Mariposa 2 - Meleto di Cork - 10 marzo 2396 - ore 05.30
"Se vuoi fare una cosa fatta bene, allora fattela da sola", Shinead O'Lauglin camminava lungo i filari di piante stringendo il tricorder nella mano destra mentre con la mano sinistra accarezzava, quasi inconsapevolmente, i tronchi cui passava accanto. Avrebbe volentieri messo in discussione la saggezza di sua nonna in cambio del letto caldo che aveva da poco abbandonato, ma quelle piante avevano bisogno del suo aiuto e lei di certo non glielo avrebbe negato.
Si fermò accanto ad una fila di alberi che, sotto la luce del mattino in parte ancora notte, mantenevano la loro aria spettrale e controllò il percorso che aveva fatto. Ancora un centinaio di metri e sarebbe arrivata all'area colpita dall'epidemia. Gli scienziati di Mariposa avevano fatto il possibile per evitare che il contagio si diffondesse alle piante sane isolando quelle malate, ma qualsiasi tentativo fatto per debellarla era stato vano. Non potevano chiedere a tutti i coltivatori di tagliare i loro alberi, dovevano scoprire con certezza cos'era che li aveva attaccati e come evitare che si ripresentasse.
Riprese a camminare di buona lena per arrivare ai suoi pazienti, non avrebbe permesso che li uccidessero se prima non fosse stata certa che non ci fosse nulla da fare per loro. "Finché c'è una speranza, questa va perseguita", non era stata sua nonna a dirle questa frase ma il suo insegnante all'accademia, il capo Guival, subito dopo averle riconsegnato il suo compito con un voto negativo in bella evidenza sopra. Shinead aveva imparato la lezione e mai più aveva suggerito di percorrere la via più rapida prima di aver esaminato tutte le altre possibilità.
Si fermò di scatto piegando la testa di lato, qualcosa era cambiato nell'aria e non in meglio. Il profumo degli alberi aveva assunto una nota dolciastra completamente stonata. Afferrò la foglia di un ramo e la stropicciò fra le mani per poi annusarsi le dita, non c'era dubbio, qualcosa non andava.
Si inginocchiò ai piedi dell'albero e sollevò il viso verso l'alto a guardarlo: "Allora, amico, cosa c'è che non va?"
Mariposa 2 - Palazzo del Presidente - 10 marzo 2396 - ore 08.30
"E poi che cosa ha fatto?"
"Ha richiesto campioni di terreno per una profondità di cinque metri e fatto trasportare un albero in laboratorio".
"Intero?!"
"Con tutta la terra".
"Per farne cosa?"
"Analisi, esami, controlli".
"Dannazione!"
"Ritieni sia il caso di chiamare Malone?"
"Non dire idiozie! Il tenente O'Lauglin è una persona nota, se le dovesse capitare qualcosa potrebbe risultare sospetto. Non faremo proprio nulla, la sua nave sarà qui a breve e lei sarà costretta ad andarsene, basta solo ostacolarla per il tempo necessario. Caricate il laboratorio di lavoro, fate passare in secondo piano le sue richieste, ritardate le risposte, inventatevi guasti tecnici o controlli di routine che blocchino le macchine".
U.S.S. Erinle - Ufficio del Consigliere - 11 marzo 2396 - ore 09.30
"Proprio non capisco, mi sembrava di aver fatto un buon lavoro no? La nave non ha problemi, i dati sono perfettamente aggiornati, l'efficienza è oltre il 90%, non capisco proprio".
Margareth Soraya annuiva con aria comprensiva avendo ormai rinunciato da una buona mezz'ora a cercare di intervenire nel discorso ininterrotto dell'ormai ex capo operazioni della Erinle.
"E poi dove mi mandano? Su una base stellare! Ero appena stato assegna qui! Va bene che nella mia precedente assegnazione per un piccolissimo errore, la nave ha rischiato di esplodere, ma non è stata colpa mia, può capitare a chiunque di confondere la resina di dilitio con l'alga ibneriana! L'ha detto anche lei! Mesi e mesi sotto pressione, il capitano che continuava a chiedermi miracoli, quando si sa che non si fa un lavoro da quattro ore in due, perché poi, appunto, la nave esplode! E poi... E poi, consigliere, la stazione spaziale Alpha 22, andiamo! Il massimo che può capitare è che qualcuno sbagli un ordine! Io sono abituato all'azione! Non posso starmene con le mani in mano, impazzirò ne sono sicuro, davvero! Li non ci sarà proprio nulla da fare!"
Il consigliere Soraya mantenne la sua espressione placida mentre osservava il tenente Donaldson continuare a sfregarsi le mani, in un gesto inconsapevole, quasi a voler fermare il tremito che gli aveva scosso il corpo.
"A nessuno piace stare senza fare nulla", commentò comprensiva la donna, approfittando della pausa che l'uomo aveva fatto per riprendere fiato. Le sue dita agili continuarono a tirare i fili di lana creando occhielli e punti intricati di quello che forse sarebbe un giorno diventato un maglione, ma sarebbe potuto anche essere una sciarpa, "tuttavia, ho sentito dire che il suo predecessore sulla stazione spaziale non era molto attento e scrupoloso come lei".
Il tenente sollevò il viso dalle proprie mani intrecciate per fissare quello tranquillo del consigliere, "davvero?"
