Actual Log / Deep Space 16
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Episodio 14 - File.rtf
14.01 - Lama klingon
14.02 - Scacco ai Clan
14.03 - Vecchi regali
14.04 - Consapevolezze
14.05 - La quarta fazione
14.06 - Di assassini, di
            eroi e di altre
            canzoni

14.07 - Di nuovo sulla
            breccia

14.08 - Doppio nenmico
            stessa guerra

14.09 - ...in stesura...
Deep Space 16 Gamma - Episodio 014

Titolo (da definire)

[14.07 - Khish - Di nuovo sulla breccia]

Sala ingegneria - 8 aprile 2393 - Ore 15:20

=^= Coordinate non disponibili. =^=

Shivhek e Rautha, in piedi davanti alla consolle, si girarono verso la Spini, l’uno impassibile, l’altro con una leggera piega delle labbra che si fermava appena prima di divenire un sorriso sardonico.

“Pare che vi siate persi un teletrasporto, Capitano. Dato che ho assistito personalmente all’invio di una cassa, direi che ci sono ottime probabilità che si trattasse di prove incriminanti per l’assassino.”

La donna ignorò per il momento il cardassiano.

“Signor Shivhek, lei mi conferma che il teletrasporto in questione è effettivamente avvenuto?”
“Sicuramente, all’ora e dalla posizione indicate. Lo attestano il profilo di assorbimento d’energia e il registro del teletrasporto merci numero 4. Quello che il computer non sa dirci è la destinazione.”

Feyd Rautha sbuffò in modo quasi impercettibile.

“L’incauto ingresso del federale ha senz’altro fatto scattare un altro automatismo, oltre a quello della trappola phaser; certo un teletrasporto a massima dispersione, per rendere irrecuperabile il contenuto della cassa.”
“Non è così. - ribatté l’Ingegnere Capo - Il raggio in uscita era del tipo ad apertura ridotta; ovunque sia finita quella cassa, è ancora in un solo pezzo. E lei ha torto anche sull’automatismo: quel teletrasporto è stato ordinato in tempo reale.”

Rautha si irrigidì, perdendo di colpo l’atteggiamento accondiscendente.

“Ma allora...”
“Allora… - lo prevenne Sherja - …possiamo cercare di scoprire chi teneva d’occhio quel magazzino e da dove. Shivhek, continui a cercare di scoprire dov’è finita la cassa.”

Si voltò verso il Capo della Sicurezza cardassiana.

“Io e lei, intanto, andiamo a seguire questa nuova pista.”

Ambasciata klingon - Ore 15:30

Sua Eccellenza P’sat Duy’a’ K’ooD era seduto alla sua scrivania, un mobile spartano in robustissimo legno di nagh Sor, fatto arrivare direttamente dalla colonia di Qu’Vat. Lo stato d’animo del diplomatico era tradito solamente dal suo ripetuto, millimetrico aggiustarsi la sciarpa metallica del suo stato. Il visore davanti a lui mostrava il volto di T’Lani, segnato dalle rughe della vecchiaia e dai residui impianti borg come da altrettante cicatrici di glorioso combattimento.

“Tra meno di un’ora, all’incontro tra gli ambasciatori, Varen ha in mente di giocare qualche carta. L’idea che mi sono fatta della situazione è questa: Varen ha, o pensa di avere, indizi che coinvolgono lei, K’ooD, in attività, per usare una vostra espressione, disonorevoli; intende presentarli davanti agli ambasciatori riuniti per metterla in grave imbarazzo. Lei ha idea di che cosa possa trattarsi?”

K’ooD sollevò il mento, gli occhi socchiusi in una smorfia minacciosa.

