U.S.S. Erinle - Plancia - 10 Agosto 2396, ore 12:07
Non appena Droll aveva aperto il canale, sullo schermo era apparso il volto di Sinclair. Il giovane pilota era illuminato fiocamente di blu e la sua immagine appariva stranamente sottosopra.
Sidzi aggrottò le sopracciglia e piegò la testa di lato, imitata automaticamente dal resto del personale di plancia.
"Sinclair, per gli Spiriti, che diamine sta facendo?"
=^= Capitano, =^= cominciò l'altro a bassa voce, gettandosi uno sguardo intorno, =^= ad essere del tutto onesto, mi starei nascondendo. =^=
"Si sta nascondendo? E da chi? E' in pericolo?"
=^= Non esattamente, no. Mi sono chiuso dentro un caccia, non possono entrare. O meglio, mi sono chiuso dentro un altro caccia, poi ho usato il sistema di teletrasporto di emergenza per passare ad un altro caccia. Ora non sanno dove sono e questo li sta facendo ammattire un bel po'. =^=
Sidzi lo fissò per un istante. "E quale sarebbe lo scopo in tutto ciò?" domandò, poi scosse la testa e alzò una mano. "Non importa. Rapporto. Dov'è Toran?"
=^= Lo hanno tramortito e lo hanno portato via. =^=
"Va bene, cominci dall'inizio. Abbiamo rilevato una grande quantità di energia. Eravamo convinti stessero per energizzare le armi," disse il Capitano, cogliendo con lo sguardo il cenno del suo ufficiale scientifico.
Sullo schermo Sinclair annuì.
=^= Hanno dei caccia ma non sanno come pilotarli. Hanno bisogno di piloti per farlo e hanno prelevato noi. Volevano distruggere la Erinle ma il comandante Toran li ha convinti a fermarsi. Poi però loro l'hanno atterrato e portato via. Credo stia bene, non vogliono farci del male. =^=
"E lei cosa ci fa dentro quel caccia?"
=^= Io e il comandante ci aspettavamo che potesse accadere una cosa del genere. Abbiamo preso delle precauzioni. Nel caso avessero tentato di farci del male o di farne a voi. Abbiamo il controllo dei caccia. =^=
Stazione spaziale, Hangar - 10 Agosto 2396, ore 12.23
Mmneporovser agitava le braccia come un ossesso, saltellando su e giù all'interno dell'hangar. Gridava, anche, e sembrava decisamente in preda al panico.
Sinclair sapeva che non appena si fosse chiuso dentro avrebbero cercato di farlo uscire e di farlo con la forza, se necessario. Non c'era modo per loro di forzare il caccia dall'esterno, non nell'immediato almeno, e sarebbe stato ancora più difficile finchè non avessero saputo in quale si trovava esattamente. Ogni volta che qualcuna delle guardie passava davanti alla navetta in cui si trovava era costretto ad incunearsi nello stretto spazio sotto la consolle di pilotaggio, ma per ora non l'avevano trovato.
Da lì poteva controllare ognuno dei caccia. Tecnicamente avrebbe persino potuto pilotarli a distanza impostando un semplice programma che gli avrebbe permesso di farli volare in formazione. Non sarebbe stato impossibile aprirsi la strada fuori dall'hangar a colpi di phaser, anche se certamente non sarebbe stata una soluzione diplomatica.
Ma non era questa l'idea di Toran.
Quei caccia erano l'unico mezzo di trattativa che possedevano. Non si trattava di un'arma, ma di un ostaggio.
Stazione spaziale, Alloggio Toran - 10 Agosto 2396, ore 12.41
La prima sensazione che ebbe aprendo gli occhi fu un dolore sordo alla nuca, unito alla consapevolezza di non avere la benchè minima idea di dove si trovava.
Tecnicamente non si trattava esattamente di una novità. Situazioni del genere erano un rischio del mestiere e Toran ne aveva viste abbastanza da non lasciarsi prendere dal panico. Indubbiamente, tuttavia, svegliarsi dopo aver preso una botta in testa in luogo sconosciuto non è l'ideale per cominciare la giornata.
Con calma si mise a sedere. La vista gli si offuscò per un istante mentre la nausea gli saliva dalla bocca dello stomaco, quindi si schiarì nuovamente, permettendogli di mettere a fuoco i contorni della stanza in cui si trovava.
Si era aspettato una cella o, al limite, l'infermeria con una o più guardie armate a fargli compagnia. Invece quello che aveva intorno assomigliava dannatamente ad un alloggio. E un alloggio bello grande, anche.
Aggrottò le sopracciglia e fece scendere le gambe dal comodo e ampio letto su cui era disteso. Per qualche istante si guardò intorno. Sul comodino accanto al bordo del letto si trovavano un bicchier d'acqua e una piccola pillola rossa. Sperava dannatamente che si trattasse di un'aspirina ma sarebbe potuto essere benissimo cianuro, quindi si guardò bene dal toccarla.
Quello che fece fu invece alzarsi con cautela e lasciare la camera da letto per entrare in uno spazioso soggiorno con un'ampia finestra su una paratia laterale che dava sullo spazio esterno. Laggiù, in lontananza, era visibile il margine interno del campo di asteroidi in cui si trovava la stazione e, stringendo appena gli occhi e aguzzando lo sguardo, si poteva scorgere anche la Erinle, un puntolino bianco simile ad altri intorno ma perfettamente riconoscibile.
Toran fece due passi verso la finestra. La Erinle era ancora integra, perciò Mmneporovser, tutto sommato, non aveva ancora dato l'ordine di ridurla in cenere. Non aveva idea se stessero bene e non aveva idea, a questo punto, che ne fosse stato di Sinclair, che lui aveva lasciato in hangar. Scoprire cosa fosse accaduto a lui era, al momento, la sua priorità e, probabilmente, l'unica cosa che poteva fare. Per riuscirci aveva bisogno di uscire da lì e di capire dove si trovava. Provò con la porta di ingresso ma non si stupì troppo di trovarla chiusa.
Lo sguardo dell'uomo vagò per la sala, automaticamente in cerca di una via di fuga alternativa. Non ne trovò, almeno ad una prima ispezione. Ma alla sua destra c'era una scrivania perfettamente attrezzata con tanto di terminale acceso. Prese posto nella comoda poltrona imbottita.
"Computer?"
"In ascolto," disse una gradevole voce maschile.
"Localizzare la mia posizione," ordinò Toran. Non era sicuro che il computer gli avrebbe aperto la porta o che non avrebbe fatto scattare qualche allarme. Prima di provarci voleva capire che cosa diamine stesse succedendo.
"Il comandante Toran si trova nell'alloggio del comandante Toran," rispose serafica la voce. "Il comandante della stazione le da il benvenuto nella sua nuova casa.