non è che ho fatto granché.."

"Ha fatto quanto richiesto da un Consigliere di Bordo: offrire spunti di riflessione. Non saranno saltati agli occhi del nostro duo in comando, ma a me sì.. ora, per cortesia, vada a chiamare Bueller e gli altri.. occorre studiare un piano prima che quella cosa inghiottisca noi e tutto il nostro universo"