"Davvero", annuì Margareth, "sembra che non abbia fatto nemmeno i controlli minimi di routine che sarebbero da regolamento, è quasi un miracolo che quella stazione si regga ancora in piedi", fece una pausa mentre completava il difficile passaggio con i ferri, "per questo avevo fortemente sconsigliato questa sostituzione, non mi sembrava il caso di sottoporla ad ulteriore stress e, le assicuro, che se la situazione alla base stellare è come mi hanno raccontato, il periodo qui a bordo della Erinle e gli altri precedenti, le sembreranno uno scherzo".
Le spalle del tenente Donaldson si raddrizzarono e il suo sguardo si incupì.
"Aveva sconsigliato la sostituzione? Non mi ritiene all'altezza forse?"
Il consigliere interruppe il suo lavoro per guardarlo tranquilla, "lei è perfettamente in grado di fare il suo dovere tenente, è solo molto stressato, e non sono sicura che la base stellare Alpha 22 sia il luogo ideale di lavoro per lei", gli spiegò.
"Questo lo dice lei signora!" Donaldson si alzò dalla sedia di scatto, "io sono perfettamente in grado di sopportare tutta la mole di lavoro che mi attenderà e lo farò al massimo delle mie capacità!"
Margareth Soraya ricambiò seria il suo sguardo seccato, "bene, allora è tutto a posto", lanciò un'occhiata al terminale che aveva affianco, "il suo sostituto è appena salito a bordo, vada se pensa di farcela".
"Lo farò immediatamente!" Il tenente era furibondo, "le dimostrerò di che pasta sono fatto!"
Il consigliere attese che le porte si chiudessero alle spalle dell'uomo per concedersi un sorriso soddisfatto. La stazione stellare Alpha 22 sarebbe stata perfetta per il tenente che avrebbe avuto il tempo necessario per recuperare dall'eccesso di stress cui era stato sottoposto negli ultimi anni e, forse, fra qualche altro anno, sarebbe stato pronto a tornare su una nave. Ripose con cura il suo lavoro a maglia e chiuse il rapporto sul tenente da inviare al consigliere della stazione stellare, poi si concesse soddisfatta un tè.
U.S.S. Erinle - Ufficio del Capitano - 11 marzo 2396 - ore 15.15
Il capitano Sidzi Drax Ajen era in piedi vicino alla finestra e fissava la stazione spaziale che si faceva sempre più piccola mentre il comandante Toran si accomodava sulla poltrona guardando con curiosità la trill che restava in silenzio.
"Se mi ha convocato per parlare dell'episodio con i rutiani signore..." Iniziò a parlare dopo qualche secondo l'ornariano, ma si interruppe subito vedendo il capitano scuotere la testa. Corrugò la fronte perplesso, "non vuole parlare di quello?"
Di nuovo il capitano scosse la testa.
"Ah, è per via del nuovo capo operazioni? Il tenente Chorate è a bordo e già al lavoro, vuole che la convochi?"
Il sospiro del capitano lo fece fermare di nuovo.
"Se è per il tenente Sinclair, ho saputo che l'ha già incontrato, è un ottimo elem..."
Sidzi Drax si era girata a fissarlo a braccia conserte, gli occhi socchiusi come se stesse facendogli una scansione molto dettagliata. Toran si massaggiò lo stomaco in un gesto che ormai stava diventando un'abitudine, appena se ne accorse si fermò subito con una smorfia seccata. Forse avrebbe dovuto andare a trovare il dottor Vadik.
Il silenzio si protrasse per qualche altro secondo prima che il capitano si decidesse a parlare. "Nel suo curriculum ci sono dei buchi comandante che non ho l'autorità di riempire".
"Sono li per un motivo signore", rispose secco l'ornariano improvvisamente sulla difensiva.
Drax annuì avvicinandosi alla scrivania.
"Anche nel mio ce ne sono".
"Ah si?"
Un sorrisetto ironico comparve sul volto della trill, "come se non lo sapesse comandante..."
Per la prima volta da quando era salito a bordo della Erinle, Toran ricambiò il sorriso del capitano, "bisogna conoscere i propri superiori", ammise.
Drax annuì con approvazione, "non l'ho chiamata qui per discutere delle nostre rispettive carriere, signor Toran, non voglio sapere cosa ha fatto e perché, anche se devo ammettere che quei vuoti mi irritano", si appoggiò allo schienale della poltrona intrecciando le dita l'una all'altra e lo fissò con i suoi occhi scuri, "voglio farle una proposta".
L'ornariano la guardò incuriosito, "sono tutt'orecchi capitano".
"Non le ha dato estremamente fastidio sapere che ci fossero degli 'osservatori' su questa nave?"
Toran la fissò improvvisamente attento, "parecchio", ammise.
"E non crede sia il caso di capire chi siano e perché sono a bordo della Erinle?"
L'ornariano raddrizzò le spalle e si fissò le unghie, "assolutamente", concordò, "è nostro dovere farlo". La guardò con un ghigno, "cosa penserebbe di noi l'ammiraglio Crom se invece di 'osservatori' fossero delle spie e noi non le identificassimo?"
"Esattamente", concordò Drax con un sorrisetto che incontrò quello complice del comandante.
"Da dove vuole cominciare?" Le chiese Toran pienamente nel suo territorio. E fu come se un grosso peso gli venisse tolto dalle spalle.