“Sta insinuando che io possa essere coinvolto in attività poco onorevoli, T’Lani?”
“Io non insinuo nulla, K’ooD, né posso sapere se quel che Varen pensa di dirci sia vero o pura invenzione; se la cosa la offende, diciamo pure che si tratterà di menzogne... ciò non cambia il fatto che le menzogne possono essere più letali della verità, e che lo stesso Varen può non sapere che si tratti di menzogne. Ora, siamo entrambi vecchi del mestiere, e mi creda se le dico che non le sto tendendo trappole quando le chiedo, ancora una volta, se lei ha un’idea di cosa voglia dire Varen alla riunione.”
“Sì, credo di saperlo. Non ne sono certo, ma sospetto che intenda accusarmi di essere il mandante dell’omicidio del cardassiano. E non mi chieda altro, per adesso. Sospetto che ogni eventuale curiosità sarà soddisfatta tra breve. Dopodiché, non so di che razza di carte disponga quel Varen, ma intendo difendere l’onore mio e del mio clan fino alle estreme conseguenze.”

T’Lani annuì.

“Era ovvio. È pronto anche a violare l’immunità diplomatica del Legato?”

K’ooD, più che rispondere, ruggì.

“Sono pronto anche a violare l’integrità fisica di quel rettile!”
“Allora, mi permetta di condividere con lei alcuni fatti venuti recentemente alla mia attenzione...”

Infermeria - Ore 15:45

Sul tavolo operatorio era nuovamente disteso il corpo dell’Attendente Jarad Kalan. Sopra di lui, l’esobisturi in mano, il Dottor Sonx era intento al suo lavoro nella parte alta del torace, mentre il Dottor Parn stava palpando da qualche parte all’interno della cavità addominale. I due medici erano altrettanto immobili del cadavere sotto di loro.

“Vede niente di strano, Dottoressa?” chiese Sonx, seduto in una semplice ma comoda poltroncina a poco più di un metro dalla scena.

Elizabeth Stern restò zitta per diversi secondi, scrutando i dettagli della situazione di fronte a lei.
Poi chiese: “Il medico cardassiano non è mancino, vero?”
“Ha notato anche lei, allora, che sta palpando con la sinistra, in modo da nascondermi l’altra mano! - rispose con soddisfazione il denobulano - Computer, fai avanzare l’oloregistrazione a un quarto di velocità di riproduzione ed evidenzia le dita della mano destra del dottor Parn!”

Subito i due simulacri iniziarono a muoversi al rallentatore, mentre la mano di Parn acquistava una leggera luminosità gialla. Dopo pochi istanti la mano riemerse dalle viscere del corpo sotto esame.

“Computer, ferma.”

Sonx e la Stern si avvicinarono all’ologramma. Per quanto Parn fosse stato cauto, per una frazione di secondo un oggettino nero era chiaramente visibile tra le dita.

“Ecco cosa stava facendo.”
“Che cos’è?”
“Non ne ho la più pallida idea, dottoressa, ma per una fortuita combinazione abbiamo a portata di mano qualcuno più esperto di noi in cose del genere... Comandante Riccardi, - chiamò poi, dirigendosi verso la zona di degenza dell’infermeria - ho qualcosa che le farà passare la noia. Si regga alla cuccetta, facciamo un giretto veloce!”

Ambasciata federale - Ore 16:10

“È al corrente, immagino, dell’infortunio occorso al Comandante Riccardi nel corso della sua indagine.”

L’andoriano seduto di fronte all’anziana vulcaniana flesse le antenne in un segno di perplessità, ma tenne per sé la domanda che gli voleva erompere. Se la vecchia lo aveva chiamato doveva avere le sue buone ragioni... tante cose si potevano dire dei vulcan, ma non che agissero a casaccio.

“Si starà chiedendo cosa c’entra lei in questa faccenda.”

Khish si compiacque silenziosamente, ma rispose solo con un cenno del capo.
T’Lani attese qualche attimo prima di proseguire.

“In realtà non l’ho chiamata per parlare del presente ma del passato... di undici anni fa, per la precisione.”
“Del 2382? Ero appena stato assegnato qui... arrivammo insieme, se non ricordo male.”
“E insieme rischiammo di morire. Lei ricorda il falso capitano Nathan, naturalmente.”

“Mutaforma!” esclamò Masher inorridito, puntando il phaser verso la mostruosa creatura che era apparsa. /
“No! - Khish lo bloccò - Non è un mutaforma. Non somiglia ad uno di quelli che abbiamo combattuto, almeno!”

“Chi diavolo è quello, allora?” articolò Kei.
“È un eterozoomorfo. - fu il Dottor Tàrell a rispondere - Credevo che fossero una delle solite leggende spaziali, quelle di cui raccontano quelli che tornano dallo spazio profondo…”
“Una leggenda estremamente pericolosa… - disse T’Lani quietamente. Le sue dita si erano staccate dal cranio. Le sue mani ricaddero lungo il fianco - Sarà meglio aumentare la potenza del campo di forza che lo trattiene.”

Gli occhi di Khish tornarono a fuoco su T’ Lani.
“Ricordo. Sta cercando di dirmi che abbiamo a che fare con un altro di quei... cosi?”
“Sì. C’è più di una possibilità che chi ci aveva mandato addosso il primo ci abbia riprovato.”
“Ma quel mutaforma andò perduto nell’autodistruzione della prima base... Non scoprimmo mai chi ne era responsabile! Oppure...”

Il suo sguardo percorse lo studio del Capitano, il suo disordine, l’aspetto dei suoi compagni, la loro fissità mentre contemplavano l’uomo disteso sulla scrivania come un ammalato su un tavolo operatorio, e la mano di quella vulcaniana dall’aspetto così fragile, così ingannevolmente fragile, e quella mano che si incurvava come un artiglio contro il cranio dell’uomo.
Le labbra esangui della vulcaniana si aprirono leggermente, alitando un suono quasi impercettibile.
“…mia mente è la tua mente… - afferrò - …i tuoi pensieri sono i miei pensieri…

Khish mormorò a mezza bocca, ma con fervore, qualcosa di andoriano; poi si alzò di scatto e andò al replicatore a ordinare la sua consueta acqua minerale ghiacciata.
L’Ambasciatrice sospirò. L’Ufficiale Scientifico si era guadagnato sul campo una misura del suo rispetto, ma a lei sarebbe sempre sembrato di gran lunga troppo emotivo.Tuttavia, era certamente utile che, tra tanti ufficiali succedutisi negli anni, proprio Khish fosse ancora a bordo della stazione.

“Prende qualcosa, ambasciatrice?” chiese l’andoriano, senza voltarsi.
“Una tisana, grazie. Limone e zenzero, niente zucchero.” Khish ripeté l’ordine, poi prese i due contenitori e tornò a sedersi.
“Grazie. Possiamo continuare? Tra meno di un’ora ho una riunione estremamente importante.”
“Non le chiederò cosa sapeva perché non è affar mio, ma se mi ha convocato per rinfrescarmi la memoria sulla fine di Empok Nor, bene, la consideri rinfrescata. Passi pure a spiegarmi in che modo le esperienze di un decennio fa possono essere d’aiuto nella situazione attuale.”

T’Lani si permise un momento ancora di pausa, mentre l’aroma della tisana si diffondeva nella stanza.
Suo malgrado, anche Khish si sorprese ad apprezzarne la nota pungente di zenzero che spiccava sullo sfondo rinfrescante del limone.

“Lei… - riprese infine la vulcaniana - …può mettere questo essere in condizioni di non nuocere.”
“Io? Ma io sono solo uno specialista di fisica dei campi warp! Qui ci vuole Riccardi, tutt’al più Shivhek se serve qualche campo di contenimento speciale...”
“Più o meno. Shivhek sa come costruire quasi tutto quello che ci può servire... ma che cosa esattamente ci serve mi aspetto che glielo dica lei. I profili genetici del mutaforma dell’82 e quel che abbiamo in mano di quello attuale sono stati declassificati per lei; non mi resta che augurarle buon lavoro.”

Khish batté le palpebre, ripetutamente.

“Mi sta chiedendo di inventare un sistema per identificare un qualcosa che può diventare chiunque, con tale somiglianza da ingannare perfino gli intimi... e di riuscirci entro un’ora?”

T’Lani lo guardò sollevando le sopracciglia.

“Perché, pensa di farcela? Sarebbe perfetto, uno di quei colpi di teatro che tanto piacciono alle specie più emotive...”

Khish, per una volta, non seppe cosa rispondere.


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